1- TOH! LA SMEMORATA DI MALINDI FOLGORATA SULLA VIA DEL CAPITALISMO FILANTROPICO 2- DEL RESTO, VISTA L’ARIACCIA NEL PD, GIOVANNONA MELANDRI RISCHIA DI NON ESSERE CANDIDATA E ALLORA HA SCELTO L’AUTOROTTAMAZIONE SENZA ASPETTARE RENZI 3- ED E’ SUBITO CACCIA AI WARREN BUFFET DE’ NOANTRI NEL GRAN MAZZO DEGLI UMANOIDI PRESENTI, TRA BOIARDI DI STATO, BANCHIERI E ACCADEMICI, IMPRENDITORI MORTI DI FAME E AVVOCATI DA CIRCOLO DEL TENNIS, LOBBISTI E GIORNALISTAR, GIULIANO AMATO ED ENNIO DORIS, ENRICO LETTA E VELTRONI, SORU E BERSANI, RIGOR MONTIS INCLUSO 4- PIU’ CHE UNO SPOT INTERNAZIONALE PER LA BALLERINA DI MALINDI, LA FESTA SI E’ TRASFORMATA IN UN ASSALTO ALL’ENTRATA IN SCENA DI ZINGARETTI ALLA REGIONE LAZIO

Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
Francesco Persili per Dagospia

Chi vuol essere Warren Buffet? La filantropia dal volto "Uman" sbarca in Italia per «promuovere una nuova cultura del dono e dell'innovazione ed indirizzare risorse private verso la cooperazione sociale». Può bastare? No, allora è come «la luce di un faro in una notte senza stelle» che al tempo della crisi, «accende nuove rotte» e serve per «orientare la navigazione verso un capitalismo più generoso». Addirittura, il social business trova metafore degne di Capitani coraggiosi (della finanza etica) grazie a Giovanna Melandri in versione guardiana del faro (e del capitalismo filantropico).

All'Auditorium dell'Enel, la deputata piddina tiene a battesimo la fondazione (Uman Foundation) - da lei promossa e di cui è anche presidente - con le parole di G.B. Shaw quando dice che il progresso appartiene agli irragionevoli». Tra di loro ci dovrebbero essere tecno-filantropi e change-makers (qualsiasi cosa voglia dire), a guardare il parterre degli umanoidi è un tripudio di boiardi di Stato, banchieri e accademici, una task force di imprenditori e avvocati da circolo del tennis, lobbisti e giornaliStar, gente che (si) piace ed eminenze di quel potere capitolino in grado di unire i salotti ai più importanti consigli d'amministrazione.

Una "conventio ad includendum" in cui il posto in prima fila è sempre riservato ai politici di turno. Non può mancare, in clima primarie, il segretario del Pd, Bersani, che chiede di non tirare per la giacca Monti tanto che all'arrivo del presidente del Consiglio gli si mette solo di fianco. Il premier deve andar via subito ma fa in tempo a definire il capitalismo filantropico, «una nuova frontiera, anche per l'effetto dirompente della crisi che ha fatto emergere la debolezza di un modello di sviluppo del tutto impermeabile ad esigenze di equità».

E dunque? Più innovazione sociale, un veloce cenno all'intervento del decreto crescita sulle start-up innovative, prima del repechage del Decalogo liberale di Bertrand Russell: «non aver paura di essere eccentrico nelle tue idee perché ogni idea ora accettata è stata una volta considerata eccentrica».

Non deve essere stato facile accettare l'idea di essere candidato alla Pisana, per un pensoso Nicola Zingaretti, il presidente della Provincia, che già sognava il Campidoglio. Quello che è stato per anni, invece, il regno dell'ex sindaco Walter Veltroni, seduto tra Gianluca Comin, direttore delle relazioni esterne dell'Enel, e Paolo Gentiloni. Oltre all'eterna riserva della Repubblica ma superconsulente del governo, Giuliano Amato, ricompare anche quel Lapo Pistelli, sconfitto da Matteo Renzi nelle primarie a Firenze.

Non può mancare la responsabile Ambiente del Pd, Stella Bianchi, presente anche Jean Leonard Touadi, tra i soci fondatori della fondazione insieme allo smontezemolato Carlo Calenda, area Italia Futura. «Ma non è un think tank politico», si affretta a precisare Melandri, che non ha intenzione di abbandonare la politica, anzi: «un'esperienza di questo tipo ne è la più completa realizzazione», aggiunge la Smemorata di Malindi folgorata sulla via di Oxford.

È stato infatti, nel marzo del 2011, al Jeff Skoll World Forum - iI Davos del sociale organizzato dal filantropo inventore di eBay - che Melandri ha scoperto come la tradizione del cooperativismo e delle società di mutuo soccorso del nostro Paese non fosse rappresentata al tavolo mondiale dei filantropi. Ecco, dunque, l'idea della fondazione.

«Un progetto che porta avanti valori universali per la promozione dello sviluppo umano», l'ad e direttore generale di Enel, Fulvio Conti non fa in tempo a finire la frase che sul video in sala compare un'inquadratura delle gambe della Melandrina (che hanno resistito anche ai balli in Kenya e alle feste briatoree).

Un augurio di prosperità e benessere, comunque, come i Moai dell'Isola di Pasqua, i simboli della fondazione, che come «sfondo culturale» ha la Caritas in Veritate di Benedetto XVI, le riflessioni del premio Nobel Yunus, pioniere del microcredito, e le teorie di Stefano Zamagni, profeta dell'economia della felicità (e della reciprocità).

