italia soldi debiti

SIAMO UN POPOLO DI FORMICHINE (E DI EVASORI FISCALI) - IL DEBITO PRIVATO DEGLI ITALIANI E’ PARI AL 41,31% DEL PRODOTTO INTERNO LORDO (PIL) QUANDO I MAESTRINI TEDESCHI NE HANNO UNO PARI AL 52,7%, LE FAMIGLIE INGLESI SONO ALL'86,35% E I CANADESI AL 100,02% - IL DEBITO MONDIALE E’ PARI A 184 MILA MILIARDI DI DOLLARI…

Filippo Facci per “Libero quotidiano”

 

Fondo Monetario Internazionale

Qualcosa sospettavamo, ma gli ultimi dati del Fondo Monetario (Fmi) stagliano l'Italia come un Paese di cicale rispetto ad altre formiche che parlano e predicano e ammoniscono, ma poi risultano indebitate sino al buco del deretano. Parlando infatti di disavanzo privato - quello delle famiglie, in pratica - si scopre che gli italiani hanno un debito pari ad appena il 41,31 per cento del loro Prodotto interno lordo (Pil) quando i maestrini tedeschi, tanto per arrivare subito a loro, ne hanno uno pari al 52,7 per cento del loro Pil.

DEBITO PUBBLICO

 

Si parla, ripetiamo, di debito privato, quello che attiene la somma dei comportamenti dei singoli e delle famiglie: questo in un Pianeta dove i debiti nel loro complesso (pubblici e privati messi insieme) ammontano alla cifra astronomica di 184mila miliardi di dollari che sono pari al 225 per cento del Prodotto interno lordo globale.

 

È come se ogni abitante della Terra avesse 86mila dollari di debito sul groppone: un record storico e assoluto, in netto rialzo di duemila miliardi rispetto a quello - già un record mai visto - messo nero su bianco dal rapporto Fiscal Monitor dell' ottobre scorso. Rispetto ad allora mancavano dati aggiornati, ed ecco il risultato. Stando a quanto comunicato dall'Fmi, le tre nazioni più indebitate sono Stati Uniti, Cina e Giappone: a loro corrisponde oltre la metà del debito globale.

 

DEBITO PUBBLICO

Tuttavia, come dimostra anche il caso italiano, la diffusione dei debiti non è per niente uniforme da Stato a Stato, sicché solo alcune aree geografiche potrebbero presentare problemi in futuro. Le tabelle dello stesso Fmi (rese note il 13 dicembre) per esempio evidenziano che le famiglie più indebitate e perciò vulnerabili sono quelle canadesi, dove il debito dei privati ammonta al 100,02 per cento del Pil nazionale: cittadinanza e classe politica fanno a gara a chi sta messo peggio.

 

E al secondo posto chi c' è? Le famiglie inglesi, con un debito pari all' 86,35 per cento del Pil. Nella gara allo scialacquo, gli inglesi hanno superato persino i cugini statunitensi, che sino al 2007 avevano debiti per 98,63 per cento ma poi sono stati costretti a una cura dimagrante drastica (per una crisi in parte innescata da loro) che ora li vede indebitati per il 77,66 per cento rispetto al Pil Usa.

 

LA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK

Poi vabbè, la classifica prosegue, ma valutarla diventa più complicato perché si parla di realtà molto diverse per numero di abitanti e assetto geopolitico. Resta che, secondo il Fondo Monetario, le tre nazioni più indebitate sono Stati Uniti, Cina e Giappone, alle quali corrisponde più della metà del debito complessivo.

 

L'ANOMALIA GIAPPONESE

Poi - ahia - si passa al settore pubblico, dove la storia è tutta un' altra: a cominciare proprio dall' Italia. Da una parte le citate formiche, dall' altra una classe politica che negli anni ci ha progressivamente portato al 132 per cento del Pil. Ma i dati su questo, a livello mondiale, erano già noti sin dal World Economic Forum del giugno scorso. Tutto per scoprire che molto indebitati, ma sempre meno di noi, sono per esempio il Belgio (ha un debito pubblico pari al 105,5 per cento del Pil) che infatti è tra i Paesi europei che violano le regole dell' Eurozona sul deficit.

