stefano patuanelli alitalia

NON TUTTO È BENE QUEL CHE FINISCE BENETTON – ATLANTIA VUOLE BUTTARE SOLDI SU ALITALIA IN CAMBIO DI UNA LINEA MORBIDA SULLE CONCESSIONI MA PATUANELLI INCREDIBILMENTE HA CAPITO IL GIOCHINO: “PER ME CONTINUARE A PARLARE DI ATLANTIA È INUTILE. HA MESSO INSIEME I DUE DOSSIER” - “IL CLOSING ENTRO IL 31 MAGGIO È MATERIALMENTE IMPOSSIBILE”. QUINDI CONTINUEREMO A BUTTARCELI NOI, I SOLDI…

Roberta Amoruso per “il Messaggero”

 

audizione del ministro stefano patuanelli in commissione trasporti alla camera 2

«Continuare a parlare di Atlantia per me è assolutamente inutile». Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, non lascia spazio a ripensamenti: la marcia indietro di ottobre scorso dal dossier Alitalia da parte della holding della famiglia Benetton, accusata di «avere messo insieme i due dossier» Alitalia-Autostrade, è un punto di non ritorno per il ministro. Eppure proprio ieri Atlantia è tornata a rilanciare, nella memoria sollecitata dalla Commissione Trasporti della Camera, la sua disponibilità al dossier.

 

giuseppe leogrande

Ha anche sottolineato tutto il valore del piano alternativo già elaborato con Lufthansa. E lo ha fatto nel giorno in cui lo stesso Patuanelli ha confermato i tempi lunghi per il possibile closing della vendita della compagnia italiana. «Non c'è scritto da nessuna parte del closing entro il 31 maggio, è materialmente impossibile», ha spiegato il ministro: quella data «è il termine dato al commissario» Giuseppe Leogrande «per espletare la procedura di cessione» di Alitalia. Del resto, con l'ultima tranche «di prestito di 400 milioni e con la riformulazione del pagamento degli interessi del Mef, che libera cassa per ulteriori 150 milioni», Alitalia «può arrivare alla conclusione della procedura» di amministrazione straordinaria.

AEREO ALITALIA

 

DELTA AIRLINES

Nel frattempo si chiarirà meglio anche il ruolo delle Ferrovie. Il lavoro fatto dall'ad Battisti con Delta «deve essere messo a disposizione del commissario Leogrande» dice ancora Patuanelli. Nel frattempo però Ferrovie si chiama fuori, almeno per il momento: «Non ho ancora incontrato» Leogrande, ha spiegato l'ad Battisti, e «non conosciamo niente della nuova procedura».

 

LA PORTA APERTA

ATLANTIA INVESTITORIpatuanelli paola de micheli

Forse però non è un caso se, in piena crisi della trattativa con il governo sul tema della revoca della concessione autostradale, Atlantia nella sua memoria conferma «di voler mantenere ferma la disponibilità, ulteriormente riconfermata con un comunicato il 3 dicembre scorso, a proseguire, se richiesto, il confronto per l'individuazione del partner industriale e di un piano industriale, condiviso, solido e di lungo periodo per un effettivo rilancio di Alitalia».

 

Carsten Spohr (ad Lufthansa) con Joerg Eberhart (Air Dolomiti)ALITALIA

Del resto, «è falso che Atlantia si sia sfilata», ha puntualizzato: semplicemente «non c'erano le condizioni necessarie» per aderire al consorzio con Delta e Fs. Anche perché il piano degli americani «non è risultato sostenibile sin dall'inizio». Lufthansa? È un capitolo a sè con potenzialità ben diverse, ha fatto notare la società: la compagnia tedesca «si è detta inizialmente pronta a considerare tale ipotesi» e in merito «agli assetti di governance, Lufthansa ha mostrato la volontà di una partecipazione attiva nella gestione di Alitalia, con pieno coinvolgimento nella gestione operativa», spiega Atlantia nel documento.

