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"UN SÌ AL MES AIUTA UNICREDIT CON COMMERZBANK" - LARS FELD, CONSIGLIERE DEL MINISTRO DELLE FINANZE TEDESCO, CHRISTIAN LINDNER, MANDA UN MESSAGGIO ALLA MELONI SULL'ACQUISIZIONE DELLA BANCA TEDESCA DA PARTE DI ORCEL: "L'UNIONE BANCARIA DOVREBBE ESSERE COMPLETATA. E NON C’È ANCORA PERCHÉ LA RIFORMA DEL MES, CHE GARANTIREBBE UN BACKSTOP, È SOSPESA A CAUSA DELLA POSIZIONE CONTRARIA DELL’ITALIA" - A BERLINO STUDIANO UNA NORMA "SALVA COMMERZ", CHE METTQ PALETTI SU SEDE E QUOTAZIONE...

LARS FELD: “UN SÌ AL MES AIUTA UNICREDIT CON COMMERZBANK”

Estratto dell’articolo di Tonia Mastrobuoni per www.repubblica.it

https://www.repubblica.it/economia/2024/10/21/news/un_si_al_mes_aiuta_unicredit_con_commerz-423563511/

 

LARS FELD E CHRISTIAN LINDNER

Lars Feld è tendenzialmente a favore di una fusione Unicredit-Commerz, ma siccome comporta anche dei rischi, e se il governo Meloni approvasse la riforma del Mes, ciò «agevolerebbe» l’operazione.

 

Il consigliere del ministro delle Finanze Christian Lindner spiega in quest’intervista perché la Germania si è impantanata e avverte che il governo Scholz rischia di cadere «nelle prossime settimane» se alcune questioni cruciali non saranno risolte.

 

Per il direttore dell’Istituto Eucken, infine, la Ue dovrebbe sospendere del tutto il bando del motore a scoppio. E su questo, l’economista «conta su Meloni».

 

Professore, per anni si è parlato della necessità di “scongelare” il mercato bancario. Ma adesso che UniCredit si è mossa alla conquista di Commerzbank, in Germania avete alzato un muro.

unicredit commerzbank

«Penso che i vantaggi di un ruolo più forte di Unicredit o addirittura di una fusione con Commerzbank siano superiori agli svantaggi. Tuttavia, ci sono anche dei rischi, ad esempio se pensiamo all’attuale regime europeo di risoluzione delle crisi bancarie, per una banca transfrontaliera così grande. In questi casi è molto, molto più difficile organizzare una risoluzione».

 

Perché non è chiaro chi dovrebbe salvarle, se entrassero in crisi?

«Ecco perché l’Unione bancaria dovrebbe essere completata. E non c’è ancora perché la riforma del Mes, che garantirebbe un backstop per le banche, è sospesa a causa della posizione contraria dell’Italia. Dunque penso che sarebbe di grande aiuto se l’Italia approvasse la riforma del Mes. Agevolerebbe l’impegno transfrontaliero di Unicredit in Germania».

 

Pensa che la quota del 12% ancora in mano al governo sarà scongelata?

LARS FELD

«In realtà, questo governo ha meno di un anno di tempo. Poi, vedremo cosa succederà. Ma al momento il ministro delle Finanze è semplicemente attendista. Altri, nel governo, sono più critici».

 

Quindi non vogliono rischiare che Unicredit possa essere un argomento elettorale?

«Non credo che avrà un ruolo nella campagna elettorale. Ci sono altre cose più importanti. La Spd vuole condurre una campagna elettorale su questioni relative al mercato del lavoro e alla politica sociale, come l’aumento dei salari minimi, il miglioramento delle pensioni e così via.

 

La Cdu farà la sua campagna elettorale sui problemi strutturali dell’economia e sull’incapacità di questo governo di risolverli. Pertanto, non credo che la fusione tra Unicredit e Commerzbank sarà una questione importante. Ma se ci sarà un cambiamento nella posizione italiana rispetto al Mes, potrebbe essere d’aiuto».

 

UNICREDIT COMMERZBANK

La Germania è in recessione per il secondo anno consecutivo: è successo solo una volta dalla fine della guerra, nel 2002-3. L’Economist la bollò allora come il “malato d’Europa”. È di nuovo così?

