gabriele gravina luciano spalletti gianpiero ventura giorgia meloni carlo tavecchio franco carraro matteo salvini matteo renzi giuseppe conte elly schlein

DAGOREPORT! IL CALCIO È POLITICA! NEL FLOP DELLA NAZIONALE SI RINTRACCIANO GLI INGREDIENTI PEGGIORI DEL PAESE: INCOMPETENZA, IMPROVVISAZIONE, MANCANZA DI PROFESSIONALITÀ. L’ITALIA È UN PAESE G7 CHE È FUORI DAI TAVOLI CHE CONTANO (DALL’UCRAINA ALLA LIBIA) E NEL CALCIO AFFONDA NELLA MEDIOCRITÀ. GRAVINA È L’EMBLEMA DELLA MANCATA ASSUNZIONE DI RESPONSABILITA’ AL PARI DI ELLY SCHLEIN CHE DOPO LA BATOSTA REFERENDARIA, SI AGGRAPPA AI NUMERI, PER DIRE CHE SÌ IL CENTROSINISTRA HA PIÙ VOTI DELLA MELONI. LA SCONFITTA? SOLO UN DETTAGLIO - NELLE SQUADRE I GIOVANI NON TROVANO SPAZIO, NEI PARTITI IDEM, A MENO CHE NON SIANO POLLI DI BATTERIA. LA CANDIDATURA ALLA GUIDA DEL CONI DI FRANCO CARRARO, A 85 ANNI, MOSTRA L’ETERNO RITORNO DELL’ETERNO RIPOSO - PER QUANTO ANCORA DOVREMO SORBIRCI LE SCENEGGIATE AUTO-ASSOLUTORIE DELLA FIGC? PER QUANTO ANCORA I NOSTRI POLITICI POTRANNO RIFILARCI SUPERCAZZOLE? - LE RESPONSABILITA' DEI MEDIA - VIDEO

Dagoreport 

 

gabriele gravina foto di bacco

Il calcio è politica. Lo sport nazionale non è solo metafora della vita, ma è lo specchio di quello che è diventata l’Italia. Un panorama di macerie. Un lago di spettri. Un macabro Titanic. 

 

Nella vicenda della Nazionale che, dopo aver mancato la qualificazione agli ultimi due Mondiali, ha collezionato un Europeo fallimentare e ora rischia di restare fuori anche dalla Coppa del Mondo 2026, si rintracciano gli ingredienti peggiori del Paese: incompetenza, improvvisazione, mancanza di professionalità.  

 

Il declino strutturale del calcio italiano riflette un sistema inadeguato e incapace di autoriformarsi che è esattamente il morbo che attanaglia i partiti. I problemi di oggi sono quelli di 10 anni fa. Ma gli uomini che dovrebbero offrire delle soluzioni sono sempre gli stessi.  

 

L’emblema di questo immobilismo è Gabriele Gravina rieletto alla presidenza Figc con una maggioranza bulgara del 98% nonostante i ripetuti flop. Un virus che infetta anche la politica, con i leader eternamente abbarbicati alle poltrone, incapaci di un passo indietro quando le circostanze lo richiederebbero.

 

giancarlo giorgetti e gabriele gravina foto mezzelani gmt 041

Chi, tra i politici, ha avuto la capacità di ammettere un flop e rassegnare le dimissioni? Pochi, pochissimi. Tutti ori olimpici di ricerca dell’alibi, della scusante, dell’esimente, dell’attenuante. O, addirittura, del ribaltamento della realtà, come hanno appena fatto i capetti del “Campo largo” che esultano, nonostante il mancato raggiungimento del quorum del referendum, per i 14 milioni di italiani andati alle urne.  

 

Nel calcio italiano si viaggia alle stesse frequenze: alibi, scuse, la colpa è di volta in volta dei regolamenti Uefa o Fifa, della riottosità dei club, dei procuratori, della rava e della fava. Ma, in concreto, dalla prima mancata qualificazione al mondiale 2018 a oggi, cosa ha fatto la Figc per promuovere i talenti nostrani? Cosa ha cambiato nella formazione di base di calciatori e tecnici? Quanti Ct federali ha saputo allevare? A parte la estemporanea vittoria dell’Europeo 2021, il nostro pallone è sempre stato sgonfio, privo di futuro e di idee.  