 

Ma lasciando da parte chi ha fatto meglio della nostra classe politica (sono troppi: compresi il Portogallo, Cipro, il Bhutan, Singapore, la Giamaica, il Mozambico e il Gambia) ad avere un debito superiore al nostro mitico 132,6 ci sono solo quattro Paesi molto differenti tra loro: le isole di Capo Verde (133,8), il Libano (143,4), la Grecia (181,3) e al primo posto - non chiedeteci come e perché - il tecnologico e avanzato Giappone, che ha un debito pubblico pari al 239,2 per cento del Pil.

 

banca centrale europea

Nessuna Commissione Europea però rompe le scatole a questi Paesi, per nessuno spunta regolarmente un commissario a evidenziare «motivi di preoccupazione per l' Eurozona». Non hanno le nostre fortune.

 

Restando all' Italia, in altra sede si potrà magari analizzare storicamente e tecnicamente ciò che ora pare sintetizzabile così: la tendenza degli italiani è non avere debiti, la tendenza dei loro politici è averne a strafottere. Coi soldi altrui.

 

Se lasciamo da parte le fasi storiche imprescindibili di crescita del debito (Grande Depressione, Guerre mondiali) vediamo che i veri guai cominciano dal 1974 in avanti: si riparte da un 54 per cento di debito pubblico e nel 1994 eccoci al 124: è quello il debito che l'Italia non è mai riuscita a riassorbire, nonostante abbia chiuso in attivo - unica in Europa - 22 bilanci pubblici su 23 tra il 1995 e il 2017. I momenti chiave sono diversi.

 

ronald reagan

Nel 1981 le scelte di Ronald Reagan e della Federal Reserve fanno saltare anche l'equilibrio precario dei conti italiani: un drastico aumento del costo del denaro costringe il nostro Paese a inseguire scompostamente pur di restare dentro il Sistema monetario europeo.

 

Fiscalmente l'Italia restava indisciplinata, e così per tutti gli anni Ottanta i bilanci furono negativi (diversamente da altri stati europei) e piano piano il debito pubblico andò fuori controllo, questo mentre - paradossalmente - l'economia italiana volava (divenne la quarta del mondo) e modernizzava il Paese ponendo le basi sulle quali nel bene e nel male si muove ancora oggi.

 

Da allora, però, gli interessi sul debito vanificavano ogni sforzo (quando c' era) e la classe politica intanto non investiva sulla crescita se non a sprazzi. Da qui una media di crescita inferiore a quella della zona euro: anche il +1,5 per cento di crescita del Pil italiano del 2017 (miglior risultato dal 2010) impallidiva davanti al +2,5 medio europeo.

 

LE COLPE DEGLI ELETTORI

Le colpe della classe politica sono state indubbie, ma è anche vero che si sono specchiate in un elettorato indisposto a perdonare ogni politica impopolare. Anche grazie all'evasione, il tenore di vita degli italiani - se sommiamo i patrimoni e le case e i titoli e le rendite, tipo le pensioni - restava tra i più alti del mondo, anche se alle banche centrali e ai mercati internazionali interessava solo la produzione annua e il pareggio di bilancio.

reagan bettino craxi

 

Nessun elettorato si è mai mostrato disponibile a recedere dai welfare e dagli assistenzialismi che in Italia hanno sparso incredibili quantità di denaro su infinite categorie e corporazioni: dagli operai illicenziabili ai coltivatori diretti, dagli statali inamovibili a un sindacato che in Italia è stato potente come in nessun altro Paese occidentale: la spesa pubblica è salita spaventosamente anche per questo. È in quella fase che i sindacati e le classi dirigenti (comuniste e democristiane, soprattutto) cominciarono a vendersi il futuro dei loro figli.

 

Lo Stato, allora come oggi, per mantenere le clientele politiche e sociali si è trasformato in un gigantesco erogatore che ha gonfiato il debito pubblico, ha regalato pensioni e, peggio ancora, ha fatto l'occhiolino a una società che intanto faceva crescere il cosiddetto sommerso, non rilasciava fatture e trasformava in statali ipergarantiti anche gente immeritevole. Così l'evasione fiscale volava alle stelle.

bettino craxi

 

A latere di una classe politica poco coraggiosa (soprattutto negli ultimi lustri) ci sono generazioni che hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità con il carburante della spesa pubblica: ma ora, dettaglio, i soldi sono finiti e le regole dell' Euro e dei famosi mercati non consentono (più) di nascondere i debiti sotto il tappeto.

