bollore singer elliott tim

ELLIOTT FA IL GANASSA - HA IL 13,7% DI TIM ED ANNUNCIA: CON NOI IL TITOLO PUO’ RADDOPPIARE E STRIZZA L’OCCHIO ALLA SEPARAZIONE DELLA RETE ED A FONDERLA CON OPEN FIBER (CDP ED ENEL) – I FRANCESI VANNO ALLE CARTE BOLLATE – LA CONSOB BATTA UN COLPO…

 

1. LO SCORPORO VALE 7 MILIARDI

Rosario Dimito per il Messaggero

 

Il fondo Elliott affila le armi in vista dello scontro con Vivendi nell'assemblea di martedì 24. Nella comunicazione inviata alla Sec, l'organismo di controllo della Borsa americana, il fondo guidato da Paul Singer ha infatti dichiarato di possedere l'8,8% di azioni ordinarie Tim e il 2,9% delle risparmio; a questa posizioni si aggiungono opzioni esercitabili nel 2019 per il 4,93% che portano la quota potenziale delle ordinarie al 13,73%.

paul singer

 

Contestualmente, Elliott ha presentato la sua lista - ieri era il termine ultimo - per l'eventuale rinnovo del cda all'assise venerdì 4 maggio. Eventuale in quanto, qualora Elliott vincesse il confronto del 24 aprile - e il cda venisse quindi ricostituito con la revoca di Arnaud de Puyfontaine, Frédéric Crépin, Herve Philippe, Anna Jones e Felicité Herzog e la contestuale nomina di Fulvio Conti, Massimo Ferrari, Rocco Sabelli, Luigi Gubitosi, Paola Giannotti e Dante Roscini - la successiva assemblea verrebbe sconvocata e il cda rimarrebbe in vita sino a scadenza (2020).

 

WALL STREET 2

Nessuna lista è stata invece presentata da Assogestioni, come anticipato dal Messaggero che, per non disperdere i voti dei fondi, ha optato di non contrapporsi ad Elliott. Oltre ai sei nomi già noti, nella lista Elliott figurano Alfredo Altavilla, top manager di Fca, Paola Bonomo (ex dirigente Facebook), Lucia Morselli (già ad di News Corp Europe e Stream), Maria Elena Cappello (ex Nokia, ora Mps). In totale dieci profili che nelle intenzioni di Elliott costituiranno un cda indipendente.

 

IL J'ACCUSE

vincent bollore

Il fondo Usa ieri ha quindi pubblicato una corposa presentazione rivolta agli investitori in cui dettaglia più approfonditamente le sue proposte, sottolineando come l'obiettivo finale è liberare Tim dai conflitti di interesse che hanno caratterizzato la gestione Vivendi e creare valore di lungo termine. Secondo Elliott il titolo potrebbe raddoppiare il valore in Borsa da 0,8 a 1,6 euro nel caso in cui il cda desse corso alle azioni proposte. Il fondo si attende un incremento di 0,1 euro dalla conversione delle risparmio, di 0,3 euro dalla separazione della rete, di 0,4 euro dalla riduzione del debito e dal ritorno al dividendo.

 

In particolare, Elliott ritiene che la separazione della rete potrebbe «liberare fino a 7 miliardi di valore nascosto», pari al «41% della capitalizzazione di mercato» permettendo un «re-rating delle azioni» da parte degli investitori. Nelle slide si fa anche notare che «non ha senso per Tim competere con un altro network»: l'allusione è a Open Fiber che il governo sta sviluppando attraverso Enel e Cdp allo scopo di raggiungere gli obiettivi fissati dalla Ue per la riduzione del digital divide.

luigi gubitosi

 

«Se Tim sarà proattiva nell'indirizzare questo obiettivo del governo, l'unificazione delle reti può portare grande creazione di valore per gli azionisti, ribaltando la minaccia competitiva» rappresentata da Open Fiber e frutto della «precedente indisponibilità» di Tim «ad aiutare il Paese a raggiungere i suoi impegni con la Ue». Attraverso la separazione e la cessione di una quota della rete stessa, il debito Tim potrebbe essere dimezzato da 25 a 12 miliardi, e la società potrebbe tornare a distribuire «un dividendo stabile agli azionisti ordinari».

