renzi montepaschi

MONTEPASCHI COME ETRURIA? GLI OBBLIGAZIONISTI VERRANNO “INVITATI” A PARTECIPARE ALL’AUMENTO DI CAPITALE (CHE NON DECOLLA) TRASFORMANDO I BOND IN AZIONI - IN UN ANNO IL TITOLO HA PERSO L’88% - L’INGRESSO DEL QATAR GESTITO DA UN BANCHIERE ASSAI “CHIACCHIERATO” A LONDRA

 

1. Mps, nel piano la conversione dei bond Opzione aperta anche ai risparmiatori

 

Fabrizio Massaro per il “Corriere della Sera”

 

protesta dei risparmiatori davanti banca etruria  9protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 9

Il Montepaschi si appresta a varare la conversione in azioni degli oltre 4 miliardi di obbligazioni subordinate per sostenere la mega-ricapitalizzazione da 5 miliardi di euro, necessaria per liberare la banca dal peso di tutti i crediti in sofferenza, ben 27,7 miliardi a valore lordo, e portare a termine il terzo salvataggio dell' istituto senese. Molto probabilmente sarà estesa a tutti, anche ai 40 mila sottoscrittori privati, in grandissima parte clienti della stessa Mps.

 

Quella che finora era un' ipotesi tra le pieghe del piano presentato a fine luglio da Fabrizio Viola ha assunto ieri, nel primo consiglio di amministrazione con Marco Morelli capoazienda, la forma di un progetto allo studio «alla luce della rapida evoluzione del mercato e delle indicazioni preliminari ricevute da investitori istituzionali». La conversione in sostanza si sarebbe resa necessaria perché non si troverebbero investitori disposti a coprire tutti i 5 miliardi di aumento, a fronte di una banca che in Borsa ormai vale 552 milioni (ieri +1,4% a 0,19 euro).

 

MARCO MORELLI1MARCO MORELLI1

I dettagli dell' ipotesi di conversione volontaria dei bond «emessi o garantiti dalla banca» non sono ancora definiti, ha specificato ieri sera l' istituto senese, ma secondo più fonti a conoscenza del dossier l' offerta verrebbe estesa a tutti i titolari di bond subordinati. Insomma gli «approfondimenti» che il board ha avviato potrebbero portare al coinvolgimento anche dei risparmiatori che nel 2008 sottoscrissero il bond da 2,16 miliardi servito a finanziare l' acquisizione di Antonveneta per 9 miliardi.

 

Il progetto di Mps ricalca in sostanza quello seguito per la ricapitalizzazione delle banche greche, cui hanno lavorato le stesse banche capofila del consorzio di pre-garanzia del Monte, cioè Jp Morgan e Mediobanca. Ora si tratterà di stabilire le modalità di conversione: sembra che l' offerta possa avvenire sotto il valore nominale ma con un premio rispetto alle quotazioni attuali dei titoli.

 

jamie dimon jpmorganjamie dimon jpmorgan

Con un' adesione di bond per circa 2 miliardi, l' aumento di capitale vero e proprio si ridurrebbe a 3 miliardi, rendendo così più agevole l' intervento del mercato a cominciare dai fondi sovrani sondati da Jp Morgan, come quelli del Qatar (che potrebbero sottoscrivere 1 miliardo ponendosi come «anchor investor», cioè come azionisti-àncora) o dell' Est asiatico. L' ipotesi di conversione comporterà anche che l' aumento sarà in parte riservato ai bondholder - dunque con un diritto di opzione più limitato per gli attuali soci.

 

MASSIMO TONONI MASSIMO TONONI

Serviranno inoltre più complessi adempimenti legali (prospetti informativi, regole Mifid) perché si chiederà ai risparmiatori di sostituire un titolo di credito con un' azione, dunque con un profilo di rischio teoricamente più alto.

 

Ma per convincere il mercato serve al più presto il piano industriale. Per questo motivo ieri, nel corso delle 8 ore del board presieduto da Massimo Tononi, Morelli ha voluto imprimere una stretta all' operazione: il piano industriale sarà approvato il 24 ottobre, con conseguente assemblea entro fine novembre.

 

Subito dopo il piano partirà il roadshow. L' obiettivo è chiudere entro l' anno o i primi giorni di gennaio, anche se la data del referendum costituzionale fissata ieri per il 4 dicembre non aiuta. I mercati vogliono attendere il voto perché sia sgombrato il campo dall' incertezza politica legata all' esito della consultazione .

 

 

 

2. La controversa operazione con il Qatar

 

Andrea Greco per “la Repubblica”

ROGER JENKINSROGER JENKINS

 

Saranno davvero i fondi del Qatar gli investitori àncora di Mps? Se sì, c’è da sperare che la tecnica diverga da quella usata da Qatar Holding (controllata dal locale fondo sovrano) e da Challenger, forziere dell’emiro Al Thani, quando nel 2008 con 4,5 miliardi di sterline evitarono la nazionalizzazione di Barclays.

 

Due autorità britanniche - Fca e Serious Fraud Office - hanno indagato quell’operazione, con il sospetto che la banca britannica abbia finanziato i compratori con un’ardita architettura che ricorda quella dei derivati Alexandria in Mps. L’inchiesta, in chiusura, ipotizza che quel rischio azionario non sia finito sul Qatar, ma su Barclays: che con un pronti- termine ricomprò le sue azioni, versando agli arabi cedole a tasso fisso. Gran regista della giocata fu Roger Jenkins, ex capo di Barclays per il Medio Oriente, banchiere che allora furoreggiava guadagnando anche 40 milioni l’anno.

barclays logo c h partb barclays logo c h partb

 

Ma a metà 2009 Jenkins lasciò Barclays, come molti colleghi travolto dal tonfo reputazionale di un istituto tra i meno amati a Londra. Dal 2011 però Jenkins è partner di Btg Pactual, banca brasiliana che nel 2014 è salita al 2,5% di Mps (quota poi liquidata). Proprio il nuovo network di Jenkins si dice lo abbia portato, tramite i vertici della Cassa depositi, a proporre un bis di quella struttura servita a Barclays nel 2008. Ma stavolta a dover triangolare il rischio sembra chiamata la Cassa depositi, già attiva nel salvataggio di Mps per mezzo del fondo Atlante.

 

tamim al thanitamim al thani

Lo schema, si apprende, prevederebbe l’acquisto di circa un miliardo di euro in azioni Mps, poi date in collaterale a Cdp che oltre a pagare il prestito titoli e un tasso fisso al Qatar s’intesterebbe i rischi di ribasso (o rialzo) del pacchetto. Uno schema fiscale, in cui Cdp dedurrebbe dall’imponibile le cedole fisse, e il Qatar sarebbe investito in “bond” a fiscalità ancor più bassa. Fonti finanziarie rivelano che un mese fa, quando lo schema fu prospettato al Tesoro, l’accoglienza fu fredda; tuttavia la scarsità di alternative, mentre il tempo passa e il mercato peggiora, potrebbe rinverdirlo, magari con qualche modifica.

 

Ieri intanto il primo cda a Siena guidato da Marco Morelli ha deciso che il piano industriale si approverà il 24 ottobre, e l’assemblea di voto dell’aumento fino a 5 miliardi sarà «entro fine novembre ». Mese in dovrebbe tenersi anche «la conversione volontaria dei subordinati» ieri ufficializzata con modi «in fase di studio ». Il rinvio del piano rende quasi impossibile ricapitalizzare nel 2016, subito dopo il referendum sul Senato al voto il 4 dicembre.

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?