 

GIANCARLO ABETE E CARLO TAVECCHIO

Senza considerare una disorganizzazione degna dei bagni pubblici di Calcutta. Il presidente federale Gravina decide di esonerare Luciano Spalletti senza neanche avere un sostituto. Un’improvvisazione che ha portato a sondare un tecnico già ritiratosi, Claudio Ranieri, che ha dato il due di picche dopo 48 ore di sceneggiata. La politica copia e riproduce: i nostri leader si muovono a istinto, inseguono l’opinione pubblica e i sondaggi, non pianificano una strategia di lungo periodo basandosi su ciò che realmente serve al Paese. Ci si orienta a naso, solo per acchiappare il consenso di breve durata. 

 

lotito gravina

In Figc, come in Parlamento, si continua a rinviare ogni riforma seria (come la riduzione delle squadre di serie A) e si finisce nella paralisi stagnante delle lotte di potere (Gravina vs Lotito è ormai un genere letterario) che creano un immobilismo utile ai protagonisti solo per perpetuare la loro rendita di posizione. In tempi in cui trovare milioni per potenziare la scuola o la sanità è sempre più difficile, l’economia del calcio, una delle principali industrie del Paese, viene gestita a pane e salame. Un approccio povero di visioni, in pieno stile “dilettanti allo sbaraglio”. 

 

Nel frattempo la serie A arranca: ricavi e appeal internazionale sono in calo, gli investimenti bloccati, i bilanci troppo legati ai diritti televisivi, stadi fatiscenti che non riescono ad essere ammodernati per i lacci e i lacciuoli della burocrazia. Eppure parliamo della settima industria del Paese, con oltre 11 miliardi di euro “d’impatto sull’economia”, pari a mezzo punto di Pil. Manca un grande progetto industriale per il rilancio del calcio.  

franco carraro e paolo barelli foto mezzelani gmt040

 

Ma non c’è da meravigliarsi visto che la politica industriale è assente dall’agenda politica da anni: che fare con l’automotive nazionale? E con la metallurgia dell’Ilva? Il Pnrr arranca, non riusciamo a mettere a terra i miliardi ottenuti dall’Ue (ipotizzando rinvii e giochi di prestigio per spostare i fondi su progetti a lunga scadenza), la rete ferroviaria è da terzo mondo ma si ciancia di Ponte sullo Stretto.  

 

Nel calcio come nella politica si preferisce il piccolo cabotaggio alla visione di lungo periodo. E siamo nelle mani dei grandi vecchi, essendo l’Italia allergica al ricambio generazionale. Nelle squadre i giovani non trovano spazio, nei partiti idem, a meno che non siano servi sciocchi o polli di batteria che ripetono stancamente il verbo dei loro leader, meglio se del Novecento in bianco e nero. 

meloni gravina

 

Una tendenza divenuta evidenza con la candidatura alla guida del Coni del “poltronissimo” Franco Carraro, alla veneranda età di 85 anni. Il Tutankhamon dello sport italiano, che è stato al vertice di Palazzo H dal 1978 al 1987, mostra plasticamente l’eterno ritorno dell’eterno riposo, cifra distintiva della classe “di-gerente” del nostro Paese. Non sparisce mai, si ricicla sempre.  

 

Al netto delle opacità e dei soffritti di interesse, colpisce l’assoluta mancanza di assunzione di responsabilità da parte di chiunque. In questo catorcio di Paese, come inveiva Edward Luttwak in tv: “Solo in Italia i leader non si dimettono”. 

 

Dopo la batosta referendaria, Elly Schlein si aggrappa ai numeri, come gli ubriachi si attaccano ai lampioni, per dire che sì, insomma, il centrosinistra ha più voti della Meloni. La sconfitta? Solo un dettaglio. E’ lo stesso onanismo sportivo che porta a dire che l’Italia ha fatto più possesso palla della Norvegia o che Sinner ha fatto più punti di Alcaraz nella finale, persa, al Roland Garros. 

  

abodi gravina

Gabriele Gravina, dopo una serie ininterrotta di figuracce (mancata qualificazione al mondiale 2022, flop all’Europeo 2024, stecca in Nations League 2025) è ancora lì, imbullonato alla poltrona. Campa di rendita per l’Europeo vinto da Mancini e resta a pontificare sull’universo calcio, a magnificare i risultati delle formazioni giovanili azzurre (e dove finiscono i nostri ragazzi usciti dai vivai?), a scaricare ogni colpa sul ct di turno, senza che nessuno lo incalzi e gli chieda spiegazioni. In quale grande federazione mondiale si assiste, inermi, a un declino così solare, senza che si smuova un dito?  

