INCAPRETTARE I CAPROTTI! - ESSELUNGA IN TRIBUNALE: L’ARBITRATO PER ORA DÀ RAGIONE AL PADRE BERNARDO CONTRO I FIGLI GIUSEPPE E VIOLETTA, CHE PERÒ GIURANO VENDETTA: FARANNO RICORSO IN CORTE D’APPELLO - BERNARDO L’ANNO SCORSO, DOPO UNO SCAZZO, HA DECISO DI REINTESTARSI LE AZIONI CHE NEL 1996 AVEVA INVECE INTESTATO AI FIGLI, CHE DOVRANNO DIMOSTRARE DI ESSERE PROPRIETARI FIDUCIARI…

Antonia Jacchia per il "Corriere della Sera"

Giuseppe e Violetta Caprotti non si danno per vinti. E nonostante l'arbitrato abbia dato ragione al padre Bernardo circa la proprietà delle azioni di Esselunga («il fondatore è il dominus, le azioni sono le sue, lo sono sempre state e può farne ciò che vuole») hanno annunciato l'impugnazione del lodo. Forti delle otto pagine a firma di Natalino Irti (il giurista che li ha rappresentati nel collegio arbitrale formato da Pietro Trimarchi, per Bernardo Caprotti e Ugo Carnevali, presidente) in dissenso rispetto alle conclusioni dell'arbitrato, che ha evidenziato «gravi violazioni processuali nonché giudizi arbitrali contrari a principi di ordine pubblico».

Tanto basta per impugnare l'atto. I legali di Giuseppe e Violetta, Massimo Confortini, Antonio Rizzi e Michele Carpinelli, si sono messi subito al lavoro per il ricorso in Corte d'Appello. Convinti, secondo fonti vicine ai figli, che il parere del professor Irti sia già di per sé un contro-lodo che mette in discussione tutti i punti giuridici della questione (otto pagine di dissenso contro le circa 30 di motivazione della maggioranza del collegio per un documento di 70 fogli che il Corriere ha avuto modo di esaminare). In primis il fatto che il collegio arbitrale abbia deciso che il costo del lodo sia a carico di un terzo ciascuno e non come aveva richiesto il capofamiglia interamente sulle spalle dei figli.

Lo scontro tra Caprotti e i due figli maggiori era esploso all'inizio dello scorso anno dopo che Bernardo aveva deciso di reintestarsi le azioni di Supermarkets Italiani (la holding che controlla Esselunga). Azioni che nel '96 aveva intestato (in parte in nuda proprietà) attraverso il filtro di Unione Fiduciaria, ai tre figli: Giuseppe e Violetta, nati dal primo matrimonio con Giulia Venosta e Marina Sylvia, nata dal secondo matrimonio con Giuliana Albera. Dopo 16 anni e una serie di conflitti con i figli maggiori, a febbraio 2011 Caprotti senior decide di «riprendersi» il 70% delle azioni depositate in Unione Fiduciaria.

Scoperto il cambio di intestazione, Giuseppe e Violetta cercano in tutti i modi di dimostrare di essere «proprietari fiduciari» delle azioni e di smontare la tesi del padre che l'assegnazione dei titoli fosse una «simulazione fittizia». Prima chiedendo il sequestro dei pacchetti azionari detenuti in precedenza, richiesta che il tribunale respinge; poi con una causa civile (depositata il 27 aprile, la cui prima udienza è fissata per il 23 ottobre), a breve attraverso l'impugnazione dell'arbitrato.

Anche perché il collegio arbitrale ha in qualche modo riconosciuto che le azioni siano divenute di proprietà fiduciaria dei figli, senza però riprendere la considerazione nella decisione finale. Nei documenti dell'arbitrato si osserva: «Risulta più persuasivo, in aderenza alle espressioni usate dalle parti nelle scritture private del 1996, vedere nel ruolo assunto dai figli una interposizione fiduciaria posta in essere nell'interesse esclusivo del dottor Bernardo Caprotti e conseguentemente ritenere i figli proprietari fiduciari delle azioni oggetto dei due mandati a Unione Fiduciaria».

Secondo fonti vicine ai figli, nell'impugnazione, i legali faranno leva sul cambiamento in corsa che si è verificato nelle due memorie depositate dal patriarca durante l'arbitrato: dove nella prima l'intestazione delle azioni ai figli è frutto di una «simulazione fittizia» mentre nella seconda si parla di «proprietà fiduciaria». Un altro capitolo riguarda la vicenda intricata del rapporto con Unione Fiduciaria che avrebbe dovuto almeno avvertire Giuseppe e Violetta dell'estinzione del loro mandato da parte del padre (8 febbraio 2011) che a sua volte ne istituisce uno nuovo a suo nome.

«Il potere di impartire istruzioni - mette agli atti Irti - non è un fatto interno tra Bernardo Caprotti e l'Unione Fiduciaria, ma tocca, come è ovvio anche il soggetto che, ricevendole si trova nella necessità di decidere se eseguirle o non eseguirle, se considerale legittime o illegittime. Il carattere trilaterale è proprio non soltanto della simulazione soggettiva ma anche del potere di impartire istruzioni». L'arbitro Irti considera dunque l'arbitrato incompetente a giudicare su tale materia.

 

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