roma citta' pop

QUANDO ROMA ERA POP CITY - DAI PITTORI AI POETI DEL GRUPPO ’63 FINO A FELLINI: ARTE, CINEMA E DOLCE VITA NELLA CAPITALE ANNI ’60 - CARMELO BENE SI PRESENTAVA COSI’: “CARMELO BENE, MALE TUTTI GLI ALTRI” - MAZZARELLA: ''LE SERATE ROMANE FANNO SCHIFO''

Stefano Malatesta per “la Repubblica”

 

perilli fioroni novelli rotella piazza del popoloperilli fioroni novelli rotella piazza del popolo

Negli anni Sessanta tutti o quasi tutti gli artisti continuavano a essere o si dichiaravano comunisti. Ma questa appartenenza non si presentava così assoluta e drastica come era stata nel passato. Non era una scelta di vita, ma piuttosto una comodità e una convenienza.

 

Essere di sinistra non significava pensare sempre alla Rivoluzione e progettare un ardito assalto al Palazzo d’Inverno, detto anche “Montecitorio”. Per lavorare e partecipare alle Arti, per fare film che riuscissero a riscuotere critiche positive, per scrivere libri non ignorati dai grandi saggisti, bisognava essere immersi in questo vasto ambiente “di sinistra”.

renato mamborrenato mambor

 

Il quasi monopolio in Italia, della cultura di sinistra, era favorito dall’abilissima e anche ricattatoria propaganda del PCI, che presentava il comunismo come l’unica ideologia veramente democratica, in tempi in cui la Russia stava sotto il tallone di Breznev. Ma dipendeva anche dall’assenza di un contraltare: la destra non rappresentava una vera alternativa.

 

tano festatano festa

Negli anni Sessanta giornalisti, scrittori, pittori e anche cineasti avevano una precisa collocazione nel tessuto urbano di Roma: il Tridente, lo spazio in cui confluivano Via del Babbuino, Via del Corso e Via Ripetta. Nelle viuzze trasverse erano nati una quantità di locali che assomigliavano ai luoghi semplici e insostituibili di cui aveva parlato con nostalgia uno scrittore americano: “Amavi i tuoi amici e quello era un posto dove potevi incontrarli ogni giorno”.

 

swinging romaswinging roma

Via Margutta schierava ancora i cosiddetti pittori di via Margutta, un genere folkloristico per fortuna in via di esaurimento, riconoscibile per il fazzoletto rosso di campagna annodato al collo alla artista, e per le opere di modesta fattura che esponevano lungo la strada. I più noti autori di queste croste erano Novella Parigini e Anna Salvatore che godevano di una notorietà assolutamente ingiustificata, perché erano appoggiati da una molto letta rubrica di Paese Sera, all’epoca foglio obbligatorio della sinistra romana e romanesca, gestita da Berenice, una brava e informatissima columnist.

 

A poca distanza, sopra il Bolognese aveva preso una casa Alberto Moravia, lo scrittore romano per eccellenza, soprannominato “L’amaro Gambarotta”. Via dell’Oca era piena di studi ,di atelier e di gallerie, come la Galleria dell’Oca, di Luisa Laureati, che si avvaleva della consulenza del marito, Giuliano Briganti, storico dell’arte e amatissimo personaggio nel mondo della cultura romana e internazionale.

 

Ma per la verità era stata Luisa a guidare nella giungla dell’arte contemporanea i primi passi di Giuliano, brillante studioso del manierismo, ma incerto e perplesso di fronte ai capolavori dell’avanguardia che sembravano indistinguibili dalle grandi cazzate. In Via del Vantaggio abitava Carletto Mazzarella giornalista della Rai, che aveva frequentato insieme a Vittorio Gassman l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico.

mimmo rotellamimmo rotella

 

La sua casa aveva una bellissima terrazza frequentata da attori e giornalisti dove sembrava che Carletto passasse felicemente le sue dolci serate romane. Ma una volta alla presenza di pochi amici Carlo buttò via la maschera e si esibì in un invettiva contro Roma di genere apocalittico:

 

«Tutti lodano le serate romane ma queste mi fanno sinceramente schifo. Roma è nata su una palude e ha mantenuto un clima umido e appiccicoso assolutamente insalubre. I romani antichi quando potevano scappavano dalla città per andare sui colli Albani nei dintorni. Cicerone andava a Tuscolo, Tiberio andava a Capri e Augusto a Capo Miseno ».

 

Più in là c’era il Ferro di Cavallo, una libreria dove i commessi erano tutti giovani architetti i cui cognomi terminavano tutti per –ini: Duccio Staderini, Puri Purini, Nicolini, che inventerà poi più tardi l’Estate Romana. La libreria era un luogo di grandi incontri, scendevano giù da Milano Volponi, Feltrinellli, Umberto Eco e dal Veneto Comisso, sempre più contadino da sembrare una zolla di terra.

giosetta fioronigiosetta fioroni

 

Il Gruppo 63 capitanato da Angelo Guglielmi, Alfredo Giuliani ed Elio Pagliarani arrivava per maltrattare chi non scriveva con il linguaggio dell’avanguardia. Si vedeva anche Nico Garrone, padre di Matteo il regista cinematografico, che diventerà critico teatrale di Repubblica, uomo geniale che aveva il raro dono della leggerezza.

