walter zenga

UN ALTRO GIRO DI WALTER – “L’USCITA A VUOTO CONTRO L’ARGENTINA A ITALIA ’90? IL FALSO STORICO È CHE NOI ABBIAMO PERSO IL MONDIALE PER QUELL’EPISODIO. MANCAVANO PIÙ DI 20 MINUTI AL 90’ E POI CI SONO STATI I SUPPLEMENTARI E I RIGORI” – WALTER ZENGA SI RACCONTA ALLA “GAZZETTA DELLO SPORT” E TORNA A PARLARE DEL GOL DI CANIGGIA: “PERCHÉ SONO USCITO? NON LO SO, SONO ATTIMI HO FATTO LA SCELTA PIÙ SCOMODA, IN UN CENTESIMO DI SECONDO, E L'HO PAGATA – L’INTER, L’HEYSEL ITALIANO IN SAMB-MATERA DEL 1981, NEDO SONETTI CHE SENTIVA "ODORE DI DONNA", I SOPRANNOMI “DELTAPLANO” E “UOMO RAGNO”, LA VITA DA ALLENATORE-GIRAMONDO: “MI PIACEREBBE RITORNARE A CASA. MA L’UNICO POSTO IN CUI NON RIESCO A TORNARE E’ L’INTER” - VIDEO

 

Sebastiano Vernazza per gazzetta.it – Estratti

 

walter zenga

Una vita da portiere e da allenatore, anzi da romanzo. Un’intervista con Walter Zenga è un viaggio in mezzo secolo di calcio, dagli anni Sessanta a oggi. Non si può raccontare tutto, ma si può ricordare abbastanza. 

 

Zenga, cominciamo dagli inizi, da viale Ungheria, la periferia di Milano in cui lei è stato bambino. Com’era l’Italia vista da lì? 

“In viale Ungheria ritorno spesso. Ci abita mio fratello Alberto e per riconoscenza ho concesso l’uso del mio nome alla Macallesi, la mia prima squadra. Per me non era la periferia, ma il centro del mondo, con viale Forlanini e l’Ortomercato come confini. Il mio regno era il cortile del civico 21 barra 4. La geografia dei cortili era importante, non è che uno potesse entrare in uno spazio non suo. Cose da ragazzini. Ci si trovava tutti all’oratorio”.

 

Perché da bambino scelse l’Inter? 

“Mio padre era juventino, ma mi portava a vedere l’Inter, non so perché, e sono diventato interista per ripicca nei suoi confronti. La mia prima volta a San Siro è stata per un Inter-Brescia e io, più che dall’Inter, venni rapito dall’enorme V sulla maglia nera del portiere bresciano, Luigi Brotto (scomparso nel 2024, ndr). Mio papà era stato il portiere della Pro Lissone, poi si ruppe un ginocchio e chiuse la carriera. Nella mia prima partita da allenatore del Brera, nel 2000, affrontai la Pro Lissone: una di quelle coincidenze che ti fanno pensare a un segno”. 

 

Il suo primo idolo da tifoso interista? 

zenga vialli

“Silvano Martina, l’ex portiere. Ha giocato nell’Inter un’unica partita di Serie A, contro il Palermo nel 1973, e io c’ero. Era il terzo portiere, dopo Lido Vieri e Bordon. Qualche giorno dopo venne al campo della Richard Ginori, dove ci allenavamo noi delle giovanili, e mi esaltai”. 

 

 

(...) la Sambenedettese

“Lì ho avuto Nedo Sonetti, l’allenatore che mi ha svezzato, e perché ho vissuto l’Heysel italiano. Nessuno lo ricorda, lo faccio io qui. È il 7 giugno 1981, Samb-Matera, la partita della nostra promozione in Serie B, allo stadio Fratelli Ballarin di San Benedetto del Tronto. C’è una foto in cui sono girato verso la nostra curva, che sta prendendo fuoco. Nel rogo (l’incendio divampò dalle strisce di carta tagliate per festeggiare, ndr) muoiono due ragazze e ci sono tanti ustionati gravi, ma noi non lo sappiamo e giochiamo lo stesso, tra le sirene dell’ambulanze e il lavoro dei pompieri. Pazzesco, però le comunicazioni sono lente, le notizie imprecise. Almeno non festeggiamo, perché qualcosa si viene a sapere”. 

