
LOTTARE COME UN…LEONE: "L'INCORAGGIAMENTO 'DAI' TESTIMONIA LA BELLEZZA DELLO SPORT" - LEONE XIV, CHE NELLE PRIME SETTIMANE DI PAPATO HA INCONTRATO SINNER, IL NAPOLI CAMPIONE DI ITALIA E I CICLISTI DEL GIRO, ESALTA LO SPORT CHE "IN UN MONDO VIRTUALE VALORIZZA LA CONCRETEZZA DELLA FATICA E DELLO STARE INSIEME", È STRUMENTO DI "INCONTRO" E "IN UNA SOCIETÀ COMPETITIVA INSEGNA ANCHE A PERDERE" – LA BELLISSIMA OMELIA PRONUNCIATA IN OCCASIONE DELLA MESSA PER IL GIUBILEO PER LO SPORT…
Da sport.sky.it
Nell'omelia pronunciata in occasione della messa per il Giubileo per lo Sport, Papa Leone XIV ha sottolineato diversi aspetti della figura dell'atleta: "Sembra che nella società di oggi solo i più forti meritino di vivere, ma lo sport insegna a perdere ed educa l'uomo a comprendere la sua condizione di fragilità". Sulla necessità di praticare sport: "Valorizza la concretezza dello stare insieme ed è strumento di incontro"
Papa Leone XIV non è indifferente allo sport e lo ha già dimostrato in più occasioni in queste prime settimane di papato (dall'accoglienza a Jannik Sinner in Vaticano durante gli Internazionali di Roma a quella del Napoli campione d'Italia, fino al saluto ai corridori del Giro d'Italia prima della partenza dell'ultima tappa della corsa). In occasione del Giubileo dello Sport (14 e 15 giugno) ha ribadito i molteplici valori della pratica sportiva nell'omelia della messa tenuta domenica mattina:
"Celebriamo la Solennità della Santissima Trinità mentre stiamo vivendo le giornate del Giubileo dello Sport. Il binomio Trinità-Sport non è esattamente di uso comune, eppure l'accostamento non è fuori luogo. Ogni buona attività umana porta in sé un riflesso della bellezza di Dio e certamente lo sport è tra queste".
"L'incoraggiamento 'Dai' testimonia la bellezza dello sport"
"Lo sport può aiutarci a incontrare Dio Trinità", ha proseguito il Pontefice, "perché richiede un movimento dell'io verso l'altro, certamente esteriore, ma anche e soprattutto interiore. Senza questo, si riduce a una sterile competizione di egoismi". Il simbolo di questo movimento è l'incoraggiamento-simbolo verso gli atleti: "Pensiamo a un'espressione che, nella lingua italiana, si usa comunemente per incitare gli atleti durante le gare. Gli spettatori gridano 'Dai!'. Forse non ci pensiamo, ma è un imperativo bellissimo, è l'imperativo del verbo dare. E questo può farci riflettere. Non si tratta solo di dare una prestazione fisica, magari straordinaria, ma di dare se stessi, di 'giocarsi'. Si tratta di darsi per gli altri, per la propria crescita, per i sostenitori, per i propri cari, per gli allenatori, per i collaboratori, per il pubblico, anche per gli avversari e, se si è veramente sportivi, questo vale al di là del risultato".
jannik sinner incontra papa leone xiv
"In mondo virtuale lo sport rappresenta la concretezza della fatica"
Papa Leone ha poi proseguito, evidenziando "tre aspetti che rendono lo sport un mezzo prezioso di formazione umana e cristiana. Innanzitutto, in una società segnata dalla solitudine, in cui l'individualismo esasperato ha spostato il baricentro dal 'noi' all''io' finendo per ignorare l'altro, lo sport, specialmente quando è di squadra, insegna il valore della collaborazione, del camminare insieme, di quel condividere che è al cuore stesso della vita di Dio. Può così diventare uno strumento importante di ricomposizione e d'incontro tra i popoli, nelle comunità, negli ambienti scolastici e lavorativi, nelle famiglie!". In secondo luogo, "in una società sempre più digitale, in cui le tecnologie, pur avvicinando persone lontane, spesso allontanano chi sta vicino, lo sport valorizza la concretezza dello stare insieme, il senso del corpo, dello spazio, della fatica, del tempo reale. Così, contro la tentazione di fuggire in mondi virtuali, esso aiuta a mantenere un sano contatto con la natura e con la vita concreta".
jannik sinner incontra papa leone xiv
In ultimo, ma non per importanza: "in una società competitiva, dove sembra che solo i forti e i vincenti meritino di vivere, lo sport insegna anche a perdere, mettendo l'uomo a confronto, nell'arte della sconfitta, con una delle verità più profonde della sua condizione, la fragilità, il limite, l'imperfezione. L'atleta che non sbaglia mai, che non perde mai, non esiste. I campioni non sono macchine infallibili, ma uomini e donne che, anche quando cadono, trovano il coraggio di rialzarsi".
