lea vergine enzo mari

LA MORTE, A UN GIORNO DI DISTANZA - DOPO ENZO MARI, SE NE VA ANCHE LA SUA “OSSESSIONE AMOROSA”, LEA VERGINE, FIGURA DI SPICCO DELLA CRITICA D'ARTE. ENTRAMBI I CONIUGI ERANO RICOVERATI AL SAN RAFFAELE PER CORONAVIRUS - IL SUO CONTRIBUTO NELL'APPROCCIO CRITICO E NELLA RIVALUTAZIONE DELL'OPERA ARTISTICA FEMMINILE È STATO RIVOLUZIONARIO - "L'ARTE NON È NECESSARIA. È IL SUPERFLUO. E QUELLO CHE CI SERVE PER ESSERE UN PO' FELICI O MENO INFELICI. NON PUÒ UTILIZZARLA, L'ARTE, NELLA VITA” – INTERVISTA DEL 2016

lea vergine

La Stampa.it

 

Lea Vergine, celebre curatrice e critica d'arte, è morta all'età di 82 anni, il giorno dopo la scomparsa del marito Enzo Mari. Il decesso sarebbe avvenuto per complicazioni legate al Covid-19 al San Raffaele di Milano, dove era ricoverata insieme al famoso designer e compagno di una vita.

 

Vergine è stata una delle figure di spicco della critica d'arte degli ultimi cinquant'anni. All'anagrafe Lea Buoncristiano, era nata a Napoli nel 1938, aveva studiato i nuovi linguaggi visivi, analizzando la nascita e l'evoluzione della body art. Il suo contributo nell'approccio critico e nella rivalutazione dell'opera artistica femminile è stato rivoluzionario:

lea vergine enzo mari

 

Vergine ha infatti analizzato la funzione delle donne nei fenomeni artistici della prima metà del XX secolo e si era spesa per valorizzare il contributo artistico delle donne con mostre, scritti e interventi. Attraverso i suoi studi aveva infatti aperto la strada alle arti performative e all'affermazione delle artiste.

 

LEA VERGINE ENZO MARI 2

Durante la sua carriera Lea Vergine è stata legata a figure come Gillo Dorfles, Arturo Schwartz, Camilla Cederna. Era nota per la sua personalità forte e arguta, e uno sguardo attento alla contemporaneità. Era diventata celebre nel mondo dell'arte grazie ai volumi sugli studi dell'azione performativa tra cui spicca 'Il corpo come linguaggio. Body Art e storie simili' del 1974.

 

lea vergine enzo mari

Questo era il primo saggio dedicato alla corrente, realizzato quasi in contemporanea rispetto al movimento. Alla fine degli anni '70 si era trasferita da Napoli a Milano e dopo anni di convivenza aveva sposato il designer Enzo Mari. Insieme hanno avuto una figlia, Meta. "L'arte non è necessaria", aveva detto Lea Vergine in un'intervista. «È il superfluo. E quello che ci serve per essere un po' felici o meno infelici è il superfluo. Non può utilizzarla, l'arte, nella vita. 'Arte e vita' sì, nel senso che ti ci dedichi a quella cosa, ma non è che l'arte ti possa aiutare».

LEA VERGINE

 

10 NOV 2016

LA VITA COLORATA DELLA GRANDE CRITICA LEA VERGINE NELL’AUTOBIOGRAFIA “L’ARTE NON E’ UNA FACCENDA DI PERSONE PERBENE”

Eleonora Barbieri per “il Giornale”

 

Non è che fuma un po' troppo? «Sì...» Lea Vergine, critica d' arte e scrittrice, è nel suo studio vicino a corso Magenta, a Milano. Fuma una sigaretta dietro l' altra. «Che cosa si aspetta, di che cosa vuole parlare?». L' argomento è lei, la sua vita, dalla Napoli dove è nata alla Milano dove si è trasferita per amore del marito Enzo Mari, passando per Roma; quella che racconta nel suo nuovo libro, “L'arte non è faccenda di persone perbene”, che esce oggi per Rizzoli (e che sarà presentato dall' autrice martedì, in occasione di Bookcity). «Questo libro mi ha gettato per sei mesi in una serie di ricordi, la maggior parte dei quali avevo rimossi, per sopravvivere».

LEA VERGINE

 

Ricordi dell'infanzia?

«Dell'infanzia, dell'adolescenza, della gioventù. Una vita intera. Adesso tutto si scioglie, anche se rimangono delle ferite che non si rimarginano più».

 

È stata cresciuta dai nonni, e sua madre viveva in un altro appartamento, contiguo. Perché?

«Mio nonno, cattolico fervente e bigotto, aveva obbligato mio padre a sposare mia mamma quando era incinta della seconda figlia, sebbene non si volessero più neanche morti. Ma siccome non ammetteva che mia madre frequentasse la casa di mia nonna, predispose la doppia casa. Un incubo».

LEA VERGINE

 

Suo padre com'era?

