IO MI FONDO, TU RESTI SENZA FONDI - TELECOM CONFERMA I TARGET E I PIANI BRASILIANI. MA ORA CHE ALIERTA GLI HA SOFFIATO GVT, NON CI SONO OFFERTE PER TIM BRASIL - MAGRA CONSOLAZIONE: GLI SPAGNOLI HANNO PERSO 3 MILIARDI IN ITALIA E PAGATO TROPPO GVT

1. TIM BRASIL SENZA OFFERTE TELECOM AL PALO IN BORSA

Maddalena Camera per "il Giornale"

 

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Telecom resta debole in Borsa. Ieri il titolo ha chiuso quasi invariato, a -0,06%. Segno che il mercato resta privo di indicazioni sulle prossime strategie dell'ex monopolista. Fallita la trattativa per Gvt, che serviva a imprimere una seria crescita in Brasile, l'ad Marco Patuano ha provato a tranquillizzare gli investitori. In una conference a porte chiuse organizzata da Deutsche Bank ha detto di «vedere chiari segnali di miglioramento in Italia nel secondo semestre». Il manager ha sottolineato che «sia in Italia sia in Brasile il gruppo procede in linea col piano industriale annunciato lo scorso novembre».

 

marco patuano ad telecom italiamarco patuano ad telecom italia

Nel Paese sudamericano resta il focus sullo sviluppo e gli investimenti, già annunciati per il 2014-2016, puntando sulla forte posizione di Tim Brasil. Non ci sono effetti, dunque, per la mancata acquisizione di Gvt, operazione straordinaria e dunque al di fuori del piano.

 

Certo è, però, che secondo gli esperti la fusione tra l'operatore in fibra ottica e Vivo, non favorisce la vendita di Tim Brasil. Nell'ipotesi «spezzatino» della controllata di Telecom Italia, la parte del leone la doveva fare proprio l'operatore che fa capo a Telefónica, ossia Vivo: il primo gestore mobile del Paese sudamericano. E dunque è altamente improbabile, secondo gli esperti, che a Vivo, dopo Gvt, sia consentito di inglobare anche una fetta di Tim Brasil.

 

Non stupisce, così, che l'offerta di Oi (il quarto operatore controllato dal governo brasiliano) per Tim Brasil, che pareva imminente, non si sia ancora concretizzata. Il risultato è che il mercato non ha ancora capito quale potrà essere il futuro di Telecom anche se, quasi certamente, Vivendi riceverà in parziale pagamento di Gvt anche la quota dell'8% di Telecom ancora in mano a Telefónica.

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Il Cade, l'Authority delle tlc brasiliana, ieri ha specificato che l'agenzia può analizzare congiuntamente la possibile vendita a Gvt e l'uscita del gruppo spagnolo da Telecom, a seconda di come l'operazione sarà presentata. Il pronunciamento sull'operazione, che dovrebbe chiudersi con la firma a novembre prossimo, è attesa per la metà del 2015.

 

 

2. GLI STOP DI ALIERTA E QUELLA FUSIONE MAI DECOLLATA

Antonella Olivieri per “Il Sole 24 Ore

 

Comunque vadano le cose l'opzione Gvt per Telecom è sfumata. Telefonica staccherà a Vivendi un assegno da 7,45 miliardi per la rete in fibra ottica brasiliana, come si è impegnata a fare presentando garanzia irrevocabile, al termine dei tre mesi di negoziati in esclusiva, che, di fatto, servono solo per scrivere il contratto. Una mossa "temeraria" quella di Cesar Alierta – come qualcuno l'ha definita in ambienti finanziari – non solo per gli elevati multipli riconosciuti, ma anche perchè tutti i rischi di esecuzione sono a carico degli spagnoli.

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Offerta irrifiutabile messa sul piatto dei francesi pur di strappare Gvt a Telecom ed evitare che al perdente bilancio finanziario dell'avventura Telco si sommasse anche la beffa del rafforzamento strategico del concorrente-partecipato in Brasile. Per Alierta la questione era quella di non perderci anche la faccia, dopo aver perso su Telecom quasi tre miliardi che 700 milioni di supposte sinergie non potevano compensare.