 

Fulvio Conti

Nella giornata di ieri si è schierato con Elliott anche Iss, l'altro grande proxy advisor: Dopo Glass Lewis, anche Iss, infatti, ha duramente criticato la gestione Vivendi, definita «molto più un peso che un asset per Tim», costretta a «diversi cambi di board e management durante gli ultimi anni» senza che l'azionista francese sia stato in grado di portare «stabilità». Iss, e con lui anche l'italiana Frontis Governance, suggerisce ai soci di votare per la rimozione dei consiglieri della media company francese e la loro sostituzione con quelli proposti da Elliott.

 

2. IL CDA SI SPACCA

Rosario Dimito per il Messaggero

 

Nella battaglia su Tim si parte con le carte bollate. Tim e forse Vivendi presenteranno nelle prossime ore un ricorso d'urgenza (ex art. 700 cpc) per smontare l'integrazione dell'ordine del giorno dell'assemblea del 24.

 

Con una dura nota diffusa al termine del cda di Tim alla presenza dei legali Francesco Gatti (Studio Pavesi Gatti Bianchi), Andrea Zoppini, Filippo Modulo (Studio Chiomenti), Ferdinando Emanuele e Giuseppe Scassellati (Cleary Gottlieb), ma assente il collegio sindacale, il cda ha ritenuto «a maggioranza illegittima l'integrazione dell'ordine del giorno assembleare del 24» decisa dal collegio sindacale e ha deliberato di «intraprendere ogni azione legale a tutela dei diritti e degli interessi di tutti i soci e della società», e di allertare la Consob per quanto di sua competenza.

DE PUYFONTAINE BOLLORE

 

Il cda, che ha richiesto anche tre pareri pro veritate a Piergaetano Marchetti, Giuseppe Portale e Roberto Sacchi, ha concluso che l'iniziativa dei sindaci non è conforme all'applicazione delle norme che disciplinano i poteri dell'organo di controllo. Secondo gli esperti, il collegio sindacale, infatti, può intervenire (art 126 bis IV comma del Tuf) soltanto in caso di inerzia del cda nell'accoglimento delle richieste di integrazione presentate dai soci e non nel caso di una decisione motivata sebbene non condivisa dal collegio come è accaduto.

 

franco bernabe

Secondo i legali, inoltre, l'integrazione dell'odg è in contrasto con lo statuto laddove recita che «ogni qualvolta la maggioranza dei componenti il cda venga meno per qualsiasi causa, i restanti consiglieri si intendono dimissionari e la loro cessazione ha effetto dal momento in cui il cda è stato ricostituito per nomina assembleare».

 

Ma è in contrasto anche con l'art. 2386 del Codice civile («Se particolari disposizioni dello statuto prevedono che a seguito della cessazione di taluni amministratori cessi l'intero cda, l'assemblea per la nomina del nuovo cda è convocata d'urgenza dagli amministratori rimasti in carica»).

 

Di diverso avviso Elliott, che nella documentazione predisposta per l'assemblea ritiene che il cda dimissionario sarebbe legittimamente ricostituito il 24 stesso con la nomina dei sei membri indicati da Paul Singer.

 

LA FORZA DEI FRANCESI

AVVOCATI

Il cda Tim ha quindi confermato «la piena legittimità della convocazione dell'assemblea del 4 maggio», per rinnovare il board, «nel rispetto delle ragioni del mercato e della disciplina imperativa sul voto di lista». A favore della delibera si sono espressi non solo i consiglieri esecutivi di Vivendi, ma anche gli indipendenti dimissionari indicati dalla stessa media company transalpina, il cui voto si è dimostrato decisivo per far passare la mozione. Ancora una volta, hanno infatti votato contro la delibera i consiglieri espressi da Assogestioni, Ferruccio Borsani, Lucia Calvosa, Francesca Cornelli, Dario Frigerio e Danilo Vivarelli.

