1. SENZA BUTTARE DALLA FINESTRA 100 MILIONI PER UN GARETH BALE, COME IL REAL MADRID, O I 50 PER UNO OZIL A LONDRA, IL NOSTRO TORNEO LOW-COST, CHE SEMBRAVA IN IRREVERSIBILE CREPUSCOLO, STA FORNENDO UNA SERIE IMPRESSIONANTE DI PARTITE SPETTACOLARI 2. A FIUMICINO PER GLI “EROI” DI INTER-ROMA C’ERANO I FUMOGENI E I CORI DI FESTA. L’ALLEGRIA CHE DI SOLITO SI VEDE, SE TUTTO È ANDATO PROPRIO COME IN PARADISO, SOLTANTO A FINE STAGIONE. A TORINO E NAPOLI IL BOATO FINALE. SEMBRA DI ESSERE TORNATI AGLI ANNI ’80, DOVE NON ERA SOLO LO SPETTACOLO A RENDERE AFFASCINANTE LA CORSA, MA PROPRIO L’INTERESSE DELLA GENTE, LA COMPETIZIONE, L’INCERTEZZA, LA DETERMINAZIONE FEROCE IN CUI ALL’AVVERSARIO NON SI CONCEDE NULLA

DAGOREPORT

Mentre i medici del Real Madrid fanno sapere che i 100 e rotti milioni di euro chiamati Gareth Bale torneranno dopo la sosta, nel campionato low cost, Juventus e Napoli rispondono all'impressionante marcia della Roma con due vittorie casalinghe su Milan e Livorno. Rimangono a meno due punti, in attesa che si dipani il grottesco balletto sull'orario della sfida tra le ammiraglie di Pallotta e De Laurentiis e dopo la sosta, in una gara che sembra già decisiva, Totti e Higuain si sfidino per lo scudetto.

È un effetto ottico - è ancora molto presto- ma racconta molto su un torneo che archiviato quello che sembrava un irreversibile crepuscolo, ritrova qualche campione a cifre più eque della Liga spagnola (Gomez, Tevez, Higuain) e il gusto ormai smarrito per una competizione non scontata.

A Fiumicino per gli "eroi" di Milano c'erano i fumogeni e i cori di festa. L'allegria che di solito si vede, se tutto è andato proprio come in paradiso, soltanto a fine stagione. A Torino e Napoli il boato finale. Sembra di essere tornati agli anni '80, dove non era solo lo spettacolo a rendere affascinante la corsa, ma proprio l'interesse della gente, la competizione, l'incertezza, la determinazione feroce in cui all'avversario, fino e spesso oltre il novantesimo, non si concede nulla.

Lo fa la Roma di Rudi Garcia a San Siro ringhiando su ogni pallone e ridimensionando l'Inter di Mazzarri con un Totti lunare per cui sarà il caso di ridisegnare le definizioni. Rispondono dopo l'orribile mercoledì di Coppa e in modo diverso, Conte e Benitez. Il primo soffre, ascolta la triste esibizione di rifiuto (imitata anche altrove) di parte della curva durante il minuto di silenzio per le vittime di Lampedusa, subisce dopo venti secondi il gol di Muntari e poi si riassesta anche grazie alle sue scelte, in una partita bella, emozionante e nervosa.

Mexes dà un cazzottone folle a Chiellini. Se la cava senza danni ma l'adrenalina è a livelli di guardia e in altra maniera, il francese trova il modo di farsi comunque espellere nel secondo tempo. Il meglio arriva dopo. Quando Mexes viene giustificato da Allegri: "Non è assolutamente un pugno, è un episodio come ce ne sono mille, se poi volete dire che è un cazzotto fate pure" e la schermaglia dialettica con Ilaria D'Amico rivela la difficoltà anche emotiva di un tecnico in discussione da un anno e mezzo che alla domanda su Pirlo, sbotta definitivamente: "Mi chiedete di Pirlo, mi fate sempre le stesse domande, vengono a noia, magari sarebbe il caso di cambiarle".

Una gara, quella dello Juventus Stadium, tutta giocata invece nel nome di Pirlo Andrea. Di nuovo padrone. Di nuovo sorridente contro chi lo scaricò anzitempo. Decisivo in occasione del pareggio. Piede chiave su punizione per il provvisorio 3-1 di Chiellini dopo il 2-1 di Giovinco. Finirà 3-2 e ancora Pirlo, in veste difensiva, concederà con un bel recupero l'ultimo angolo sul quale Zapata sfiorerà il 3-3 per un Milan dalla classifica tragica dalla vetta (meno 13 punti) pressoché invisibile.

Pirlo e Totti (senza dimenticare Di Natale, 179 gol in serie A per il 2-0 dell'Udinese sul Cagliari), nella curiosa di domenica dei riservisti al comando che non tradiscono mai, stracciano la carta d'identità. Goran Pandev, l'eterna seconda punta, il lusso tra le linee, silenzia le dicerie. Sembrava che da centravanti puro non funzionasse. I due gol di Genova fatali a Fabio Liverani e il repetita del San Paolo smentiscono l'assunto.

Il Livorno, che non è l'Arsenal, torna a casa con quattro gol sulla groppa. Ma per sapere se il Napoli ha ritrovato un equilibrio bisognerà attendere la controprova. La volenterosa truppa di Davide Nicola in cui Emeghara sfiora un gol da leggenda, può essere il lenitivo ma non la cura di un atteggiamento difensivo a volte troppo allegro.

Se si eccettua il vivace 0-0 tra Lazio e Fiorentina (la viola non faceva un risultato identico da 39 partite), allegra di gol è stata anche la giornata, aperta dal colpo dell'Atalanta di Colantuono (sigillo di Maxi Moralez) su uno sfortunato Chievo al Bentegodi e proseguita con la Roma padrona, in trionfale gita milanese. Settimo turno reso poi divertente da un paio di partite piene di gol, capovolgimenti e sorprese.

Vince il Parma sul Sassuolo con un Cassano in forma super. Duellano e impattano per 2-2 all'ultimo soffio Sampdoria e Torino a Ferraris in una gara pesantemente condizionata dalle decisioni arbitrali e affonda infine Pioli con tutto il Bologna nella disfatta interna (1-4) con il Verona di Toni e Iturbe. Uno oltre i 36 anni, dato per finito con eccessivo anticipo. L'altro, paraguaiano naturalizzato argentino, vent'anni appena compiuti di talento puro. Mandorlini non sarà simpatico. Ma la sua squadra, sulle macerie del contestatissimo Bologna (Pioli rischia), balla un bellissimo calcio.

 

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