 

beppe bergomi walter zenga

Sonetti? 

“Settembre 1981, prima giornata di Serie B, Samb-Lazio. Il giovedì, come sempre, la mia fidanzata viene da Milano e come sempre starà da me fino alla domenica. Il giovedì Sonetti mi fa: 'Walter, la tua ragazza oggi non arriva, vero? Abbiamo una partita troppo importante'. Io: 'Ma no, mister, si figuri'. Lei era già sul treno. Sonetti però fiuta qualcosa e la sera si presenta in ispezione nella palazzina in cui abito, dietro la tribuna dello stadio. Io nascondo lei sul terrazzino di un ufficio, assieme alla sua valigia'. 

 

Sembra la scena di una commedia sexy all’italiana, con Edwige Fenech e Renzo Montagnani. 

“Sonetti, un toscanaccio, entra in casa e mi fa: 'Dai retta a me, Walter. Ci sono due cose su cui non mi freghi, il calcio e le donne e qui c’è odore di donna'. Ne abbiamo riso per anni. Sonetti è stato un grande allenatore, alla Samb facevamo cose che oggi vengono spacciate per nuove, tipo buttar fuori la palla avanti in attacco, per pressare gli avversari sulla rimessa. Sonetti è stato un futurista: mi stupisce che non abbia mai allenato un grande club”. 

 

Poi il ritorno all’Inter, la casa madre. Dodici stagioni, tra il 1982 e il 1994. Il momento più bello?

marina perzy walter zenga

“L’ultima partita, il ritorno della finale di Coppa Uefa contro il Salisburgo. So che andrò via, anche se la dirigenza non mi ha comunicato nulla. Lo so perché Roberto Mancini mi ha detto che Pagliuca lascerà la Samp per passare all’Inter. E so che il nuovo allenatore, Ottavio Bianchi, non mi vuole. San Siro è strapieno, io paro tutto, vinciamo la partita e il trofeo. È l’ultima delle mie 473 presenze nell’Inter. Al giornalista di Canale 5 che mi chiede se è così, se è vero che me andrò, rispondo a caldo con un 'chissenefrega'. Con la Coppa Uefa saldo i miei conti, è l’addio perfetto”. 

 

La parata più bella nell’Inter? 

“Contro il Torino a San Siro, nel settembre del 1983, l’anno di Gigi Radice allenatore nerazzurro. Volo a deviare un tiro di Domenico Caso, con il pallone diretto al sette. E poi gli interventi contro il Salisburgo, lì c’è tutto il mio repertorio”.

 

L’allenatore dell’Inter con il quale ha legato di più?

vialli zenga

“Dovrei dire Giovanni Trapattoni, cinque anni fantastici, con lo scudetto dei record, ma scelgo Osvaldo Bagnoli. Stagione 1992-93, mi fanno fuori dalla Nazionale e l’Inter non gioca le coppe europee. Traduzione: devo allenarmi tutte le settimane ad Appiano, non ci sono più abituato e sono nervoso. Un giorno ho uno scazzo con Bagnoli e lascio il campo. Faccio la doccia e capisco che devo andare dal mister a scusarmi.

 

Busso alla porta del suo stanzino e dall’altra parte sento Bagnoli che dice: 'Dai Walter, entra'. Apro e gli domando: 'Scusi, mister, ma come faceva a sapere che ero io?'. Riposta: 'Walter, tu sei una brava persona e sapevo che saresti venuto a chiedermi scusa. Vai a casa, non ci sono problemi, finisce tutto qui'. Questo episodio mi è rimasto nel cuore e mi ha insegnato tanto”. 

 

Il compagno più forte nei suoi 12 anni di Inter?

walter zenga sinisa mihajlovic

“Impossibile rispondere, ne ho avuti troppi. Lo Zio Bergomi e Riccardo Ferri restano i miei super amici, poi tutti i ragazzi dello scudetto dei record: Serena, Alessandro Banchi, Matteoli. In Nazionale ho condiviso tutto con Luca Vialli e porto con me Sinisa Mihajlovic”. 

