1- NAGEL ALLA RESA DEI CONTI CORRENTI: L’ACCORDO SOTTOBANCO PER UNA PENSIONE DORATA ALLA FAMIGLIA LIGRESTI DEL VALORE DI 45 MILIONI, ACCORDO NON COMUNICATO AI PICCOLI AZIONISTI FONSAI NÉ ALLA CONSOB NÉ ALL’ISVAP, PER REALIZZARE UN’OPERAZIONE CHE SALVA OVVIAMENTE I CREDITI DI MEDIOBANCA E UNICREDIT CONCESSI ALLEGRAMENTE A LIGRESTI, INGUAIA MEDIOBANCA (NAGEL), UNICREDIT (GHIZZONI) E UNIPOL (CIMBRI) 2- SONO I RAMPOLLI DI LIGRESTI, PAOLO E JONELLA, A INNESCARE QUESTA SPY STORY BANCARIO-GIUDIZIARIA: AVEVANO CAPITO CHE CON L’OPERAZIONE SATOR-PALLADIO POTEVANO IN PROSPETTIVA VALORIZZARE MEGLIO LE SUE AZIONI, SENZA ACCORDI SOTTOBANCO 3- MEDIOBANCA NEGA MA JONELLA CALA L'ASSO: UNA REGISTRAZIONE FURTIVA

1 - LA RIBELLIONE DEL TERZOGENITO PAOLO SVELA E METTE IN CRISI IL PATTO DI FERRO CON NAGEL...
Giovanni Pons per "la Repubblica"

Un accordo sottobanco del valore di 45 milioni, non comunicato al mercato né alla Consob né all'Isvap, in grado di garantire una pensione dorata alla famiglia Ligresti in cambio del via libera all'operazione Unipol.

È questo il metodo utilizzato, secondo ipotesi investigative, dalla Mediobanca targata Alberto Nagel in coordinamento con l'Unicredit di Federico Ghizzoni e con l'Unipol di Carlo Cimbri per realizzare un'operazione che brucia i risparmi dei piccoli azionisti, salva le banche e fa pagare il conto del salvataggio Fonsai al mercato, già chiamato a sottoscrivere aumenti di capitale da 2,2 miliardi.

Da molte settimane ormai agli addetti ai lavori risulta chiaro che l'operazione Unipol-Fonsai è uno schiaffo alle regole scritte e non scritte della finanza ma nessuna authority ha avuto il coraggio di fermarla per paura che la compagnia dei Ligresti finisse in mano a
un commissario.

Mediobanca, Unicredit e Unipol hanno avuto dalla loro parte sia l'Isvap che la Consob con cui hanno trovato il modo di superare qualsiasi ostacolo. Solo la magistratura, in particolare il pm della procura di Milano Luigi Orsi che ha in corso un'inchiesta per aggiotaggio dall'autunno scorso, ha ritenuto doveroso chiarire tutti gli aspetti critici dell'operazione. Mediobanca, Unicredit e Unipol si sono rifiutate di analizzare con obiettività l'offerta alternativa dei fondi Sator e Palladio, nonostante fosse migliore della loro sotto diversi aspetti.

Hanno controllato a distanza i cda di Premafin e Fonsai attraverso consiglieri che hanno sposato la loro causa e avvocati sensibili alla consistenza delle parcelle. Hanno minacciato i Ligresti con lo spauracchio del fallimento di Premafin che necessitava del via libera delle banche per ristrutturare il debito. Hanno applicato concambi squilibrati che nessun advisor è mai riuscito a giustificare.

Sono passati sopra agli avvertimenti della stessa procura sull'esistenza di obbligazioni strutturate nell'attivo del bilancio Unipol e alla presa di distanza del funzionario Isvap preposto che metteva in guardia sul livello delle riserve dei bolognesi. Insomma hanno schiacciato tutti i sassi che rotolavano sul loro cammino.

Ora, con i titoli quasi azzerati a causa di aumenti iperdiluitivi, sostengono che la
side letter non dichiarata e rinvenuta dalla magistratura non è stata firmata da Nagel.
Peccato che è stata trovata chiusa nella cassaforte di un avvocato da anni vicino a Mediobanca, avendo raccolto l'eredità del professor Ariberto Mignoli, storico presidente del patto di sindacato ai tempi di Enrico Cuccia. E se la lettera non ha alcun valore perché chiuderla in cassaforte?

C'è il fondato sospetto che l'originale firmato sia stato fatto sparire negli ultimi giorni, da quando Paolo Ligresti ha cominciato a denunciare pubblicamente l'operato di Mediobanca e Unicredit nelle trattative. Aveva capito, il rampollo Ligresti, che con l'operazione Sator Palladio poteva in prospettiva valorizzare meglio le sue azioni, senza accordi sottobanco. E ha svelato l'inganno. Mediobanca, Unicredit e Unipol volevano passare per i salvatori di Fonsai e i castigatori dei Ligresti arraffoni. Facendo pagare il mercato. Ora molti si dovrebbero ricredere, a partire da Consob e Isvap.