Sono tre le parole chiave: creare, cooperare, connettere. Non solo proverbi africani e mantra confindustriali, «si vuole collegare più intensamente l'Italia alle esperienze di filantropia internazionale - scandisce Melandri - perché siamo convinti che bisogna integrare le politiche di welfare con nuovi strumenti di finanza sociale». Non si rinuncia a pensare in grande: l'obiettivo (ambizioso, non c'è che dire) è quello di trasformare i mercati finanziari.

Sarà una bella società, dunque, fondata sul valore condiviso e sul low profit? In America, forse, con il capitalismo compassionevole dei filantropi Warren Buffet e Bill Gates consacrato nel «Giving Pledge», l'impegno a donare più della metà dei propri profitti. In Italia, invece? Mancano dati certi, il terzo settore muove 67 miliardi di euro (4,3% del Pil), ma solo il 17,4% delle organizzazioni non profit si affidano al fundraising privato.

Ai donatori privati e agli imprenditori sociali dal palco si chiede di fare squadra mentre la platea restituisce una mappa stratificata (e aggiornata) di poteri forti (e marci), interessi, attività di relazione, occasioni di socialità.

Si possono incontrare Nostra Signora di Olimpia, Josefa Idem, in quota Canottieri Aniene, e poi, Ennio Doris, fondatore della Banca Mediolanum e testimonial di se stesso, la coppia bi-partisan Boccia-Di Girolamo e le Blondie's Angels del giornalismo (Sarah Varetto, Myrta Merlino e Monica Setta), intanto che si alternano relatori e moderatori.

Aldo Bonomi, fondatore del consorzio Aaster, parla, ormai ad libitum, di capitalismo molecolare, evoca suggestioni da Big society e una sussidiarietà «non calata dall'alto ma basata sulla cooperazione» mentre il conduttore di Agorà, Andrea Vianello si iscrive al partito dei Mentana e dei Caressa e di tutti quelli che ridono delle loro stesse battute, anche quando sono loffie («Enel potrebbe chiedere Luci a San Siro a Roberto Vecchioni...»).

Della serie: guardo come gongolo, parafrasando un successo di suo zio, Edoardo Vianello. Dopo aver raccontato del progetto di microcredito per aiutare i terremotati dell'Emilia, l'istrionico patron della Diesel, Renzo Rosso (di bile) spara ad alzo zero contro la classe politica inadeguata. Un jeans e una maglietta, e, poi, l'invocazione catartica del nuovo: l'uomo Diesel, si sa, è sempre proiettato verso il futuro.

Chi ha voglia di certezze registra la presenza di Sebastiano Maffettone, preside di Scienze Politiche alla Luiss, dell'ex ministro Flick e di Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Roma. C'è ancora tempo di ascoltare l'imprenditore sociale indiano Bunker Roy parlare del Barefoot college e del progetto promosso da Uman Foundation (con il sostegno di Enel Green Power) sulle solar mamas (che ha portato alcune nonnine provenienti da paesi in via di sviluppo ad imparare a costruire e gestire impianti fotovoltaici) prima di trasferirsi ad Eataly per la serata di fundraising.

TUTTI A DONARE! SE BECCAMO DA "EATALY"
Sorrisi e donazioni, anche Francesco Rutelli (con la moglie Barbara Palombelli) e Gigi Proietti raggiungono il terzo piano della Disneyworld del cibo all'Ostiense mentre Roberto Vecchioni si prepara a riempire la notte di musica e parole.

Proviamo ad avvicinarlo, ma il Professore non ne vuole sapere di rispondere.
«Adesso proprio no».
Se non ora, quando, dopo il concerto?
«No, con Dagospia non se ne parla proprio», il Bandolero stanco oppone il gran rifiuto.
Ma chissà, poi, perché?
E le idee che sono il sorriso di Dio, l'uomo che vive per le sue parole (o non vive più), le belle piazze per la libertà d'espressione: degenerazione radical choc.

Chi, invece, ha voglia di raccontare, e raccontarsi è, Oscar Farinetti, il patron di Eataly, che non vede contraddizioni nell'espressione capitalismo filantropico («i contrasti apparenti sono la più bella cosa dell'umanità, l'importante è avere rispetto degli altri»). L'uomo che ha convinto il poeta Tonino Guerra a girare il famoso spot («Gianni, l'ottimismo è il sale della vita») per reclamizzare i suoi prodotti rivendica la supremazia culturale dell'altruismo sulla difesa del "particolare", sugli interessi corporativi e sugli egoismi sociali che «in un periodo di crisi tendono a aumentare».

Ci salveranno gli irragionevoli, dunque? Non bisogna rassegnarsi, l'imprenditore figlio di partigiano («mio padre era comandante della Matteotti») parla della sua sfida a viso aperto contro la burocrazia e per cambiare la politica. Il suo appoggio a Renzi ha fatto molto discutere.

«I candidati alle primarie mi piacciono tutti ma sto con il sindaco di Firenze perché c'è bisogno di gente nuova». Bersani non l'ha presa bene. «Ho un'ammirazione totale per lui, vorrà dire che suggerirò a Renzi di fargli fare il ministro», scherza Farinetti. Ma vincere le primarie per il Bimbaccio non sarà una cosa semplice. «L'è dura ma credo ce la possa fare». Matteo, l'ottimismo è il sale della vita.

 

 

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