 

La varie classi politiche, insomma, hanno scialacquato eccome: ma i soldi non sono finiti proprio tutti nelle loro tasche. Mentre dall'altra, come visto, il popolo italiano si dimostrava risparmiatore pur senza riserve infinite: questo Paese, al di là dei dati, ha smesso da un pezzo di mettere i soldi sotto il materasso, e, anche da noi, non guardare al lungo periodo sta diventando una filosofia di vita oltreché una necessità.

 

Hanno fatto un milione di inchieste giornalistiche sul nuovo ceto medio (o sulla sua scomparsa) e l'esito è sempre quello: tutte le fasce sociali si stanno spalmando su un neo-proletariato in parte declassato e in parte più benestante che mai, come dimostra - appunto - l'aumento della povertà delle famiglie ma anche l' aumento medio dei consumi di lusso. Le diseguaglianze sociali, insomma, si sono ridefinite, e il voto politico di conseguenza: resta solo da credere che la nuova classe politica (definirla così pare anche troppo) non si sia impoverita a sua volta in visione e capacità. È un dubbio retorico. Anche perché, per ora, solo una cosa è certa: il partito della spesa ha ripreso le forze.

Ultimi Dagoreport

gian marco chiocci giampaolo rossi alfredo mantovano giorgia meloni giovambattista giovanbattista fazzolari tg1

DAGOREPORT- CHE FRATELLI D’ITALIA, DOPO TRE ANNI DI PALAZZO CHIGI, NON SIA PIÙ IL PARTITO MONOLITICO NELLA SUA DEVOZIONE E OBBEDIENZA A GIORGIA MELONI È DIMOSTRATO DALL’ULTIMO SCAZZO NEL POLLAIO RAI TRA CHIOCCI E ROSSI - COL DIRETTORE DEL TG1 CHE SPUTTANA IN PIAZZA, CON APPOSITO COMUNICATO, I SUOI CONTATTI RISERVATI CON LA DUCETTA: ‘’NEI GIORNI SCORSI LA PREMIER MI HA SONDATO INFORMALMENTE PER CAPIRE UNA MIA EVENTUALE, FUTURA, DISPONIBILITÀ NELLA GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE” - CON MASSIMO CINISMO E MINIMO RISERBO, CHIOCCI AGGIUNGE: “UNA CHIACCHIERATA, COME TANTE ALTRE IN QUESTI MESI...” - S'AVANZA "FRATELLI SERPENTI", UN PARTITO VITTIMA CRESCENTE DI INTRIGHI DI POTERE, CHE VIVE SCHIZOFRENICAMENTE LA PROPRIA EGEMONIA COME SABOTAGGIO DEL CAMERATA RIVALE - DALLA NOMINA DI FOTI A MINISTRO AL MURO DI IGNAZIO LA RUSSA A PROTEZIONE DI SANTANCHÉ FINO AL SUO ENDORSEMENT PER MAURIZIO LUPI PER IL DOPO-SALA IN BARBA AL MELONIANO FIDANZA, DAGLI SCAZZI CROSETTO-MANTOVANO A LOLLOBRIGIDA “COMMISSARIATO”, DALLA NOMINA DI GIULI ALLO SCONTRO SCHILLACI-GEMMATO. ESSI': A VOLTE IL POTERE LOGORA CHI CE L’HA….

antonio barbera giulio base monda buttafuoco borgonzoni mantovano

FLASH! – BIENNALE DELLE MIE BRAME: IL MANDATO DI ALBERTO BARBERA ALLA DIREZIONE DELLA MOSTRA DEL CINEMA TERMINA FRA UN ANNO MA DA MESI SI SUSSEGUONO VOCI SULLE ASPIRAZIONI DI ANTONIO MONDA (SPONSOR MANTOVANO) E DI GIULIO BASE, SUPPORTATO DALLO STRANA COPPIA FORMATA DALLA SOTTOSEGRETARIA LEGHISTA LUCIA BORGONZONI E DA IGNAZIO LA RUSSA (GRAZIE ALLO STRETTO RAPPORTO CON FABRIZIO ROCCA, FRATELLO DI TIZIANA, MOGLIE DI BASE) - IL PRESIDENTE ‘’SARACENO’’ BUTTAFUOCO, CHE TREMA AL PENSIERO DI MONDA E BASE, NON VUOLE PERDERE LA RICONOSCIUTA COMPETENZA INTERNAZIONALE DI BARBERA E GLI HA OFFERTO UN RUOLO DI ‘’CONSULENTE SPECIALE’’. RISPOSTA: O DIRETTORE O NIENTE…