 

L’avversario più ostico? 

“Io e i portieri della mia generazione abbiamo giocato contro Maradona, Platini, Zico, Van Basten, Careca, Vialli. Rummenigge per fortuna era all’Inter. Prendere gol da fuoriclasse del genere era accettabile. A me infastidiva il tiro della domenica, la classica botta di fortuna, a volte di un esordiente”. 

All’Inter, ha avuto due presidenti, Ivanoe Fraizzoli e Ernesto Pellegrini. 

“Resto fedele alla mia linea: i presidenti si ascoltano e non si commentano. Non in pubblico. In privato forse sì”. 

 

I suoi due soprannomi. 

walter zenga

“Il primo, Deltaplano, lo inventò Gianni Brera e ne sono orgoglioso. Con i giornalisti c’erano rapporti diretti, li trovavamo fuori dagli spogliatoi, si litigava faccia a faccia. Non come oggi, tra gabbie e recinti. Se volevo chiarire qualcosa con Brera, mi bastava andare nell’osteria che frequentava in zona Sempione, quasi sempre lo incontravo lì a mangiare”.

 

Il secondo soprannome? 

“L’Uomo Ragno: in pratica me lo sono dato da solo. È il 1992, l’anno del boom della canzone degli 883. Sacchi mi taglia dalla Nazionale. Ad Appiano un cronista mi chiede: 'Walter, che cosa pensi di questa esclusione?'. Tiro su la zip della tuta nera e rispondo canticchiando: 'Hanno ucciso l’Uomo Ragno, chi sia stato non si sa, forse Sacchi, Matarrese, Carmignani chi lo sa (Matarrese era il presidente della Figc; Carmignani, ex portiere, il vice del ct Sacchi, ndr)'. Il giorno dopo esce un paginone su questa cosa e divento l’Uomo Ragno. Ho una richiesta per Max Pezzali (il leader degli 883, ora solista, ndr): Max, una volta invitami sul palco a cantare 'Hanno ucciso l’Uomo Ragno' con te, sei pure interista!”.

 

ERRORE DI ZENGA ITALIA 90

Capitolo Nazionale. In azzurro, Zenga due volte semifinalista, all’Europeo del 1988 e al Mondiale 1990. Tasto dolente, l’uscita sbagliata che a Napoli, nel 1990, costò l’1-1 contro l’Argentina. 

“Il falso storico è che noi abbiamo perso il Mondiale per quell’episodio. Lo dico ai leoni di tastiera che mi ammorbano con questa cosa. Mancavano più di 20 minuti al 90’ e poi ci sono stati i supplementari e i rigori. Come quelli che incolpano Robi Baggio per l’errore dal dischetto a Usa ’94. E poi non sbaglia soltanto chi non fa le cose. A Italia ’90 abbiamo disputato un Mondiale quasi perfetto, sei vittorie e un pareggio nei 120 minuti, eppure siamo arrivati terzi”. 

 

Le va di analizzare quell’uscita? Lancio di Maradona, Zenga a vuoto, gol di Caniggia. 

Zenga cover

“In quella situazione, il portiere che esce è fregato per nove volte su dieci. Perché sono uscito? Non lo so, sono attimi e ho deciso così. Se non puoi anticipare l’attaccante, devi restare in porta e tentare la parata. Io ho fatto la scelta più scomoda, in un centesimo di secondo, e l'ho pagata. Alle semifinali del 1988 e del 1990 aggiungo quella del 1984 ai Giochi di Los Angeles e le finali dell’Europeo Under 21 contro la Spagna, tutti risultati che oggi ci sogniamo. La vita non è fatta soltanto di trofei alzati al cielo. Paolo Maldini ha detto di aver perso più finali di quante ne abbia vinte”. 

 

(...)

Zenga allenatore coraggioso e apripista, in giro per il mondo. 

“Ho iniziato in America, a Boston, allenatore-giocatore, con Nanu Galderisi come vice. Sono andato in Romania al Progresul, un piccolo club. Abbiamo fatto la Coppa Uefa e lì mi è successa una cosa particolare. Un’ora e mezza prima della partita contro il Psg a Bucarest, arriva la notizia che il padre di Dani Prodan, un nostro giocatore, è morto in un incidente stradale sulla strada per lo stadio. Sono momenti che devi gestire da solo, nessuno ti insegna come”. 

