FRONTE DEL PORTO - L’INCHIESTA SUL PORTO DI IMPERIA CHE HA PORTATO IN MANETTE FRANCESCO CALTAGIRONE BELLAVISTA, COINVOLGE ANCHE IL PADRE PADRONE DELLA POLITICA LIGURE: CLAUDIO SCAJOLA - IL SUOCERO DI SCIABOLETTA E IL SUO EX BRACCIO DESTRO, CARLO CONTI, ERANO COINVOLTI NELLA COSTRUZIONE DELL’OPERA - LA PROCURA VUOLE CAPIRE PERCHÉ L’ASSEGNAZIONE DELL’APPALTO SIA AVVENUTA SENZA GARA E PERCHÉ I COSTI INIZIALI DI 30 MLN € SIANO MISTERIOSAMENTE LIEVITATI FINO A 140 MLN, CON SUB APPALTI VIETATI E IRREGOLARITÀ URBANISTICHE…

1 - PORTO IMPERIA:INCHIESTA CHE COINVOLGE PURE SCAJOLA...
(ANSA) - L'inchiesta sul Porto di Imperia, avviata nell'ottobre 2010 e che oggi ha portato all'arresto dell'imprenditore Francesco Caltagirone Bellavista, vede coinvolto anche l'ex ministro Claudio Scajola. La Procura ha aperto un fascicolo sulla realizzazione del nuovo approdo, commissionato alla società Acquamare di Caltagirone Bellavista, perché vuole chiarire le modalità di assegnazione dell'appalto da parte del Comune di Imperia. Lo scorso anno, a gennaio, su decisione del dirigente dell'Ufficio Porto e Demanio del Comune, Pierre Marie Lunghi, vi era stata la revoca della concessione.

Ne erano seguite accese polemiche, e il sindaco, Paolo Strescino, era arrivato a parlare di "richieste risarcitorie" nei confronti del dirigente. La società costruttrice, la Acquamare di Caltagirone Bellavista, aveva definito la revoca della concessione "un atto gravissimo", annunciando ricorsi al Tar. Il nuovo porto di Imperia è un'opera da 140 milioni di euro. I lavori sono cominciati nel 2007 e sono quasi completati, ma l'inchiesta avviata dalla Procura nel 2010 li ha di fatto bloccati.

L'inchiesta era stata avviata dopo che il Pd ligure aveva presentato un esposto in Procura. Nel registro degli indagati sono stati iscritti anche i nomi, tra gli altri, dell'ex ministro Scajola e, appunto, del costruttore Caltagirone Bellavista, presidente dell'Acqua Pia Antica Marcia.

Il 22 ottobre 2010 la Guardia di Finanza di Roma e di Imperia, su ordine della Procura della città ligure, avevano effettuato perquisizioni sia a Roma nella sede della Acquamare, sia a Imperia, nella sede della Porto d'Imperia spa, titolare della concessione demaniale per la costruzione del nuovo porto.

La Porto di Imperia Spa è divisa in tre quote detenute dalla Acquamare di Bellavista Caltagirone per il 33,3%, dal Comune di Imperia per un altro 33,3% e da un terzo gruppo di imprenditori locali per il restante 33,3%. Tra questi ultimi risulta presente anche Pietro Isnardi, suocero di Claudio Scajola. Amministratore delegato della società era, all'epoca delle prime contestazioni, Carlo Conti, anche lui arrestato oggi, braccio destro di Scajola e uomo di fiducia di Francesco Caltagirone Bellavista.

Per la costruzione del Porto Turistico non è mai stato emesso un bando di gara, e i magistrati vogliono capire se ciò sia giustificato o meno. Inoltre i costi iniziali avrebbero dovuto essere in un primo tempo di 30 milioni, ma sono poi lievitati fino ai 140. Caltagirone Bellavista entrò nell'affare nel 2005 con l'acquisizione del pacchetto azionario della società Porto di Imperia, firmando successivamente con il Comune un accordo per affidare ad Acquamare la costruzione del Porto. L'ex ministro Scajola si è sempre difeso dalle accuse, dicendosi "sereno" e parlando di un "tiro al bersaglio". Anche Caltagirone Bellavista ha sempre parlato di "totale correttezza amministrativa e contabile dell'operazione".

2- PORTO DI IMPERIA, SCAJOLA NELLA BUFERA - "ASSOCIAZIONE A DELINQUERE PROMOSSA DA LUI"
Marco Preve per "la Repubblica - Genova" del 27 gennaio 2011

Per la procura di Imperia l´ex ministro Claudio Scajola è il promotore dell´associazione a delinquere che ha gestito in maniera clientelare sia la fase di affidamento della concessione per la realizzazione del maxi porto turistico, sia quella dello spezzatino di appalti per la sua costruzione.

La clamorosa inchiesta nelle mani dei pm Alessandro Bogliolo e Maria Antonia Di Lazzaro si avvia alla conclusione. C´è chi parla di un paio di mesi per l´avviso di conclusione indagini, di certo è che, a parte alcuni filoni secondari, il quadro indiziario per gli inquirenti è ormai chiaro. Lo stretto riserbo e l´assenza di atti depositati a disposizione delle difese non permettono di conoscere i dettagli, ma sembra comunque che, nella ricostruzione accusatoria, il ruolo di "promotore" ovvero di scintilla iniziale, anima, coordinatore della presunta associazione, venga ricoperto appunto da Scajola.

