"LA REPUBBLICA" GETTA ZOLFO SUL CAMBIO DI GUARDIA IN VIA SOLFERINO
BAZOLI AMARI: "HO CHIESTO A MIELI QUALE LINEA HA IL CORRIERE DELLA SERA"
SCALFARI: "L'IMPROVVISO RIBALTAMENTO DI LINEA DI MIELI NEI CONFRONTI DI PRODI"

1 - BAZOLI: "HO CHIESTO A MIELI QUALE LINEA HA IL CORRIERE"
Da Repubblica - «Non c´è stato nessuno scontro con il direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli, né mai ho criticato o discusso la linea politica del giornale». Così il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa San Paolo Giovanni Bazoli chiude da Washington la presunta polemica sulla posizione espressa in alcuni editoriali sul Corriere della Sera sul futuro della Costituzione italiana.

«Ero rimasto colpito dalla posizione di alcuni editorialisti del Corriere della Sera sul tema della Costituzione italiana ed ho chiesto a Mieli se questa era la linea comune del giornale. In quel caso mi sarei trovato, in qualità di piccolo azionista di Rcs, in una situazione di disagio. Ho parlato con Mieli che mi ha rassicurato che si trattava di un dibattito culturale e che in passato lo stesso giornale aveva difeso la Costituzione».
«Non c´è stato scontro - ha detto ancora Bazoli - e alla fine Mieli mi ha anche ringraziato. Non ho mai commentato la linea politica del giornale e da quando ho una responsabilità mi sono sempre astenuto dall´esprimere opinioni in merito».

2 - SCALFARI: L' IMPROVVISO RIBALTAMENTO DI LINEA DEL CORRIERE NEI CONFRONTI DI PRODI
Eugenio Scalfari per La Repubblica

Ieri è accaduto un fatto strano: per la prima volta dopo un anno e mezzo il «Corriere della Sera» ha pubblicato un articolo di fondo nel quale il vicedirettore del giornale, Dario Di Vico, elogia Prodi, elogia la sinistra radicale, elogia il «feeling» tra Prodi e Rifondazione.
Di Vico è un bravo collega e ovviamente ha scritto ciò che pensano lui e il suo direttore. Solo che da un anno e mezzo in qua ha scritto esattamente il contrario infinite volte. Io aborro la dietrologia, ma non la logica. Se si verifica un mutamento così improvviso e così totale una causa ci dev´essere, questa non è stagione da colpi di sole.

La logica mi dice che le cause possono essere due: 1. Placare lo scontento notorio e reso pubblico di Bazoli nei confronti del «Corriere» di cui Banca Intesa è azionista. 2. Valorizzare l´asse Prodi-Bertinotti per tagliar fuori Veltroni nel momento in cui il neo-leader del Pd è entrato in campo balzando in testa nei sondaggi d´opinione. E nell´imminenza di una possibile crisi di governo e delle consultazioni per risolverla in qualche modo. In proposito le intenzioni del Pd veltroniano avrebbero un peso notevole sui colloqui del capo dello Stato. Può condizionarle un articolo di giornale? Pro o contro elezioni immediate? Berlusconi è pro. Veltroni parlerà quando sarà consultato, ovviamente d´accordo con Prodi. Ma Prodi?

Prodi finora ha detto e ripetuto che se cade il suo governo non c´è che andare alle urne. Meglio ancora se alle urne ci si va con l´attuale governo in carica per far svolgere le elezioni.
Probabilmente la posizione di Prodi è un deterrente per evitare la crisi. Ma se non fosse un deterrente sarebbe a mio avviso un grave errore. Le elezioni a primavera con questa legge elettorale darebbero partita vinta al centrodestra che ancora una volta si presenterebbe compatto dietro Berlusconi, tutti per uno uno per tutti.

Veltroni dovrebbe fare un miracolo. E forse potrebbe anche farlo, il Pd potrebbe arrivare al 40 per cento, ma dovrebbe presentarsi da solo e questo, con l´attuale legge elettorale e il premio di coalizione è manifestamente impossibile. Per contrastare il Berlusconi «ter» e i suoi alleati bisogna andarci con lo stesso schieramento di centrosinistra attuale, ma con la frana dell´area centrista. Una frana di scarso peso elettorale ma di forte peso politico perché arginerebbe quel deflusso di voti moderati verso il Partito democratico sul quale punta Veltroni. Senza quel deflusso ed anzi con un sia pur modesto deflusso di segno contrario, la vittoria del centrodestra è scontata, non c´è miracolo che possa evitarla, checché ne pensino Ferrero e Diliberto.

Questi sono i dati del problema. Noi, vecchi liberaldemocratici, rischiamo di morire sotto Berlusconi. E´ vero che abbiamo altre risorse e altri interessi da coltivare per il tempo spero lungo che ci resta, ma per l´amore che portiamo a questo Paese vederlo sottoposto ad un ulteriore degrado morale ci riempie di tristezza.
Qualcuno mi rimprovera il mio pessimismo, ma io non sono pessimista; cerco di vedere la realtà e la realtà non è né buona né cattiva se non per come ciascuno di noi la vive. Questa realtà io personalmente la vivo male. Non mi piace. Non mi ci sento. Ma non è affatto detto che altri non ci si troveranno bene. «Goodbye and farewell».




Dagospia 21 Ottobre 2007