MPS, CHI SBAGLIA MOSSA VA AL FRESCO - I PM DI SIENA A SAN VITTORE TORCHIANO BALDASSARRI CHE STAREBBE COLLABORANDO - ANCHE VIGNI POTREBBE PRESTO VUOTARE IL SACCO - PERQUISIZIONI DELLE FIAMME GIALLE PER VERIFICARE EVENTUALI CONTATTI “IMPROPRI” TRA VIGNI E IL COINDAGATO MUSSARI - LA MAXITANGENTE? “UNA BUFALA TOTALE”: L’OBIETTIVO DEI PM E’ BLINDARE L’ACCUSA DI OSTACOLO ALLA VIGILANZA - POI TOCCHERA’ AI POLITICI…

1- MPS, IPOTESI DI GIUDIZIO IMMEDIATO
Sara Monaci per "Il Sole 24 Ore"

Gian Luca Baldassarri, ex responsabile dell'area Finanza di Mps, stamani sarà interrogato dai pm senesi Nastasi, Natalini e Grosso nel carcere di San Vittore a Milano. Gli inquirenti toscani la settimana scorsa hanno chiesto per lui il fermo relativamente al reato di concorso in ostacolo alla vigilanza sui derivati, poi convalidato domenica dal gip milanese Alfonsa Maria Ferraro.

Prima ancora dunque che il manager venga trasferito in un carcere del territorio senese - e di nuovo interrogato da un gip di Siena che ne confermi (o meno) l'arresto - gli inquirenti della procura di Siena hanno deciso di confrontarsi con lui in tempi strettissimi. La sensazione è che si vada verso una rapida chiusura delle indagini: si fa strada l'ipotesi di un rito immediato, almeno su questo primo filone di indagini sui prodotti di finanza strutturata e derivata. Possibile dunque che la strategia dei procuratori sia quella di "spezzettare" la maxi-inchiesta in più parti, per arrivare a conclusioni più certe, veloci e meno dispersive.

L'interrogatorio di oggi si concentrerà quindi, molto probabilmente, sull'attività illecita di ostacolo alla vigilanza sui derivati occultati nel bilancio di Mps, reato che secondo i pm sarebbe stato commesso prima di tutto dall'ex presidente Giuseppe Mussari (insieme al falso in prospetto e alla manipolazione del mercato) e all'ex dg Antonio Vigni (insieme al falso in prospetto). Baldassari è finito agli arresti relativamente a questo reato perché sospettato di voler fuggire all'estero e inquinare le prove contattando con messaggi in codice altri testimoni e indagati.

Per il gip di Milano, l'ex capo della finanza di Mps è «persona che dispone di ingenti mezzi finanziari, di proprietà all'estero (Londra e Miami) e di interrelazioni personali tali da garantirgli, alla bisogna, una fuga sottraendosi così alla giurisdizione». Inoltre: «mantiene all'attualità ancora contatti con i suoi ex collaboratori ancora presenti all'interno dell'area finanza di Bmps, che potrebbero essere contattati per emendare i propri contributi istruttori».

Secondo il giudice inoltre Baldassarri, intercettato, non appena rientrato in Italia, ha contattato Alberto Cantarini che doveva essere sentito la mattina dell'11 febbraio a Siena come persona informata sui fatti: «risulta che alle ore 4.24 del 11/2/ Baldassarri ha lasciato un messaggio in segreteria per Cantarini». Il gip ha poi riconosciuto la «pericolosità di diversi sms nei quali Baldassarri e Gianni Contena, anche lui dell'area Finanza Mps, commentavano la decisione di Mussari di dimettersi da presidente dell'Abi».

Il manager è indagato anche per truffa e associazione a delinquere, sempre all'interno del dossier relativo ai derivati, sui quali, secondo i magistrati, avrebbe peraltro ricavato commissioni illecite per circa 18 milioni, portati in parte all'estero e poi fatti rientrare con lo scudo fiscale. I suoi conti correnti e titoli sono stati sequestrati poche settimane fa dal nucleo valutario della Gdf, su richiesta dei pm senese, insieme a quelli del suo vice Alessandro Toccafondi e di tre broker esterni (Fabrizio Cesaroni, David Ionni, della società finanziaria Enigma di Londra, e Luca Borrone).

Dopo l'interrogatorio Baldassarri dovrebbe essere trasferito a breve in Toscana, probabilmente già nel fine settimana.

Due giorni fa intanto Mussari e Vigni hanno ricevuto una nuova visita della Gdf, che hanno perquisito le loro abitazioni, probabilmente per verificare l'ipotesi di contatti fra indagati, e per trovare riscontri sulle deposizioni di indagati e testimoni.