 

L’Italia è una delle nazioni calcisticamente più titolate al mondo eppure affonda nella mediocrità e nel silenzio. L’Italia è un paese G7 che è fuori dai tavoli che contano, come l’alleanza dei “Volenterosi” per l’Ucraina; non tocchiamo palla sul caos in Libia, nostro storico partner; non incidiamo nel Mediterraneo, che dovrebbe essere il nostro naturale bacino di influenza. Nell’Ue siamo ormai scivolati indietro nelle gerarchie: non guardiamo le spalle solo a Francia e Germania ma anche a Polonia e Spagna. Ma va tutto bene, madama la marchesa! 

GABRIELE GRAVINA - FIGC

 

Le classi dirigenti sono impegnate a proteggere l’esistente, i cortigiani hanno paura di perdere strapuntini e prebende, e dunque tacciono o si nascondono per convenienza, e i media che dovrebbero esercitare una funzione critica di pungolo sono ridotti a megafono del potere.  

 

Quasi nessuno lo ricorda ma senza una critica puntuta da parte della carta stampata, il Mondiale dell’82 non lo avremmo vinto. E forse nemmeno quello del 2006, nel pieno di Calciopoli. Da noi calciatori e allenatori sono vezzeggiati e coccolati, esattamente come i politici: blanditi da quotidiani d’area, da direttori amici, da inviati ammansiti e opinionisti con il piumino di cipria. Ma tutti questi bamboleggiamenti non fanno bene al calcio e neanche alla politica. Creano narrazioni di cartapesta, che implodono sotto le culate della realtà. Per quanto ancora dovremo sorbirci le sceneggiature auto-assolutorie della Figc? E quanto ancora i nostri politici potranno rifilarci supercazzole?  

 

 

 

gravina giorgetticonte renzi schleinschlein landini conte

 

abodi lollobrigida gravinaabodi gravinaluciano spalletti e gabriele gravina foto mezzelani gmt088abodi lollobrigida gravinaGABRIELE GRAVINA - FIGC

Ultimi Dagoreport

matteo zuppi giuseppe conte

DAGOREPORT – IL CARDINALE ZUPPI SI ACCORGE SOLO ORA CHE LA CHIESA ITALIANA HA UN PROBLEMA CON L’8 PER MILLE E ACCUSA IL GOVERNO DI AVERE “MODIFICATO IN MODO UNILATERALE LE FINALITÀ DI ATTRIBUZIONE DEI FONDI” – IN REALTA’ I GUAI ECONOMICI PER LA MASTODONTICA STRUTTURA DELL’EPISCOPATO ITALIANO SONO NATI CON IL PRIMO GOVERNO CONTE, CHE HA MODIFICATO PER PRIMO IL MODELLO PER L’ASSEGNAZIONE DELL’8 PER MILLE – EPPURE, QUANDO PEPPINIELLO, PRESSOCHÉ SCONOSCIUTO, DIVENNE PREMIER, LA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIA ESULTÒ. NIPOTE DI UN FRATE CAPPUCCINO, DEVOTO DI PADRE PIO, SEMBRAVA QUASI UN DONO DELLA DIVINA PROVVIDENZA. INVECE CONTE E LE TRUPPE LAICISTE DEL’M5S HANNO PRODOTTO LE LEGGI PIÙ DANNOSE DEGLI ULTIMI 50 ANNI PER LE CONFESSIONI RELIGIOSE…

giorgia meloni matteo salvini elly schlein giuseppe conte bonelli fratoianni

DAGOREPORT - L’ESITO DEL REFERENDUM, LANCIATO DALLA SETE DI POTERE DI LANDINI IN CUI SONO CADUTI GLI INETTI SCHLEIN E CONTE, HA SPINTO UNA BEFFARDA MELONI A CANTARE VITTORIA DETTANDO AI SUOI GAZZETTIERI CHE IL RISULTATO “RISCHIA DI INCHIODARMI A PALAZZO CHIGI PER DIECI ANNI”. COME SE IL 70% CHE SE N'È FREGATO DI ANDARE A VOTARE, SIA TUTTO A FAVORE DELLA DESTRA. UNA FURBATA DA VENDITORE DI TAPPETI PERCHÉ IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI NON E' PER NIENTE DIPINTO DI ROSA. A PARTE LA DISCRIMINANTE GEOPOLITICA, CHE VEDE IL TURBO-SOVRANISMO ANTI-UE DI SALVINI COZZARE CON IL RIPOSIZIONAMENTO EURO-PPE DELLA CAMALEONTICA DUCETTA, IL PASSAGGIO PIÙ DIFFICILE ARRIVERÀ CON LE REGIONALI DEL PROSSIMO AUTUNNO, DOVE RISCHIA SERIAMENTE DI PERDERE LE MARCHE MENTRE IL VENETO È APPESO ALLE MOSSE DI ZAIA. I TIMORI DELLA MELONI SI SONO APPALESATI QUANDO È SBUCATO IL NASO AD APRISCATOLE DI DONZELLI ANNUNCIANDO UN’APERTURA SUL TERZO MANDATO CON LO SCOPO DI LANCIARE UN SALVAGENTE A SALVINI E NELLO STESSO TEMPO MANDARE ALL’ARIA IL CAMPOLARGO IN CAMPANIA - DALL'ESITO DELLE REGIONALI LA SGARBATA PREMIER DELLA GARBATELLA CAPIRA' SE HA I NUMERI PER ANDARE AL VOTO ANTICIPATO SENZA SALVINI TRA I PIEDI…