 

E poi? 

zenga roberta 2

“Sono stato in Turchia, ma non a Istanbul. A Gaziantep, vicino al confine con la Siria. Ho vinto il campionato con lo Steaua Bucarest, in Romania, e con la Stella Rossa in Serbia. Ho fatto cinque mesi al Wolverhampton, in Championship, la Serie B inglese, poco prima che si palesasse Jorge Mendes con i suoi giocatori portoghesi forti, e lì ho capito che il calcio in Inghilterra sta su un’altra galassia. Sono andato in Arabia, all’Al Nassr, oggi la squadra di Ronaldo, ma l’ho fatto nel 2010, quando il calcio saudita non era quello di oggi. Ho sempre firmato contratti annuali, non ho mai voluto la comfort zone di un pluriennale. L’ho accettata soltanto in un’occasione, al Palermo”. 

 

In Italia? 

“Come presidenti ho avuto Ferrero alla Samp e Tacopina al Venezia, non mi sono negato nulla. Esperienze bellissime in Sicilia, tra Catania e Palermo. Catania è stata la tappa più bella, ci siamo salvati a sei giornate dalla fine. A Palermo avevo Cavani, Pastore, Balzaretti. Lì ho lanciato Sirigu portiere e c’era Miccoli capitano. Fabrizio è stato messo in mezzo in una brutta storia, ma ha pagato i suoi conti e per me resta una persona di cuore. Sono atterrato a Cagliari poco prima del lockdown, abbiamo giocato 13 partite in 40 giorni tra giugno e luglio e ci siamo salvati.

 

zenga raluca

A Crotone no, ma giocavamo un buon calcio. Quasi mai sono stato esonerato per i risultati. Spesso mi hanno cacciato con la squadra in posizione di sicurezza. Nel 2023 sono stato direttore tecnico in Indonesia, al Persita Tangerang. Gli indonesiani sono meravigliosi, accoglienti e educati. Ti spalancano la porta di casa, nessuno delinque. L’unico posto in cui si inferociscono è lo stadio (risata, ndr)”. 

 

Mille esperienze, ma ne manca una. Il ritorno a Itaca, che sarebbe l’Inter. Non l’hanno mai cercata?

“Una volta, non mi ricordo se fosse il momento in cui presero Stramaccioni o Mazzarri”. 

Le dispiace? 

“Non vado a San Siro da un anno e mezzo, ma se ci tornassi, finirei come sempre circondato dai nostri tifosi. Per loro, è come se avessi smesso di giocare due giorni fa e tanto mi basta. Gli interisti sono la mia gente. Come a tutti, mi sarebbe piaciuto e mi piacerebbe ritornare a casa. Diciamo che da qui a cent’anni c’è tempo, ma no, non ci spero più perché non vedo una posizione per me. Sebbene, se volessero, un incarico potrebbero ricavarlo”. 

 

Come si vive a Dubai? Lei abita lì dal 2010. 

walter zenga e diego armando maradona

“Bene. Vivo sei mesi a Dubai e sei in Italia. A Dubai studiano i miei due figli più piccoli, che però si sono fatti grandicelli, Walter junior – è nato a Dubai e l’ho chiamato così perché in futuro ci dovrà essere lo stesso un Walter Zenga a rompere le scatole – e Samira. Non sto a Dubai per le tasse, ma per la sicurezza: puoi lasciare aperta la porta di casa e le chiavi nel cruscotto dell’auto, puoi dimenticarti il portafogli sul tavolo del ristorante e ritrovarlo lì, intonso, dopo ore. Se Samira esce di sera, zero preoccupazioni”. 

