ALI-TAGLIA O NIENTE ETIHAD - GLI ARABI SONO PRONTI A INIETTARE NELLA DISASTRATA COMPAGNIA FINO A 500 MLN (PIU’ DEI 300 IPOTIZZATI), MA CHIEDONO L’USCITA DI 3MILA ADDETTI E RISTRUTTURAZIONE DEL DEBITO

Gianni Dragoni per "Il Sole 24 Ore"

I principali azionisti di Alitalia-Cai e le banche stanno esaminando le dure condizioni poste da Etihad Airways nella bozza di piano industriale inviata a Roma venerdì scorso e anticipata dal Sole 24 ore, prima di inviare i commenti e la risposta ad Abu Dhabi.

L'amministratore delegato di Etihad, James Hogan, ieri ad Abu Dhabi ha detto che le trattative sono in corso e ha fatto una dichiarazione sibillina: «Siamo in fase di due diligence al momento, il mandato che abbiamo ricevuto dagli azionisti è che, se riusciamo a raggiungere un accordo che rispetta il mandato commerciale, torneremo e lo presenteremo al cda. Questo è il punto in cui siamo in questo momento».

Da Roma nessuna dichiarazione ufficiale. Tuttavia una fonte autorevole che segue la partita fa notare che si sta lavorando per trovare un avvicinamento e che non ci sarebbero ostacoli insormontabili, malgrado vi siano incognite, anche nell'ingegneria finanziaria dell'operazione. Il cda di Etihad avrebbe autorizzato Hogan alla trattativa, in base alla risposta di Alitalia Hogan potrà chiudere l'accordo o tornare al suo cda.

Resta il fatto che la bozza di piano di Etihad ha colto di sorpresa i vertici della compagnia presieduta da Roberto Colaninno e i principali soci (Intesa, Poste, Unicredit, i Benetton con Atlantia, Colaninno con Immsi), che si aspettavano una lettera d'intenti da firmare per dare il via alla trattativa che dovrebbe portare all'ingresso dei soci arabi nell'Alitalia. Ieri erano previste consultazioni tra l'amministratore delegato di Alitalia Gabriele Del Torchio e i principali azionisti. In settimana Del Torchio potrebbe incontrare Hogan.

Uno dei nodi riguarda le valutazioni di Alitalia, ai fini dell'aumento di capitale riservato attraverso il quale Etihad acquisirebbe una quota di circa il 40%, che darebbe agli emiratini il ruolo di primo azionista. In ogni caso la quota degli arabi non potrebbe superare il 49,9%, il limite per i soggetti extra Unione europea.

Nelle ultime ore, secondo una fonte autorevole, nel campo italiano è stata valutata la possibilità che l'iniezione finanziaria di Etihad sia superiore ai 300 milioni finora considerati e arrivi a 500 milioni di euro. Questo rafforzerebbe la posizione patrimoniale di Alitalia, piuttosto fragile anche dopo la ricapitalizzazione di 300 milioni completata in dicembre e l'emorragia cui il conto economico della compagnia continua ad essere sottoposto. La valutazione terrà conto anche della situazione patrimoniale e finanziaria di Alitalia, cioè dei debiti al momento dell'operazione e delle prospettive di redditività.

I paletti piantati dai potenziali partner arabi riguardano: 1) taglio permanente dei costi di Alitalia con esuberi secchi che potrebbero essere di almeno 3mila addetti (quanti sono i dipendenti oggi in cigs a rotazione o solidarietà); 2) ristrutturazione del debito finanziario Alitalia per almeno 400 milioni, da cancellare o convertire in capitale, su un miliardo complessivo; 3) interventi sugli aeroporti in diverse direzioni: più efficienza delle infrastrutture, collegamento di Fiumicino che sarebbe lo scalo principale con i treni ad alta velocità, nuova regolamentazione che riduca gli spazi alle compagnie low cost che hanno invaso il mercato italiano, a differenza di quanto avviene invece in Francia.

Etihad ha ben presente il modello francese perché, mentre guarda ad Alitalia, tiene contatti ad alto livello con Air France-Klm, la compagnia azionista con il 7,1% e anche partner di Alitalia con la quale Etihad sta intensificando la collaborazione commerciale e industriale per arrivare a «una joint venture leggera» che rafforzerà il patto di code sharing sulle rotte tra l'Europa e Abu Dhabi, ha detto ieri l'a.d. di Klm, Camiel Eurlings.

L'interrogativo è se dietro la strategia dell'interesse di Etihad per Alitalia non ci siano larghe intese tra Abu Dhabi e Parigi. Le principali condizioni poste da Etihad per negoziare con Alitalia, cioè una due diligence e poi una ristrutturazione dei debiti di Alitalia (a parte i tagli al personale), erano già state poste da Air France-Klm per partecipare alla ricapitalizzazione. Ai francesi è stato detto no, mentre con gli arabi si tratta.

 

alitalia etihad james hogan james hogan GABRIELE DEL TORCHIOCARLO DE BENEDETTI ROBERTO COLANINNO FOTO LAPRESSE

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