
“NON C’E’ AMORE PER LA MAGLIA AZZURRA. MI VIENE UNA RABBIA CHE SPACCHEREI TUTTO" – FABIO CAPELLO SBATTE AL MURO I CALCIATORI CHE HANNO DETTO NO ALLA CONVOCAZIONE DI SPALLETTI, DA CALAFIORI A ACERBI – DAGOREPORT: IL PROCESSO SCATTATO NEI CONFRONTI DI SPALLETTI E DI GRAVINA DEVE TENERE CONTO ANCHE DELLE GRAVISSIME RESPONSABILITÀ DEI CALCIATORI CHE IN CAMPO CIONDOLANO COME ZOMBIE – L’INVETTIVA DI MAX ALLEGRI SUI SETTORI GIOVANILI E IL CODICE DI SPALLETTI (DISONORATO DAI SUOI) – “QUI NIENTE TESTE DI CAZZO. NON VOGLIAMO GIOCATORI CHE NON HANNO A CUORE LE SORTI DELLA NAZIONALE”
Dagoreport
“Qui niente teste di cazzo. Non voglio vedere chi ondeggia con le cuffie come un ebete”. Spalletti, dopo pochi allenamenti nella veste di Ct, aveva mandato il suo avvertimento alla truppa azzurra: “Non vogliamo giocatori che vogliono stare in vacanza e non hanno a cuore le sorti della Nazionale”. Un codice degno degli All Blacks, un grande investimento ri-educativo.
Forse aveva fiutato il cambio di atteggiamento nei confronti della maglia azzurra da parte delle nuove generazioni di calciatori. Non sono più i tempi degli occhi spiritati di Totò Schillaci e delle sudatissime corse di Nando De Napoli per cui la Nazionale era il non plus ultra, il coronamento di una carriera, il momento più alto nella propria vita sportiva.
luciano spalletti - norvegia italia
Oggi i ragazzotti, alcuni dei quali, rincojoniti dai social e pompati da procuratori-sciacalli, si sentono già arrivati a 19 anni: hanno l’aria di vivere l’azzurro come un impaccio, si nascondono dietro l’alibi della stanchezza per le troppe partite (come se per gli altri la scusa non valesse) e danno l’idea che alle fatiche di Coverciano preferiscano le spiagge di Formentera o Mykonos. Neanche fossero rockstar. Un calcione all’agonismo, al professionismo e al senso del dovere che ogni atleta, nel rispetto dei contratti e dell’etica, dovrebbe mettere al centro della propria carriera.
luciano spalletti - norvegia italia
Il processo scattato in questi giorni nei confronti di Spalletti e del presidente della Figc, Gabriele Gravina, non può non tenere conto anche delle gravissime responsabilità dei calciatori. Ovvero quella cricca di imbambolati che poi fisicamente va in campo e prende scoppole a destra e a manca.
Perché, pur tenendo bene a mente le colpe di allenatore e dirigenti, sono i giocatori a affossare definitivamente la Nazionale con le loro prestazioni indecenti. Prima dei tre fischioni incassati dalla Norvegia, che non è certo un peso massimo del calcio mondiale, la Nazionale azzurra aveva già dato il peggio di sé non qualificandosi per i mondiali 2022, facendosi eliminare allo spareggio dalla Macedonia del Nord. E’ seguito un Europeo horror, culminato con la sconcertante sconfitta contro la Svizzera agli ottavi di finale.
Poi ci siamo dovuti sciroppare persino una Nations League umiliante: presi a pallate dalla Germania nei quarti di finale, con cinque reti incassate in due partite. Dopo questa carrellata della vergogna, arriviamo al 3-0 preso e impacchettato a Oslo. I calciatori, in tutti questi inaccettabili e reiterati episodi, dov’erano? In campo c’erano loro a sudare la maglia, non Spalletti né Gravina. Quali alibi possono accampare questi capricciosi ragazzotti, sempre pronti a chiedere ai rispettivi club sostanziosi aumenti di stipendio, per giustificare una tale irrispettosa galleria di figuracce?