Il Santo degli sportivi sarà proclamato il 7 settembre
Papa Leone XIV ha ricordato anche che il prossimo 7 settembre sarà proclamato Santo il beato Pier Giorgio Frassati, patrono degli sportivi: "Non è un caso che, nella vita di molti santi del nostro tempo, lo sport abbia avuto un ruolo significativo, sia come pratica personale sia come via di evangelizzazione. Pensiamo a Pier Giorgio Frassati.
La sua vita, semplice e luminosa ci ricorda che, come nessuno nasce campione, così nessuno nasce santo. È l'allenamento quotidiano dell'amore che ci avvicina alla vittoria definitiva e che ci rende capaci di lavorare all'edificazione di un mondo nuovo. Cari sportivi, la Chiesa vi affida una missione bellissima, essere, nelle vostre attività, riflesso dell'amore di Dio Trinità per il bene vostro e dei vostri fratelli. Lasciatevi coinvolgere da questa missione con entusiasmo: come atleti, come formatori, come società, come gruppi, come famiglie", ha concluso il Pontefice nella sua omelia.
Il testo integrale dell'omelia di Papa Leone XIV
"Cari fratelli e sorelle,
celebriamo la Solennità della Santissima Trinità, mentre stiamo vivendo le giornate del Giubileo dello Sport. Il binomio Trinità-sport non è esattamente di uso comune, eppure l’accostamento non è fuori luogo. Ogni buona attività umana, infatti, porta in sè un riflesso della bellezza di Dio, e certamente lo sport è tra queste. Del resto, Dio non è statico, non è chiuso in sè. Lui è comunione, viva relazione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, che si apre all’umanità e al mondo. La teologia chiama tale realtà pericoresi, cioè “danza”: una danza d’amore reciproco.
Da questo dinamismo divino sgorga la vita. Noi siamo stati creati da un Dio che si compiace e gioisce nel donare l’esistenza alle sue creature, che “gioca”, come ci ha ricordato la prima Lettura (cfr Pr 8,30-31). Alcuni Padri della Chiesa parlano addirittura, arditamente, di un Deusludens, di un Dio che si diverte (cfr S. SALONIO DI GINEVRA, In Parabolas Salomonis expositio mystica; S. GREGORIO NAZIANZENO, Carmina, I, 2, 589). Ecco perchè lo sport può aiutarci a incontrare Dio Trinità: perchè richiede un movimento dell’io verso l’altro, certamente esteriore, ma anche e soprattutto interiore. Senza questo, si riduce a una sterile competizione di egoismi.
papa leone XIV CAIRO GIRO D'ITALIA
Pensiamo a un’espressione che, nella lingua italiana, si usa comunemente per incitare gli atleti durante le gare: gli spettatori gridano: «Dai!». Forse non ci pensiamo, ma è un imperativo bellissimo: è l’imperativo del verbo “dare”. E questo puo farci riflettere: non si tratta solo di dare una prestazione fisica, magari straordinaria, ma di dare sè stessi, di “giocarsi”. Si tratta di darsi per gli altri – per la propria crescita, per i sostenitori, per i propri cari, per gli allenatori, per i collaboratori, per il pubblico, anche per gli avversari – e, se si è veramente sportivi, questo vale al di là del risultato. San Giovanni Paolo II – uno sportivo, come sappiamo – ne parlava così
«Lo sport è gioia di vivere, gioco, festa, e come tale va valorizzato [...] mediante il recupero della sua gratuità, della sua capacità di stringere vincoli di amicizia, di favorire il dialogo e l’apertura degli uni verso gli altri, [...] al di sopra delle dure leggi della produzione e del consumo e di ogni altra considerazione puramente utilitaristica e edonistica della vita» (Omelia per il Giubileo degli sportivi, 12 aprile 1984).