gabriele gravina luciano spalletti gianpiero ventura giorgia meloni carlo tavecchio franco carraro matteo salvini matteo renzi giuseppe conte elly schlein

DAGOREPORT! IL CALCIO È POLITICA! NEL FLOP DELLA NAZIONALE SI RINTRACCIANO GLI INGREDIENTI PEGGIORI DEL PAESE: INCOMPETENZA, IMPROVVISAZIONE, MANCANZA DI PROFESSIONALITÀ. L’ITALIA È UN PAESE G7 CHE È FUORI DAI TAVOLI CHE CONTANO (DALL’UCRAINA ALLA LIBIA) E NEL CALCIO AFFONDA NELLA MEDIOCRITÀ. GRAVINA È L’EMBLEMA DELLA MANCATA ASSUNZIONE DI RESPONSABILITA’ AL PARI DI ELLY SCHLEIN CHE DOPO LA BATOSTA REFERENDARIA, SI AGGRAPPA AI NUMERI, PER DIRE CHE SÌ IL CENTROSINISTRA HA PIÙ VOTI DELLA MELONI. LA SCONFITTA? SOLO UN DETTAGLIO - NELLE SQUADRE I GIOVANI NON TROVANO SPAZIO, NEI PARTITI IDEM, A MENO CHE NON SIANO POLLI DI BATTERIA. LA CANDIDATURA ALLA GUIDA DEL CONI DI FRANCO CARRARO, A 85 ANNI, MOSTRA L’ETERNO RITORNO DELL’ETERNO RIPOSO - PER QUANTO ANCORA DOVREMO SORBIRCI LE SCENEGGIATE AUTO-ASSOLUTORIE DELLA FIGC? PER QUANTO ANCORA I NOSTRI POLITICI POTRANNO RIFILARCI SUPERCAZZOLE? - LE RESPONSABILITA' DEI MEDIA - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagirone giorgia meloni giovanbattista fazzolari mediobanca nagel alberto

DAGOREPORT - IL GIORNO DEL GIUDIZIO SI AVVICINA, CAMPO DI BATTAGLIA: L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA DEL 16 GIUGNO. IN CASO DI VITTORIA DELL'INFERNALE CALTAGIRONE, SI SPALANCHEREBBERO LE PORTE DI TRE DELLE PRINCIPALI ISTITUZIONI FINANZIARIE ITALIANE (GENERALI, MEDIOBANCA E MPS) AL GOVERNO MELONI: UN FATTO POLITICO EPOCALE – SUDORI FREDDI A MILANO CHE SI CHIEDE ATTONITA: COME PUÒ VENIRE IN MENTE A CALTARICCONE DI SCALARE IL GRUPPO EDITORIALE ‘’CLASS’’ PERCHÉ A LUI CONTRARIO (DETIENE IL SECONDO QUOTIDIANO ECONOMICO, “MILANO FINANZA”)? UN’ATTITUDINE AUTORITARIA CHE DEL RESTO FA MAGNIFICAMENTE SCOPA CON IL “QUI COMANDO IO!” DEL GOVERNO MELONI – SUDORI FREDDISSIMI ANCHE A ROMA: SI ACCAVALLANO LE VOCI SUGLI EREDI DEL VECCHIO, GRANDE PARTNER CON LA HOLDING DELFIN DELLE SCALATE CALTAGIRONESCHE, CHE SPINGONO IL LORO CEO FRANCESCO MILLERI A SGANCIARSI DAL BOSS ROMANO DEL CALCESTRUZZO. CHE UNA PARTE DELLA TURBOLENTA FAMIGLIA NON SOPPORTI MILLERI, È UN FATTO. CHE CI RIESCA, È UN’ALTRA STORIA - LA DECISIONE DELLA DELFIN (HA IL 20% DI AZIONI MEDIOBANCA) È INFATTI DIRIMENTE: IN CASO DI FALLIMENTO IL 16 GIUGNO, SAREBBE LA CULATA DEFINITIVA NON SOLO ALL’OTTUAGENARIO “PADRONE DI ROMA” MA ANCHE UN SONORO "VAFFA" AI SOGNI DI MELONI E FAZZOLARI DI ESPUGNARE IL POTERE IN MANO AI “BANCHIERI DEL PD”… 