Il capitano della Nazionale, Gigio Donnarumma, non sa neanche fornire mezza spiegazione. Pigola della necessità di un esame di coscienza con tono contrito da confessionale, sì ma del Grande Fratello. Siamo al cinema, al cabaret, all’avanspettacolo. Tristi chiacchiere per mascherare il nulla cosmico di valori e di spessore agonistico dei nostri calciatori.
Nella partita di Oslo non c’è stato nulla. Non una corsa in più, non un atteggiamento di mutuo soccorso in mezzo al campo (Rovella e Barella erano due asini in mezzo ai suoni), non un arrocco difensivo all’altezza della nostra tradizione calcistica. Laddove giganteggiavano Chiellini e Bonucci, c’era il neo-esordiente Coppola, un mestierante del Verona, miracolato dalle scelte da apprendista stregone di Spalletti.
NORVEGIA ITALIA - FOTO LAPRESSE
Questo passa il convento? Siamo davvero caduti così in basso? Perché se così fosse, allora il presidente Gravina deve spiegarcene la ragione. Come mai non viene alzato il numero minimo di italiani da registrare in rosa per i club di serie A? Come mai non viene favorita la valorizzazione dei giovani italiani che, di solito, dopo l’under 17 finiscono per smarrirsi nelle categorie inferiori?
Va forse rivalutata l’invettiva di Max Allegri che ha sempre imputato al nostro sistema calcio giovanile una eccessiva attenzione alla tattica a scapito della tecnica individuale? Se non abbiamo neanche mezzo calciatore in grado di saltare l’uomo, di azzardare un dribbling, di sfornare un assist, mentre la Spagna scodella Yamal e persino la Georgia vanta un Kvaratskhelia, qualche domanda dobbiamo farcela.
L’allenatore Silvio Baldini, dopo aver ottenuto la promozione in B con il Pescara, ha sottolineato con toni da Masaniello i limiti degli attuali calciatori italiani, con un paragone tranchant con il gruppo che nel 1982 vinse il mondiale in Spagna: “Quei ragazzi davano tutto, lottavano su ogni pallone con il cuore”.
Tradotto: le caratteristiche di impegno, sacrificio, dedizione alla maglia, professionalità sono quasi scomparse dalle nuove generazioni di azzurri. D’altronde, a chi il talento non ce l’ha, non glielo si può chiedere. Ma è legittimo pretendere che, quando indossano la casacca della Nazionale, e dunque rappresentano un intero Paese, questi ragazzotti non ciondolino in campo come zombie. Che almeno mostrino un amore per l’Azzurro all’altezza dell’attaccamento che Gravina ha verso la sua poltrona…
FABIO CAPELLO
Da corrieredellosport.it - Estratti
silvio berlusconi fabio capello
Fabio Capello è una furia. Il ko con la Norvegia e la gestione dell'addio di Luciano Spalletti non sono piaciuti all'ex tecnico di Roma, Juventus e Real Madrid. Capello non ha gradito soprattutto il comportamento di alcuni calciatori: "Sicuramente le cose non andavano bene, soprattutto il fatto che molti giocatori non volevano andare in Nazionale.
Questa è una cosa molto brutta, non avrei mai pensato potesse succedere", ha dichiarato ai microfoni di Radio Anch'io. Capello entra nello specifico: "Giocatori come Calafiori, che dicono che devono andare a curarsi e la settimana prima aveva giocato. Buongiorno la stessa cosa. Poi il caso Acerbi: non vengo perchè l'allenatore mi dice che sono vecchio. Quando sento che non c'è amore per la maglia azzurra, mi viene un magone e una rabbia che spaccherei tutto".
Sulla gara di stasera con la Moldavia: "I giocatori non possono nascondersi. Ci vuole qualcosa di diverso. Devono correre, onorare la maglia azzurra e passare meno la palla al portiere e più al centravanti. Non ci sono scusanti. Questa sera voglio vedere l'animus pugnandi mancato in questo periodo. Voglio vedere gente che si aiuta. In un momento triste per Spalletti, sarebbe bello lasciare con una bella vittoria, magari con un bel vaffa, come a dire ai ragazzi 'ma perché non l'avete fatto prima?'".
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