peter thiel narendra modi xi jinping donald trump

DAGOREPORT - IL VERTICE ANNUALE DELL'ORGANIZZAZIONE PER LA COOPERAZIONE DI SHANGHAI (SCO), SI AVVIA A DIVENTARE L’EVENTO POLITICO PIÙ CLAMOROSO DELL’ANNO - XI JINPING ATTENDE L’ARRIVO DEI LEADER DI OLTRE 20 PAESI PER ILLUSTRARE LA “VISIONE CINESE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE – ATTESI PUTIN, L’INDIANO MODI (PER LA PRIMA VOLTA IN CINA DOPO SETTE ANNI DI SCAZZI), IL BIELORUSSO LUKASHENKO, IL PAKISTANO SHARIF, L’IRANIANO PEZESHKIAN E IL TURCO ERDOGAN - SE DA UN LATO IL SUMMIT SCO RAPPRESENTA IL TRIONFO DEL DRAGONE, CHE È RIUSCITO A RICOMPATTARE MEZZO MONDO, DALL’INDIA AL BRASILE, MINACCIATO DALLA CLAVA DEL DAZISMO DI TRUMP, DALL’ALTRO ATTESTA IL MASSIMO FALLIMENTO DELL’IDIOTA DELLA CASA BIANCA – L’ANALISI SPIETATA DELL’EMINENZA NERA, PETER THIEL, A “THE DONALD”: "A COSA SONO SERVITI I TUOI AMOROSI SENSI CON PUTIN PER POI RITROVARTELO ALLA CORTE DI PECHINO? A COSA È SERVITO LO SFANCULAMENTO DELL’EUROPA, DAL DOPOGUERRA AD OGGI FEDELE VASSALLO AI PIEDI DEGLI STATI UNITI, CHE ORA È TENTATA, PER NON FINIRE TRAVOLTA DALLA RECESSIONE, DI RIAPRIRE IL CANALE DI AFFARI CON LA CINA, INDIA E I PAESI DEL BRICS?” – "DONALD, SEI AL BIVIO’’, HA CONCLUSO THIEL, "O SI FA UN’ALLEANZA CON LA CINA, MA A DETTAR LE CONDIZIONI SARÀ XI, OPPURE DEVI ALLEARTI CON L’EUROPA. UNA TERZA VIA NON C’È…”

luca zaia giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - MAI VISTA L’ARMATA BRANCAMELONI BRANCOLARE NEL BUIO COME PER LE REGIONALI IN VENETO - SENZA QUEL 40% DI VOTI DELLA LISTA ZAIA SIGNIFICHEREBBE LA PROBABILE SCONFITTA PER IL CENTRODESTRA. E DATO CHE IN VENETO SI VOTERÀ A NOVEMBRE, DUE MESI DOPO LE MARCHE, DOVE IL MELONIANO ACQUAROLI È SOTTO DI DUE PUNTI AL CANDIDATO DEL CENTROSINISTRA RICCI, PER IL GOVERNO MELONI PERDERE DUE REGIONI IN DUE MESI SAREBBE UNO SMACCO MICIDIALE CHE RADDRIZZEREBBE LE SPERANZE DELL’OPPOSIZIONE DI RIMANDARLA AL COLLE OPPIO A LEGGERE TOLKIEN - LA DUCETTA HA DOVUTO COSÌ INGOIARE IL PRIMO ROSPONE: IL CANDIDATO DI FDI, LUCA DE CARLO, È MISERAMENTE FINITO IN SOFFITTA – MA PER DISINNESCARE ZAIA, URGE BEN ALTRO DI UN CANDIDATO CIVICO: OCCORRE TROVARGLI UN POSTO DA MINISTRO O MAGARI LA PRESIDENZA DELL’ENI NEL 2026 - SE LA DUCETTA È RABBIOSA, SALVINI NON STA MEJO: I TRE GOVERNATORI DELLA LEGA HANNO DICHIARATO GUERRA ALLA SUA SVOLTA ULTRA-DESTRORSA, ZAVORRATA DAL POST-FASCIO VANNACCI - IL PASTICCIACCIO BRUTTO DEL VENETO DEVE ESSERE COMUNQUE RISOLTO ENTRO IL 23 OTTOBRE, ULTIMA DATA PER PRESENTARE LISTE E CANDIDATI…

