1. LASCIATE IN PACE BALOTELLI. LA CAZZATA DI APPIOPPARGLI IL LOGO “ANTICAMORRA” L’HANNO FATTA I GIORNALISTI, E LUI GIUSTAMENTE HA DETTO “QUESTO LO DITE VOI”. NON C’È COSA PEGGIORE DI UN TESTIMONIAL CHE NON VUOLE FARLO E NON SA DI COSA SI PARLI 2. LA CAPACCHIONE CHE GLI DÀ DELL’IMBECILLE E IL PRETE CHE GLI DÀ DELL’INDEGNO FACCIANO IL LORO LAVORO INVECE DI INVENTARNE UNO PER BALO. CHE NON È THURAM. SA COS’È IL RAZZISMO PERCHÉ LO VIVE TUTTI I GIORNI, MA NON INTENDE DIVENTARE UN SIMBOLO 3. PREFERISCE FARE I GIRI IN FERRARI, LE FESTE A IBIZA, LE SERATE IN DISCOTECA. BEATO LUI. IL PROBLEMA È SOLO DI CHI VUOLE IMPORGLI UN RUOLO CHE NON GLI INTERESSA 4. L’UNICO RISULTATO DI QUESTO INUTILE CASINO MEDIATICO? PRANDELLI NON LO HA DIFESO, “MAIRIO A VOLTE SE LE CERCA”, E HA VIETATO FACEBOOK E TWITTER AGLI AZZURRI

1. NON USIAMOLO COME SIMBOLO - RASSEGNATEVI, NON È THURAM
Gianni Mura per "La Repubblica"

Balotelli è un imbecille? Balotelli è ancora degno della maglia azzurra? Riprendo gli ultimi commenti alla non chiarissima né felicissima twittata di Balotelli. Stavolta, sento di doverlo difendere dall'ennesima tempesta che s'è innescata su una frase. Se Balotelli, come molti altri calciatori fanno, si degnasse di parlare ogni tanto nostro tramite, taccuino o microfono, forse non ci sarebbe bisogno di andare a sviscerare ogni sua virgola come fosse una poesia ermetica. Ma questo suo esprimersi è comune a una generazione, chiudiamo qui.

Non chiudiamo invece con la camorra. Con tutto il rispetto che meritano una parlamentare e un prete che contro la camorra si battono davvero, ogni giorno, e oltre a loro le forze dell'ordine, i magistrati, la tantissima gente per bene, mi pare che stavolta non sia proprio il caso di fare una crociata. Si sta esagerando l'importanza di Balotelli, sia come calciatore sia come simbolo. E non da oggi. Questo almeno è il mio parere.

Non è lui che s'è caricato sulle spalle la Nazionale e l'ha portata in Brasile. Delle partite di qualificazione ne ha giocate la metà, e non tutte all'altezza della sua fama e del suo ingaggio col Milan. Ha 23 anni, grandi numeri e grandi sbalzi d'umore e di rendimento. Non c'è bisogno di spiegargli cosa sia il razzismo: ci convive da quando è nato e ancor più da quando ha cominciato a tirare calci a un pallone.

Ma non è Thuram. Thuram ha studiato la storia dell'Africa, dai Faraoni all'isola di Goree, sa di Lincoln e di Mandela. Thuram, sul campo e fuori, è un vero protagonista della lotta contro il razzismo. Balotelli no, tant'è che all'incontro con il ministro Kyenge non s'è presentato. È ignorante, nel senso che non sa, o non ancora. Idem per la camorra.

Tu non gli chiedere quello che non può dare, cantava Luigi Tenco in Ragazzo mio.
Si riferiva all'amore, ma vale per chiunque, Balotelli compreso. Lo difendo, in questo caso, perché in una battaglia, di civiltà e culturale, si possono arruolare solo volontari consapevoli e motivati, altrimenti è un'operazione di facciata. Sarebbe utile Balotelli come testimonial? Sì, a patto che ne sia convinto.

Altrimenti, meglio che si chiami fuori, come ha fatto twittando. È un esempio per i nostri figli? Non lo so. Per la cresta, forse, o per l'invidia della Ferrari, non certo per il pensiero, che raramente trasmette. Insomma, non chiediamo a Balotelli quello che non può dare. E non gareggiamo sempre a chi fa il titolo più grosso per quello che dice o non dice Balotelli, che fa o non fa Balotelli.

Perché rischiamo di sminuire, riservando a lui tutta l'attenzione, il bel gesto della Nazionale che va ad allenarsi sul campo della Nuova Quarto, che una battaglia per la legalità la porta avanti con la scritta sulle maglie e non solo. Prandelli ha portato i suoi a Rizziconi, li porterà a Lampedusa. La testimonianza corale è quel che conta e dobbiamo essergliene grati. A tutti, perché dal capitano Buffon alla recluta Florenzi a Quarto c'erano tutti. Incluso Balotelli.


