
VITA AGIATA E SESSO MATTO DI FLORINE STETTHEIMER, PITTRICE, FEMMINISTA E SALOTTIERA AMERICANA CHE REALIZZO’ IL PRIMO AUTORITRATTO DI NUDO DI UN’ARTISTA DONNA - LE FESTE SOFISTICATE ORGANIZZATE CON LA SORELLA ETTIE (LE DUE ERANO CONOSCIUTE COME LE “STETTIES”), L’AMICIZIA CON DUCHAMP E MAN RAY, I QUADRI MAI VENDUTI E IL PROPRIO CLITORIDE PIAZZATO NELL’OPERA “NATATORIUM UNDINE” - IL SALOTTO FLUIDO CON GAY, LESBICHE E BISEX, IL “NO” AL MATRIMONIO, GLI STUDI IN GERMANIA, L’ARTE CIVETTUOLA, LA SVOLTA NEO-IMPRESSIONISTA E QUEI DIARI IN CUI…
Barbara Costa per Dagospia
Piuttosto che donna, meglio essere femmina. Stabilire da subito come viverci e cosa farci, con quel taglio che la natura ti ha messo, lì in mezzo. Lo apri a chi vale, ma poi niente promesse a chi ci fai entrare, tra le gambe, e non vuoi, tra i piedi. Questo aveva per sé deciso la pittrice (e poetessa e designer) Florine Stettheimer, e più di un secolo fa. Non c’è uomo (o donna) che valga la scena. Se il tuo palcoscenico sono immagini dentro immagini. Nei tuoi quadri.
E non c’è rivoluzione più potente di quella che ti fai e ti vivi. A patto che tu sappia il fatto tuo. E Florine Stettheimer lo sapeva, e senza cercare né ostentare sovversioni, da femmina, ha detto NO a tutto quello che la società, da una donna, si aspetta: no a un marito, no a gravidanze e figli, no a una quotidianità che incastra e imbruttisce.
No a remissività o passività di sorta. Per Florine era chiarissimo: tali legami sono nodi, e “tentativi di spegnere la luce accesa in te dalla nascita”. Ti fermano la vita. Questo non vuole dire non amare, né negarsi nulla, in piaceri. Ma per ciò che disegni tu e non secondo il quadro dipinto da altri per te.
Anche se… nessuno sa niente degli amori di questa newyorkese di poche parole e che per la vita ha tenuto diari da sua sorella Ettie mondati quando Florine muore a 72 anni. Che c’era scritto, di "compromettente", in quelle pagine? Passioni consumate con nomi famosi? Chi lo sa. Florine non frequentava anonimi. Il suo circolo-salotto includeva Marcel Duchamp, Leo e Gertrude Stein, Carl Van Vechten. Gay, lesbiche, bisex.
Quello che Florine era, e sentiva, e viveva, in concreto, mai in fantasia, lo ha riservato nei suoi quadri. Il suo universo femminile, mamma e sorelle, libere da relazioni stabili, come lei: la madre, che (mi sa) ha cacciato via un marito deludente, e una madre di suo danarosa che da sola cresce 5 figli nell’arte, nei viaggi, e nel privilegio. Ma madre – e ultime 3 figlie – che rompono i rapporti con chi questo gineceo tradisce per formarsi una famiglia sua.
Quello di madre e sorelle "Stetties" è un salotto di femmine sicure, autonome dagli altri e ognuna bastante a sé. È qui che sta Florine. Femmina d’élite che ha studiato nelle migliori scuole in Europa. E tuttavia annoiata da un’Europa che già nei 20s del ′900 non può competere con quei “semi di erbacce” metropolitane che spuntano a New York.
“Erbacce divertenti” di cui Florine vuole occuparsi, “costretta con gioia a dipingerle”. In una città, la New York, di un secolo fa, che ti nutre il cervello, e non ti importuna se, femmina, ti vesti in pantaloni. E décolleté rosse. Alte. Capelli corti e rossetti sangue. Da cui fumi e butti fuori quel che sei per istinto e volontà.
Pantaloni bianchi e tacchi rossi nei quadri in cui Florine si auto intrufola, tranne uno in cui di rosso ha i peli. Pubici. Al centro del suo "Autoritratto". Peli e seni e sesso femmina che hanno corroso occhi e inchiostri ma la provocazione qui sta altrove. Non nel nudo in sé. E non tanto nell’orgoglio di Florine di darsi a chi le va, e da femmina libera, e non da prostituta.
florine stettheimer ritratto di mia sorella ettie
Sta nei suoi 45 anni. L’età in cui vuole farsi nuda guardare. Un’età in cui se oggi sei vista quasi âgée, un secolo fa (e se ci arrivavi) eri frollata. Nella psiche, e più nel tuo corpo. A 45 anni, la femmina Florine si denuda tornita e seducente, all’opposto della di un secolo fa donna che, a 45 anni, se sopravvissuta a predestinati parti e morbi, era un rudere.
Florine Stettheimer non ha mai venduto un quadro. E non che non ne avesse richiesta. La sua libertà sposava il suo status di nascita (non dover lavorare per vivere) con il netto rifiuto a un mercato di leggi maschili. Sulle sue "Cattedrali", e oltre, si vede come era la sua New York, in capacità, e storture. Di etnia, razzismo, guasto. E di jazz, e di mode.
Con femmine che agiscono su maschi che sulla tavola sono commessi, servitori, o oggetti. Rauschenberg e Warhol lo coglieranno all’istante. Che la "Stettie", in "Music", fa Nijinsky sia uomo che donna. Che la "Stettie" fa Duchamp nel suo alter ego trav, Rrose Selavy. E che la "Stettie", nei suoi quadri, vi impone il proprio clitoride. Dove lo vedi, al centro di "Natatorium Undine", testa dorata in conchiglia/vulva, e dove no. E dove chi non è etero è pari a chi lo è. Ognuno abbraccia e ama chi sente. Nonostante ai tempi fosse illegale, e, se scoperto, te ne andavi filato in carcere.
casa stettheimer
casa stettheimer 2
florine stettheimer di barbara bloemink
accendo la mia luce e divento me stessa di eloisa morra
florine stettheimer ritratto di carl van vechten
florine stettheimer 1 (2)
casa stettheimer 1
casa stettheimer (2)
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