 

Con le autorità brasiliane se la vedrà poi lui, anche se non ci sono le premesse per un percorso tutto in discesa e come minimo Telefonica sarà costretta a rinunciare a parte delle attività di Gvt che ha un buon posizionamento a San Paolo, l'area più ricca del Paese dove il gruppo iberico è già "monopolista".

 

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Il presidente del Cade, Vinicio Carvalho, secondo quanto riferisce la Reuters, ha detto che l'Antitrust brasiliano potrà esaminare congiuntamente la vendita di Gvt a Telefonica e l'uscita di quest'ultima dal capitale di Telecom Italia, a seconda di come l'operazione sarà notificata. Ma i tempi sono sfasati, perchè con Vivendi si chiuderà entro l'anno (termine dei negoziati il 28 novembre), mentre il pronunciamento del Cade per la necessaria "autorizzazione preventiva" non ci sarà prima della metà del 2015.

 

I tempi potrebbero ulteriormente allungarsi perchè, ha spiegato Carvalho, «se mentre esaminiamo l'operazione Telefonica-Gvt, sorge la questione dello scambio di azioni Telecom Italia con Vivendi, la questione sarà riesaminata». Alla fine Telefonica potrebbe trovarsi ad aver pagato Gvt quasi 11 volte l'Ebitda per poi doverne cedere forzatamente una parte e aspettare anni prima di poter realizzare le sinergie indispensabili a far quadrare i conti dell'offerta "temeraria".

 

PASSERA MASTICA LA GOMMA IN TV A L ARIA CHE TIRA PASSERA MASTICA LA GOMMA IN TV A L ARIA CHE TIRA

Due anni fa quando Vivendi aveva deciso di mettere all'asta la controllata brasiliana le valutazioni degli operatori interessati (tra questi c'era già anche Telecom Italia) non superavano i 5 miliardi. Chi ha esaminato da vicino il dossier sostiene che è impossibile mettere a reddito l'acquisizione con un investimento iniziale del 50% superiore al fair value.

 

A questo punto comunque sono problemi di Telefonica e dei suoi azionisti che, dopo aver lasciato Telecom senza alternative strategiche in Brasile, ha già annunciato che leverà l'incomodo. Ponendo fine così a un'ambiguità che per Telecom si è rivelata solo dannosa. Telefonica è entrata in Telecom solo per tenere a bada un concorrente in Sud-America? Alla fine è stato così, ma all'inizio la storia era un po' più articolata. Quando il gruppo spagnolo accettò di entrare in Telco aveva già fallito il tentativo di subentrare a Olimpia come nuovo azionista di riferimento e in Brasile era in condominio con Portugal Telecom in Vivo.

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La compagine Telco si era formata per aggregazioni successive. Secondo ricostruzioni affidabili, l'allora ad di Intesa, Corrado Passera, aveva ottenuto da Pirelli mandato a vendere la quota di Olimpia in Telecom a 2,7 euro per azione e aveva prospettato a Mediobanca un'operazione-ponte nella quale le due banche avrebbero dovuto condividere debito ed equity per poi rivendere la partecipazione. Mediobanca quindi aveva chiamato al tavolo Telefonica per alleggerire il carico e di fatto portare in casa il promesso sposo.

 

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Di fondere i due gruppi si è parlato fino all'ultimo anno, quando il diktat dell'Antitrust brasiliano agli spagnoli – di scegliere cioè tra Vivo e Telecom – ha posto fine definitivamente a un progetto che non era mai decollato. Si era arrivati a prospettare un disegno con la centrale del fisso a Madrid, il mobile in Italia, la holding a Londra, ma non se ne è mai fatto nulla perchè Alierta ha sempre preso tempo. E dopo la conquista del 100% di Vivo, il suo interesse per la partita Telecom è definitivamente scemato.

 

Tant'è che due anni fa, quando era stata portata in consiglio la proposta di Naguib Sawiris di contribuire a un aumento di capitale (finalizzato al rafforzamento in Brasile con Gvt) il primo a stopparla fu proprio il presidente di Telefonica che prese la parola per dire che Telecom non ne aveva bisogno. Ribadendo la linea che già aveva espresso in precedenza: se proprio il gruppo sentiva l'esigenza di rafforzarsi finanziariamente, che si vendesse qualche attività. Quali? Ovvio, senza bisogno di dirlo: l'Argentina e il Brasile.

 

 

 

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