nagel caltagirone del vecchio orcel

CACCIA GROSSA AL LEONE DI TRIESTE – PROVE “FIDUCIARIE” DI DEL VECCHIO E CALTAGIRONE PER METTERSI D’ACCORDO SUL SUCCESSORE DI DONNET, CHE ENTRO L’ANNO RIPRENDERÀ LA VIA DI CASA – CON CALTA-RICCONE CHE POTREBBE ARRIVARE FINO AL 5% IN MEDIOBANCA, È PARTITA UNA MANOVRA DI ACCERCHIAMENTO PER COSTRINGERE NAGEL A SCENDERE A PATTI SU GENERALI. COME SE NON BASTASSE, AL DI LÀ DI MPS, LA SUGGESTIONE PIÙ GHIOTTA PER ORCEL RESTA L'ACCOPPIATA MEDIOBANCA-GENERALI

DAGONEWS

caltagirone donnet

Del Vecchio è sempre più concentrato su Generali e sta cercando di intavolare un “colloquio fiduciario” con Caltagirone, di cui non si fida granché. I due arzilli vecchietti si devono mettere d’accordo sul successore di Donnet, che entro l’anno riprenderà la via di casa. Il paperone di Luxottica propende per un amministratore delegato interno, Calta-riccone per uno esterno.

 

CALTAGIRONE ORCEL &CO.

Edoardo De Biasi per “l’Economia - Corriere della Sera”

 

Milleri Del Vecchio Nagel

Il fortino Mediobanca riuscirà a resistere all' accoppiata Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone? Che cosa accadrà alle Assicurazioni Generali?

Quale sarà la prima mossa di Andrea Orcel? Bpm convolerà a nozze con Bper? Semplici interrogativi che però chiariscono le aspettative e la necessità di trovare nuovi equilibri nella finanza italiana.

 

Andrea Orcel

È quindi naturale che Piazza Affari si interroghi e l' attenzione sia particolarmente puntata al 15 aprile, data in cui Orcel, il Cristiano Ronaldo dei banchieri, si insedierà nel grattacielo di piazza Aulenti. 

 

Spetterà a lui aprire le danze e definire la nuova strategia Unicredit che quasi inevitabilmente passerà attraverso acquisizioni, strada che il precedente ceo, Jean Pierre Mustier, aveva preferito non seguire. Anzi, aveva venduto tutto quello che poteva mettendo sul mercato le principali partecipazioni di Unicredit, a cominciare da quelle bancarie, da Fineco a Mediobanca passando per la controllata polacca Pekao. 

 

philippe donnet gabriele galateri di genola

In realtà, la lista delle attività vendute dal banchiere francese è molto più lunga e comprende anche la società del risparmio gestito Pioneer, senza contare i quadri e le opere d' arte in parte poi riacquistate da Intesa Sanpaolo.

 

Con Orcel il vento cambierà. La maggior parte degli osservatori scommette che uno degli obiettivi del nuovo ceo sarà riequilibrare il potere raggiunto da Intesa Sanpaolo. Un predominio che sta migliorando l' efficienza del sistema bancario, ma nello stesso tempo rischia di limitare lo sviluppo del Paese. 

 

Avere due banche forti concentrate sulla crescita sarebbe certamente una carta importante da giocare. L' impresa non è però facile. Sul mercato ci sono tante opportunità ma pochi veri affari.

LEONARDO DEL VECCHIO NAGEL

 

Per molti versi puntare su Mediobanca o su Generali sarebbe la strada più semplice. Uno dei primi compiti sarà riorganizzare l' istituto, cambiare il management e aumentare i ricavi che anno dopo anno sono pesantemente scesi. 

 

Entrambe le soluzioni, comunque, consentirebbero a Unicredit di rafforzare le fabbriche prodotto, sia per quanto riguarda le attività bancarie che per quelle assicurative. Ma nessuno regala niente e bisogna sempre fare i conti con la realtà. E la realtà si chiama Monte Paschi. Il governo è deciso ad affrontare la questione Mps.

