vettel 3

VETTEL KAPUTT. COME MAI NON BRILLA PIÙ? - TERRUZZI: TROPPI GLI ERRORI SOTTO PRESSIONE – TRA LE RAGIONI DELL’INVOLUZIONE, LA CRESCITA DI LECLERC, LA SOLITUDINE (NON HA MANAGER, NON HA AMICI FIDATI, NESSUNO CHE LO CONSIGLI) E… - E DOPO IL PASTICCIO DI SILVERSTONE E’ APPARSO SVAGATO IN CONFERENZA. ERA DISTRATTO DAI TELEVISORI CHE TRASMETTEVANO LA FINALE DI WIMBLEDON

Giorgio Terruzzi per il “Corriere della sera”

 

vettel verstappen

Quattro titoli mondiali, 56 pole position, 52 vittorie. È il peso del curriculum ad amplificare lo sconcerto. Sebastian Vettel non brilla più. Al contrario, ostenta da troppo tempo i suoi lati deboli, appare irrimediabilmente lontano da quella grazia che lo trasportò, giovanissimo, verso il vertice assoluto della Formula 1. È preoccupato. È preoccupante.

 

Anche per chi gli vuol bene, dentro la Ferrari, dove dovrebbe restare sino alla fine della prossima stagione con responsabilità adeguate allo stipendio, alle aspettative, a una stoffa troppo spesso infeltrita. Al punto da indurre all' uso del condizionale in luogo del futuro prossimo, se non remoto.

 

vettel verstappen

Occhi bassi, schiena curva, gesti da pista impacciati per un pilota dominato da una sorta di vizio assurdo che lo porta a commettere falli di reazione nel momento dell' ingaggio, del duello. La ragione di questa involuzione è oscura. Certo, la crescita di Leclerc (21 anni contro 32) metterebbe in crisi parecchi compagni di squadra. Ma la tempra del ragazzino Ferrari non basta a spiegare una perdita di controllo ormai cronica quando la tensione sale. Qualcosa che la ruotata rifilata a Lewis Hamilton in regime di safety car a Baku nel 2017, mostrò in modo plateale, offrendo un' immagine che ora pare l' imbarazzante manifesto di un disagio semi-permanente.

vettel hamilton 1

 

Un tic incontrollabile e fastidioso. Seb sbaglia e paga. A Silverstone come in Bahrain quest' anno, come a Montreal dove - al netto della discussione sulla penalità - commise comunque un errore sotto pressione.

 

Per non parlare del 2018: fuori ad Hockenheim mentre Hamilton rimontava; fuori a Monza mentre con Hamilton colluttava; fuori ad Austin, mentre con Ricciardo combatteva. Una sfilza di pasticci che nulla ha a che fare con la padronanza di un campione mondiale. Da allora, da quella sequenza così serrata e deprimente, la sua reputazione ha subito il peso del dubbio e della sfiducia anche da parte di chi continua a tifare per lui, incrociando le dita giro dopo giro.

vettel

 

Abbastanza per tornare indietro con la memoria incappando in guai simili, più antichi e simili a indizi precoci, compresa qualche scazzottata gratuita con Mark Webber, compagno in Red Bull in un' epoca fortunata. Ecco, forse il tema centrale sta tutto qui: nella relativa facilità con la quale Seb ha ottenuto moltissimo.

 

Una infanzia serena, al contrario di Hamilton; compagni di squadra non troppo complicati, al contrario di Senna, Mansell, Piquet, Prost, Alonso e di nuovo Hamilton; una macchina, la Red Bull, decisamente superiore, al contrario della Ferrari guidata da Alonso, il cui bilancio, nel quadriennio vincente di Vettel, per molti addetti ai lavori, grida vendetta ancora adesso.

 

 

vettel 3

Forse la sua vita, al pari della carriera, ha viaggiato su asfalti levigati, risparmiandogli qualche durezza, qualche sofferenza utile a irrobustire nervi e anima. Fatto sta che Seb sembra non tollerare ingerenze nel suo incedere. Che è magnifico se indisturbato tecnicamente ed agonisticamente; che si inceppa quando qualcosa o qualcuno si permette una intromissione.

 

Il problema è psicologico, sta in un anfratto intimo che solo Sebastian conosce e sul quale è difficile intervenire.

 

Vettel è un uomo solo. Non ha manager, non ha amici fidati, nessuno che lo consigli. I suoi riferimenti sono Hanna, la moglie, lontana dalle corse, e Norbert, suo padre, portatore di una visione comunque parziale. La famiglia come rifugio. Un rifugio caldo ma isolato. C' è la squadra, certo. Dove è amato e rispettato. Ma anche dentro la Ferrari il tema-Vettel sta diventando problematico. Il progetto sembrava perfetto: due stagioni con Leclerc da far crescere e Vettel nel ruolo di leader, per poi puntare sul giovane monegasco trasformato in caposquadra da tutelare affiancandogli nel 2021 un compagno forte, esperto ma non troppo fastidioso. Il fatto è che Charles, da pilota del futuro, è già diventato il campione del presente mentre risulta arduo ipotizzare che Seb regga un altro anno e mezzo in queste condizioni agonistiche e mentali.

vettel

 

Mattia Binotto l' ha protetto, l' ha rassicurato, ha provato a scuoterlo domenica sera a Silverstone, ma anche i suoi poteri sono limitati di fronte a un ragazzo che deve trovare dentro se stesso gli ingredienti di una reazione. Tra chi si domanda e gli domanda se smetterà, se andrà altrove, lasciando a Maranello un vuoto forse inevitabile, comunque difficile da colmare in tempi stretti. Di certo Sebastian è nei guai. E a sguazzare ne guai, come vediamo, non è abituato, non controlla piede e cuore; non ha ancora imparato come scovare una linea, un equilibro, una pace.

 

VETTEL

DA www.liberoquotidiano.it

 

vettel

 

Il Gp di Gran Bretagna ha affossato la stagione di Sebastian Vettel, ma forse sancito pure il sorpasso tra prime guide con Charles Leclerc e il tramonto dello stellone tedesco. Seb è arrivato sedicesimo, penalizzato di 10 secondi per aver tamponato Max Verstappen. Un altro disastro in pista, insomma, per il 4 volte campione del Mondo mai così lontano, e per tanto tempo, da podio e vittoria. Un gap di competitività allarmante con Lewis Hamilton e le Mercedes, ma soprattutto un deficit di attenzione, come riporta anche Repubblica

 

 

 

vettel

Alla vigilia della gara di Silverstone, il team manager della Rossa Mattia Binottoaveva difeso a spada tratta Vettel: "Non è demotivato, anzi". Ma l'impressione durante e dopo il Gp è l'esatto opposto. Si parla di "umile, quasi incerta" stretta di mano ai box a Verstappen, per scusarsi. "Ho commesso un errore. Volevo passarlo, mi ha chiuso: ho provato a cambiare direzione ma sono arrivato troppo veloce", ha confessato in conferenza stampa poi, "distratto dai televisori che trasmettono la finale di Wimbledon", riporta Repubblica. Non certo l'atteggiamento di chi è disposto a lottare con le unghie e con i denti per confermarsi il primo pilota Ferrari. Anzi, lottare per restare a Maranello anche l'anno prossimo.

vettelmonza incidente vettel hamilton 2vettelhamilton vettelmonza incidente vettel hamilton 1vettel stewartvettelalonso vettel hamilton

 

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?