ITALIA A BRANDELLI - LO SPOGLIATOIO DELLA NAZIONALE PEGGIO DEL VIETNAM: I SENATORI CONTRO I GIOVANI, BUFFON ALL’ATTACCO DI BALO E CASSANO (“GLI DAREI DEGLI SCHIAFFONI”), IL BLOCCO JUVE CHE SI SOSTITUISCE A PRANDELLI - E BALO? SOLO CONTRO TUTTI (MA SI SCUSA COL CT)

1.L'ULTIMO SALUTO SULL'AEREO, CASSANO E BUFFON: BATTUTE AL VELENO (VIDEO)

 

 

Da ‘repubblica.it

 

Sono i minuti che precedono l'atterraggio dell'Italia, reduce dal disastro mondiale, all'aeroporto di Malpensa. Gli azzurri si abbracciano perché una parte della comitiva scenderà a Milano, mentre il resto del gruppo procederà per Fiumicino. Il clima è da ultimo giorno di scuola: ci pensa Cassano a surriscaldarlo.

 

prandelli beniniprandelli benini

Appena sente Buffon canticchiare una strofa del brano "Maracanà" del rapper Emis Killa (Lontano dalla Grande Mela, c'è un piccolo uomo in una favela), si rivolge - con tono da sfottò - al portiere della nazionale, dicendogli. "Tu uscivi da là, eh....". Buffon non reagisce, forse cogliendo il senso ironico della battuta di Cassano, ma poi replica: "Sei uno scriteriato, ti darei degli schiaffoni". Il siparietto non degenera, gli altri azzurri ridono divertiti, e Cassano abbraccia Verratti

 

 

2. DA COVERCIANO A NATAL, LA GUERRA DEI SENATORI

Francesco Saverio Intorcia per ‘La Repubblica

 

La caduta sanguinosa di Cesare. Il ruolo di tre senatori. La svolta nei destini dell’impero. La fine di un’era azzurra ha elementi e protagonisti che suonano familiari. Non è caduto un dittatore, solo un ct, ma il secondo, da sempre, non ha meno nemici del primo.
 

prandelli 3prandelli 3

Dimissionati Prandelli e i vertici federali, l’Italia è nelle mani di Buffon, Pirlo e De Rossi. Un triumvirato di campioni del mondo, che ha preso anche formalmente il potere all’indomani della disfatta di Natal. Simili per età e storia: 36 Buffon, 35 Pirlo, 31 De Rossi.

 

Al terzo mondiale insieme. Buffon e Pirlo compagni nella Juve, leader di un blocco a cui si aggiungono spesso Bonucci e Chiellini, censori feroci più di Barzagli e Marchisio. Pirlo e De Rossi amici per la pelle: si conobbero in ritiro prima dell’Olimpiade di Atene,
divennero compagni di stanza, lo sono stati per quasi dieci anni, finché si dormiva in doppia. De Rossi alzò il gomito su McBride al Mondiale 2006, Pirlo fu l’unico a stargli vicino: lo portò a passeggio per Duisburg per tirarlo su. Insieme, grasse risate e scherzi feroci a Gattuso, vacanze e playstation.

 

prandelli no smokingprandelli no smoking

Gigi Riva disse: «Daniele è l’unico capace di far ridere Andrea». De Rossi precisò: «È incredibile come Pirlo riesca a farsi passare per tenebroso». Perduti gli altri eroi di Berlino, i veterani hanno fatto quadrato e la nuova generazione non ha figliato leader. Per contraddire Buffon, Pirlo o De Rossi in squadra devi essere presuntuoso. O chiamarti Balotelli.
 

Più dei pugnali, le parole. Buffon che accusa i giovani di non essere all’altezza. De Rossi che riduce Mario a inutile figurina. I cesti dei panni sporchi scoperchiati. Era la Nazionale solidale, doveva veicolare la speranza di palingenesi. È divenuta un pollaio
senza regole né disciplina. Un gruppo spaccato, come non si ricordava da tempo. Alla faccia del codice etico, che doveva filtrare i comportamenti sopra le righe.
 

In pochi mesi, Prandelli ha bruciato due anni di lavoro. A marzo, dopo il ko con la Spagna, è sopraggiunta la paura, e la magistratura di Cesare ha cominciato a scricchiolare. Troppo lenta, l’Italia, al cospetto dei campioni del mondo. Povera, spenta. E allora il progetto è andato a farsi benedire alla ricerca di soluzioni last minute che hanno delegittimato Cesare verso il Senato.
 

balotellibalotelli

Ad aprile il ct ha richiamato Cassano, ignorato per 25 gare fra amichevoli, qualificazioni mondiali, Confederations Cup, dopo la finale Europa. Prima, aveva cercato il via libera da Buffon e gli altri. «Che ne dite?». Nulla osta, ma nessun entusiasmo dai triumviri, stanchi e memori della difficile gestione a Cracovia. Prandelli, interpellato sul tema, confidava: «Le porte per Antonio non sono mai state chiuse ma neanche troppo aperte». Il Senato ha storto il naso anche al momento delle convocazioni: voleva Pepito Rossi, il ct ha scelto Cassano.

 

Non ha mai creduto che Rossi potesse farcela, anzi l’avrebbe escluso già dai 30, se la forza di volontà dell’attaccante viola non avesse meritato una chance ulteriore. Inoltre, in quei giorni a Coverciano, nessuno dei big aveva gradito gli atteggiamenti di Mario Balotelli, reiterati poi in Brasile. Non proprio il più puntuale, agli allenamenti come a pranzo. Aria distratta, lunghe giornate passate al telefono a discutere di problemi personali. Prandelli ne era preoccupato già prima di partire. Gli altri guardavano e sbuffavano.
 

prandelli balotelli caporettoprandelli balotelli caporetto

A Mangaratiba, nuove frizioni in un ritiro non proprio monastico. L’apertura alle famiglie ha acuito la spaccatura fra chi era da solo, e si ritrovava in sala giochi, e chi in compagnia, e passava il tempo lontano dagli altri. Però l’entusiasmo per la vittoria sugli inglesi ha permesso di dimenticare sia le bizze di Balotelli che i malumori, più o meno latenti, dell’escluso Cassano.