2. TUTTI CONTRO MARIO
Marco Ansaldo per "La Stampa"

Quarto non twittare. Più che un comandamento è un consiglio che offriamo per simpatia a Balotelli. Le reazioni di chi è impegnato contro la malavita organizzata fanno capire come le esternazioni del milanista sui «social network» vengono prese forse anche troppo sul serio. L'ultima risale a domenica, quella in cui Supermario ha scritto «Questo lo dite voi», replicando a chi lo indicava come simbolo nell'Italia che si è presentata a Napoli con un messaggio forte contro la camorra: si è allenata a Quarto, sobborgo profondamente infiltrato dai clan.

Balotelli s'è preso, nell'ordine, dell'«imbecille» da una senatrice e dell'«indegno della Nazionale» da un prete: mancava soltanto un colonnello dei carabinieri che lo definisse «malavitoso» e l'indignazione si sarebbe espressa a 360 gradi, tutto per quella maledetta abitudine di affidare a Twitter la prima cosa che gli passa per la testa.

«Mario deve crescere anche come uomo - lo ha bacchettato il presidente della Federcalcio, Abete -. Speriamo che la trasformazione avvenga in fretta. Nel suo caso c'è una pressione mediatica eccessiva, una sovraesposizione anche all'interno del gruppo, e questo non giova alla Nazionale». Problemino non da poco a 8 mesi dalla Coppa del mondo. «Forse siamo già entrati nel clima del Mondiale», sosteneva ieri sera Prandelli. Scherzando ma non troppo.

Sta di fatto che nell'abbraccio caloroso di Quarto agli azzurri sul campo della società requisita alla camorra si sono viste due facce del fenomeno balotelliano: la gente, soprattutto i giovanissimi, l'ha acclamato benché lui non sprizzasse disponibilità; chi invece è in prima linea contro i camorristi lo ha attaccato impietosamente. «Davanti al suo tweet ho pensato che è un imbecille, nel migliore dei casi un bambino viziato - ha detto Rosaria Capacchione, senatrice Pd e giornalista che vive sotto scorta per le sue inchieste sul racket -. La sua per metà è ingenuità, per metà arroganza di chi vive al Nord e non sa».

«Mi chiedo se debba ancora essere convocato in Nazionale - ha aggiunto don Manganiello, prete anticamorra -. I giocatori hanno grosse responsabilità di fronte ai giovani che li vedono come idoli». Frasi pesanti. Esagerate. Però, come ammette il ct, «Mario a volte se le cerca», e non ricordiamo volte in cui non se le sia cercate.

Oggi Balotelli avrebbe dovuto parlare con i piedi, cosa che gli riesce meglio, ma le indicazioni della rifinitura al San Paolo fanno supporre che tocchi ancora a Osvaldo. E la Nazionale contro l'Armenia tornerà a essere un'espressione calcistica.

La scelta di Prandelli di farne un simbolo aperto al «sociale», in cui l'Italia possa riconoscersi con orgoglio, ha come rovescio della medaglia la richiesta di mille appoggi, in un Paese dove troppi hanno bisogno di una vetrina per richiamare l'attenzione su problemi gravissimi.

Ieri alcuni esponenti di Terre del Fuoco, l'associazione del territorio campano in cui si muore per effetto delle discariche abusive, hanno avvicinato Abete chiedendogli di far giocare con il lutto al braccio, e poi c'è chi vorrebbe mettere sulle maglie azzurre messaggi di campagne sociali (pure questi vietati dalla Fifa) e presto si moltiplicheranno le richieste di portare la Nazionale a Lampedusa, come fu a L'Aquila e a Medolla dopo il terremoto. Se a questo si aggiungono le cinguettanti turbolenze di Balotelli si capisce come la vigilia con l'Armenia, che conclude la qualificazione ai Mondiali, sia stata distratta.

Prandelli varerà una formazione quasi totalmente diversa da quella in Danimarca, un turnover indispensabile anche per non scatenare le proteste dei club. La qualificazione è certa da tempo, resta da difendere una posizione nel ranking Fifa che permetta di presentarsi in Brasile da testa di serie: la sconfitta comprometterebbe il progetto, il pareggio darebbe a Colombia, Uruguay, Svizzera e Olanda la chance di scavalcare gli azzurri.


3 - LASCIATE IN PACE MARIO BALOTELLI, PIUTTOSTO ANDATE A CACCIA DI VOLPI
Jack O'Malley per "il Foglio"

La cialtroneria del tritacarne mediatico non ha limiti, e in tempi di sospensione del campionato non c'è vittima migliore di Balotelli per riempire le fiacche pagine sportive. Il metodo è sempre lo stesso: accusarlo di aver fatto qualcosa che secondo i giornali non andava fatto, così da potere alzare il ditino e il sopracciglio, scrivere editoriali pensosi e corretti, lavarsi le coscienze e dormire il sonno dei giusti autoconvincendosi che se le cose vanno male è colpa del ragazzo del Milan.

Senza chiedergli il permesso, il giornalista sportivo collettivo nel weekend lo aveva incoronato simbolo della lotta alla camorra, una sorta di Saviano nero con l'accento bresciano e con un fisico migliore. Lui comprensibilmente si è adirato, twittando il suo disappunto per essere stato usato dai giornali in cerca di titoli: "Questo lo dite voi! Io vengo perché il calcio e bello e tutti devono giovarlo dove vogliono e poi c'è la partita!!!!", il suo messaggio ortograficamente e politicamente scorretto. In allegato, la foto - all'incontrario - del titolo della Gazzetta.