 

Il collegio sindacale, nel rigettare le argomentazioni invocate dal consiglio di amministrazione a supporto della delibera di ieri, ha confermato la piena legittimità delle sue determinazioni. Insomma, siamo al muro contro muro.

 

sede consob

In ogni caso, il cda tira dritto per la sua strada, confermando «il superamento della richiesta di integrazione dell'ordine del giorno dell'assemblea del 24 aprile 2018 presentata dai fondi Elliott, a fronte delle dimissioni di otto consiglieri (tutte efficaci a precedere l'apertura dei lavori assembleari)». È stato inoltre dato mandato al presidente de Puyfontaine e al vicepresidente Franco Bernabè di firmare il ricorso.

 

Resta quindi da vedere come si comporterà il giudice che con urgenza dovrà valutare la materia; ma soprattutto la Consob, chiamata ormai in causa da tutti gli schieramenti. Da ambienti vicini ai francesi si fa notare comunque che Vivendi con il suo 24% ha la forza per bloccare eventuali separazioni indesiderate della Rete o conversione di azioni di risparmio mentre Amos Genish, sebbene abbia il sostegno di Elliott, continua a prestare la sua opera in nome e per conto di Vincent Bollorè.

Ultimi Dagoreport

antonio tajani matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL PRANZO DEI VELENI È SERVITO: LUNEDÌ A PALAZZO CHIGI SONO VOLATI PIATTI E BICCHIERI TRA I TRE CABALLEROS DEL GOVERNO - MELONI E TAJANI HANNO MESSO ALL’ANGOLO IL "PATRIOTA" TRUMPUTINIANO SALVINI, ACCUSANDOLO DI SABOTARE L'ESECUTIVO CON LE SUE POSIZIONI ANTI-EUROPEE E GLI ATTACCHI A MATTARELLA SUL CODICE ANTI-MAFIA DEL PONTE DELLO STRETTO – QUANDO SONO ARRIVATI I RISULTATI DELLE COMUNALI, CON LA DEBACLE DEL CENTRODESTRA, "IL TRUCE" DELLA LEGA E' PARTITO ALL'ATTACCO, INCOLPANDO LA ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' (COLLE OPPIO E GARBATELLA) PER LA SCONFITTA A GENOVA: SE NON AVESSE CONVINTO BUCCI A LASCIARE LA POLTRONA DI SINDACO DI GENOVA PER CORRERE PER LA PRESIDENZA DELLA REGIONE LIGURIA (STOPPANDO IL LEGHISTA RIXI), IL SINDACO SAREBBE RIMASTO AL CENTRODESTRA. A QUEL PUNTO, SI E' SVEGLIATO TAJANI CHE HA RICORDATO A ENTRAMBI CHE SENZA I VOTI DI CLAUDIO SCAJOLA OGGI CI SAREBBE IL PD DI ANDREA ORLANDO ALLA REGIONE LIGURIA…

benjamin netanyahu matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT – QUANTO POTRÀ DURARE IL SILENZIO IMBARAZZATO E IMBARAZZANTE DI GIORGIA MELONI DI FRONTE AI 50MILA MORTI DI GAZA? LA DUCETTA NON VUOLE SCARICARE NETANYAHU PER NON LASCIARE A MATTEO SALVINI LA "PRIMAZIA" DEL RAPPORTO CON "BIBI". MA ANCHE PER NON IRRITARE LA POTENTE COMUNITÀ EBRAICA ITALIANA, STORICAMENTE PENDENTE A DESTRA – ORMAI ANCHE URSULA VON DER LEYEN E ANTONIO TAJANI (NON CERTO DUE CUOR DI LEONE) CONDANNANO LE STRAGI NELLA STRISCIA CON PAROLE DURISSIME: “AZIONI ABOMINEVOLI” – ANCHE LA POPOLAZIONE ISRAELIANA VUOLE SFANCULARE “BIBI”, COME STA FACENDO GIÀ TRUMP, CHE NEI GIORNI SCORSI HA ATTACCATO LA CORNETTA IN FACCIA A SEMPRE PIÙ IN-GAZATO PREMIER ISRAELIANO (OGGI HA RIVELATO DI AVERGLI "DETTO DI NON ATTACCARE L'IRAN")

