L’EREDE DI ARMANI RINUNCIA AL TRONO - ANDREA CAMERANA LASCIA LE CARICHE OPERATIVE - ZIO GIORGIO: “NESSUN DISSIDIO, UNA SUA SCELTA PERSONALE”


Maria Silvia Sacchi per "CorrierEconomia - Corriere della Sera"

Da alcuni anni nel gruppo Armani si va costruendo poco per volta una nuovo assetto manageriale intorno alla figura del direttore generale Livio Proli.

Diverse sono state le uscite, anche recenti. Ma quella avvenuta nelle scorse settimane è certamente eclatante. Ad andarsene è stato, infatti, questa volta Andrea Camerana, il nipote di Giorgio Armani. Cioè la persona indicata finora come il successore dello stilista, tanto da averne assunto tutte le deleghe quando, alcuni anni fa, Armani ebbe problemi di salute, poi superati.

Camerana, 44 anni, è figlio della sorella di Giorgio Armani, Rosanna, e nel gruppo è cresciuto fino a diventare direttore licenze per poi passare all'ufficio di presidenza a fianco dello zio. Ora una separazione che a molti è apparsa improvvisa. C'è chi dice che dietro la decisione di «esplorare nuovi orizzonti professionali» - come è stato comunicato internamente - ci sia stata una forte divergenza di opinioni proprio con Proli, 48 anni, l'uomo cui Armani ha sempre più delegato ogni scelta strategica e operativa. Ma anche che la sintonia non sia più così forte nemmeno con lo zio.

Una versione che viene, però, completamente smentita dallo stesso Armani. Che, anzi, conferma che Camerana continuerà a sedere nel Cda. «Riguardo alla figura di Andrea Camerana all'interno del gruppo Armani - dice il fondatore quando gli si chiede cosa stia succedendo - desidero chiarire che mio nipote si è dimesso dai suoi incarichi operativi in Giorgio Armani spa, ma continuerà a svolgere un ruolo importante all'interno dell'azienda mantenendo la sua carica di membro del consiglio di amministrazione.

Mio nipote - spiega Armani - ha fatto una scelta personale che gli consentirà di stare più vicino alla sua famiglia e di esplorare nuovi orizzonti in aree di business diverse dal mondo del fashion. Ci tengo molto a sottolineare - aggiunge - che la decisione è stata presa di comune accordo e a smentire qualsiasi illazione su attriti o disaccordi interni».

«Andrea ha apprezzato, e mi ringrazia, per l'atteggiamento che ho avuto nei suoi confronti - dice Giorgio Armani - e per avergli offerto la possibilità di crescere professionalmente, dandogli la massima fiducia, all'interno dell'azienda e in vari settori della stessa. E io ringrazio lui per la grande serietà e l'impegno che mi ha dimostrato in questi anni».

Poi lo stilista-imprenditore ricorda quali sono le due figure centrali oggi nel suo gruppo. «Rimangono in azienda - dice, infatti - altre figure di riferimento come Livio Proli, che da cinque anni ricopre il ruolo di direttore generale, e Leo Dell'Orco, mio braccio destro, persona che merita la massima fiducia. Leo si occupa dello sviluppo delle collezioni maschili, ma essendomi a fianco da oltre trent'anni, mi è naturale coinvolgerlo anche su altre questioni che esulano l'aspetto meramente stilistico».

Per capire quanto succede oggi bisogna fare un passo indietro. Per la precisione a cinque anni fa quando Armani decise di nominare un nuovo direttore generale, Livio Proli, appunto, al posto del precedente, Gianni Gerbotto. Proli, allora poco più che quarantenne, era l'amministratore delegato di Simint (l'azienda del gruppo che produce abbigliamento casual) e della Pallacanestro Olimpia.

È partito con quella nomina il cambiamento dentro la Giorgio Armani. Il primo ad andarsene, nel maggio 2011, è stato John Hooks, il capo del commerciale mondo, per un decennio uno degli uomini più vicini ad Armani, fino a esserne divenuto il braccio destro. Hooks era stato in un primo momento promosso nel consiglio di amministrazione come vice presidente (carica introdotta apposta per lui), per poi lasciare il gruppo un anno e mezzo dopo nel 2011 (oggi è presidente europeo di Ralph Lauren).

Nel 2013 sono usciti, invece, dalla Giorgio Armani manager come Davide Gambillara, capo del legale, come Fabio Mancone, il capo delle licenze e della comunicazione, o come Luca Colautti, direttore risorse umane della Ga Operations. In precedenza aveva lasciato anche Massimo Bonello, il capo delle risorse umane che è oggi in Lavazza. Ora l'uscita che più fa discutere, quella di Camerana. Il nipote sul quale sembrava tagliato il ruolo di delfino del fondatore.

Camerana, come ha confermato Armani, resterà in consiglio di amministrazione, dove siede la madre Rosanna oltre alle cugine Roberta e Silvana (entrambe lavorano nel gruppo). Nel Cda siedono anche Proli e Dell'Orco.

 

LIVIO PROLI giorgio armani al matrimonio del nipote andrea camerana con la cantante alexia andrea camerana andrea camerana e rosanna armani alla sfilata giorgio armani jpegGIORGIO ARMANI ABBRACCIATO DA LEO DELL ORCO la famiglia di giorgio armani con la sorella rosanna e il nipote andrea camerana e le due nipoti silvana e roberta LEO DELL ORCO LIVIO PROLI E GIORGIO ARMANI

Ultimi Dagoreport

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...