«Guardando al Pil trimestre per trimestre, ho qualche dubbio si tratti una normale recessione, perché in un trimestre la crescita è leggermente positiva, in un altro è leggermente negativa. In generale, il Pil si muove intorno al tasso zero. D’un lato abbiamo il problema dei cambiamenti strutturali legati a una trasformazione verso la neutralità climatica.

 

 

Dall’altro, ci sono problemi strutturali dovuti ai costi eccessivi in quattro ambiti: costi del lavoro e dell’energia troppo alti, regolamentazione e pressione fiscale eccessive. Molte imprese preferiscono investire all’estero. E c’è una forte incertezza in generale. Determinata, in parte, dalla politica economica di questo governo. E finché questa incertezza permane, gli investimenti e i consumi privati non decolleranno». […]

 

andrea orcel

MURO CONTRO UNICREDIT. LA GERMANIA STUDIA UNA LEGGE SALVA COMMERZ

Estratto dell’articolo di Tonia Mastrobuoni per www.repubblica.it

https://www.repubblica.it/economia/2024/10/20/news/muro_contro_unicredit_la_germania_studia_una_legge_salva_commerz-423566149/

 

Questo matrimonio non s’ha da fare. Il messaggio continua ad arrivare forte e chiaro da Francoforte. In questi ultimi due giorni, con una doppia intervista, Commerzbank si è fatta sentire dalla trincea in cui si è infilata per resistere all’eventuale attacco di Unicredit. Il vicepresidente, Michael Kotzbauer, ha espresso sulla Faz dubbi che dall’eventuale fusione possa nascere una banca europea:

 

DECIMA MES - MEME BY EMILIANO CARLI

«Sarebbe un’operazione di consolidamento nazionale con scarsi vantaggi per azionisti e clienti», argomenta, con riferimento al fatto che Unicredit controlli già la tedesca HVB. E Kotzbauer ha agitato lo spettro di tagli ai 42mila dipendenti della banca: «Abbiamo una responsabilità verso le loro famiglie». Sulla Wirtschaftswoche, la nuova ad Bettina Orlopp ha continuato a ripetere che l’operazione rischierebbe di mettere in fuga molti clienti.

 

Ma la domanda vera è cosa succede a Berlino, dove il ministero delle Finanze detiene ancora il 12% del secondo maggiore istituto di credito tedesco. E dove Olaf Scholz è sembrato indossare dal primo istante l’elmetto dell’assedio. Da New York ha tuonato che ritiene l’operazione orchestrata da Andrea Orcel «un atto ostile».

 

E secondo una fonte ben informata, il cancelliere avrebbe garantito in via riservata ai sindacati che l’operazione non si farà. Intanto, il governo ha deciso di congelare la quota che ha ancora in mano. E ci vorranno mesi finché Unicredit chiarirà cosa intende fare del 21% conquistato nel frattempo: occorre prima aspettare il parere della vigilanza europea, ossia della Bce.

 

ANDREA ORCEL - FOTO LAPRESSE

A Berlino, però, rivela una fonte vicina al dossier, si comincia a ragionare sulla possibilità di introdurre qualche paletto per legge. Ad esempio su modello della Polonia, che non consente agli stranieri di acquistare il 100% delle banche e le costringe comunque a lasciarle quotate a Varsavia. 

 

È il caso di ricordare che il caso Hvb ha lasciato qualche ferita aperta in Germania: Unicredit l’ha acquistata e l’ha delistata da Francoforte. E in questi giorni il legislatore ha già dimostrato di essersi attivato per evitare altre sorprese, come quella della banca italiana che ha conquistato nel giro di pochi giorni il 21% di Commerz, in parte attraverso l’acquisto diretto della quota messa all’asta dal ministero delle Finanze, il 4,5%, in parte attraverso derivati.

 

MES KETA - MEME BY EMILIANO CARLI

Una portavoce del ministero delle Finanze ha fatto sapere che potrebbe abbassare dal 5% al 3% la soglia oltre la quale bisogna segnalare l’acquisto dei derivati. L’iniziativa è stata ribattezzata “Lex Commerz”: è una reazione all’operazione Unicredit. Forse non l’ultima: sia Scholz sia il leader dell’opposizione Friedrich Merz, favorito nella corsa alla cancelleria (si dovrebbe votare a settembre, ma c’è chi scommette su marzo) sono contrari alla fusione. e meditano contromosse. […]

LARS FELD

giorgia meloni contro il mesQUANDO GIORGIA MELONI ERA CONTRARIA AL MES - 2

 

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