Assieme a lui sono indagati il costruttore romano Francesco Bellavista Caltagirone, e poi il direttore generale della Porto Imperia spa Carlo Conti; l´ex segretario generale del Comune oggi consulente della Provincia Paolo Calzia, che della società è presidente; e infine Domenico Gandolfo, ex direttore generale fino al 2007.

L´inchiesta penale in queste ore si è fortemente intrecciata con le vicende amministrative. Il dirigente comunale del demanio Pierre Marie Lunghi che ha decretato la revoca della concessione alla Porto di Imperia per una serie di violazioni (mancanza delle fatture relative ad una lievitazione dei costi per decine di milioni, sub appalti vietati, irregolarità urbanistiche) è diventato parte offesa dopo che la procura ha indagato per violenza privata il sindaco Paolo Strescino e il segretario generale Andrea Matarazzo i quali, secondo l´accusa avrebbero esercitato pesanti pressioni su Lunghi per indurlo a non firmare la revoca.

Il cuore dell´inchiesta è però quello che lega Scajola a Caltagirone. La procura intende dimostrare che l´ingresso del costruttore romano non fu casuale ma venne programmato già molto prima (il famoso volo in elicottero del 2002 di Caltagirone, Scajola e Giampiero Fiorani sul bacino portuale raccontato dal vicesindaco Luca Lanteri, indagato per concussione in un´altra indagine) del 2005 quando sbarcò in città e rilevò un 33% delle quote della Porto di Imperia, al pari del Comune e di una cordata di imprenditori locali.

In queste settimane i magistrati e la polizia postale di Imperia si sono dedicati alla ricerca degli eventuali favori di ritorno successivi all´ingresso concordato di Caltagirone Bellavista, e in particolare avrebbero messo nel mirino la vendita a prezzi scontati di alcuni posti barca.

Ieri, intanto, gli investigatori dell´antimafia di Torino hanno perquisito gli uffici della Porto di Imperia in relazione ad un´inchiesta su imprese piemontesi sospettate di legami con la ‘ndrangheta che hanno lavorato alla realizzazione del porto. Sono stati sequestrati documenti riguardanti la Reale Costruzioni di Rivoli che ha realizzato le opere di calcestruzzo delle banchine. Una scelta che pare abbia suscitato anche l´interesse degli investigatori imperiesi. Per altro sembra che anche con la Reale Costruzioni Caltagirone Bellavista fosse in arretrato con i pagamenti così come accaduto con altre imprese.

3- PORTO DI IMPERIA - FIORANI SMENTISCE SCAJOLA
Marco Preve per "la Repubblica - Genova" del 20 ottobre 2011

"Fu l'allora ministro Scajola a contattarmi e farmi incontrare, con il volo in elicottero, con il costruttore Caltagirone Bellavista. Voleva chiedere alla nostra banca di finanziare l'operazione del nuovo porto di Imperia".

Gianpiero Fiorani l'ex potente finanziere che, a capo della Banca Popolare di Lodi, ha legato il suo nome alle inchieste sui furbetti del quartierino, ieri mattina nel tribunale di Genova, nelle vesti di testimone di un processo ha rievocato, fornendo particolari inediti, un retroscena riguardante la storia recente del nuovo porto di Imperia.

Retroscena che era stato rivelato da Repubblica nel dicembre 2005, quindi molto tempo prima dell'attuale inchiesta della procura di Imperia che ipotizza un'associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d'asta per la spartizione del porto, con indagati, tra gli altri, Claudio Scajola e Francesco Bellavista Caltagirone.

Il processo in cui ha testimoniato riguarda la battaglia giudiziaria relativa alle aree Italcementi di Imperia, che una società in cui Fiorani era socio occulto voleva trasformare in un nuovo quartiere con insediamenti residenziali e commerciali.

L'avvocato Aldo Bissi ha chiesto a Fiorani del suo incontro con l'allora ministro dell'attuazione del programma. "Il ministro Scajola aveva messo in contatto me e Bellavista Caltagirone - ha ricordato il banchiere - . Tra di loro i rapporti erano molto stretti. Volevano chiedermi di finanziare con la banca l'operazione, e con l'elicottero sorvolammo la zona. E poi avremmo dovuto svolgere una sorta di opera di mediazione visto che c'erano problemi con i vecchi proprietari dei posti barca che dovevano confluire nella nuova società".

Ad una televisione privata di Imperia Scajola, nel 2006, parlando del giro in elicottero dichiarò: "A Fiorani abbiamo detto no per il progetto di 300 appartamenti nell'ex Italcementi".

Fiorani ieri in aula ha smentito Scajola: "Non è assolutamente vero. Io non chiesi niente, furono loro a invitarmi per parlare del porto. Piuttosto, quando tornammo dal volo, nell'ufficio di Scajola c'erano i disegni del porto e guardandoli lui mi chiese come procedeva l'operazione Italcementi. Gli spiegai quali fossero le intenzioni dei proprietari della maggioranza della società, i Marazzina (imprenditori di Lodi amici del banchiere, ndr) e Bellavista Caltagirone mi disse "Ma perché non me la fate fare a me, già che faccio il porto, facciamo tutto assieme"".

Fiorani e il porto di Imperia non incrociarono più le loro strade, ma il fatto che, almeno a credere all'ex banchiere, Caltagirone Bellavista nel 2003 desse per scontata la sua partecipazione all'affare non può non sorprendere, visto che ufficialmente il suo nome sarebbe spuntato solo due anni dopo. Secondo la procura, l'ingresso di Caltagirone nella Porto di Imperia spa, società partecipata dal Comune al 33%, fu una forzatura delle norme ordita dal ministro Scajola.

 

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