
“SPERO NEL MEGLIO, MA MI PREPARO AL PEGGIO” – JAMIE DIMON, GRAN CAPOCCIONE DI JPMORGAN CHASE, LANCIA L’ALLARME SULL’ECONOMIA AMERICANA NEL 2026 – I DUE FATTORI CHE POTREBBERO INCIDERE DI PIÙ E PORTARE A UNA RECESSIONE SONO L’INFLAZIONE (CHE NON SI RIDUCE ABBASTANZA) E I DATI SUL MERCATO DEL LAVORO. AD AGOSTO LE NUOVE ASSUNZIONI SONO STATE APPENA 22MILA, BEN LONTANE DALLE 75MILA PREVISTE DAGLI ANALISTI…
Sintesi dell’articolo di Ben Shimkus per https://www.dailymail.co.uk/
Jamie Dimon, amministratore delegato di JPMorgan Chase, torna a lanciare l’allarme sull’economia americana. Figura centrale della finanza globale, Dimon paventa il rischio di una recessione negli Stati Uniti già nel 2026, nonostante gli attuali numeri positivi. “Spero nel meglio, ma mi preparo al peggio”, ha dichiarato a Bloomberg, sottolineando come una recessione colpirebbe famiglie e lavoratori.
Oggi l’economia USA non è tecnicamente in recessione: la crescita ha segnato un +3,8% a luglio e le vendite al dettaglio hanno superato le attese. Ma dietro la superficie, riaffiorano segnali di fragilità: la performance del mercato del lavoro è il vero punto critico.
Ad agosto le nuove assunzioni sono state appena 22.000, ben lontane dalle 75.000 previste dagli analisti di Wall Street. Inoltre, secondo alcuni economisti, i dati ufficiali avrebbero sovrastimato la crescita occupazionale dell’ultimo anno di quasi un milione di posizioni.
Altra spina nel fianco è l’inflazione. Dimon si dice preoccupato dal fatto che la dinamica dei prezzi non si sta riducendo come molti sperano. Dopo essere scesa fino al 2,3% ad aprile, l’inflazione è tornata a salire, raggiungendo il 2,9% a settembre, sulla scia dei nuovi dazi introdotti dal presidente Donald Trump. Aumentano i prezzi in tutti i settori: dagli alimentari ai carburanti, dall’abbigliamento alle automobili. Un mix che alimenta l’incertezza tra operatori e risparmiatori.
Il banchiere mette in guardia anche dagli effetti dei frequenti shutdown federali, che hanno bloccato i principali uffici statistici pubblici, lasciando il mercato senza dati chiave su occupazione e inflazione.
“Non mi piacciono gli shutdown, non importa quale partito li provochi. Sono sempre una cattiva idea”, ha sentenziato Dimon. Le sue valutazioni, note per franchezza e autorevolezza, sono seguite con attenzione dagli investitori e dai decisori politici. Il timore è che, tra rallentamento occupazionale, rischio inflazione e incertezze politiche, la locomotiva americana possa perdere slancio proprio alla vigilia di una delicata fase elettorale
JAMIE DIMON A DAVOS
JAMIE DIMON A DAVOS