ali foreman buffa

“NON ESISTE NESSUNO SPORTIVO CONTEMPORANEO PARAGONABILE AD ALI”, LO STORYTELLER DI SKY FEDERICO BUFFA SPIEGA A TEATRO E IN UN LIBRO PERCHE’ IL PUGILE NERO E’ STATO “THE GREATEST” - LE PAROLE DI LEBRON JAMES, LA DIFFERENZA CON MICHAEL JORDAN – E POI LA JUGOSLAVIA DEL ’90 E LA FAVORITA AI MONDIALI IN RUSSIA… - VIDEO

 

Francesco Persili per Dagospia

MUHAMMAD ALI

 

“Quanto ci si mette ad andare in treno dall'America a Roma?” Così parlò Cassius Clay, non ancora Muhammad Ali, alla vigilia dei Giochi Olimpici del 1960. L'inizio della sua leggenda, i sogni che prendono forma lì, in quella stanza del Villaggio Olimpico, a poche centinaia di metri dal palco-ring dell’Auditorium. È qui che lo “storyteller” di Sky Federico Buffa porta in scena lo spettacolo sul “Rumble in the Jungle” contro Foreman.

federico buffa

 

Il ritmo martellante di Ali Bomaye, “Ali uccidilo”, urlo collettivo di quella notte del ’74 a Kinshasa, riecheggia nel ventre della sala e scandisce i momenti salienti della ricostruzione del match. Un pentolone fumigante di digressioni storico-politiche sul dittatore dello Zaire Mobutu, memorie pallonare dei mondiali del ’74, cronache memorabili di Norman Mailer e diverse suggestioni musicali. Da James Brown all’amico Sam Cooke, quello di “A Change is gonna come”, dal re del Calypso Harry Belafonte a Miriam Makeba, Mama Afrika.

 

Nessuno può battere quella storia di libertà e cazzotti, diritti civili e riscatto. In platea moltissimi ventenni, che magari di Ali hanno solo sentito parlare dai genitori o in tv, ascoltano con stupore Buffa mentre racconta di quel ragazzo che si avvicinò alla boxe per vendicare il furto di una bicicletta.

ali foreman

 

“The Greatest”, il più grande. “Lebron James, il giorno dopo la sua morte lo ha celebrato come l’uomo che ha “asfaltato” la strada per tutti gli afro-americani", certifica Buffa. La stella di Cleveland non passa giorno che non provi a rendere giustizia alla sua eredità invitando “all’azione” tutti i suoi colleghi. Contro la logica del “taci e palleggia”, il leader dei Cavaliers non si fa problemi a prendere posizioni scomode e a entrare in polemica anche con Trump. Secondo alcune voci sarebbe pronto a lasciare i Cavs visto che il proprietario Dan Gilbert sarebbe un supporter del presidente Usa.

 

federico buffa

“Non esiste nessuno sportivo contemporaneo paragonabile ad Ali”, taglia corto Buffa con Dagospia. “E’ stato la fotogenicità assoluta, un volto di cui non se ne aveva mai abbastanza. Ha inventato lui la gestualità attorno all’atto sportivo. È stato lui a estrarre l’attore dall’atleta e ogni volta che si vedono Usain Bolt e LeBron James glorificare la loro strapotenza atletica – scrive il giornalista nel libro Muhammad Ali scritto a 4 mani con Elena Catozzi - è bene sapere che stanno solo imitando il pugile americano”.

lebron james

 

Un “uomo decisivo” per “uomini decisivi”: da Nelson Mandela a papa Giovanni Paolo II, che in gioventù rubava segretamente la chiave della stanza della televisione del collegio romano polacco dove viveva per seguire “via tele spazio” i suoi match.

 

ali foreman

La sua vita è stata una “sinfonia di contraddizioni” ma per una moltitudine di afroamericani resta una figura totemica al pari di Martin Luther King e Malcom X. “Ha fatto in modo che tutti gli americani, bianchi e neri, potessero camminare a testa alta”, disse l’ex cestista-mito dei Lakers Kareem Abdul Jabbar: “Io sarò pure alto 2 metri e 18 ma non mi sono mai sentito così alto come quando ero nella sua ombra”.

 

LEBRON JAMES

Buffa ricorda gli insulti ricevuti da Ali quando rifiutò di andare a combattere in Vietnam e rimarca le differenze con l’altra icona dello sport nero del Novecento, Michael Jordan. Ricordate la sua frase-manifesto? "Anche i repubblicani comprano le scarpe". Il campionissimo dei Bulls è l’opposto di Ali. Intorno a lui, la Nike inventa una nuova figura, l'atleta testimonial che ha una sua linea di abbigliamento e commercializza la sua popolarità. “Se Air Jordan è il primo brand della storia dello sport, Ali è stato l’unico nero che abbia apertamente sfidato l’establishment bianco senza rimetterci la pelle”.

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Dalle storie del passato, memoria per il futuro. Buffa confessa che gli piacerebbe raccontare la storia della Jugoslavia che partecipò al mondiale italiano del ’90 e di quei fuoriclasse, da Prosinecki a Stojkovic, da Boksic a Savicevic, che indossarono per l’ultima volta quella maglia. Intanto, il 2 giugno porterà in scena al teatro Romano di Verona lo spettacolo “Il rigore che non c’era” che prende le mosse da un racconto di Soriano. Qualche giorno più tardi, il 14 giugno, inizia un altro mondiale, in Russia. “La mia favorita? Il Brasile…”

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