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VECCHIA SIGNORA A BERLINO - SCONCERTI: "JUVE MEGLIO DEL REAL: NON HA FUORICLASSE MA E' UNA SQUADRA - MURA: "CHI AVREBBE SCOMMESSO SULLA JUVE IN FINALE? E COL BARCELLONA PUÒ SUCCEDERE DI TUTTO”

1. E CON IL BARCELLONA TUTTO PUÒ SUCCEDERE

real madrid  juventusreal madrid juventus

Gianni Mura per “la Repubblica”

 

JUVE a Berlino. Juve qb. Quanto basta, que bonita. Nell’arco delle due partite ha giocato meglio del Real. Anche ieri. Anche se è andata sotto nel punteggio su un rigore ingenuo (Chiellini) ma innegabile. S’è visto nel secondo tempo di che pasta era fatta, dopo il pareggio di Morata. Marchisio e poi Pogba hanno fallito il 2-1 da facile posizione. Pur sbagliando molto in disimpegno, pur lasciando al Real lo sterile primato nel numero dei tiri in porta, la Juve ha avuto spunti di grande calcio. Non tutti, non tutti insieme, ecco perché ho usato la formula qb. Quel che serviva per passare il turno era forza (anche di testa) e pazienza.

 

Faceva molto caldo, a Madrid, un caldo appiccicoso. L’immagine di Alfredo Di Stefano, in curva, doveva caricare i bianchi, che in effetti sono partiti a tavoletta, ma la parata più difficile per Buffon è su un sinistro di Bale, da lontano. C’era anche la Juve, Vidal aveva obbligato Casillas a distendersi in tuffo. Una Juve più portata a contenere che ad attaccare, questo prevedeva il copione.

real madrid  juventus real madrid juventus

 

Ma senza concedere granché, qualche guizzo a Benzema, molti cross a Marcelo.

Bale meno peggio che a Torino, ma sempre insufficiente, Rodriguez sparito dopo il rigore, Kroos troppo scolastico in regia. Il Real poteva e doveva fare di più, per arrivare in finale. Non ha molto su cui recriminare, ha semplicemente confermato di essere in un brutto periodo, perché nessuno sa dargli i tempi giusti come faceva Modric.

 

La Juve fa l’impresa senza un grandissimo apporto dei due più famosi: appannato Pirlo (uscito comunque tra gli applausi dei madridisti), vagante con poco costrutto Tevez. Il centrocampo della Juve, pur con poco Pirlo, prima argina e poi sovrasta quello del Real. Merito di Marchisio, sempre lucido, che corre per due, di Vidal guerriero e generosissimo, di un Pogba cresciuto col passare dei minuti, fino a giganteggiare. Dei due al rientro, più decisivo lui di Benzema. Di sfuggita, da campioni come Cristiano Ronaldo si pretenderebbe una partecipazione più sudata e sentita. Un gol come all’andata, e che altro? Le partite non sempre si vincono col cartellino del prezzo al collo, o con i bilanci più grassi. Un gol, come all’andata, anche Morata, il madridista in prestito. Bella storia pure questa. Sul suo tiro non sembra del tutto innocente Casillas.

real madrid  juventus  real madrid juventus

 

Sono dettagli minimi. Giocare al Bernabeu non è mai facile e il Real era davvero in corsa per l’ultimo treno. Su cui sale la Juve, con pieno merito. In Italia domina, in Europa ha sofferto, ma sta crescendo. Chi avrebbe scommesso su questa squadra in finale? E allora sotto col Barcellona, in una gara unica può succedere di tutto.

 

 

2. È UNA SQUADRA SENZA LEGGENDE MA È UNA SQUADRA

Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”

 

Non è un miracolo, la Juve gioca meglio del Real. Non molto, ma è sempre dentro la partita. Ronaldo non sa più conciliare la velocità con l’effetto, Bale è un equilibrista, bisogna che il calcio lavori per lui, difficile il viceversa. Questo è il punto: la Juve è una squadra, il Real no.

 

La Juve sa maneggiare un risultato anche dentro una brutta partita, il Real no. Se a Madrid sono arrabbiati con Ancelotti, hanno ragione. Il Real è una squadra spezzata in tre parti dove non c’è una sola idea di gioco normale. Infinitamente meglio la Juve, umile, magra, decisa a inseguire anche quando sembrava difficile, una squadra diventata lentamente da vertice europeo perché intelligente, moderna, senza fuoriclasse ma anche senza il peso di aggettivi che comporta averne.

 

il rigore di ronaldoil rigore di ronaldo

La Juve sul tetto d’Europa è un’anomalia non prevista da noi giornalisti esperti che, essendo esperti, tendiamo a dimostrare sempre il facile: che il campionato inglese è il più forte, che quello tedesco è il più organizzato, che quello spagnolo è il più spettacolare. Il campionato italiano non c’è, ci sono critici che, per andare all’estero, nemmeno lo vedono mai. La vittoria della Juve a Madrid significa questo, una piccola svolta enciclopedia, un nuovo alfabeto della qualità.

 

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Come dire che non solo la Juve è meglio del Real, ma anche che il Chievo non è peggio dello Schalke, e l’Empoli è forse alla pari con il Psv. Che possiamo finalmente interrompere questa lunga processione di battenti che abbiamo cominciato anni fa scambiando la crisi economica con la fine di un mondo. Finiti i soldi, è invece tornata fuori l’intelligenza.

 

Adoro questa Juve scarna, senza leggenda, senza Platini e Zidane, che rifà a propria immagine il calcio europeo. Il calcio è questa capacità moderata di lavoro, di suggestione del particolare, molto più che prendere James Rodriguez e tenerlo poi per una stagione fuori ruolo. La Juve ha una realtà tecnica esatta, è stata costruita per assecondare le idee di chi la guidava. Il Real è una squadra sbagliata. La Juve è un calcio diventato ormai quasi eterno, l’uomo contro il dinosauro, dove il dinosauro alla fine diventa perfino un pranzo. E a questo punto, con calma, ma si può perfino dire che non è finita. 

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