1. SE IERI ERANO “CARTA STRACCIA”, OGGI I GIORNALI SONO CARTA MOLESTA. CARTA DANNOSA 2. LA PENSA COSÌ SERGIO MARCHIONNE, CHE OGGI HA MESSO UFFICIALMENTE UNA LAPIDE ANGLO-OLANDESE SULLA FIAT, MA HA GIA’ “CONSIGLIATO” ELKANN DI VENDERE ‘’STAMPA’’ E ‘’CORRIERE DELLA SERA’’: ORA NOI SIAMO FUORI DALL’ITALIA E I DUE GIORNALI NON CI SERVONO PIÙ A NULLA. NON SONO SOLO FONTE DI PERDITE, MA ALL’ESTERO NESSUNO CAPIREBBE COME MAI UNA MULTINAZIONALE DEBBA AVERE DEI QUOTIDIANI” 3. ELKANN LO COMUNICA A MARIO CALABRESI E IL DIRETTORE DELLA ‘’STAMPA’’, CHE SI VEDEVA GIÀ SULLA TOLDA DI VIA SOLFERINO, L’HA PRESA MALE. E CHE HA FATTO? HA ALZATO LA CORNETTA E SI È FATTO VIVO CON IL SUO EX EDITORE CARLETTO DE BENEDETTI 4. UN ALTRO CHE HA CAPITO LA NUOVA ARIA CHE TIRA CON LA NASCITA DI FCA È MONTEZEMOLO: PER NON TROVARSI SENZA POLTRONE HA PUNTATO LA PRESIDENZA DI UNICREDIT, DOVE GIUSEPPE VITA VUOLE PASSARE LA MANO (A DOMENICO SINISCALCO O A GRILLI)

DAGOREPORT

I giornali sono ormai "carta straccia", scriveva Giampaolo Pansa nel 2011, perché ‘'il loro potere è ormai inutile, serve a poco, non conta quasi a nulla rispetto a quello politico, economico e giudiziario". A neppure tre anni di distanza siamo oltre. Carta molesta. Carta dannosa. Carta controproducente. La pensa così Sergio Marchionne, il gran capo di Fiat Chrysler Automobiles, che oggi ha messo ufficialmente una lapide anglo-olandese sulla Fabbrica italiana automobili Torino, ma due settimane fa ha intonato anche il De Profundis per Stampa e Corriere della Sera.

"Su Chrysler mi hai ascoltato e hai visto che i fatti mi hanno dato ragione, guarda che operazione ho portato a casa, guarda i soldi che ti ho fatto guadagnare...", ha detto l'ingegnere con residenza elvetica a Yaki Elkann. Il giovane presidente gli ha risposto senza esitazioni: "Sì Sergio, è andata proprio così, è andata benissimo, sembrava un sogno e invece...". E invece tutto liscio, ma non era alle medagliette che si voleva fermare Marpionne.

Che poi ha proseguito più o meno con queste parole: "Ti chiedo di ascoltarmi anche adesso. Sull'operazione Rcs ti ho supportato e sulla Stampa non sono mai intervenuto, ma ora noi siamo fuori dall'Italia e i due giornali non ci servono più a nulla. Anzi, sono solo fonte di perdite, rischiano di inimicarci inutilmente la politica e all'estero nessuno capirebbe come mai una multinazionale come la nostra debba avere Stampa e Corriere. Yaki, dobbiamo liberarcene". Parole che hanno gelato il povero Yaki, che specie sul pieno controllo del Corriere aveva fatto un pensierino, anche in un'ottica di sinergie con la Stampa.

Il nipote dell'Avvocato ha tentato una flebile resistenza, ma Marpionne ha continuato ad argomentare in vario modo la tesi della inesplicabile "bizzarria" dei due quotidiani italiani nella nuova Fiat-Chrysler annunciata oggi. Poi da abile negoziatore qual è, ha concesso: "Il Corriere va venduto al più presto, ma la Stampa, mi rendo conto che ha anche un valore affettivo, quindi magari si può tenerla ancora un po' se ti fa piacere...". "Tra l'altro in questo momento chi è che ce la compra?" gli ha risposto Yaki. Piccola ingenuità, perché il campione di poker dell'Illinois aveva già pronto il rilancio: "Ma figurati, Urbano Cairo se gliela offri la compra di sicuro".

Con tante domande nel cuore, e una certa angoscia per l'amato blasone editoriale, Elkann ha quindi pensato bene di parlare a cuore aperto con Mario Calabresi di tutta la faccenda. "In fondo siamo coetanei e poi abbiamo fatto progetti insieme", si è detto Kaki Kaki. Ma il direttore della Stampa, che si vedeva già sulla tolda di via Solferino, non l'ha presa proprio benissimo. E che ha fatto? Ha alzato la cornetta e si è fatto vivo con il suo ex editore Carletto De Benedetti, sfogandosi un po' per la paradossale situazione che si sta creando nel mini-impero editoriale della (ex) Fiat. I due si sono salutati con l'impegno di vedersi a colazione nei prossimi giorni.

Un altro che ha capito la nuova aria che tira con la nascita di FCA è Luchino di Montezemolo. Il presidente della Ferrari già de mesi si spettina quando sente il Marpionne parlare di Ferrari America e altre imprese cross-border per il cavallino di Maranello. E per non trovarsi senza poltrone ha puntato la presidenza di Unicredit, dove Giuseppe Vita vuole passare la mano.

Il problema è che Vita vuole scegliersi il successore e pensa a Domenico Siniscalco o a Vittorio Grilli, due ex ministri del Tesoro. Luchino di Monteprezzemolo spera di sorpassarli in tromba grazie all'appoggio dei fondi arabi. La domanda angosciosa, non solo per lui, adesso è una sola: c'è una vita senza Torino? E se sì, che vita è?

 

john elkann e sergio marchionne consegnano la lancia thema presidenziale a giorgio napolitano MARCHIONNE MONTEZEMOLO YAKI ELKANN ANNI SETTANTA - CARLO DEBENEDETTI - NICCOLO' GIOIA - GIANNI AGNELLI.pngMario Calabresi MARIO CALABRESI E GIORGIO NAPOLITANO PRIMA PAGINA CELEBRAZIONI 150 ITALIA LUCA DI MONTEZEMOLO MARIO CALABRESI E DAVID THORNE ALLA MESSA PER AGNELLI FOTO ANSA

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