 

philippe donnet

Un' aggregazione che è stata favorita dal governo Conte con una dote da cinque miliardi complessivi. L' esecutivo Draghi non ha ancora preso posizione, ma il ministro dell' Economia, Daniele Franco, e Banca d' Italia sembrano determinati a confermare la strada della cessione entro l' anno, rispettando gli accordi presi con la Ue. Nello stesso tempo è difficile che il prossimo presidente di Unicredit, Pier Carlo Padoan, possa sottrarsi alle avance governative. 

 

Certo Orcel è molto abile nel muoversi sia nel mondo della finanza come dei palazzi romani. Ma non esaminare il dossier Mps potrebbe mettere in crisi gli equilibri che l' hanno portato al vertice di Unicredit. Va sempre ricordato che Mustier ha lasciato perché è stato sfiduciato. Orcel dovrà saper ascoltare il cda e soprattutto Padoan che tante garanzie ha dato sulla sua nomina.

ASSICURAZIONI GENERALI

 

C' è anche l' alternativa Bpm. Non è un caso che il ceo Giuseppe Castagna stia dicendo coram populo che tutte le opportunità di aggregazione saranno esaminate. Un modo intelligente per sostenere l' andamento del titolo che ha molto sofferto nell' ultimo anno e frenare la crescente delusione del presidente Massimo Tononi.

 

Al di là dello scontato Mps, la suggestione più bella per Orcel resta comunque l' accoppiata Mediobanca-Generali. L' istituto di piazzetta Cuccia sta infatti vivendo una fase delicata della sua storia. E il Ronaldo dei banchieri potrebbe approfittare della situazione, rompendo la gabbia che Del Vecchio e Caltagirone stanno costruendo intorno all' istituto.

 

LEONARDO DEL VECCHIO NAGEL

A Piazzetta Cuccia ostentano sicurezza. Il vertice è stato appena rinnovato grazie al sostanziale appoggio degli investitori istituzionali e la governance è chiara. Certo il mercato è uno scudo importante, ma Del Vecchio, che ha appoggiato la lista Assogestioni, con il suo 13,2% non sembra demordere. 

 

I rapporti tra Alberto Nagel, ceo di Mediobanca, e Francesco Milleri, braccio destro dell' imprenditore milanese, sono meno tesi, ma si tratta di un armistizio che può saltare in qualsiasi momento. Come se non bastasse nell' azionariato è apparso un altro pezzo da novanta. L' ingresso con l' 1% nel capitale della banca di Piazzetta Cuccia di Caltagirone, secondo azionista di Generali con oltre il 5,6% (dopo Mediobanca al 13%), è un ulteriore indizio che i pezzi si stanno rapidamente riposizionando sulla scacchiera.

ASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA GAETANO CALTAGIRONE E GIOVANNI BAZOLI FOTO LA PRESSE

 

Del Vecchio, come è risaputo, ha avuto il via libera Bce a salire fino al 20% anche se non è detto che prosegua con gli acquisti data la crescita delle quotazioni, mentre Caltagirone potrebbe arrivare fino al 5%. Una manovra di accerchiamento per costringere il management a scendere a patti su Generali? 

 

È probabile anche perché questo spiegherebbe l' arrivo di Caltagirone. È come se l' imprenditore romano avesse temuto di rimanere tagliato fuori da un possibile accordo tra Nagel e Del Vecchio.

Andrea orcel

 

L' unica certezza è che i due imprenditori non hanno concordato il loro ingresso. La cosa non deve stupire visto le personalità profondamente diverse. Resta il fatto che a breve un quarto del capitale di Mediobanca potrebbe essere concentrato nelle mani di due soli azionisti, per di più attivi anche in Generali.

 

Il nocciolo della questione è proprio questo. Nel 2022 il Leone di Trieste rinnoverà il consiglio. Ma è scontato che i giochi inizieranno prima. E la presenza dei due imprenditori molto combattivi dietro il primo azionista della compagnia avrà il suo peso, sapendo che definire la lista del nuovo cda Generali non sarà facile. 