 

Ma il vero centro di tutti quelli che si dicevano artisti erano Piazza del Popolo è il bar Rosati, un caffè costoso ed elegante che aveva molti tavolini all’aperto. Qui erano nati tutti i celebri soprannomi che si pensava li avesse inventati Ennio Flaiano, ma in realtà erano di Marino Mazzacurati, uno scultore. Ogni tanto al caffè compariva Carmelo Bene che si presentava così: «Carmelo Bene, male tutti gli altri». Aveva inventato il più bel titolo di un libro degli anni Sessanta: Sono apparso alla Madonna.

 

flaianoflaiano

Una volta arrivò da Rosati con la camicia nera, tutto vestito da fascista ma veniva perdonato perché lo si riconosceva come un genio imprevedibile. Chi non veniva mai da Rosati era Fellini, preferiva rimanere dalla parte di Via Margutta, senza attraversare la piazza sedendosi al Canova. Nel 1960 uscì la Dolce Vita.

 

Così come è stata raccontata dal film, quella dolce vita non è mai esistita tranne se non per due o tre squallidi episodi di troiette che avevano mostrato le tette ad un pubblico di flaneur che non andavano mai a letto.

 

La capacità affabulatoria di Federico, il grande bugiardo, non aveva rivali, insieme con Ennio Flaiano e Tullio Pinelli, nell’inventare storie che non avevano nessun riscontro con la realtà. Capace di far passare le strade di Ostia per quelle di Rimini, come aveva fatto con I Vitelloni.

 

fellinifellini

Pochi sanno che l’idea della Dolce vita gliel’aveva data Branco Bokun, un simpatico e affascinante personaggio, un diplomatico di carriera serbo, che al momento in cui le truppe naziste avevano travolto la Jugoslavia era stato mandato a Roma per un’impresa disperata. Convincere il papa che gli ustascia di Ante Palevic erano sì dei cattolici, ma erano anche dei brutali assassini e non andavano appoggiati dal Vaticano.

 

Branco, che ho conosciuto a Londra molti anni più tardi, rimase a Roma anche oltre la fine della guerra senza mai riuscire ad incontrare Pio XII. In compenso scrisse un libro di straordinario interesse, A spy in the Vatican, che racconta Roma in modo esattamente contrario a quello di Roma città aperta.

 

carmelo benecarmelo bene

I pittori di punta del gruppo Pop Romano erano : Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli e Giosetta Fioroni. Non so chi li abbia riuniti sotto la voce Pop, un termine alla moda che poteva significare molte cose, certamente non aveva nulla a che fare con Andy Warhol, uno che adorava le celebrità ed era diventato anche lui celebre dipingendole; aveva passato la parte finale della sua vita come cantore di Reagan, con la funzione di pittore di corte come erano stati Rubens o Tiziano ai tempi di Carlo V.

 

L’artista più geniale era Tano Festa, che in vita non trovò mai un critico all’altezza dei suoi lavori. Il Barone Franchetti, il vero proprietario della Tartaruga, lo spedì in America per farlo inserire nella lista degli artisti Pop di successo, ma i collezionisti yankee in nome di Leo Castelli, non volevano che la più grande corrente artistica americana fosse contaminata da europei, e Tano, come scrisse a Plinio de Martiis, fu costretto a “smammare”.

 

cesare tacchicesare tacchi

Negli ultimi anni il degrado fisico di Tano aveva assunto aspetti che mettevano in imbarazzo anche gli amici, non sembrava più il vagabondo rissoso da osteria, lo era diventato realmente, ma in alcuni momenti ritornava quella sua leggiadra poesia che lo faceva assomigliare al più grande poeta di tutti quegli anni, Sandro Penna.

 

Una volta scendendo in Piazza del Popolo prese un taxi dicendo al conducente di portarlo a Palermo. Arrivato all’Hotel des Palmes tirò fuori una carta d’identità che aveva rubato due giorni prima a Renato Guttuso e al concierge disse: «Sono Renato Guttuso, vorrei una stanza». Naturalmente venne ospitato lussuosamente, quando il pittore a Roma aveva capito che era Tano il suo omonimo.

 

bonito oliva franco angeli castellani e pino pascalibonito oliva franco angeli castellani e pino pascali

Morì a 50 anni giovane come tutti gli altri artisti pop. Al suo funerale Franchetti lesse la sua più bella poesia il Vascello fantasma. Molti conoscevano i versi a memoria, ma quella fu un’occasione in cui piansero tutti, consapevoli che stavano seppellendo l’eroe romanesco e dolcissimo che aveva interpretato un’epoca e una città meglio di qualsiasi altro.

al ferro di cavallo libreriaal ferro di cavallo libreriaroma citta' poproma citta' pop

 

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)

putin witkoff marco rubio donald trump zelensky

DAGOREPORT – SI ACCENDE LA RIVOLTA DEL PARTITO REPUBBLICANO CONTRO TRUMP - I DANNI FATTI DA STEVE WITKOFF (SOTTO DETTATURA DI PUTIN), HANNO COSTRETTO L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A METTERE IN CAMPO IL SEGRETARIO DI STATO MARCO RUBIO CHE HA RISCRITTO IL PIANO DI PACE RUSSIA-UCRAINA - CON IL PASSARE DELLE ORE, CON UN EUROPA DISUNITA (ITALIA COMPRESA) SUL SOSTEGNO A KIEV, APPARE CHIARO CHE PUTIN E ZELENSKY, TRA TANTE DISTANZE, SONO IN SINTONIA SU UN PUNTO: PRIMA CHIUDIAMO LA GUERRA E MEGLIO È…

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?