DUELLO FRA GAMBERALE E BENETTON, GLI AEROPORTI SONO “COSA LORO” - INSABBIATO NELLA TRATTATIVA SU ‘AEROPORTI DI ROMA’, BENETTON TRASCURA TORINO E FIRENZE - GAMBERALE DA NAPOLI (GESAC) VUOLE DECOLLARE VERSO TORINO, GENOVA E CAGLIARI - L’ELDORADO E’ FIUMICINO: SE NON SI SCIOGLIE IL NODO DEL CONTRATTO (E DELLE TARIFFE) IL RISIKO RESTA BLOCCATO…

Marco Ferrando per il "Sole 24 Ore"

Da una parte la holding dei Benetton, Sintonia, alle prese con l'estenuante trattativa sul contratto di programma di Aeroporti di Roma che per ora ha avuto l'effetto di oscurare (e paralizzare) ogni iniziativa sulle partecipazioni negli scali "minori", ovvero Torino e Firenze. Dall'altra F2i, azionista forte di Gesac, società che controlla Napoli-Capodichino e a cui fa capo il 29,8% di Sea (Linate e Malpensa più una quota di Bergamo) ma che non fa mistero di cercare nuove piste su cui atterrare, con un occhio di riguardo per quelle di Torino, Genova e Cagliari.

Il risiko sugli aeroporti italiani al momento è soprattutto una partita a due: da una parte Gilberto Benetton, dall'altra Vito Gamberale, ad di F2i, entrambi abili a tenere nascosta la propria strategia. E mentre a Milano si pensa a portare la Sea in Borsa, il futuro di buona parte degli altri scali si gioca a Roma: non solo perché intorno alla capitale ruota il più grande bacino di passeggeri della penisola (42,4 milioni l'anno scorso, il 3,7% in più del 2010), ma anche perché solo dall'esito del braccio di ferro tra Adr e il Governo per il nuovo contratto di programma con relative tariffe (il termine è il 31 dicembre prossimo) si capirà cosa e quanto potranno fare i Benetton nei cieli italiani.

Sì, perché dal gruppo si è sempre fatto intendere che finché non si sbloccherà il dossier romano, nessuna decisione potrà essere presa sulle altre partecipazioni: il 24,39% di Sagat, la società di gestione dell'aeroporto di Torino di cui il Comune subalpino ha messo in vendita il 28% (su una quota totale del 38) e, a cascata, il 33,4% di Aeroporto di Firenze più il 7,2% dell'aeroporto di Bologna che fanno capo alla stessa Sagat attraverso Aeroporti holding, partecipata al 55 per cento.

Fin qui, la rete dei Benetton. E poi c'è quella che sta tessendo pazientemente F2i: partito da Napoli, il fondo alla fine del 2011 ha acquisito per 385 milioni dal Comune di Milano il 29,8% di Sea - di fatto spendendo 70 milioni in più di quanto occorrerebbe oggi, in fase di quotazione - e intanto si è dato da fare nelle altre gare bandite in giro per l'Italia: a fine 2011 ha partecipato a quella per il 60% dell'aeroporto Cristoforo Colombo dal Porto di Genova (salvo poi sfilarsi alla vigilia) ed è tra i tre pretendenti rimasti in corsa per il 40% di Sogaer, la società cui fa capo l'aeroporto di Cagliari: entro il 9 ottobre sono attese le offerte vincolanti.

Sempre F2i, poi, è considerato il candidato naturale a rilevare il 28% messo a gara dal Comune di Torino: il termine per presentare le offerte è scaduto nei giorni scorsi, e presto si aprirà la fase di trattativa privata. Prima, però, occorre che gli attuali soci di Sagat decidano di non esercitare il proprio diritto di prelazione: toccherà ai Benetton, in pratica, decidere se sedersi o meno allo stesso tavolo del concorrente.

E infine, Milano. Una volta quotata, Sea - che manterrà F2i tra gli azionisti di riferimento - potrebbe a sua volta guardarsi intorno per nuove alleanze. Come ha prefigurato peraltro lo stesso presidente di Sea, Giuseppe Bonomi, ieri a Palazzo Marino: «L'aumento di capitale ci serve per integrare altre infrastrutture aeroportuali, anche attraverso acquisizioni», ha detto ieri in Comune. Il risiko è appena iniziato.

 

 

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