 

Col Costarica, invece, la grande frattura. Toccava ai giovani confermarsi, prendersi la qualificazione. Uno dopo l’altro, sono entrati come fantasmi. Il triumvirato ha strigliato tutti: «Così non va, dove credete di essere? È un Mondiale». I rimproveri che erano prerogativa di Cesare sono stati usurpati dai vecchi, sempre più leader nel vuoto di poteri.
 

L’ultimo atto contro l’Uruguay. La ribellione nello spogliatoio all’insofferenza di Balotelli. Quindi le parole severe di Buffon e De Rossi: «Servono uomini veri». Al prossimo Mondiale, avranno 40, 39, 35 anni. Il nuovo ct dovrà scegliere se puntare sugli ultimi grandi campioni azzurri, o voltare pagina. In ogni caso, come primo atto, dovrà fare i conti col Senato.
 

antonio cassano e carolina marcialisantonio cassano e carolina marcialis

 

 

3. IL RITORNO E IL RIMORSO BALOTELLI SI SCUSA CON PRANDELLI MA È GELO CON I COMPAGNI

Alessandro Bocci per il "Corriere della Sera"

 

Il gesto più bello e responsabile è stato l’ultimo di questa disastrosa spedizione. Mario Balotelli, durante il volo di ritorno dal Brasile, ha chiesto scusa a Cesare Prandelli e più tardi, uscendo dal charter, si è infilato nel minivan dove si era seduto l’allenatore dimissionario e gli ha stretto la mano.

 

Non è una specie di sanatoria, dopo tutto quello che è successo, ma almeno un atto di responsabilità che il tecnico di Orzinuovi ha gradito e apprezzato. «Esci dal mondo virtuale e cerca di capire dove vuoi andare», il consiglio paterno all’attaccante più discusso del calcio italiano.

 

CASSANO IN ITALIA LUSSEMBURGOCASSANO IN ITALIA LUSSEMBURGO

Balotelli è il simbolo del fallimento azzurro. Nei piani di Prandelli doveva essere l’uomo in più e invece è stato quello in meno. Da spinta a zavorra. Ora sarebbe sbagliato e ingiusto scaricare su di lui le responsabilità del disastro italico, ma dal suo talento era logico aspettarsi di più. Bruciano soprattutto certi comportamenti. Anche certe parole.

 

Ieri, durante il lungo volo verso Malpensa, si è rifiutato di parlare, di spiegare, di raccontare sensazioni e verità. Si nasconde dietro i tweet e l’amore di Fanny, che non ha abbandonato per un secondo volando verso l’Italia. All’arrivo la scena che dimostra, anzi conferma, come il rapporto con i compagni sia slabbrato, compromesso. La squadra è scesa dall’aereo sotto la pioggia ed è salita sul bus che porta al terminal.

 

Balo, invece, se n’è andato su una monovolume insieme alla fidanzata e a un autista. Sull’aereo Demetrio Albertini ha parlato a lungo, anche del campione tormentato e contestato. «Deve essere responsabile del suo enorme talento». E curarlo di più. «Qui è mancato e in futuro dovrà dimostrare di meritare la maglia azzurra, altrimenti il suo posto toccherà a qualcun altro».

 

Parole dure, ma responsabili quelle del dirigente, che è stato un (grande) giocatore e conosce meglio di chiunque altro le dinamiche dello spogliatoio. Buffon, tra i più severi critici del milanista, ha svicolato: «Non parlo di Balotelli e non mi interessano le polemiche», ma il suo pensiero è noto a tutti e non cambierà tanto facilmente.

BUFFON BACIA BUFFON BACIA

Balotelli l’azzurro dovrà riconquistarlo.

 

È vero, come ha detto Adriano Galliani, che in Brasile non ha perso solo lui. Ma è tra i maggiori colpevoli per almeno due buone ragioni: 1) Prandelli gli aveva affidato la responsabilità dell’attacco (fiducia mal riposta). 2) I campioni, quando la loro squadra è in difficoltà, la prendono per mano e invece Mario l’ha affossata. «Ho dato tutto per la nazionale», ha scritto prima di tornare in Italia.

 

Se il suo valore è quello mostrato al Mondiale, allora c’è da preoccuparsi. E si dovrà preoccupare soprattutto il Milan, che pensava di cederlo per una cifra intorno a venti milioni di euro e invece adesso sarà costretto a tenerselo oppure a svenderlo.

 

GIANLUIGI BUFFON GIANLUIGI BUFFON

Ma c’è anche il caso... nazionale. «Se Balotelli farà parte del nuovo corso, lo deciderà l’allenatore che verrà», le parole di Albertini. Allegri, nonostante qualche dissidio, non lo rinnegherà. Mancini farebbe altrettanto. Guidolin, immaginiamo, vorrebbe parlarci. Ma il centravanti, prima di tutto, dovrà riconquistare l’affetto e la stima dei compagni.

 

Immobile, il suo ultimo partner nel pentolone di Natal, non lo ripudia: «Spero di poter giocare ancora con lui». I senatori lo hanno scaricato, i giovani ne ammirano il talento. Come sempre Mario, anche quando non è super, divide. Dopo il Mondiale è tornato all’anno zero: contestato, criticato, giudicato. Mai così brutto. E forse troppo brutto per essere vero.

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