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ANCHE GUARDIOLA BACIA LO SCARPINO DI CONTE: “È IL MIGLIORE PUÒ VINCERE LA PREMIER" - "MI PIACE COME PREPARA LE PARTITE: SA SEMPRE TIRARE FUORI IL MEGLIO DAI SUOI CALCIATORI"

Massimiliano Nerozzi per la Stampa

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La batosta all' Etihad Stadium, casa sua, fin troppo obesa nel punteggio e tanto ruvida nei modi, non ha fatto cambiare idea a Pep Guardiola. Semmai, l' ha rafforzata: «Senza dubbio, in questo momento Conte è uno dei migliori allenatori del mondo.Forse il più bravo».

 

Detto da uno bravissimo, a prova di risultati: ovvero, 21 trofei vinti in appena otto stagioni di carriera, tra cui due Champions. Mica male come investitura per Antonio Conte, anche perché tra i due c' è notevole stima, ma non esattamente amicizia. Lo si vedeva da come lo spagnolo s' agitava con il quarto uomo, a come guardava le proteste dell' ex ct, protestando a sua volta, ovviamente.

 

Perché poi i due sono molto più simili di quel che si racconta, soprattutto nella concezione, ascetica, del mestiere di allenare. Quel che inganna è solo l' apparenza, specialmente quando stanno a bordo campo: Guardiola è teatrale senza ritegno, Conte passionale senza limiti. Dunque, «questo è il più bravo», non è una dichiarazione di cortesia, e di convenienza (alla vigilia), ma la presa d' atto di una scomoda verità: «Già dall' inizio il suo Chelsea era uno degli sfidanti per la vittoria della Premier, ma adesso lo è ancora di più».

GUARDIOLAGUARDIOLA

 

Integralista e maniacale Si narra che nella primavera dell' annus horribilis 2010, l' unico che fin qui gli sia capitato, tra le dimissioni con l' Atalanta e l' arrivo a Siena, Conte sia andato a vedere e studiare gli allenamenti di Guardiola.

 

Un tecnico che l' ex juventino considera tra i top della panchina, meglio di Mourinho. Per tutti e due la professione s' è presto fatta missione, la tattica è diventata fede, e la cura dei dettagli sempre stata maniacale. «Ho grande ammirazione per come Conte sa preparare le partite e per come le sue squadre stanno in campo». In comune hanno anche l' attitidune a motivare la squadra, pur con modalità e toni, molto diversi, quasi opposti. Se Guardiola è Johann Cruyff, Conte è Marcello Lippi.

 

CONTECONTE

«Sa sempre tirare fuori il meglio dai suoi calciatori», ha spiegato ancora l' allenatore del City. Conte, come Guardiola, sa entrare nella testa dei suoi, fa loro condividere una missione che diventa ostinazione: vincere. Dopodiché, ognuno ha le sue istruzioni: dal tiki-taka di Pep, con successive varianti, al calcio solidale e verticale di Antonio.

 

In principio fu la Juve A un certo livello, tutto è iniziato con la Juve: «Lì Conte ha fatto un lavoro eccezionale, come poi con la Nazionale - ha detto ancora Guardiola - e non è questione di che campionato fai, serie A o Premier: ti accorgi subito delle sue qualità». In fondo, tutti e due stanno sperimentando un ambiente, a loro estraneo, quando non ostile: «Qui in Inghilterra lui era partito con qualche cattivo risultato, ma adesso che il Chelsea ha vinto otto partite di fila, si vede quel che di buono ha fatto».

 

 

Buonissimo, qui a Manchester, con il City: «Noi abbiamo creato più chance stavolta che contro il Burnley e il Crystal Palace, quando pure avevano vinto - ha provato a consolarsi Guardiola - ma non dobbiamo dimenticare contro chi giocavamo: una grande squadra. Congratulazioni al Chelsea». Che ha avuto meno occasioni, ma più cattiveria: «Sono davvero clinici, a loro bastano pochi tiri. E poi dentro l' area hanno forza, molto più di noi: se ci arrivano, fanno gol». Detto con quell' invidia che si ha solo per i rivali.

CONTECONTE

 

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