PREMIER IN REDS – SE IN ITALIA, CON LA VITTORIA DELLA JUVE SUL LIVORNO, IL CAMPIONATO VA IN SOFFITTA, BRIVIDI IN INGHILTERRA PER LA VOLATA A TRE: LIVERPOOL, CHELSEA E MANCHESTER CITY

Francesco Persili per ‘Dagospia'

Spalla a spalla. Ad Anfield il sottopassaggio che porta in campo è un corridoio stretto che i 22 giocatori percorrono spalla a spalla. Incontri ravvicinati, brividi e adrenalina, l'emozione che avvampa cuore, muscoli e pensieri. Domenica prossima Liverpool e Manchester City si ritroveranno lì, spalla a spalla, sotto quel cartello: ‘This is Anfield'. Non c'è bisogno di ricordarlo, o forse sì. È dallo stadio dei Reds che passa la conquista della Premier.

Il Liverpool ci arriva col morale a mille: contro il West Ham ha centrato la nona vittoria consecutiva e in classifica mantiene due punti di vantaggio sul Chelsea e quattro sui Citizens che però hanno due partite in meno e sono attesi tra una settimana nella tana dei Reds.

Non sarà una partita come le altre. Il calcio di inizio sarà ritardato di sette minuti. Nel fine-settimana, infatti, su tutti i campi verranno ricordati i 96 tifosi del Liverpool che morirono a Hillsborough 25 anni fa in quella tragedia che segnò lo spartiacque del calcio inglese. Dopo quel disastro il ‘Taylor Act' stroncò il fenomeno ‘hooligans, avviò la modernizzazione degli stadi e il football di Sua Maestà non fu più lo stesso. «Vogliamo vincere la Premier anche per le vittime di Hillsborough», ha sottolineato il manager dei Reds, Brendan Rodgers che vuole allungare la striscia di risultati utili. Il Liverpool non perde dalla fine di dicembre e ormai non sbaglia più neanche le virgole. Anche quando sembra in difficoltà, come contro il West Ham, riesce a cavarsela.

Ad Upton Park sono stati decisivi due rigori di Gerrard, il secondo «inesistente», almeno a dar retta al manager degli Hammers, Sam Allardyce. «Ma anche il gol del pareggio del West Ham era viziato da un fallo di Carroll su Mignolet,» la ribattuta di Brendan Rodgers, che dribbla le polemiche e si gode le parole del difensore belga del City, Vincent Kompany: «Il Liverpool è la migliore squadra che abbiamo affrontato in questo campionato».

Se a 24 anni dall'ultima vittoria in campionato, i Reds tornano a sognare il titolo e a far paura ai rivali, lo si deve alla «gol machine» allestita dal ex tecnico dello Swansea. 90 reti in 33 partite, la coppia Suarez-Sturridge, capocannoniere e vice-capocannoniere della Premier, che sta polverizzando qualsiasi record. 49 gol in due, pum! ‘El Pistolero', col gol segnato la settimana scorsa agli Spurs, il 29esimo della stagione, ha superato anche Robbie Fowler. Come lui nessuno mai con la maglia del Liverpool. E pensare che questa estate l'attaccante uruguaiano se ne voleva andare all'Arsenal, era finito addirittura fuori rosa. Adesso il peggior incubo delle notti di Prandelli (che con l'Italia se lo ritroverà contro in Brasile) vale 120 milioni di euro e rappresenta la punta di diamante della Rodgers band.

Talento, freschezza agonistica e un calcio spumeggiante fondato sul possesso palla e sull'intensità. Il «forward-thinking» teorizzato da Rodgers unisce i canoni estetici del Barcellona (studiato dal manager irlandese) con l'identità di un club che ha un'educazione sentimentale scolpita nell'inno ‘We'll never walk alone' e una tradizione di manager leggendari che hanno ricostruito la squadra dalle fondamenta: Bill Shankly, su tutti.