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - IL GARBUGLIO DEL SUPER RISIKO BANCARIO SPACCA NON SOLO LA FINANZA MILANESE (DUELLO UNICREDIT-INTESA) MA STA FACENDO DERAGLIARE ANCHE IL GOVERNO DI DESTRA-CENTRO -GONG! OGGI È ANDATO IN SCENA UN PESANTISSIMO SHOWDOWN TRA MELONI, CHE È FAVOREVOLE AD APERTURE SUL GOLDEN POWER A UNICREDIT SULL’OPERAZIONE BANCO BPM CON TAJANI SOSTENITORE INDEFESSO DEL LIBERO MERCATO, E LA LEGA DI SALVINI CHE È PRONTA A FAR CADERE IL GOVERNO PUR DI NON MOLLARE IL “SUO” BANCO BPM A UNICREDIT - OGGI, ARMATO DI BAZOOKA, È SCESO IN CAMPO IL MINISTRO DELL’ECONOMIA, GIANCARLO GIORGETTI. INCALZATO DAI CRONISTI SULLE POSSIBILI APERTURE DEL GOVERNO ALLE PRESCRIZIONI DEL GOLDEN POWER APPLICATE ALLA BANCA DI ORCEL, L’ECONOMISTA DI CAZZAGO È SBOTTATO COME UN FIUME IN PIENA: “SE CI FOSSE IL MINIMO DISALLINEAMENTO (CON MELONI), NON CI SAREBBE UNA MINACCIA DI DIMISSIONI, MA LE DIMISSIONI STESSE. NON SI ANNUNCIANO LE DIMISSIONI, LE SI DANNO…”

donald trump zelensky vladimir putin russia ucraina

DAGOREPORT - TRUMP STREPITA MA NON COMBINA UN CAZZO – ZELENSKY PROPONE UN INCONTRO A TRE CON IL TYCOON E PUTIN MA NESSUNO LO CONSIDERA: PUTIN SI CHIAMA FUORI (“SOLO DOPO ACCORDI SPECIFICI”). E IL TYCOON? NON VUOLE UN INCONTRO DIRETTO CON PUTIN PERCHE', IL MOLTO PROBABILE BUCO NELL'ACQUA, SAREBBE L'ENNESIMA CONFERMA DELLA SUA INCAPACITA' DI RISOLVERE LA CRISI UCRAINA. LUI, CHE PRIMA DELLE ELEZIONI DICEVA “PORTERÒ LA PACE IN 24 ORE”, E A PIU' DI QUATTRO MESI DALL’INSEDIAMENTO SI RITROVA CON I DRONI E I MISSILI RUSSI CHE MARTELLANO PIÙ CHE MAI KIEV...

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – UCCI UCCI, SENTO AVVICINARSI GLI ANGELUCCI! IN ALLARME PER LA DECRESCITA INFELICE DEI LORO TRE QUOTIDIANI, ALESSANDRO SALLUSTI AVREBBE I GIORNI CONTATI ALLA DIREZIONE DE “IL GIORNALE” - GIA’ CADUTO IN DISGRAZIA CON MARINA BERLUSCONI, REO DI AVER SOSTITUITO “PAPI” CON GIORGIA, ORA GIAMPAOLO ANGELUCCI AVREBBE IN MENTE DI RIMPIAZZARE IL BIOGRAFO DELLA DUCETTA CON QUEL RAMPANTISSIMO “BEL AMI” DEL POTERE CHE SI CHIAMA TOMMASO CERNO: SENZA FARE UN PLISSE’, DA DIRETTORE DELL’’’ESPRESSO” E DEPUTATO DEL PD BY RENZI, OGGI E’ ALLA GUIDA DE “IL TEMPO”, TALMENTE SCHIERATO CON LA DESTRA CHE VEDE I FASCISTI A SINISTRA… (VIDEO STRACULT!)