peter thiel donald trump

SE SIETE CURIOSI DI SAPERE DOVRÀ ANDRÀ A PARARE IL DELIRIO DI ONNIPOTENZA TRUMPIANA, È INTERESSANTE SEGUIRE LE MOSSE DELLA SUA ‘’EMINENZA NERA’’, IL MILIARDARIO PETER THIEL - PUR NON COMPARENDO MAI IN PUBBLICO, ATTRAVERSO PALANTIR TECHNOLOGIES, UNO TRA I POCHI COLOSSI HI-TECH CHE COLLABORA CON LE AGENZIE MILITARI E DI INTELLIGENCE USA, THIEL HA CREATO UNA VERA E PROPRIA INFRASTRUTTURA DI POTERE CHE NON SOLO SOSTIENE IL TRUMPONE, MA CONTRIBUISCE A DEFINIRNE L’IDENTITÀ, LE PRIORITÀ E LA DIREZIONE FUTURA - LA SVOLTA AUTORITARIA DI TRUMP, CHE IN SEI MESI DI PRESIDENZA HA CAPOVOLTO I PARADIGMI DELLO STATO DI DIRITTO, HA LE SUE RADICI IN UN SAGGIO IN CUI THIEL SOSTIENE APERTAMENTE CHE ‘’LIBERTÀ E DEMOCRAZIA SONO INCOMPATIBILI’’ PERCHÉ IL POTERE SI COLLOCA “OLTRE LA LEGGE” – OLTRE A INTERMINABILI TELEFONATE CON L'IDIOTA DELLA CASA BIANCA, THIEL GODE DI OTTIMI RAPPORTI CON LA POTENTE CAPOGABINETTO DEL PRESIDENTE, SUSIE WILES, E COL SEGRETARIO AL TESORO, SCOTT BESSENT, CON CUI ORDISCE LE TRAME ECONOMICHE - SE MEZZO MONDO È FINITO A GAMBE ALL’ARIA, IL FUTURO DELLA MENTE STRATEGICA DEL TRUMPISMO SEMBRA TINTO DI “VERDONI”: LE AZIONI DI PALANTIR SONO QUINTUPLICATE NEGLI ULTIMI 12 MESI, E NON SOLO GRAZIE ALLE COMMESSE DI STATO MA ANCHE PER GLI STRETTI INTERESSI CON L’INTELLIGENCE ISRAELIANA (UNO DEI MOTIVI PER CUI TRUMP NON ROMPE CON NETANYAHU...)

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - C’ERA UNA VOLTA LA LEGA DI SALVINI - GETTATO ALLE ORTICHE CIÒ CHE RESTAVA DEI TEMI PIÙ IDENTITARI DEL CARROCCIO, DECISO A RIFONDARLO NEL PARTITO NAZIONALE DELLA DESTRA, SENZA ACCORGERSI CHE LO SPAZIO ERA GIÀ OCCUPATO DALLE FALANGI DELLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, HA PERSO IL LUME DELLA RAGIONE: UNA FURIA ICONOCLASTA DI NAZIONALISMO, SOVRANISMO, IMPREGNATA DI RAZZISMO, XENOFOBIA, MASCHILISMO E VIOLENZA VERBALE - SECONDO I CALCOLI DEI SONDAGGISTI OGGI QUASI LA METÀ DEI CONSENSI DELLA LEGA (8,8%) APPARTIENE AI CAMERATI DEL GENERALISSIMO VANNACCI CHE MICA SI ACCONTENTA DI ESSERE NOMINATO VICESEGRETARIO DEL CARROCCIO: CONSAPEVOLE CHE L’ELETTORATO DI ESTREMA DESTRA, AL SURROGATO, PREFERISCE L’ORIGINALE, SI È TRASFORMATO NEL VERO AVVERSARIO ALLA LEADERSHIP DEL CAPITONE, GIÀ CAPITANO - OGGI SALVINI, STRETTO TRA L’INCUDINE DELL'EX GENERALE DELLA FOLGORE E IL MARTELLO DI MELONI, È UN ANIMALE FERITO, QUINDI PERICOLOSISSIMO, CAPACE DI TUTTO, ANCHE DI GETTARE IL BAMBINO CON L'ACQUA SPORCA...