«Meraviglioso. Con lui ho avuto un flirt tutta la vita, finché è morto a 48 anni. Allora mi sono sposata, credo per andarmene via».

 

Come ha iniziato a scrivere i primi articoli sull'arte?

«Era un altro mondo. Già una giovane, non racchia, che si metteva a scrivere, e addirittura di arte, e poi di arte contemporanea, che era guardata solo con sarcasmo in una città come Napoli... era qualcosa di molto bizzarro».

 

Ha tenuto duro?

LEA VERGINE

«Di giornaletto in giornaletto... A fare questo lavoro, di donne c'erano Palma Bucarelli, Lorenza Trucchi e io. A una conferenza sugli artisti napoletani contemporanei, qualcuno scrisse che venivano solo per le mie gambe. E io che ero battagliera, giovane e incosciente, anziché avere stile e lasciare cadere, anzi ringraziare, feci causa».

 

Vinse?

LEA VERGINE

«In tribunale il giudice volle vedere le gambe. E sentenziò: Che sarà mai, sono gambe normali. Sono d'accordo. Ottenni 300mila lire, una pacchia: era la fine degli anni '50. A 23 anni andai da Roberto Pane, patrono di tutto il mondo culturale a Napoli, grande studioso di architettura e scopritore di Gaudí, perché volevo pubblicare il mio primo libro, sui pittori napoletani contemporanei. E lui: Ma quanti anni ha? Non sa quanto tempo ho dovuto aspettare io. E lei pretende che il suo libro esca, solo perché ha la presentazione di quel coglione di Argan. Disse proprio così».

 

Argan le aveva fatto la prefazione?

«L'avevo conosciuto perché dovevo fare delle interviste a collezionisti d' arte.

Siamo diventati amici».

 

LEA VERGINE

Fu lui a presentarle Enzo Mari?

«Era il '66, io volevo fare una rivista e cercavo un artista che capisse anche di grafica. E lui: Ho l'uomo che fa per lei, vedrà. Ho visto. Sono cinquant' anni che vedo».

 

Sono tanti.

«Sì, sono tanti».

 

Eravate entrambi sposati.

«Fummo denunciati per concubinaggio dai portinai in via dei Bossi, dove abitavamo. Era il '67».

LEA VERGINE

 

Perché vi denunciarono?

«Friggevano salsiccette a tutte le ore e mio marito, quando usciva da quel benedetto portoncino, si lamentava. Cioè si lamentava, li prendeva a male parole... E loro si sono vendicati».

 

Ha detto che il vostro è un rapporto di «ossessione amorosa».

«Una cosa diversa dall'amore. È proprio una dipendenza ossessiva. Non puoi stare senza una persona, al di là di ogni logica e ragionevolezza. Compresi gli inevitabili scontri e litigi».

 

Ha conosciuto tanti artisti.

«Tantissimi artisti, sì. Alcuni già a Roma, da Turcato a Kounellis, poi a Milano Lucio Fontana, prima che morisse, il gruppo T, Munari».

 

Fontana com'era?

LEA VERGINE

«Fontana era un' eccezione. Era una persona. Non faceva mai quella cantatina dell' io io io. L' altro, tra gli italiani, è Enrico Castellani. Straordinari, le eccezioni che confermano la regola».

 

Quale regola?

«Che l'artista maschio è preso quasi esclusivamente dalla foia di sé».

 

Chi era preso dalla foia di sé?

«Ah, tutti tranne quei due. In questo senso, Burri e Fautrier sono stati due mostri: tutto autovissuto, autopromosso. Due egolatri».

LEA VERGINE

 

Frequentava anche scrittori?

«Una delle ultime amicizie è stata con Cioran. Era vecchio, poi è morto molto malamente, con quel brutto Alzheimer. Era modestissimo, mite, ridanciano, spiritosissimo. Certo era molto fragile».

 

Dove vi incontravate?

«Quando andavo a Parigi. Era curioso e ci raccontava sempre della Romania e di Parigi. Gli piaceva andare al cinema e poi commentare i film».

 

Che cosa diceva?

LEA VERGINE

«Una volta aveva visto un film tratto da Proust, con Ornella Muti: lei gli piaceva molto. Le donne gli piacevano molto, del resto. Poi c' era Sanguineti, eravamo molto amici. Quando compì 70 anni mi disse: Sto compilando un elenco, glielo consiglio per i prossimi dieci anni».

 

Che elenco?

«Non ballerò più il tango, non andrò più in quel posto a Parigi... L' ho fatto una volta, per poco mi sparavo».

 

Che cosa vuol dire: «Non si è nati invano alle falde di un vulcano»?

«Me lo disse Arturo Schwarz. In effetti le persone nate sotto un vulcano hanno delle bizzarrie, una certa fascinazione di spazi e colori. Il più grande cantore di Napoli è Raffaele La Capria».

 

Perché?

