valentino rossi

UNA VITTORIA CHE VALE - A MONTMELO’ TRIONFO DI ROSSI CHE RIAPRE I GIOCHI PER IL TITOLO - DOPO LA DELUSIONE DEL 2015, VALENTINO SEMBRA ANCORA PIU’ FORTE: LE GOMME MICHELIN E IL SUPERTEAM POSSONO FARE LA DIFFERENZA NELLA RIN-CORSA AL SUO DECIMO MONDIALE

VALENTINO ROSSI 1VALENTINO ROSSI 1

1. SE ARRABBIATO VALE DIVENTA UN PROBLEMA PER TUTTI

Giorgio Terruzzi per il “Corriere della Sera”

 

Quando una tensione particolarmente elevata, si abbina ad un principio di frustrazione, con l' aggiunta di una dose anomala di rabbia e la consapevolezza di aver commesso un errore, Valentino diventa un problema per tutti. Diventa «una bega», come dice lui.
Nessun prigioniero. Le narici dilatate mentre parla, un sistema intimo e misterioso per fare il pieno della sua benzina speciale.
 

Non sempre infallibile, intendiamoci, basti pensare al finale della scorsa stagione, quando andò in overdose. Ma quasi. Soprattutto e persino, grazie a quel finale. Sono stati questi, crediamo, gli ingredienti utili alla sua corsa perfetta. La tensione: fonda e articolata perché un lutto da pista lascia segni dolorosi.

 

Coperti dalla tuta, mascherati sotto la visiera scura, ma persistenti. Spine conficcate nell' anima. In aggiunta, una atmosfera adatta a rimestare e rimettere in vorticoso circolo le scorie del Mondiale 2015: spagnoli in Spagna, Marquez a Barcellona.

rossirossi

 

Il tutto, dopo aver marcato visita a casa propria, al Mugello, una fumata bianca da resa precoce; la frustrazione, appunto, di uscire di scena senza combattere come gli piace. Rabbia, oh sì: in affanno durante le prove, furibondo dopo la doppia correzione della pista, decisa a suo dire, anche per tutelare la Honda, sotto la regia del solito, diabolico Marc.

 

Ma la polemica di Valentino, alla vigilia della gara, trascurava un atto mancato. La decisione di non partecipare al meeting della commissione delegata a prendere le decisioni che contano in tema di sicurezza. Uno sbaglio - doppiato da Lorenzo - non gestito, incredibilmente, dal vertice Yamaha, ancora una volta latitante, il cui prezzo avrebbe potuto complicare ulteriormente un momento delicato. Molti punti da recuperare, quei due già in fuga. In aggiunta, gli avevano toccato una delle sue piste preferite, modificando la curva 9.
 

stretta di mano valentino marquezstretta di mano valentino marquez

Dunque: furioso e carico quanto serve. Valentino Rossi, alla massima intensità. Abbastanza per guadagnare, insieme al podio alto, un senso di pace. E per concedere un inatteso, bellissimo segno di pace. Beninteso, nei panni del vincitore.

 

 

2. L’INCREDIBILE CANDIDATURA AL DECIMO TITOLO MONDIALE TRA GOMME E UN SUPERTEAM

M.Cal. per “la Repubblica”

 

«Ero così triste, dopo il Mugello. Quel giorno avevo apparecchiato tutto per fare una grande gara: invece all’improvviso mi si è rotto il motore. Mi è parso un segno del destino». Ma Valentino lo ha sempre saputo, di essere il più veloce. «Così ho cercato di resistere, di non mollare dentro. E mi sono detto: quello che non ti è riuscito in Italia, ti riuscirà a casa loro. Devi solo crederci».

rossi e6b0389rossi e6b0389

 

Al Montmelò ha vinto per la decima volta nella sua carriera. Dieci, finalmente: numero che per Rossi sembrava stregato. Nove titoli. «E lo sapete, come è andata l’anno scorso». Nove successi al Mugello, Jerez, Assen (e fino a ieri, Barcellona). «Sono andato in doppia cifra, era ora: come Bierhoff, l’attaccante del Milan, ve lo ricordate? Diciamo che ho fatto come nei videogame: ho superato il decimo livello ». Ride. «Adesso passiamo al livello superiore».