LUFTHANSAaudizione del ministro stefano patuanelli in commissione trasporti alla camera 3

 

Come dire che la strada con i tedeschi, ora indicati come la più probabile via di rilancio per Alitalia, era stata tracciata proprio da Atlantia, come confermato del resto ieri un audizione anche dall'ad di Fs. «Le ipotesi di piano condivise con Lufthansa prevedevano una flotta più ridotta, ma comunque in marcato incremento rispetto alla proposta inizialmente avanzata da Lufthansa nel 2018», è scritto ancora nella memoria di Atlantia.

giuseppe leogrande 1

 

alitalia

La riduzione della flotta sarebbe stata attuata «in virtù del taglio incisivo delle rotte strutturalmente in perdita e di un'integrazione a più ampio raggio dei rispettivi network, in particolar modo in Europa, dove Alitalia soffre maggiormente la competizione della compagnie aeree low cost». Non solo. Nello stesso documento si evidenzia anche un obiettivo «più ambizioso» rispetto a quello indicato da Delta: «Il raggiungimento di un pareggio operativo sin dal primo anno di piano (rispetto a un pareggio operativo atteso solo a fine piano nello scenario Delta)». In definitiva la soluzione proposta dai tedeschi era «capace potenzialmente di consentire un rilancio vero della compagnia di bandiera».

luciano benettonI DOCUMENTI DELLA VENDITA DEGLI SLOT ALITALIA DI HEATHROW A ETIHAD 1

Ultimi Dagoreport

FLASH! – SE URBANO CAIRO NON CONFERMA MENTANA ALLA DIREZIONE DEL TGLA7 ENTRO IL PROSSIMO 30 GIUGNO, CHICCO ALZA I TACCHI E SE NE VA – IL CONTRATTO SCADE A FINE 2026 MA A LUGLIO C’E’ LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI – PARE CHE QUESTA VOLTA NON CI SIA DI MEZZO IL DIO QUATTRINO, BENSI’ QUESTIONI DI LINEA POLITICA (GIA' NEL 2004 MENTANA FU PRATICAMENTE “CACCIATO” DAL TG5 DOPO UN VIOLENTISSIMO SCAZZO CON SILVIO BERLUSCONI E I SUOI “DESIDERATA”, E FU SOSTITUITO DAL SUO VICE MIMUN…)

meloni macron merz starmer trump iran usa attacco bombardamento

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI STA SCOPRENDO CHE VUOL DIRE ESSERE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI UN PAESE CHE NON HA MAI CONTATO UN TUBO: PRIMA DI PROCEDERE AL BOMBARDAMENTO DEI SITI IRANIANI, TRUMP HA CHIAMATO IL PREMIER BRITANNICO, KEIR STARMER, E POI, AD ATTACCO IN CORSO, HA TELEFONATO AL TEDESCO MERZ. MACRON È ATTIVISSIMO COME MEDIATORE CON I PAESI ARABI: FRANCIA, REGNO UNITO E GERMANIA FANNO ASSE NEL GRUPPO "E3", CHE TIENE IL PALLINO DEI NEGOZIATI CON L'IRAN  – L’AFFONDO DI RENZI: “LA POLITICA ESTERA ITALIANA NON ESISTE, MELONI E TAJANI NON TOCCANO PALLA”. HA RAGIONE, MA VA FATTA UN’INTEGRAZIONE: L’ITALIA È IRRILEVANTE SULLO SCACCHIERE GLOBALE, INDIPENDENTEMENTE DA CHI GOVERNA...