Collabora con Sky, che ha gli studi a Rogoredo, vicino a viale Ungheria. In fondo, è ritornato alle sue radici. 

roberta termali fazio zengazenga

“È vero. L’unico posto in cui non riesco a ritornare è l’Inter”.

roberta termali zengazengawalter zenga e roberta termalizenga

 

Ultimi Dagoreport

elly schlein giuseppe conte goffredo bettini gaetano manfredi piero vincenzo de luca roberto gualtieri silvi salis vincenzo decaro michele emiliano

DAGOREPORT - IL PD GUIDATO DA ELLY SCHLEIN? E' COME "'A PAZZIELLA 'MMAN 'E CRIATURE". IL GIOCATTOLO STA IN MANO AI BAMBINI. E LORO CHE FANNO? CI GIOCANO, SO' BAMBINI. E LO FANNO A PEZZI - CONFONDENDO LA LEADERSHIP CON L'AMBIZIONE, LA SEGRETARIA DEL PD SI E’ RINTANATA IN UN BUNKER: DIFFIDA DI TUTTI E SI CIRCONDA SOLO DEI SUOI “PASDARAN”: BONAFONI, ALIVERNINI E TARUFFI - NON SOPPORTA L’ASSE TRA CONTE E BETTINI; VIVE CON LA PAURA CHE BONACCINI VOGLIA SOSTITUIRLA AL PRIMO PASSO FALSO E CHE SILVIA SALIS LE FREGHI LA SEGRETERIA – SOSPETTI VERSO IL SINDACO DI NAPOLI GAETANO MANFREDI, POSSIBILE “PAPA STRANIERO” DEL “CAMPO LARGO” – ELLY DIFFIDA (EUFEMISMO) DI PRODI, CHE NON LA VEDE CANDIDATA PREMIER, E DI FRANCESCHINI, CHE LA PENSA ALLO STESSO MODO MA NON LO DICE - IL FASTIDIO VERSO MISIANI, GUALTIERI, MANCINI E ONORATO - VOLEVA ELIMINARE I ''CACICCHI'' MA HA RINCULATO CON DE LUCA E SOFFRE LE SMANIE DI EMILIANO IN PUGLIA - QUALCHE ANIMA PIA SPIEGHI ALLA GRUPPETTARA DI BOLOGNA CHE NON SIAMO ALL’OCCUPAZIONE DEL LICEO, NÉ TANTOMENO SUL CARRO DEL PRIDE DOVE SI È ESIBITA IN MODALITÀ “CUBISTA” SULLE NOTE DI “MARACAIBO” (VIDEO)

beppe grillo marco travaglio giuseppe conte elly schlein eugenio giani

DAGOREPORT: IL CONTE TRAVAGLIATO - DI BOTTO, SIAMO RITORNATI AI TEMPI DI BEPPE GRILLO: SULL’OK ALLA CANDIDATURA IN TOSCANA DEL DEM EUGENIO GIANI, CONTE NON TROVA IL CORAGGIO DI METTERCI LA FACCIA E RICICCIA IL ''REFERENDUM'' ONLINE TRA GLI ISCRITTI, L’UNO VALE UNO, LA “BASE” DA ASCOLTARE - MA L'EX "AVVOCATO DEL POPOLO" NON DOVEVA ESSERE IL LEADER CHE I 5STELLE NON HANNO MAI AVUTO, QUELLO CHE SI IMPONE E TRACCIA LA VIA AL SUO PARTITO? - DATO CHE GIANI, PER VINCERE, PUO' FARE A MENO DEI VOTI 5STELLE, NEL PD S'INCAZZANO CON LA SUBALTERNITÀ A CONTE DI ELLY SCHLEIN CHE HA ACCETTATO E PROMOSSO LA CANDIDATURA DEL 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA: "QUESTI INGRATI È MEGLIO LASCIARLI CHE PRENDERLI" - MA TRA ELLY E PEPPINIELLO, C’È DI MEZZO LA COLONNA DI PIOMBO DI MARCO TRAVAGLIO, CHE DETTA OGNI MATTINA I DIECI COMANDAMENTI DELL'IDEOLOGIA M5S, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" PD-M5S SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL''ARMATA BRANCA-MELONI...