LEA VERGINE

«Ha un rapporto straordinario col mare e la natura di Napoli. Lui abitava a Palazzo Donn' Anna, un luogo, secondo le leggende, di eccidi e di spettri, e dalla sua finestra si tuffava direttamente in acqua. Un sogno».

 

Che cosa la diverte?

«Tre cose. Ballare il tango, pescare con la lenza e giocare a poker. Ma purtroppo, dopo una operazione a cuore aperto e con mio marito malato... Sa che cosa faceva Katharine Hepburn?»

 

Che cosa?

«A 89 anni, col Parkinson, ogni sera quando si coricava chiedeva: Signore, fammi morire nel sonno. Ecco, sarebbe da morire così, come Katharine Hepburn».

LEA VERGINE E ENZO MARI LEA VERGINE E GIORGIO MANGANELLI

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”

elly schlein dario franceschini roberto speranza onorato renzi orlando

DAGOREPORT - ELLY SARÀ ANCHE LA "SEGRETARIA DI TUTTI", COME HA DETTO A MONTEPULCIANO, MA NON INTENDE ASCOLTARE NESSUNO - IL "CORRENTONE" DI FRANCESCHINI-SPERANZA-ORLANDO SI E' ROTTO IL CAZZO DEL "QUI, COMANDO IO!" DELLA DUCETTA DEL NAZARENO: CARA SCHLEIN, HAI UN MESE DI TEMPO PER CAMBIARE MUSICA, CONDIVIDENDO CON NOI LA LINEA DEL PARTITO, O ANDIAMO ALLA GUERRA - IN BALLO C'È SOPRATTUTTO LA COMPOSIZIONE DELLE LISTE ELETTORALI 2027, CHE LA SIGNORINA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA VUOLE RIEMPIRE DI CANDIDATI A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA, LASCIANDO A TERRA DINOSAURI E CACICCHI D'ANTAN - ANCHE L'ALTRA FRONDA, QUELLA DEI RIFORMISTI GUIDATI DA GUERINI, GORI, SENSI ECC., E' SUL PIEDE DI GUERRA - MENTRE IL NASCENTE PARTITO DI CENTRO, FORMATO DAI CIVICI DI ONORATO-BETTINI E DAI CATTOLICI DI RUFFINI-PRODI, TEME L'ABILITA' MANOVRIERA DI RENZI – LA PROTERVIA DI ELLY, CON L'ASSEMBLEA DEL 14 DICEMBRE PER OTTENERE I "PIENI POTERI", RISCHIA DI FAR SALTARE IN ARIA UN CENTROSINISTRA UNITARIO... 

federica mogherini stefano sannino putin travaglio belpietro

DAGOREPORT – POSSIBILE CHE FEDERICA MOGHERINI E STEFANO SANNINO, SPECCHIATI ESPONENTI ITALIANI A BRUXELLES, SIANO DIVENTATI DI COLPO DUE MASCALZONI DA ARRESTARE PER "FRODE IN APPALTI PUBBLICI"? - VALE LA PENA SOTTOLINEARE LE PAROLE DELL'EURODEPUTATO DEL PD, DARIO NARDELLA: “NON VORREI CHE SI TRASFORMASSE IN UN FUOCO DI PAGLIA CON L'UNICO EFFETTO DI DANNEGGIARE ANCORA UNA VOLTA L'IMMAGINE DELL'ITALIA” - DEL RESTO, A CHI GIOVA SPUTTANARE L'EUROPA, IN UN MOMENTO IN CUI SI ERGE COME UNICO ARGINE ALLA RESA DELL’UCRAINA CHE STANNO APPARECCHIANDO TRUMP & PUTIN? - A GODERE SONO INFATTI "MAD VLAD" E I SUOI TROMBETTIERI, CHE HANNO ASSOCIATO LO “SCANDALO DI BRUXELLES'' AI CESSI D’ORO DI KIEV DELL'AMICO DI ZELENSKY - BASTA GUARDARE COSA SCRIVONO OGGI BELPIETRO SU "LA VERITA'" (''UE CORROTTA COME L'UCRAINA. FERMATA LA BIONDINA DEL PD") E TRAVAGLIO SU "IL FATTO QUOTIDIANO" ("BASSI RAPPRESENTATI... CI FACCIAMO SEMPRE RICONOSCERE")...

procuratore milano viola procura milano luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE PERQUISIZIONI SOLO LA SCORSA SETTIMANA E NON A SETTEMBRE PER NON CONDIZIONARE L'ESITO DELL'OPS SU MEDIOBANCA ANCHE PERCHÉ LE INDAGINI NON SONO CHIUSE. ABBASTANZA PER IPOTIZZARE CHE IL RUOLO DELLA PROCURA POSSA DIVENTARE CRUCIALE NELLA FORMAZIONE DELLE LISTE PER IL RINNOVO DEI PROSSIMI CDA. IN PRIMAVERA TOCCHERÀ AI VERTICI DI BPM E DI MPS…” (BALESTRERI E SIRAVO PER “LA STAMPA”)