 

Il mondiale, appunto. Valentino ha riaperto i giochi, nel giorno più difficile. A 37 anni giura di sentirsi molto più competitivo della stagione passata, quando sfiorò una meritatissima stella. Ci sono almeno 5 buone ragioni per credergli.

 

Quali? Una: «Durante l’inverno ho lavorato molto duro in palestra e al Ranch, non credo di essermi mai allenato tanto», racconta.

VALENTINO ROSSIVALENTINO ROSSI

 

Due: Silvano Galbusera, il capomeccanico che 2 anni fa ha sostituito l’australiano Jeremy Burgess, adesso ha imparato a memoria tutti i tracciati.

 

Tre: in inverno il Dottore ha convinto Luca Cadalora a seguirlo nell’avventura, l’ex campione del mondo per lui è come Becker con Djokovic. Lo segue sulle piste e gli consiglia traiettorie, strategie. Funziona. Quattro: «Mi trovo benissimo con le nuove Michelin, in particolare quelle dure: ci sono cresciuto, con quelle gomme». Cinque: quest’anno la Yamaha ha probabilmente aumentato il vantaggio in termini tecnici sulla Honda. Scommettendo tutto sul pesarese, anche perché Lorenzo a novembre passerà alla Ducati.

VALENTINO ROSSIVALENTINO ROSSI

 

Ieri il team ha dato una esemplare dimostrazione di efficacia. Perché tra la notte precedente e l’alba, quei gran geni dei suoi amici hanno letteralmente trasformato la M1. Silvano Galbusera, capomeccanico, e Matteo Flamigni, telemetrista. «Eravamo in difficoltà nelle parti del tracciato modificate dopo la morte di Luis: nella curva 10 e nella 12, la moto era decisamente più lenta della Honda», raccontano.

 

E allora hanno lavorato sul setting, appesantendo la parte davanti in modo da rendere la Yamaha più manovrabile. Una scelta che era stata suggerita anche all’officina di Lorenzo: ma il maiorchino ha fatto di testa sua, e l’ha pagata cara. «L’unica incognita, considerati gli oltre 50 gradi in pista, era la durata delle gomme dure a partire da metà gara». Però “quei due” sono dei geni, appunto. È andato tutto alla grande.

ROSSI MARQUEZ PEDROSAROSSI MARQUEZ PEDROSA

 

Marc Marquez lo ammette con una smorfia: «Da 4 anni che sono in MotoGp, non ho mai visto Valentino così. È più forte, più costante e più sicuro della scorsa stagione». Un concetto ribadito da Dani Pedrosa, che corre con il Dottore da tanto tempo: «È concentrato e aggressivo. Incredibile ». Con il successo 114 della carriera (l’ottantaduesimo nella classe regina), Rossi si avvina al record di Giacomo Agostini: che di gran premi sostiene di averne vinti 123, anche se l’annuario ufficiale dice 122. Ne mancano solo 8.

 

E Valentino, che a marzo ha rinnovato un biennale con la Yamaha, correrà – almeno – fino al 2018. «Per favore, non tirate fuori la storia del primato di Agostini », ridacchia il pesarese. Che è terribilmente superstizioso, e infatti risponde facendo gli scongiuri: «Quel record non sarà mai superato, è impossibile. Avete capito bene? I-m-p-o-s-s-i-b-i-le!», scandisce, chiudendo con una grande risata. ( m. cal.)

GALBUSERA ROSSIGALBUSERA ROSSIVALENTINO ROSSIVALENTINO ROSSIROSSI CADALORA TEAMROSSI CADALORA TEAMrossi batte marquezrossi batte marquez

 

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…