I TEDESCHI VINCONO COL RIGORE (FINANZIARIO) - IL BAYERN FINALISTA DI CHAMPIONS, CHE HA RIDIMENSIONATO MOURINHO E IL REAL, È IL MODELLO PER IL NUOVO FAIR PLAY FINANZIARIO DI PLATINI: DAL 1979 NON HA UN BILANCIO NEGATIVO - LA SQUADRA VOLA CON L’APPROCCIO-MERKEL AL CALCIO: IL 65% DELLA PROPRIETÀ È AZIONARIATO POPOLARE, LA SOLIDITÀ DEL MARCHIO ATTIRA INVESTITORI POTENTI, INGAGGI SOTTO CONTROLLO, SCELTE DI MERCATO OCULATE, PAREGGIO DI BILANCIO E APERTURA A NUOVI MERCATI…

Andrea Sorrentino per "la Repubblica"

L'Europa s'è rovesciata, o è impazzita. Ora si concede ai virtuosi, negandosi ai pretendenti più glamour. Disorientamento, vertigini. Perché qui cadono le certezze, e si sa che di certezze si vive. Ad esempio dalle semifinali di Champions abbiamo appreso che non era vero quello che ci stavamo raccontando da mesi, cioè che Barcellona e Real Madrid erano le più forti: il Bayern si è dimostrato migliore del Real, il Chelsea ha confermato che per superare il Barça la condizione necessaria e sufficiente è fermare Messi, oltre che difendersi con ardore e intelligenza.

Quanto alla fortuna, è condizione necessarissima in ogni caso, anche quando vincono i favoriti. Altre certezze crollano: Mourinho non addenta nessuno dopo l'eliminazione, anzi fa i complimenti a tutti e aspetta mansueto il rinnovo del contratto fino al 2016.

Guardiola invece starebbe per lasciare il Barcellona, anche se Rosell mercoledì mattina gli ha offerto un contratto in bianco: oggi il Pep parlerà alla squadra e scioglierà la riserva, la Catalogna tutta ha i fazzoletti in mano, ma spera nell'happy end a sorpresa. Il calcio spagnolo e i suoi orrendi debiti col Fisco (752 milioni per i club professionistici, ora c'è un piano di rientro fino al 2020) passano per una volta in secondo piano, di fronte alle imprese del Chelsea e del Bayern.

Che giocheranno una finale impronosticabile, e con sette squalificati (Terry, Ivanovic, Ramires e Meireles il Chelsea; Luiz Gustavo, Alaba e Badstuber il Bayern), il che abbasserà il livello tecnico e farà lievitare l'imprevedibilità la sera del 19 maggio. Si giocherà all'Allianz Arena, la casa del Bayern, il luogo in cui il club bavarese ha costruito le sue recenti fortune, economiche e non.

L'Allianz e il Bayern sono il simbolo di un calcio virtuoso, coi conti a posto e con un campionato che è il più equilibrato d'Europa, di sicuro quello con più pubblico: la media è di oltre 45.000 spettatori a partita, meglio della Premier (35.000) e non parliamo dell'Italia (23.000).

Il top è rappresentato dal Borussia Dortmund, che da due anni riempie il suo monumentale Westfalenstadion: 80500 spettatori di media. Due eventi hanno portato a questi record: il fallimento del gruppo Kirch nel 2002, che ha costretto i club a rivedere i rapporti economici con le tv e a riordinare i bilanci cercando nuove risorse; l'altro è stata l'organizzazione del Mondiale 2006, che ha imposto la ristrutturazione degli stadi o la costruzione di nuovi impianti. Tra cui l'Allianz Arena, che il 7 aprile scorso ha fatto registrare un primato mondiale: per la centoottantesima volta consecutiva c'è stato il tutto esaurito.

Il Bayern è il modello per il nuovo fair play finanziario dell'Uefa, anche se per seguirlo interamente bisognerebbe essere tedeschi e avere la tradizione calcistica e manageriale del club bavarese: tanto per dire, è dal 1979 che il Bayern non ha un bilancio negativo, l'unica volta che stava per registrarlo cedette Rummenigge all'Inter (1984) e rimise i conti a posto.

Dai diritti televisivi il club ottiene appena 35 milioni all'anno (il Real e il Barcellona incassano oltre 150 milioni, le tre big italiane sfiorano i 100) e il resto dei ricavi (intorno ai 300 milioni l'anno) arrivano dal merchandising e dagli incassi. È un club che attira potentissimi investitori (Adidas, Audi, Allianz e Lufthansa), il 65% della proprietà è azionariato popolare (60 euro all'anno per ogni socio) e si sta aprendo ad altri mercati, soprattutto a quello indiano cheè molto vivo: quando nel 2008 il Bayern giocò a Calcutta per celebrare l'addio al calcio di Kahn, c'erano 125.000 spettatori.

Alla solidità economica si aggiungono la cura del vivaio,i cui prodotti sono l'ossatura del Bayern, le scelte oculate e competenti sul mercato interno e internazionale (Neuer, Alaba, Luiz Gustavo, Gomez, Robben e Ribery) e le spese sempre tenute sotto controllo: l'acquisto più costoso della storia è stato Gomez, 30 milioni dallo Stoccarda. Quest'anno il Bayern ha raggiunto già a gennaio il pareggio di bilancioe da quel momentoè stato tutto guadagno, con la finale di Champions come ciliegina.

Ecco perché poi nascono imprese come quelle di Madrid, che hanno fatto dire al presidente Rummenigge: «Non ho mai visto qualcosa di simile in 40 anni di calcio professionistico. Questa serata supera quelle mitiche degli anni Settanta e Ottanta. Abbiamo giocato un calcio di qualità inarrivabile». Il tutto coi conti a posto. Praticamente, vuol dire essere perfetti. O tedeschi.

 

ANGELA MERKEL ROBBEN DOPO IL GOL AL REAL MADRID NELLA SEMIFINALE DI CHAMPIONS jpegKARL HEINZ RUMENIGGE jpegIL BAYERN FESTEGGIA LA CONQUISTA DELLA FINALE DI CHAMPIONS jpeg

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