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CAFONALINO GIALLO-ROTTO - A RIMUGINARE SUI DUE SILURI CHE LA SPAL HA RIFILATO ALLA ROMA, C’ERA TUTTA LA DIRIGENZA: TOTTI, BALDISSONI E MONCHI - DA ENRICO VANZINA A MAX GIUSTI, DA GIOVANNI MALAGO’ A ROBERTO MANCINI, ECCO CHI C’ERA

Foto di Ferdinando Mezzelani per Dagospia

 

Da https://www.ilromanista.eu

 

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Il sapore della ricaduta, l'inaccettabile sapore della ricaduta, l'inaccettabile ricaduta. Forse il primo errore è stato non capire che tra tutte le sei partite che la Roma avrebbe dovuto giocare da ieri fino alla prossima sosta la più importante era proprio questa: ora visto quanto fa male e come stiamo messi forse si capisce. Ma si capisce dopo, come i ragazzini che realizzano solo dopo aver sbagliato, che poi risbagliano subito, cioè proprio come i ragazzini e basta. Questa Roma c'ha ancora paura del buio. Dell'orco cattivo che è un rigorino contro la Spal che ti fa sparire dal campo inghiottendoti in paure infantili.

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Questa con la Spal valeva doppio perché era una specie di banco di prova, di derby fra la Roma senza anima e senza niente vista fino a Bologna (eccezione della prima a Torino che era ancora quasi Ferragosto però) e quella che ne ha vinte 4 di fila, tra cui il derby che qualcosa valeva per forza.

 

Gli scricchiolii del secondo tempo di Empoli potevano ancora leggersi come stanchezza, cinismo e cazzate varie, invece erano scricchiolii di un solaio vuoto, di una casa che ancora non sta in piedi: la Roma oggi è più simile a quella di Bologna, Chievo eccetera che a quella del derby. Banco di prova fallitissimo in maniera rovinosa. Solaio da ricostruire. E non è tanto l'approccio, è quello sparire, quello squagliarsi così purtroppo puntuale, quel dileguarsi languido, il diventare clamorosamente inconsistenti alla prima minima contrarietà che non si può accettare.

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La Roma non sa controsterzare in corsa, riesce a reagire solo quando le cose sono andate veramente male, così come dopo Bologna, ma nel durante, quando le cose accadono, se non vanno come sperava diventa inerte, succube, irritante, capricciosa, lamentosa, triste, sconfitta. L'ultima rimonta in corsa della Roma è datata 3 marzo 2018, probabilmente perché Ünder riuscì a pareggiare quasi all'istante lo svantaggio al San Paolo col Napoli, poi la Roma preso uno schiaffo non ha mai saputo trasformarlo in una carezza per i tifosi.

 

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E non ne possiamo più di questa fragilità d'animo senza motivo e a cui trovare nessun senso perché un senso non ce l'ha e basta. Stavolta c'era stata pure una sosta in mezzo e 4 vittorie alle spalle, quindi la paura di non farcela, di salire sul banco degli imputati, di venire additati (dicono sia quella la paura della Roma) non poteva esserci, oltre al fatto che da un punto di vista professionale non deve esserci mai visto che la devi combattere per contratto.

 

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E il peggio è che forse sarebbe stato meglio rispetto al pensiero - tristemente fondato - di una squadra che dopo 4 partite andate bene si è sentita adagiata, che ne so soddisfatta (!) o persino sazia(!?!?!?!). È questo che è inaccettabile all'unica vera anima che ha - da sempre - la Roma, l'unica che può dirsi ferita: quella dei suoi tifosi. Se per voi questa è retorica quello che si è visto in campo ieri che è?? Perché se solo voi sapeste quanto uno ce tiene, quanto uno ce spera, quanto uno ce soffre anche per un Cremonese-Roma, giochereste non solo tutta una partita, ma ogni pallone come quel Roma-Barcellona.

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