laguna rossa

1. C'È DEL ROSSO ALLA BIENNALE D’ARTE DI VENEZIA! L'ARENA ROSSA DOVE SI LEGGE "IL CAPITALE" DI KARL MARX? MACCHÉ! ROSSO È IL VESTITO DELLA MADONNINA BOSCHI IN VISITA ALL'ARSENALE, ROSSI SONO GLI STIVALETTI COATTELLI DI CATTELAN ALLA FESTA DI PINAULT 2. QUI, IN LAGUNA, LA RIVOLUZIONE SI FA DAGLI YACHT E DALLE FESTE PRIVATE, MICA NEL CAMPIELLO SUDANDO!

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DAGOREPORT

 

C'è del rosso in laguna. L'arena rossa dove si legge "Il Capitale" di Marx? L'installazione di Runo Lagomarsino con l'Inno Sovietico? Una qualche bandiera rossa di qualche rivoluzionario convinto alla lotta dalla Biennale politica di Enwezor?

 

Macché! Rosso è il vestito della ministra Boschi in visita all'Arsenale, rosse sono le scarpe di vernice tacco 10 della ministra Boschi, rossi sono gli stivaletti coattelli di Cattelan alla festa di Pinault. Qui, in laguna, la rivoluzione si fa dagli yacht e dalle feste private, mica nel campiello sudando! E l'unico gesto rivoluzionario è il cedimento della passerella davanti al Palazzo di Prada, che mette a bagnomaria la vipperia.

 

un black bloc in performanceun black bloc in performance

In laguna, oltre ai finti rivoluzionari radical chic, ci sono anche i finti black bloc, i visitatori che fingono di ascoltare la lettura di Marx - che se anche fosse il Mein Kampf nessuno se ne accorgerebbe - e che si eccitano di più con gli enormi cazzi gialli di Sarah Lucas al padiglione britannico. Cazzi con tutto l'annesso armamentario, giganteschi più di ogni Rocco Siffredi, montati come zabaioni verticali, alti quattro-cinque metri.

 

 

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Poco lontano da questi falli apotropaici, c'è il padiglione della Spagna dove Ruiz non trova niente di meglio che inventare una finta edicola con i titoli sul bunga bunga di Berlusconi. Che noia, sembra passato un secolo dalle olgettine! E, visto che in giro per i padiglioni c'era il rapper Kanye West, e visto che il Leone d'oro è andato all'Armenia, una domanda serpeggia in laguna: ha più culo Kim Kardashian o la Boschi? L'arte è questione di misure, proporzioni del corpo umano.

 

 

2. IL GENOCIDIO E LA DIASPORA: A VENEZIA VINCE L’ARMENIA

Pierluigi Panza per Corriere della Sera

 

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Biennale politicizzata nelle opere proposte dal curatore Okwui Enwezor e Biennale politicizzata anche nell’assegnazione dei Leoni d’oro da parte della giuria. I riconoscimenti per questa 56ª edizione sono stati assegnati ieri, primo giorno d’apertura al pubblico. Miglior padiglione l’Armenia, che sull’Isola di San Lazzaro ha presentato un allestimento di più artisti sul tema della diaspora e sulla difesa dell’identità del Paese d’origine anche dopo il genocidio di un secolo fa.

 

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Leone d’oro come miglior artista, invece, all’americana Adrian Piper (1948) per l’installazione The probable Trust Register: the True Rules of the Game #1-3. Dietro al complicatissimo titolo sta questo: l’artista invita tutti i visitatori a firmare un’auto-dichiarazione nella quale ci si impegna a dire sempre quel che si pensa. Un impegno collettivo a uscire dall’ipocrisia.

 

 

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«La sua opera — ha detto Enwezor — ci invita a una performance personale di assunzione di responsabilità». Leone d’argento come migliore artista al coreano Im Hueng-Soon, che ha presentato video sullo sfruttamento delle lavoratrici in Corea.

 

Menzione speciali per Harun Farocki, Collettivo Abounaddara e Massinissa Selmani. Menzione speciale anche per il Padiglione degli Usa che presentava un’opera di Joan Jonas.

padiglione giappone biennale arte 2015 padiglione giappone biennale arte 2015

 

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Nell’ultimo giorno di anteprima, la Biennale ha già fatto registrare 13 mila presenze. Ora inizia il più lungo cammino della sua storia, 7 mesi: la Biennale sarà accompagnata da numerosi eventi e, come ha ricordato il presidente Paolo Baratta, «tre anni fa fu a ottobre che si registrò il maggior numero di presenze».

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