donald trump mondo terra brucia guerra iran nucleare

DAGOREPORT – BENVENUTI AL CAOS MONDIALE! AL DI LA' DEL DELIRIO DI PAROLE, ANNUNCI E BOMBARDAMENTI DI TRUMP, C’È LA DURISSIMA REALTÀ DEI FATTI. L’ATTACCO ALL’IRAN AVRÀ CONSEGUENZE POTENZIALMENTE DEVASTANTI IN OGNI ANGOLO DEL MONDO – UN'EVENTUALE CHIUSURA DELLO STRETTO DI HORMUZ FAREBBE SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, CON CONTRACCOLPI ENORMI SULLA CINA (PRIMO CLIENTE DEL GREGGIO IRANIANO) E DANNI PESANTI SULL'EUROPA – I TRE POSSIBILI SUCCESSORI DI KHAMENEI SONO TUTTI PASDARAN: SE MUORE LA GUIDA SUPREMA, IL REGIME DIVENTERÀ ANCORA PIÙ OLTRANZISTA – UN'ALTRA FACCIA DEL BUM-BUM TRUMPIANO E' LA FRATTURA NEL PARTITO REPUBBLICANO USA: L'ALA “MAGA” CAPITANATA DA JD VANCE SI SENTE TRADITA DAL TRUMP BOMBAROLO (L’HA VOTATO PERCHÉ SI OCCUPASSE DI FAR TORNARE "L'ETA' DELL'ORO" IN AMERICA, NON PER BUTTARE MILIARDI DI DOLLARI PER ARMI E INTELLIGENCE IN UCRAINA E ISRAELE)

giorgia meloni francesco acquaroli antonio tajani matteo salvini donald trump

DAGOREPORT: A CHE PUNTO È L'ARMATA BRANCA-MELONI? TORNATA SCORNATA DAL G7 MENO UNO (TRUMP SE NE FOTTE DI LEI E DELL'EUROPA), I PROBLEMI REALI BUSSANO ALLA PORTA DI PALAZZO CHIGI. A PARTIRE DALL'ECONOMIA: LA GUERRA IN MEDIORIENTE POTREBBE FAR SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, E CONSEGUENTE AUMENTO DI OGNI PRODOTTO - AGGIUNGERE LA LOTTA CONTINUA CON SALVINI, LA PIEGA AMARA DEI SONDAGGI NEI CONFRONTI DEL GOVERNO E LA POSSIBILE SCONFITTA NELLE MARCHE DEL SUO FEDELISSIMO ACQUAROLI: IL PD CON MATTEO RICCI E' IN VANTAGGIO DI 5 PUNTI E LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA DI ANTICIPARE IL VOTO NELLE MARCHE A SETTEMBRE – SULLE ALTRE QUATTRO REGIONI, LA FIAMMA E' INDECISA SUL TERZO MANDATO CHE FAREBBE FELICE ZAIA IN VENETO, DESTABILIZZANDO IL PD IN CAMPANIA. MA IERI, PRESSATO DA VANNACCI, SALVINI HA PRESO A PRETESTO IL "NO" DI TAJANI, PER SFANCULARE VELOCEMENTE (E SENZA VASELINA) I SUOI GOVERNATORI, ZAIA E FEDRIGA - IL ''NO'' DI TAJANI ERA TRATTABILE: L'OBIETTIVO E' LA FUTURA PRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA (IL CANDIDATO ''COPERTO'' DI FORZA ITALIA È..)

tommaso inzaghi

DAGOREPORT - IL TRASFERIMENTO DI SIMONE INZAGHI IN ARABIA? UN AFFARE DI FAMIGLIA. L’ARTEFICE DELL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO L’EX ALLENATORE DELL’INTER ALLA CORTE DELL’AL-HILAL È STATO TOMMASO INZAGHI, IL FIGLIO DI SIMONE E DI ALESSIA MARCUZZI, PROCURATORE CHE FA PARTE DELL'AGENZIA DI FEDERICO PASTORELLO, LA P&P SPORT MANAGEMENT – LE LAUTE COMMISSIONI, LA TRATTATIVA CHE ANDAVA AVANTI DA TEMPO (GIÀ PRIMA DEL RITORNO CON IL BARCELLONA SIMONE INZAGHI AVEVA PROPOSTE DALL’ARABIA), LO STRANO MESSAGGIO SOCIAL DI TOMMASO INZAGHI E LE VOCI SU UNO SPOGLIATOIO IN TENSIONE PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS PER...