Da nobile decaduta a neo-avanguardia del calcio europeo: la metamorfosi del Liverpool è avvenuta con un occhio al bilancio e l'altro ai giovani. Basta guardarli giocare per capire la qualità del lavoro del manager nordirlandese. Un'opera mondo di tagli e corse senza palla, dai e vai con l'ala Sterling e l'esterno Flanagan a spingere senza tregua. Poi, certo, c'è anche la concretezza di Skrtel-Agger al centro della difesa, e lì nel mezzo un redivivo Gerrard, 173 gol con la maglia dei Reds e un rinnovo contrattuale sempre più vicino: «Il titolo? Sarebbe stupido non crederci». Nel collettivo di Rodgers trova spazio lo ‘street football' dell'ex interista Coutinho, a segno contro il Tottenham, come pure Henderson, che Ferguson bocciò per la postura sbagliata («corre con la schiena diritta»...)

Una delle valutazioni sbagliate di Sir Alex che quando il Liverpool decise di affidarsi al 39enne manager nordirlandese si disse «sorpreso» per il fatto che avessero scelto «un manager così giovane». Eppure Kenny Dalglish, quando fu scelto nel 1985 come giocatore-allenatore dei Reds, aveva 34 anni. Cinque anni dopo aveva già vinto, tre campionati e due FA Cup.

Nonostante la giovane età Rodgers aveva già 15 anni di lavoro alle spalle (ripercorsi in un librone col quale si presentò al colloquio col boss americano del Liverpool, John W. Henry) e ottime referenze: «Brendan Rodgers is special, too». Parola di Mourinho che lo aveva voluto nel 2004 al Chelsea come allenatore delle giovanili e lo ha sempre considerato un ottimo tecnico. Ma Rodgers si è raccomandato da solo con i risultati.

La promozione in Premier con lo Swansea, poi l'undicesimo posto. Grazie ai suoi metodi i Jacks riuscirono a battere Arsenal, Manchester City e Liverpool fino a conquistare l'etichetta di piccolo Barcellona del Galles. «In due anni abbiamo fatto la storia», ricordò nella sua prima conferenza il manager nord-irlandese, «ma la possibilità di allenare il Liverpool era troppo grande per lasciarsela scappare». Anche se il primo anno alla guida dei Reds si è concluso con un anonimo settimo posto e l'eliminazione ai sedicesimi di Europa League.

Mentre quest'anno è cambiato tutto. Il «chihuahua che corre tra le gambe dei cavalli» è stata la metafora scelta da Rodgers per dire che il suo Liverpool «può dar fastidio e giocarsela alla pari con tutti. «Fearless», senza paura.

«Il Liverpool è come un chihuahua? Allora è un cane privilegiato nella corsa al titolo perché ha il vantaggio di non giocare le coppe». Non era solo uno dei famosi mind games di Mourinho, lo Special One sapeva che nella volata finale ci sarebbero stati anche i Reds e i fatti gli stanno dando ragione.

L'ingegner Pellegrini, manager dei Citizens, argomenta: «Il Liverpool gioca un bel calcio e merita la classifica che ha ma noi non sappiamo giocare per il pareggio e non vogliamo farlo anche se un pari non sarebbe un cattivo risultato». Rodgers ribatte: «La pressione è tutta sul City». Schermaglie in vista della supersfida di Anfield Road. Nel suo stadio il Liverpool ha ottenuto 13 vittorie, un pareggio, una sconfitta e tra le mura amiche giocherà le partite più importanti degli ultimi 24 anni: contro City e Chelsea. Il destino è nelle mani dei Reds: se fanno filotto nelle ultime cinque gare (contro City, Norwich, Chelsea, Crystal Palace e Newcastle), vincono il titolo. «Non abbiamo paura di nessuno», Brendan Rodgers in questo sprint spalla a spalla coi Citizens e i Blues gioca all'attacco. In campo e fuori. Forward thinking.

 

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