STONER, COSÌ NON VALE - L’EX CAMPIONE A SCOPPIO RITARDATO CONTRO VALENTINO ROSSI: “VOLEVA VINCERE A TUTTI COSTI E, PER INVIDIA O DISPERAZIONE, PIÙ DI UNA VOLTA CERCO DÌ BUTTARMI FUORI PISTA”

Guido Andruetto per “la Repubblica

 

donington2007 casey stoner lapdonington2007 casey stoner lap

E’ una lunga scia di rancori quella che Casey Stoner e Valentino Rossi hanno lasciato sull’asfalto dopo anni di confronto serrato e turbolento, sia sulla pista che fuori. Sebbene l’ex campione australiano di motociclismo abbia abbandonato i circuiti due anni fa, a soli 27 anni, i motori dei due piloti avversari tornano di nuovo a surriscaldarsi con la pubblicazione in Italia della prima autobiografia di Stoner, Oltre ogni limite , che uscirà a inizio settembre per Mondadori.

 

A freddo, contro il “Dottore” che fino al 2016 resterà in sella alla Yamaha per gareggiare in MotoGp, arriva il colpo ben assestato di Stoner che riaccende la vecchia rivalità fra i due, per altro mai nascosta. Nelle oltre duecento pagine in cui l’ex pilota di Honda e Ducati ripercorre la sua fulminante carriera nel mondo del motociclismo, dalle prime corse sulla pista sterrata di casa a Wongawallan, Australia, fino al circuito del Qatar, per una cinquantina di volte Stoner cita il nome di Valentino, riversandogli addosso tutto

il suo astio.

 

VALENTINO ROSSI VALENTINO ROSSI

La memoria di Stoner non perdona, specie quando ricorda un episodio del 2008, «la famosa bagarre tra me e Valentino nella tappa successiva a Laguna Seca, una gara che probabilmente sarà sempre ricordata per il sorpasso di Rossi su di me nel Cavatappi. Naturalmente non fui felice di quella manovra in particolare, ma accaddero

cose peggiori che non furono riprese dalle telecamere ».

 

Accuse che Stoner rinforza con critiche feroci. «La mia moto non era molto agile e avevo soltanto una traiettoria da seguire su quel tracciato, e lui fu così sveglio da accorgersene. Oggi l’ha capito fin troppo bene, ma quando ti trovi ad affrontare una curva su una Ducati non hai molte possibilità. Valentino sapeva che mettendosi davanti a me ogni volta che ne aveva l’occasione poteva rendermi molto difficile invertire le posizioni. Quando ero io a prendere il comando, la sua unica possibilità era contrattaccare immediatamente per impedirmi di prendere il largo.

SIMONCELLI SUL PODIOSIMONCELLI SUL PODIO

 

Fu per lo più una gara pulita: mi superò in frenata all’interno e si comportò meglio di me su gran parte del tracciato. Se si fosse limitato a quello, l’avrei presa bene, ma un paio di manovre sfuggite alle telecamere non furono affatto corrette. Valentino cercò di buttarmi fuori pista mettendo seriamente in pericolo la mia sicurezza, e ciò mi deluse molto».

 

Se oggi Stoner sul suo profilo Twitter si definisce «ex campione del mondo di MotoGp, appassionato di pesca e padre orgoglioso», la sua scarsa considerazione di Rossi sembra bruciare ancora dentro di lui. «Mi ero accorto di questo lato subdolo di Valentino già nel 2006 – scrive nella sua autobiografia quando sia in gara, sia durante le prove, aveva tentato qualche manovra di sorpasso che mi era parsa quantomeno azzardata.

 

Jorge LorenzoJorge Lorenzo

Fino a quel momento l’avevo sempre rispettato, ma quelle scelte mi resero sospettoso e mi portarono a dubitare della sua vera natura. È difficile capirlo dalla televisione, come è difficile rendersi conto di quanto andiamo veloci, ma per correre così vicini a quella velocità bisogna realmente rispettarsi e fidarsi l’uno dell’altro. Noi piloti arriviamo a capire il linguaggio del corpo dei nostri avversari e impariamo che si può sorpassare qualcuno senza creare contatto, senza spingerlo sul cordolo, ma credo che Valentino non si curasse affatto della sicurezza altrui.

 

Secondo me, era un tipo che voleva vincere a tutti i costi. Nel corso degli anni io e Valentino ci siamo misurati in parecchie battaglie epiche, ma ci sono state occasioni in cui, probabilmente per invidia o disperazione, lui ha provato diverse tattiche poco corrette. Laguna Seca fu una delle occasioni in cui era disperato.

 

Dani PedrosaDani Pedrosa

Dopo aver vinto tre gare consecutive, cavalcavo l’onda del successo ed ero arrivato in America in piena forma. Dominai la tabella dei tempi con un vantaggio di oltre mezzo secondo per tutte le sessioni di prove libere e conquistai comodamente la pole davanti a Valentino, con un passo-gara migliore di un secondo rispetto al suo. Gareggiare con una strategia che considero apertamente aggressiva era l’unico modo che Valentino aveva di vincere quel giorno, e così fece». Giudizi pesanti che Stoner esprime in molti passaggi salienti di questo libro che in Italia verrà accolto con freddezza dai fan del ‘pilota da corsa con il numero 46’.

 

«Desidero che le persone si rendano conto che io ho sempre nutrito grande stima per tutti i miei avversari, ma non per Valentino – incalza Stoner - poiché lui non ne mostrava affatto per me. Tutti avevano creato l’immagine di Valentino come genio del motociclismo. Lo ritenevano migliore di chiunque altro si fosse confrontato con lui in passato, e questo gli dava una grande sicurezza che via via cresceva trasformandosi in ulteriori successi.

 

È soltanto la mia opinione, ma sinceramente penso che se avesse passato momenti più duri, come quelli che abbiamo affrontato io, Dani, Jorge, Dovi e Simoncelli, non avrebbe goduto dello stesso successo così presto e di conseguenza non sarebbe diventato lo stesso Valentino Rossi che conosciamo ».

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