insigne gabbiadini ventura

ZITTI E (A) MOSCA – SCONCERTI: "NON SIAMO PEGGIORI DELLA SVEZIA, SIAMO SOLO TERRORIZZATI. NON ANDARE AI MONDIALI SIGNIFICA ENTRARE NELLA STORIA ALLA ROVESCIA. L’INESPERIENZA DI VENTURA? ERA PREVISTA…" - JORGINHO E GABBIADINI: L’ULTIMO AZZARDO DEL CT CHE BOCCIA ANCORA INSIGNE

tavecchio ventura

Mario Sconcerti per il Corriere della Sera

 

È arrivato il momento di restituire la giusta proporzione a tutto. In fondo tutto sta andando secondo le previsioni. La vera diversità di queste qualificazioni è stato il passaggio alla fase finale di una sola squadra, prima erano quasi sempre state due, e l' Italia seconda era arrivata anche stavolta. Era previsto anche che ci fosse poco gioco, non si capisce chi avrebbe dovuto crearne uno buono, non abbiamo giocatori di qualità chiara.

 

Era prevista anche l' inesperienza di Ventura, ognuno a 69 anni porta in Nazionale quello che ha fatto nella vita. Ventura ha fatto molte cose buone, ma poche eccezionali. La vera diversità è cominciata con il niente di tre giorni fa, nessuna idea e nessuna fatica. Ora è solo il tempo di cancellare quella partita e ricominciare nella nostra normalità, ricollocare i valori al loro posto. Non siamo peggiori della Svezia, siamo solo molto spaventati.

 

Non portare l' Italia ai Mondiali significa entrare nella storia alla rovescia, vuol dire per ogni giocatore buttare via qualunque cosa buona fatta. Ricorderebbero questa Italia anche fra cento anni. Questo giustifica le risse volute dagli svedesi.

insigne

Questo fa capire perché le abbiamo prese in silenzio.

 

Siamo terrorizzati. Inutile parlare di formazioni anche se in pratica debuttano Jorginho e Gabbiadini e restano i tre difensori centrali. Il tratto più evidente è l' ingresso di Florenzi accoppiato a Parolo, due giocatori verticali chiamati a legare il campo, costringere alla corsa i due centrocampisti svedesi che sono arrivati sempre prima di noi. Sorprende l' assenza di Insigne, ma nel momento del bisogno Ventura è tornato a tutte le idee di quando cominciò. In questa squadra non ci sono ali pure, fantasisti di fascia.

 

Nemmeno il più bravo può trovare posto. È un errore, ma non è il momento di discuterlo. Davanti a questa sofferenza vasta che sta prendendo l' intero paese, è inutile parlare di calcio. Si va a San Siro e si urla Italia. I Mondiali sono stati nel dopoguerra il nostro modo di alzare la testa, di partecipare alla corsa popolare del mondo. Non averli più ci imbruttirebbe come una bocca piena di unto, ci renderebbe volgari. Non fosse che solo per oggi, questo è il tempo di essere ottimisti.

ventura

 

 

 

SERVONO CALMA E QUALITA’

 

Gigi Garanzini per la Stampa

 

Brutto segno quando, leggendo e ascoltando qua e là, non c' era un' ipotesi di formazione identica a un' altra. Poi è uscita quella più o meno ufficiale, in ogni caso quella scelta da Ventura, e le perplessità si sono moltiplicate. Figlia di qualche malanno, o di stanchezza non smaltita, ma certo la sensazione dell' azzardo c' è.

 

A cominciare da Jorginho, che fa il suo vero debutto in una partita da rien ne va plus, ma il regista è abituato a farlo in una squadra che gioca a calcio. E che calcio. Non in una Nazionale che dal delirante 4-2-4 di Madrid in poi ha smarrito le sue poche certezze. E poi Florenzi, e va bene, Gabbiadini, parliamone ma d' altra parte Zaza è infortunato. Senza contare che per star tranquilli ci sarebbero voluti Tardelli e Pirlo in mezzo con Riva e Boninsegna davanti.

 

gabbiadini

Si prova a sorridere per non piangere, perché la prospettiva di non andare al Mondiale è triste quanto concreta. Per come l' Italia è ridotta, per quel che si è visto all' andata serve se non un miracolo, perlomeno un' impresa.

 

Sarebbe stato un brutto risultato lo 0-0, figurarsi lo 0-1: il fatto che si sia materializzato - anche - attraverso un doppio episodio sfortunato (autorete di qua, palo di là) non fa che aggiungere altri cattivi presentimenti. Ma proprio da qui, paradossalmente quanto storicamente, si accende la fiammella della speranza, perché il meglio di sé l' Italia lo ha spesso dato sull' orlo del baratro. «L' è 'l dì di mort, aleghér», si dice a Milano e lì stasera si gioca.

 

Ragionare sui 120 minuti Come possono provare a impostarla gli azzurri? Cominciamo dagli errori da non commettere.

 

spinazzola gabbiadini

Il primo è la frenesia, l' ansia da rimonta immediata. Ci sono 90 minuti per fare almeno un gol, ed eventualmente altri 30 per il secondo: se una cosa non manca, è il tempo. Il secondo è crossare alto in area svedese. È vero che Belotti ha avuto proprio di testa, dopo sei minuti, un pallone di Darmian che aveva tutta l' aria di un visto per la Russia: ma da lì in poi le hanno prese tutte loro, facendo valere la statura, e giocando più coperti è assai improbabile che si facciano mettere sotto in acrobazia.

 

E allora su che cosa puntare? Non certo sulla rissa, tanto per cominciare. Nervi ben saldi, autocontrollo nelle entrate soprattutto a metà campo: l' assenza di Verratti è un buon punto di partenza. Sulla qualità piuttosto, anche se si profila una battaglia in cui non si potrà prescindere dalla quantità.

 

VENTURA TAVECCHIO 1

Ma la differenza tra Italia e Svezia sta proprio qui. Loro hanno tanta quantità a cui aggiungono la qualità di un paio di elementi: noi, pur vivendo un periodo storico di relativo talento, qualche piede morbido in più l' abbiamo. O l' avremmo, se è vero che il più morbido in assoluto, quello di Insigne, starà a raffreddarsi in panchina anche stasera. Ecco, per tornare al punto di partenza, auguriamo di cuore a Ventura di averla indovinata, la formazione, e di rivendicarla con orgoglio da qui a qualche ora, levandosi anche tutti i sassolini che meglio crede. Credo sia il primo a sapere che, andasse male, sarà il capo d' imputazione definitivo .

 

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