2- LA PROCURA DI SIENA VAGLIA GLI ACCORDI MUSSARI-VIGNI
Marco Ludovico per "Il Sole 24 Ore"

Una partita a scacchi, ma a tre. La procura di Siena, l'ex presidente del Monte dei Paschi, Giuseppe Mussari, e l'ex direttore generale, Antonio Vigni. Dopo le perquisizioni svolte martedì mattina dalla Guardia di Finanza contro i due indagati è trapelato il sospetto che Vigni e Mussari fossero in combutta, una sorta di tacito accordo per coprirsi a vicenda. Di certo entrambi sanno moltissimo, fin nei dettagli più segreti, della compravendita di Antonveneta da parte del Monte dei Paschi di Siena. E, soprattutto, dell'aumento di capitale Mps necessario a finanziare l'acquisizione, con tutte le procedure ora nel mirino della procura.

Questo è il cuore dell'inchiesta adesso. Nessuna maxi-tangente, definita più volte da fonti qualificate «una bufala totale». La procura semmai deve incastrare l'ipotesi d'accusa principale: l'ostacolo alle funzioni di vigilanza della Banca d'Italia. Vigni e Mussari sono coinvolti «in concorso» per questo reato. Ogni parola dell'uno può affondare o salvare l'altro e viceversa. L'ex direttore generale è stato sentito a più riprese, a quanto risulta sta collaborando con gli inquirenti, è assistito dagli avvocati Enrico De Martino, Franco Coppi e Roberto Borgogno.

Possibile che sia risentito di nuovo, a breve, dai pubblici ministeri Antonino Nastasi, Giuseppe Grosso e Aldo Natalini. Mussari sinora ha parlato una volta sola, per tre ore, difeso da Tullio Padovani e Fabio Pisillo. La linea di Mussari è che non avrebbe potuto assumere decisioni operative, in base allo statuto del consiglio di amministrazione del Monte. Nè ci sarebbe alcuna operazione da cui è ricavabile un profitto personale per l'ex presidente dell'Abi.

La scommessa investigativa si fonda sulla possibilità di inchiodare gli indagati alla responsabilità di aver nascosto o camuffato le carte, come quelle dell'operazione Fresh 2008, un aumento di capitale da un miliardo su azioni Mps riservato a JpMorgan. Vigni e Mussari sapevano, hanno lavorato fianco a fianco per anni, ogni interrogatorio può essere decisivo per la loro sorte giudiziaria. I relativi verbali, non a caso, sono stati secretati, procedura adottata per impedire che altri indagati possano avvantaggiarsi da un'eventuale fuga di notizie. I due principali accusati, peraltro, devono fare i conti anche con i fronti minacciosi delle dichiarazioni di altri testimoni e imputati.

Come Valentino Fanti, storico e attuale segretario del consiglio di amministrazione del Monte, sentito a più riprese dalla procura di Siena, l'ultima volta subito dopo l'interrogatorio di Mussari. Fanti è a Rocca Salimbeni prima ancora che fosse acquisita Antonveneta, è un testimone prezioso. Ma c'è di più. Bisognerà capire quali saranno le dichiarazioni di Gianluca Baldassarri, oggi interrogato a Milano, in stato di fermo di custodia cautelare per pericolo di fuga e inquinamento delle prove.

Baldassarri è la figura finora più redditizia, in termini investigativi, dell'inchiesta: appare come il deus ex machina di operazioni ad alto rischio come Alexandria. Era il dirigente finanza Mps, sa molto. Si può ipotizzare che Baldassarri, assistito dall'avvocato Filippo Dinacci, possa respingere le accuse e tenere una linea difensiva a tutto tondo. Ma dal suo punto di vista potrebbe essere conveniente, invece, collaborare con gli inquirenti. Il gioco degli incastri di responsabilità può andare così in fibrillazione. La linea gerarchica del governo di Mps era, partendo dall'alto, Mussari, poi Vigni, poi ancora il cfo Marco Morelli, anche lui indagato, infine Baldassarri. Il cerchio investigativo si puà chiudere.

In questi giorni, poi, si farà più approfondito anche lo studio sulle carte. Gli uomini del Nucleo di Polizia Valutaria, guidati dal generale Giuseppe Bottillo, faranno confronti e riscontri tra verbali, documenti e ogni altro atto giudiziario raccolto sinora. Martedì c'è stata anche una riunione con rappresentanti della Banca d'Italia. La sfida è trovare le prove delle truffe alla Banca d'Italia, alla Consob e al mercato. Sullo sfondo, ma è ancora presto, gli eventuali sviluppi investigativi che coinvolgono i politici.

 

mussari vigni VIGNI MUSSARI MUSSARI VIGNI IGNAZIO VISCO MARIO BALDASSARI resize MPS LINGRESSO DI ROCCA SALIMBENI SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA BANCA ITALIA

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…