netflix disney plus streaming

DAGOREPORT - “TOPOLINO” HA FAME - DISNEY SCUCE 3 MILIARDI DI DOLLARI PER COMPRARSI LE ATTIVITÀ MEDIA DELLA NFL, LA LEGA DEL FOOTBALL AMERICANO. QUALE SARÀ IL PROSSIMO PASSO? UN CONSOLIDAMENTO NELLO STREAMING È INEVITABILE (IL MERCATO È SATURO DI SERVIZI E CONTENUTI) E C’È CHI SI SPINGE A UN’ACQUISIZIONE DI PESO, COME NETFLIX - LA PIATTAFORMA CAPITALIZZA IL DOPPIO MA FATTURA UN TERZO DELLA DISNEY  – RUMORS ANCHE SU UN INTERESSE DI AMAZON PER SPOTIFY: LÌ I SOLDI NON SAREBBERO UN PROBLEMA (IL SERVIZIO DI E-COMMERCE DI BEZOS CAPITALIZZA 2MILA MILIARDI CONTRO I 130 DELLO STREAMING MUSICALE)...

matteo piantedosi giorgia meloni carlo nordio giusi bartolozzi alfredo mantovano almasri

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI RISCHIA DI BRUTTO SUL CASO ALMASRI: PRENDERSI LA RESPONSABILITÀ DELLA SCARCERAZIONE E DEL RIMPATRIO (CON VOLO DI STATO) DEL TORTURATORE LIBICO EQUIVALE A UNA PUBBLICA SCONFESSIONE DEI MINISTRI NORDIO E PIANTEDOSI, CHE IN AULA HANNO MINIMIZZATO CON BUGIE LA QUESTIONE ATTACCANDO I GIUDICI – IL TRIBUNALE DEI MINISTRI, SCAGIONANDO LA STATISTA DELLA GARBATELLA E RINVIANDO A GIUDIZIO I DUE MINISTRI E IL SOTTOSEGRETARIO ADDETTO AI SERVIZI SEGRETI, HA APERTO UNA BOTOLA DOVE, DALL'ALTO DEL SUO DILENTATTISMO, MELONI È CLAMOROSAMENTE CADUTA - LO "SCUDO" PER SALVARE GIUSI BARTOLOZZI NON ESISTE: NON ESSENDO STATA RINVIATA A GIUDIZIO, IL GOVERNO NON PUÒ  ESTENDERE "IL CONCORSO" NEL REATO COL MINISTRO NORDIO. COSI', IL PARLAMENTO PUO' NEGARE L'AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE CONTRO PIANTEDOSI, NORDIO E MANTOVANO, MA LA PROCURA DI ROMA NON AVRÀ ALCUNO OSTACOLO A RINVIARE A GIUDIZIO LA BARTOLOZZI, CON CONSEGUENTI ''RICADUTE POLITICHE'' SU MELONI - PERCHE' NON HANNO MESSO IL SEGRETO DI STATO...

donald trump volodymyr zelensky steve witkoff vladimir putin

DAGOREPORT - È FINALMENTE LA VOLTA BUONA PER LA PACE TRA RUSSIA E UCRAINA? – L’INVIATO SPECIALE DI TRUMP A MOSCA, STEVE WITKOFF, DOPO TRE ORE DI FACCIA A FACCIA, HA CONVINTO PUTIN A INCONTRARE IL TYCOON, CONSIGLIANDOGLI DI PRESENTARSI CON UN “REGALINO” DI BUONA VOLONTA': COME LA FINE DEGLI ATTACCHI DI DRONI E AEREI – IL FACCIA A FACCIA, CHE SI TERRÀ DOPO FERRAGOSTO NELLA TURCHIA DI ERDOGAN, HA OTTENUTO IL VIA LIBERA DA ZELENSKY, MERZ, STARMER E RUTTE (NON COINVOLTI IL GALLETTO MACRON E LA "PONTIERA SENZA PONTE'' MELONI) - MA PER FARLA FINITA, PUTIN DEVE PORTARE A MOSCA IL BOTTINO DEL VINCITORE: NON VUOLE E NON PUO' PERDERE LA FACCIA DOPO TRE ANNI DI GUERRA - TRUMP HA RASSICURATO ZELENSKY CHE L'UCRAINA NON VERRA' UMILIATA DALLA RUSSIA - IN VISTA DEL VOTO DI MID-TERM 2026, PER IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA LA PACE VALE COME UN GOL IN ROVESCIATA...