In quest’ottica accenniamo allora, in particolare, a tre aspetti che rendono lo sport, oggi, un mezzo prezioso di formazione umana e cristiana.
papa leone XIV CAIRO GIRO D'ITALIA
In primo luogo, in una società segnata dalla solitudine, in cui l’individualismo esasperato ha spostato il baricentro dal “noi” all’“io”, finendo per ignorare l’altro, lo sport – specialmente quando è di squadra – insegna il valore della collaborazione, del camminare insieme, di quel condividere che, come abbiamo detto, è al cuore stesso della vita di Dio (cfr Gv 16,14-15). Può cosi diventare uno strumento importante di ricomposizione e d’incontro: tra i popoli, nelle comunità, negli ambienti scolastici e lavorativi, nelle famiglie!
In secondo luogo, in una società sempre piu digitale, in cui le tecnologie, pur avvicinando persone lontane, spesso allontanano chi sta vicino, lo sport valorizza la concretezza dello stare insieme, il senso del corpo, dello spazio, della fatica, del tempo reale. Cosi, contro la tentazione di fuggire in mondi virtuali, esso aiuta a mantenere un sano contatto con la natura e con la vita concreta, luogo in cui solo si esercita l’amore (cfr 1Gv 3,18).
In terzo luogo, in una società competitiva, dove sembra che solo i forti e i vincenti meritino di vivere, lo sport insegna anche a perdere, mettendo l’uomo a confronto, nell’arte della sconfitta, con una delle verità più profonde della sua condizione: la fragilità, il limite, l’imperfezione. Questo è importante, perchè è dall’esperienza di questa fragilità che ci si apre alla speranza. L’atleta che non sbaglia mai, che non perde mai, non esiste. I campioni non sono macchine infallibili, ma uomini e donne che, anche quando cadono, trovano il coraggio di rialzarsi. Ricordiamo ancora una volta, in proposito, le parole di San Giovanni Paolo II, il quale diceva che Gesù è “il vero atleta di Dio”, perchè ha vinto il mondo non con la forza, ma con la fedeltà dell’amore (cfr Omelia nella Messa per il Giubileo degli sportivi, 29 ottobre 2000).
Non è un caso che, nella vita di molti santi del nostro tempo, lo sport abbia avuto un ruolo significativo, sia come pratica personale sia come via di evangelizzazione. Pensiamo al Beato Pier Giorgio Frassati, patrono degli sportivi, che sarà proclamato santo il prossimo 7 settembre. La sua vita, semplice e luminosa, ci ricorda che, come nessuno nasce campione, cosi nessuno nasce santo. L’allenamento quotidiano dell’amore ci avvicina alla vittoria definitiva (cfr Rm 5,3-5) e ci rende capaci di lavorare all’edificazione di un mondo nuovo.
papa leone xiv durante il giro in papa mobile
Lo affermava anche San Paolo VI, vent’anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, ricordando ai membri di un’associazione sportiva cattolica quanto lo sport avesse contribuito a riportare pace e speranza in una societa sconvolta dalle conseguenze della guerra (cfr Discorso ai membri del C.S.I., 20 marzo 1965). Diceva: «E la formazione di una società nuova, a cui si rivolgono i vostri sforzi: [...] nella consapevolezza che lo sport, nei sani elementi formativi che esso avvalora, puo essere utilissimo strumento per l’elevazione spirituale della persona umana, condizione prima e indispensabile di una società ordinata, serena, costruttiva» (ibid.).
Cari sportivi, la Chiesa vi affida una missione bellissima: essere, nelle vostre attività, riflesso dell’amore di Dio Trinità per il bene vostro e dei fratelli. Lasciatevi coinvolgere da questa missione, con entusiasmo: come atleti, come formatori, come società, come gruppi, come famiglie. Papa Francesco amava sottolineare che Maria, nel Vangelo, ci appare attiva, in movimento, perfino “di corsa” (cfr Lc 1,39), pronta, come sanno fare le mamme, a partire a un cenno di Dio per soccorrere i suoi figli (cfr Discorso ai Volontari della GMG, 6 agosto 2023). Chiediamo a Lei di accompagnare le nostre fatiche e i nostri slanci, e di orientarli sempre al meglio, fino alla vittoria più grande: quella dell’eternità, il “campo infinito” dove il gioco non avrà più fine e la gioia sarà piena (cfr 1Cor 9,24- 25; 2Tm 4,7-8).
giro in papamobile di papa leone
papa leone giro in papa mobile prima della messa di intronizzazione