Apriti cielo, direbbe un italiano guardando le poetiche nubi su Londra. Gli stessi giornalisti che lo avevano eletto simbolo hanno preso a criticarlo perché non si era piegato alla loro definizione (i giornalisti non sopportano di essere smentiti, mica gli frega che Mario non faccia il testimonial pulito anti camorra). Ma il capolavoro dell'assurdo arriva poi, quando i giornalisti lamentano la troppa pressione mediatica a cui è sottoposto Balotelli. Roba da far impallidire Grillo che si lamenta del Fatto.

Meglio la polemica che da qualche giorno alcuni commentatori inglesi - anche da noi il campionato è fermo - hanno imbastito su quella che la Lettura del Corriere potrebbe chiamare "discriminazione territoriale 2.0", strizzando l'occhio ai nuovi linguaggi come solo loro sanno fare. Oggi si diventa inglesi dopo cinque anni vissuti sul regio suolo, e questo fa naturalmente ingolosire quei calciatori che se giocassero nella propria nazionale potrebbero al massimo ambire a partecipare a una combattuta amichevole contro il San Marino.

E' il caso del giovane belga dello United, Januzaj, il quale ha rifiutato la convocazione della sua Nazionale perché - dicono - vuole essere arruolabile tra qualche anno dai Tre Leoni. Il gunner Wilshere si è lamentato della cosa, chiedendo più Inghilterra per gli inglesi, ma l'ex calciatore Garth Crooks ha replicato con un appello sul Guardian: si dia la cittadinanza agli stranieri più forti che militano in Premier League e li si faccia giocare in Nazionale.

Così forse torneremo a vincere qualcosa. Vorrei evitare la chiusura della rubrica per Daspo, ma rilancio così: accogliere subito la richiesta fatta al governo da parte di un po' di parlamentari di ripristinare la caccia alla volpe sul suolo britannico. Poi costringere gli stranieri che vogliono giocare in Nazionale a cinque anni di pratica continua del nobile sport. A quel punto possono indossare la gloriosa maglia. La cittadinanza si perde se a fine carriera ci si fa scrivere la biografia da Gianni Riotta.


4. PRANDELLI VIETA FACEBOOK E TWITTER AGLI AZZURRI
Enrico Currò per "repubblica.it"

Niente più tweet in Nazionale per gli azzurri, almeno al Mondiale e forse già dal prossimo ritiro di novembre per le amichevoli con Germania e Nigeria. E' l'esito, annunciato da Prandelli alla Rai, delle polemiche per i tweet di Balotelli e in particolare per il discusso e incauto messaggio sulla giornata anticamorra della squadra sul campo di Quarto.."Stiamo studiando l'abolizione dell'uso dei social network da parte dei giocatori. Vedremo se applicarla da subito, ma di sicuro la restrizione ci sarà nel ritiro del Mondiale".

L'annuncio della svolta disciplinare decisa dal commissario tecnico e dalla Figc è arrivato nel corso dell'intervista esclusiva a Bruno Gentili per Raisport, a poche ore dall'ultima partita del girone di qualificazione a Brasile 2014, al San Paolo contro l'Armenia. Il ct ha dunque confermato la preoccupazione per l'uso smodato di twitter da parte di Balotelli, che tanti guai gli ha causato durante questo ritiro azzurro.

Non è invece ancora stabilito se le altre polemiche, nate per l'applicazione del codice etico dopo la criticata convocazione dello stesso Balotelli, avranno qualche strascico, ma sembra ormai deciso che anche il regolamento interno della squadra subirà una stretta. "Stiamo studiando un nuovo regolamento interno, con regole più ferree". Tuttavia la nuova battaglia contro gli indisciplinati, che verrà messa a punto dal ct col presidente del Club Italia Albertini, non sposta la grande considerazione tecnica verso Balotelli, che rimane una risorsa fondamentale per il Mondiale.

"Mario non cambierà mai, dobbiamo mettercelo in testa. Però questa sua diversità ci potrà regalare anche momenti sorprendenti in senso calcistico". Il presidente federale Abete ha del resto confermato l'ottimismo del commissario tecnico sulla partecipazione del centravanti del Milan al Mondiale, quando gli è stato chiesto se metterebbe la mano sul fuoco su una presenza felice di Balotelli in Brasile.

"Sul piano calcistico sì", ha risposto Abete, che ha invece glissato su Cassano e sulla sua contestazione alle mancate convocazioni dopo l'Europeo 2012. Infine Prandelli ha implicitamente spiegato di ritenere Garcia e Benitez, gli allenatori stranieri di Roma e Napoli, due alleati preziosi nella preparazione verso il Mondiale. "Hanno cambiato il ritmo delle loro squadre, che sono molto intense. Considero Roma e Napoli le squadre più europee del campionato".

 

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