PER ANDARE AI MONDIALI ALLA NAZIONALE SERVONO “I BANDITI” ALLA MATERAZZI CHE DICE: “PREFERIVO LE PARTITE IN TRASFERTA, PERCHÉ IL TIFO CONTRO MI ESALTAVA” - L’ANALISI DI PAOLO CONDO’ SUL SORTEGGIONE DEI PLAYOFF: “L’IRLANDA DEL NORD VA BATTUTA SENZA INDUGIO. POI IL GALLES O LA BOSNIA IN TRASFERTA. L’ITALIA È TECNICAMENTE MIGLIORE DI ENTRAMBE, MA AVRÀ BISOGNO DI CARATTERE PER AFFERMARLO, E CON LA NORVEGIA NON NE ABBIAMO VISTO L’OMBRA” - IN ATTESA DEL GIOCO, GATTUSO DEVE LAVORARE SUL PIANO DELLA PERSONALITÀ DEGLI AZZURRI…
1 - IL CARATTERE IN BATTAGLIA L’ESEMPIO DI MATERAZZI
Paolo Condò per il “Corriere della Sera” - Estratti
Marco Materazzi è stato un giocatore spesso prezioso ma anche discutibile, perché non di rado risolveva le partite usando le parti più appuntite — i gomiti, i tacchetti, una famosa volta pure la dialettica — del suo campionario.
Ieri ha detto una cosa spavalda ma vera a proposito del fatto che la finale del playoff contro Galles o Bosnia si giocherà a casa loro. «Io preferivo le partite in trasferta, perché il tifo contro mi esaltava. Gattuso lo sa, ne abbiamo passate tante».
Una fu la semifinale mondiale 2006 in casa della Germania, sbloccata da Grosso al 119’ e chiusa da Del Piero al 120’. Aspettando di battere l’ultimo calcio d’inizio, quello del secondo tempo supplementare, Gattuso fece notare a Totti il silenzio di tomba che li circondava. «Hanno paura di noi, e fanno bene».
Quattordici minuti dopo Grosso segnò il gol del vantaggio e il cervello gli esplose dall’emozione. Si mise a vagare per il campo inebetito, tanto che Materazzi ordinò brutalmente a Del Piero di arretrare terzino in sua vece per reggere l’ultimo assalto tedesco. Alex obbedì senza fiatare, e solo quando Marco gli fece un cenno liberatorio partì nella sua lunga rincorsa verso il 2-0. E quindi quando vi dicono che Tizio è un leader perché migliore tecnicamente, diffidate.
Materazzi tecnicamente non valeva un’unghia di Del Piero, ma nel cuore della battaglia emerse il suo carattere. In trasferta, perché i leader veri si vedono lì. Non ci sono molte altre cose da dire su questo sorteggio. L’Irlanda del Nord era l’avversaria preferita in semifinale, ed è arrivata: va rispettata, e battuta senza indugio.
Poi, forse in Galles ma non escludiamo la Bosnia, vivremo momenti delicati, nei quali la gente premerà sulle transenne e gli avversari ne riceveranno un surplus di energia. La Nazionale è tecnicamente migliore di entrambe, ma avrà bisogno di carattere per affermarlo, e con la Norvegia non ne abbiamo visto l’ombra. Questo è l’unico dubbio. La calma nella tempesta, il raziocinio correndo a perdifiato, il tackle che fa ruggire di rabbia lo stadio.
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2 - ALLENARE LA TESTA, LA NUOVA MISSIONE DEL C.T.
Alessandro Bocci per il “Corriere della Sera” - Estratti
rino gattuso italia norvegia foto lapresse
Un tempo si definiva il patto della bistecca, o magari del sushi, a seconda dei gusti culinari. La storia del calcio è piena di cene organizzate per cementare un gruppo e dare un senso alla stagione. È anche il piano, non certo rivoluzionario, di Gattuso.
Il c.t., in attesa di decidere se affrontare i playoff con la difesa a tre o a quattro, studia insieme al suo staff una serie di appuntamenti sparsi per il Paese con una puntatina a Londra per coinvolgere gli azzurri della Premier. Se non si può lavorare sul campo, consoliamoci a tavola. Del resto, il lavoro psicologico nell’attesa del terzo spareggio consecutivo, è importante tanto quanto quello tattico. Forse persino di più. Il sorteggio è stato benevolo con l’Italia e in controtendenza rispetto alle ultime volte.
Spaventa un po’ la finale da giocare in trasferta ed è l’ennesima stortura di un regolamento che non protegge le teste di serie. Un conto sarebbe stato affrontare il Galles (o la Bosnia) in casa.
Un altro andare a Cardiff o a Zenica. Il pragmatico Gattuso pensa a una partita alla volta. L’ultima volta eravamo così preoccupati di giocare in Portogallo che siamo usciti con la Macedonia. Ma nell’inverno azzurro, lungo quattro mesi in cui si riuscirà con fatica a organizzare uno stage di 36 ore a Coverciano, l’allenatore azzurro deve trovare qualcosa per fare breccia nel cuore dei suoi discepoli e tenere alta la soglia dell’attenzione.
Ci aveva provato anche Spalletti: la chat di gruppo, i viaggi nei ritiri, le cene. Perché alla fine non si inventa niente. La speranza è che a Rino vada meglio che al suo predecessore.
La situazione è quella che è. La batosta rimediata nel finale contro la Norvegia non è ancora stata metabolizzata dal c.t. e rischia di avere conseguenze pesanti su un gruppo fragile, che aveva messo la testa fuori dal guscio grazie alle 5 vittorie consecutive del nuovo corso.
Rino sa che in vista dell’Irlanda del Nord bisogna recuperare energia, fiducia e convinzione. Unire le forze parlando di calcio, ma anche di vita, magari davanti a mezzo bicchiere di vino. Leggerezza e non solo pressione. Quella arriverà e dovremo essere capaci di gestirla sulla strada verso l’America. L’Italia irrisolta, crollata contro Haaland e i suoi fratelli, ha tutto per andare al Mondiale e spezzare la maledizione.
(…) Gattuso ci prova, psicologo oltre che allenatore. In attesa del gioco, cerchiamo di crescere sul piano della personalità.
rino gattuso italia norvegia foto lapresse
Già negli spogliatoi di San Siro, dove la delusione era fortissima, ha detto (anzi ha gridato) ai suoi giocatori di non abbattersi perché siamo forti. Di sicuro lo siamo quel tanto che basta per non vivere un’altra apocalisse. Ma se il fisico lo alleni e gli schemi li provi sul campo, la testa è un pianeta insondabile. Intorno a una tavola imbandita magari diventa tutto più lieve e più facile. Si abbassano le luci, si confidano segreti e debolezze. Si sorride. E si riparte.