Alberto Nagel

 

Bisogna sempre ricordare che sul Leone di Trieste c' è un rischio di Opa. Se fosse accertato che Mediobanca con il suo 13% ha concordato con Caltagirone (5,6%), Del Vecchio (4,8%) e magari i Benetton (3,9) la lista del nuovo cda, scatterebbe l' obbligo d' Opa avendo superato il 25% del capitale. Un tema molte volte sottovalutato ma che, per esempio, ha condizionato la formazione dell' ultimo cda. È quindi evidente che il pressing si sia spostato direttamente su Mediobanca.

Alberto Nagel Caltagirone

 

Ma perché Del Vecchio e Caltagirone spingono per un cambiamento in Generali? Da una parte c' è l' esigenza di riportare Trieste in un contesto competitivo più europeo, dall' altro pesare di più nelle scelte.

 

A Mediobanca viene imputato di aver frenato la corsa del Leone non consentendogli il salto di qualità che hanno fatto Allianz, Axa e Zurich. Nel mirino c' è dunque Philippe Donnet, ritenuto troppo vicino a Nagel.

nagel e moglie

 

A onor del vero l' ultimo bilancio ha mandato segnali incoraggianti. Nell' anno della pandemia Generali distribuirà una cedola record di 1,01 euro e, aggiungendo gli 0,46 euro che erano rimasti da pagare sul 2019, il dividendo complessivo raggiungerà 1,47 euro. «Risultati eccellenti», ha commentato Donnet, sottolineando che nel 2020, per il secondo anno consecutivo, il gruppo ha raggiunto il miglior risultato operativo, pari a 5,2 miliardi. 

 

Francesco Saverio Vinci DG Mediobanca Alberto Nagel Ad e Renato Pagliaro Presidente di Mediobanca 0_pr

«Mi sento ogni giorno sotto esame del mercato e dei numeri. Se non senti questa pressione, come succede a uno sportivo, non fai bene il tuo lavoro», ha risposto Donnet a chi gli chiedeva commenti sulla scadenza del mandato.

 

Ora la sfida sarà chiudere in crescita anche l' anno in corso. Donnet ha confermato gli obiettivi del piano 2019-2021 che prevedono cedole tra 4,5 e 5 miliardi e considerando che, tra il 2019 e il 2020, sono stati raggiunti dividendi totali di 3,1 miliardi, il range per il 2021 dovrebbe attestarsi tra 1,4 e 1,9 miliardi, con una cedola che potrebbe arrivare a 1,21 euro. Una ricca politica di remunerazione può essere il modo migliore per frenare le spinte degli azionisti forti.

CALTAGIRONE NAGEL GALATERI

 

Come una maggior attenzione all' estero. La prossima settimana, per esempio, si saprà se Generali ha vinto la gara per gli asset polacchi messi in vendita dall' inglese Aviva. Inoltre, si sta valutando un' acquisizione in Russia e i candidati sarebbero fondamentalmente tre: Vtb Insurance, Reso-Garantia e Rosgosstrakh.

 

andrea orcel di unicredit

Donnet poi, con molto buon senso, è intervenuto sulla struttura con l' uscita del direttore generale Frédéric de Courtois e del cfo Tim Ryan. Cambi legati alle critiche di scarso controllo sull' organizzazione, evidenziate principalmente dal caso svizzero e da Cattolica. 

PAGLIARO NAGEL

 

Come finirà? Difficile dirlo anche perché il mondo è cambiato e, al di là del rinnovo del cda, bisognerà cominciare a ragionare sui piani futuri del gruppo triestino. E un cambio di strategia comporta nuovi uomini. 

 

L' attuale presidente di Generali, Gabriele Galateri, potrebbe, per esempio, non essere rinnovato lasciando spazio a Vittorio Grilli o Claudio Costamagna, entrambi molto graditi in casa Del Vecchio. 

 

PHILIPPE DONNET ALBERTO NAGEL

Se Mediobanca riuscisse a confermare Donnet, Caltagirone potrebbe chiedere l' arrivo di un direttore generale che di fatto gestirebbe la compagnia insieme al ceo.

Fantasie? Forse. A meno di clamorosi colpi di scena, se ne riparlerà in estate.

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