biennale di venezia antonio monda pietrangelo buttafuoco alessandro giuli alfredo mantovano

DAGOREPORT - ANTONIO MONDA, IL ''BEL AMI'' PIÙ RAMPINO DEL BEL PAESE, È AGITATISSIMO: SI È APERTA LA PARTITA PER LA DIREZIONE DELLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA DEL 2026 - UNA POLTRONISSIMA, CHE DOVREBBE FAR TREMARE I POLSI (È IN CONCORRENZA CON IL FESTIVAL DI CANNES), CHE DA ANNI TRAVAGLIA LA VITA E GLI INCIUCI DEL GIORNALISTA MONDA, MAGNIFICAMENTE DOTATO DI UNA CHIAPPA A SINISTRA (“REPUBBLICA” IN QUOTA ELKANN); MENTRE LA NATICA DI DESTRA, BEN SUPPORTATA DAL FRATELLO ANDREA, DIRETTORE DELL’”OSSERVATORE ROMANO”, GODE DEI BUONI RAPPORTI CON IL PIO ALFREDO MANTOVANO - ALL’ANNUNCIO FATALE DI GIULI, SU INPUT DI MANTOVANO, DI CONSEGNARE LA MOSTRA DEL 2026 NELLE MANINE FATATE DI MONDA, IL PRESIDENTE DELLA BIENNALE BUTTAFUOCO, CHE NON HA MAI STIMATO (EUFEMISMO) L’AEDO DELLA FUFFA ESOTERICA DI DESTRA, AVREBBE ASSUNTO UN’ESPRESSIONE ATTONITA, SAPENDO BENE COSA COMPORTEREBBE PER LUI UN FALLIMENTO NELLA RASSEGNA CINEMATOGRAFICA, MEDIATICAMENTE PIÙ POPOLARE E INTERNAZIONALE (DELLE BIENNALI VENEZIANE SU ARCHITETTURA, TEATRO, BALLETTO, MUSICA, NON FREGA NIENTE A NESSUNO)

marina berlusconi silvio vanadia greta jasmin el moktadi in arte grelmoss - 3

DAGOREPORT - BUNGA BUNGA FOREVER! IL VERO ''EREDE ORMONALE" DI SILVIO BERLUSCONI È IL NIPOTE SILVIO, RAMPOLLO PRODOTTO DEL MATRIMONIO DI MARINA CON MAURIZIO VANADIA - SE IL CAVALIER POMPETTA PROVOCAVA INQUINAMENTO ACUSTICO E DANNI ALL'UDITO GORGHEGGIANDO CANZONI FRANCESI E NAPOLETANE, IL VENTENNE EREDE BERLUSCHINO NON E' DA MENO: E' BEN NOTO ALLE SPERICOLATE NOTTI MILANESI LA SUA AMBIZIONE DI DIVENTARE UN MITO DEL RAP, TENDENZA SFERA EBBASTA E TONY EFFE - SUBITO SPEDITO DA MAMMA MARINA A LONDRA, IL DISCOLO NON HA PERSO IL VIZIO DI FOLLEGGIARE: DA MESI FA COPPIA FISSA CON LA CURVACEA GRETA JASMIN EL MOKTADI, IN "ARTE" GRELMOS. PROFESSIONE? CANTANTE, MODELLA E INFLUENCER, NATA A NOVARA MA DI ORIGINI MAROCCHINE (COME LA RUBY DEL NONNO) - IL RAMPOLLO SU INSTAGRAM POSTA FOTO CON LE MANINE SULLE CHIAPPE DELLA RAGAZZA E VIDEO CON SOTTOFONDO DI CANZONI CON RIME TIPO: "GIRO A SANTA COME FA PIER SILVIO, MANCA UN MILIARDINO. ENTRO IN BANCA, MI FANNO L'INCHINO". MA PIER SILVIO È LO ZIO E MARINA E' FURIBONDA... - VIDEO