
GRILLI ZOMPA SU MEDIOBANCA – L’EX MINISTRO DELL’ECONOMIA È IN POLE PER DIVENTARE PRESIDENTE DELLA NUOVA PIAZZETTA CUCCIA BY MPS, PER LA GIOIA DI PALAZZO CHIGI, MENO DELLE REGOLE SULLA CONCORRENZA E DI MERCATO: GRILLI È PRESIDENTE DEL RAMO EUROPEO DI JP MORGAN, BANCA SCELTA DA MPS COME ADVISOR. GRILLI È MOLTO GRADITO A FRANCESCO MILLERI E AL CAPO DI GABINETTO DI MELONI, GAETANO CAPUTI, CON CUI UN ANNO FA HA GESTITO LA VENDITA DELLA RETE TIM AL FONDO KKR – LE RECRIMINAZIONI DEI MANAGER SULLA LINEA DURA DI NAGEL E LA FUGA DEI PRIVATE BANKER DA MEDIOBANCA: PRIMA CHE LA NAVE AFFONDI, MEGLIO CORRERE DALLA CONCORRENZA (E INCASSARE RICCHI PREMI)
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE MILLERI
DAGONEWS
Ormai è quasi certa la presa di Mediobanca da parte dell’armata “Caltameloni”. Solo la procura di Milano, che indaga sul presunto “concerto” nella privatizzazione del 15% di Mps, tra Caltagirone, Delfin, Bpm e Anima, potrebbe riuscire a bloccare l’ops lanciata dal Monte.
Dopo il “rilancino” di Siena, fioccano sui giornali retroscena e pissi pissi sui possibili nomi in campo. Carlo Di Foggia, sul “Fatto quotidiano”, “si è già aperta la prima partita di potere per la scelta di chi guiderà Mediobanca. È assai probabile che sarà Mauro Micillo, ad di Banca Imi (Intesa Sanpaolo), figura che ha il pregio di non scontentare nessuno”.
Ma è con la presidenza che si prepara il capolavoro: “In pole ci sarebbe Vittorio Grilli, ex direttore generale del Tesoro e ministro del governo Monti, poi finito senza imbarazzi nel ramo europeo della banca Usa Jp Morgan, la stessa scelta da Mps come advisor nella scalata a Mediobanca.
L’ex grand commis è gradito a Milleri (è stato consigliere di Leonardo Del Vecchio) e al capo di gabinetto di Meloni, Gaetano Caputi, suo collega ai tempi del ministero, con cui un anno fa ha portato a termine la vendita della rete Tim al fondo Usa Kkr”.
Conclude Di Foggia: “Solo l’ultimo degli strani giri di potere dietro le scalate bancarie, col governo a fare da arbitro e giocatore della partita”:
L’ULTIMO NO DI NAGEL MA A PIAZZETTA CUCCIA È FUGA DI BANCHIERI
Estratto dell’articolo di Giovanni Pons per “la Repubblica”
Nel fortino di Mediobanca si respira ormai da giorni l’aria della sconfitta. La maggioranza del 42% che si è palesata il 21 agosto scorso in assemblea ora assolve il suo impegno e consegna le azioni all’Ops del Monte, come previsto.
Il segnale che tutti aspettavano, per giustificare meglio quest’ultima mossa, è il rilancio da parte della banca guidata da Luigi Lovaglio. «Un rilancino», lo definiscono fonti vicine a Piazzetta Cuccia, tale da non spostare il giudizio degli assaliti, che domani in cda definiranno ancora una volta l’Ops ostile.
I titoli in Borsa si stanno riallineando, ma verso il basso, segno che anche i grandi investitori che finora non hanno mai mollato Alberto Nagel si stanno convincendo che non c’è alternativa alla consegna dei titoli. Lovaglio non ha neanche legato il rilancio al raggiungimento del 51%, fanno notare, segno che l’obbiettivo era portare a casa il controllo a qualsiasi costo: le sinergie e l’utilizzo dei crediti fiscali vengono in secondo piano.
Anzi, a questo punto, con questo rilancio, sembra che l’obbiettivo non sia più quello di fondere Mediobanca dentro Mps, ma di mantenere le due banche distinte e quotate. Ipotesi che non piace alla Bce, anche perché non permetterebbe di avere una tesoreria comune o di spostare società da un gruppo sotto il cappello dell’altro.
Per Lovaglio la priorità […] sarà quella di definire un nuovo organigramma per Mediobanca, depositare le liste e convocare l’assemblea. Un processo che con un risultato superiore al 51% non dovrebbe trovare ostacoli in Piazzetta Cuccia, la road map sarà tracciata assieme al vicepresidente indipendente Vittorio Pignatti Morano.
[…] La seconda priorità […] sarà […] fornire messaggi rassicuranti ai 6.700 dipendenti del gruppo Mediobanca. In particolare ai banker del private equity e ai consulenti di Mediobanca Premier, nonché agli specialisti del Cib (corporate and investment banking), che potrebbero essere tentati di levare le tende in presenza di offerte allettanti da parte di gruppi concorrenti.
Le prime avvisaglie si sono già viste. Ad aprile scorso è uscito per andare a Fideuram il banker Gianluca Piacenti, portandosi via un portafoglio da 1,5 miliardi, fatto che è stato segnalato anche nei conti Mediobanca di fine giugno. E durante l’estate i rumor di altre trattative di peso hanno continuato a circolare, come se ci fosse un’Opa nell’Opa. […]
Il cda di Mediobanca ha inoltre approvato una delibera secondo cui, in caso di offerta ostile e cambio del controllo, ai banker e ai consulenti si consente di monetizzare subito tutti i bonus e le stock option maturate fino a questo momento. Con questa garanzia in saccoccia, i gestori dei portafogli possono aprirsi a nuove possibilità sapendo che le grandi banche offrono anche il 2-3% sulle masse che vengono trasferite. Un’opportunità senza precedenti per arricchirsi. Lovaglio dovrà dare rassicurazioni alle figure chiave di Mediobanca sulle future remunerazioni per cercare di trattenere le risorse strategiche della banca.
LUIGI LOVAGLIO - FOTO LAPRESSE
In ogni caso serpeggia preoccupazione nelle seconde e terze file di Piazzetta Cuccia e cominciano ad affiorare recriminazioni sulla gestione passata della banca e su cosa si è fatto o non si è fatto per evitare questo epilogo. C’è chi sostiene che due anni fa, quando si discuteva la lista del cda con Delfin, è stato un errore non concedere la presidenza al socio che contava per il 20% del capitale. Oppure c’è chi sostiene che si è indugiato troppo nell’affondare il colpo su Banca Generali, facendolo quando ormai era scattata la passivity rule.
luigi lovaglio il gordon gekko dei riccarelli
VITTORIO GRILLI NEL 1994
Lovaglio, Nagel, Caltagirone, Milleri
LUIGI LOVAGLIO - FOTO LAPRESSE
VITTORIO GRILLI