2 - GIALLO SULLA BUONUSCITA «SEGRETA» DEI LIGRESTI IL NASTRO DI JONELLA...
Luigi Ferrarella per il "Corriere della Sera"

Come ambientino, niente male questo inedito spaccato di capitalismo italiano: la figlia di Salvatore Ligresti, Jonella, che di nascosto registra la custode del patto di sindacato di Mediobanca (che per inciso è anche l'avvocato di Berlusconi nel divorzio con Veronica) per carpirle la prova-audio, subito consegnata in Procura, che davvero il 17 maggio fossero stati l'amministratore delegato di Piazzetta Cuccia e il padre a siglare un accordo (poi non attuato) sulla buonuscita alla famiglia da oltre 45 milioni di euro.

LIGRESTI JR. ALL'ATTACCO - Sono i figli Paolo (indagato in un procedimento connesso) e Jonella Ligresti a innescare questa spy story bancario-giudiziaria: vanno in Procura e, accreditando un atteggiamento collaborativo con il pm Luigi Orsi, raccontano che il 17 maggio Salvatore Ligresti e Alberto Nagel, cioè l'amministratore delegato della Mediobanca tanto spesasi per far funzionare l'operazione Unipol-Fonsai-Premafin, avrebbero sottoscritto un accordo che cristallizzava le condizioni, via via asciugatesi nei negoziati, alle quali la famiglia accettava di farsi da parte: 45 milioni di controvalore delle azioni Premafin della famiglia, la garanzia di un ruolo manageriale per Paolo in una società svizzera di Fondiaria, soldi su una banca di Montecarlo per Giulia, una buonuscita per Jonella, aiuti a una fondazione benefica.

CONSOB AGGIRATA? - Se fosse stato vero e non dichiarato, oggi sarebbe un problema per Mediobanca (ostacolo all'Autorità di vigilanza) perché già in quei giorni Consob stava maturando il provvedimento del 24 maggio che esentò Unipol dalla costosissima Opa obbligatoria solo a patto che i Ligresti uscissero senza alcun premio.

LA FOTOCOPIA - i Ligresti jr. consegnano al pm la propria fotocopia del "papello" manoscritto da Jonella, privo però delle sigle del papà e di Nagel, benché i figli affermino (e il padre confermi) che sarebbero state apposte sull'originale affidato in custodia al segretario del patto di sindacato di Mediobanca, l'avvocato Cristina Rossello: una professionista affermatissima, erede dello studio di Ariberto Mignoli (il giurista amico di Cuccia che architettò e a lungo presiedette il patto di sindacato di Mediobanca), ricca di incarichi societari (è nel cda di Mondadori su indicazione di Fininvest), avvocato patrimonialista dell'ex premier Berlusconi nella causa di divorzio con la moglie Veronica Lario.

Riguardo Mediobanca (seconda azionista di Rcs-Corriere della Sera), Salvatore Ligresti sostiene che l'intesa avrebbe dovuto essere resa nota anche a Federico Ghizzoni (Unicredit) e Carlo Cimbri (Unipol), ma non sa se questo sia poi avvenuto.

L'ORIGINALE - Rossello, convocata come teste giovedì scorso in Procura, per non tradire il mandato professionale chiede di consultare un proprio consulente legale, che individua in Niccolò Ghedini, l'avvocato di Berlusconi. Da questi contatti sortisce la soluzione spesso adottata in casi simili: invece di essere l'avvocato Rossello a consegnare il documento, è la Procura ad acquisirlo con un sequestro.

È un foglio che sembra l'originale della fotocopia in mano ai Ligresti, eccetto un arzigogolo a penna e una curiosa e grossa macchia in basso. Ma neanch'esso reca la sigla di Nagel e di Ligresti: i suoi figli dunque mentono e spacciano per accordo con Mediobanca un foglio che magari aveva solo recapitato in Piazzetta Cuccia le loro richieste?

Mediobanca nega - In effetti ieri, mentre Consob annuncia accertamenti autonomi, un portavoce di Mediobanca comunica che «non c'è stato alcun accordo con i Ligresti, né sono mai stati firmati documenti», e afferma che «Rossello non è legale dell'istituto nel dossier in corso».

IL REGISTRATORE DI JONELLA - Ma la figlia di Ligresti cala in Procura una carta molto pesante: una registrazione. Spiega di aver registrato, all'insaputa della custode del patto di sindacato di Mediobanca e nel suo studio legale, un loro colloquio di 20 minuti la mattina di giovedì scorso.

A Rossello, che è stata legale dei Ligresti in una causa di diffamazione, Jonella Ligresti domandava di riavere il foglio siglato sia dal padre sia da Nagel: e nella registrazione Rossello non cade dalle nuvole ma conferma che il foglio esiste, che davvero è stato siglato sia da Nagel sia da Ligresti, che ella lo detiene in custodia fiduciaria su mandato di entrambi, e che per questo senza il loro ok non si sente di consegnarlo ad alcuno. Jonella porta l'audio pirata in Procura: può farlo perché la registrazione di conversazioni tra presenti non è reato, a differenza della captazione di conversazioni di terze persone.

VIA IL SEGRETO - A questo punto è Rossello a essere ieri richiamata dal pm per spiegare perché il suo foglio, asserito originale, non rechi le sigle di cui invece parla con Jonella nella registrazione. L'avvocato prospetta il segreto professionale, ma il gip Roberto Arnaldi, su richiesta del pm, con uno specifico provvedimento (articolo 200 del codice) la scioglie dal segreto e le ordina di deporre. «Non posso dire niente - si scusa con i cronisti -. Ma avrete sentito le grida nell'ufficio...».

 

 

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