NAVI PULITE - FERRARINI, RESPONSABILE DELL’UNITÀ DI CRISI DELLA AC-COSTA CROCIERE, SOTTO TORCHIO DAI PM PER 8 ORE, SCARICA TUTTA LA COLPA SU SCHETTINO - LA PRATICA DELL’INCHINO “AUTORIZZATA SOLO IN REGIME DI SICUREZZA” - L’AD DELLA COSTA: “RIMUOVERE LA CONCORDIA È UN’IMPRESA CICLOPICA” - SOSPESE DEFINITIVAMENTE LE RICERCHE NELLA PARTE SOMMERSA DELLA NAVE - ALLARME RIFIUTI...

Grazia Longo per "la Stampa"

Ciclopica - secondo l'amministratore delegato della Costa, Pierluigi Foschi - sarà l'attività per spostare la Concordia dalla secca su cui si è arenata». Più facile che venga segata e portata via a pezzi. E ciclopico è stato anche ieri l'interrogatorio del responsabile dell'Unità di crisi della compagnia di navigazione, Roberto Ferrarini. Iniziato alle 2 del pomeriggio è proseguito fino a alle 10 della sera.

Il manager sotto torchio per verificare possibili responsabilità della Costa nel ritardo dell'allarme dopo il naufragio? A guardare l'espressione rilassata del suo viso, quando esce dal Comando provinciale dei carabinieri di Grosseto non si direbbe. E in effetti, sentito come persona informata dei fatti, non risulta al momento indagato.

Secondo Ferrarini, la sera del 13 gennaio tra lui e il comandante Francesco Schettino (agli arresti domiciliari) intercorsero 17 telefonate. La prima alle 21.57, l'ultima all'1.35. «Venni informato dell'impatto contro lo scoglio ma non della gravità della situazione» la sua versione.

Racconta la verità? Certo sorprende un po' che l'interrogatorio di Schettino sia durato appena tre ore, quello dell'altro ufficiale indagato, Ciro Ambrosio, poco più di due, mentre ieri il faccia a faccia con Ferrarini si sia protratto così a lungo. Anche se, in realtà, non si può dimenticare l'importanza delle informazioni fornite dal direttore delle operazioni marittime.

Su tanti fronti: dalla pratica dell'inchino «autorizzata solo in regime di sicurezza», alle condizioni della Concordia. Per dimostrare che erano in ottimo stato, Ferrarrini ha portato con sé i certificati che documentano la sicurezza della nave, paratie comprese (mentre i difensori del comandante asseriscono che non lo fossero «compromettendo così le operazioni dopo il naufragio».

Lunga e puntuale, la testimonianza di ieri è stata sicuramente avvalorata dalla presenza del capitano di fregata Gregorio De Falco. La cui conversazione con Schettino - a cui ordinò perentoriamente di risalire a bordo - ha fatto il giro del mondo. Oltre che con i due pm Stefano Pizza e Maria Navarro, il manager Costa si è dovuto confrontare con un esperto uomo di mare, abituato alle emergenze. Un confronto tra pari, anche se non è ancora chiara la piega che prenderà.

L'inadeguato Sos comunicato da Schettino a Ferrarini è stato ribadito, sempre ieri, dall'ad e presidente della Costa Foschi durante l'audizione in commissione Industria al Senato. Fondamentale, secondo lui (ma anche per gli inquirenti) «l'esame della scatola nera della Concordia. Bisognerà verificare se le telefonate in entrata e in uscita siano state captate all'interno della plancia di comando della nave». Foschi, inoltre insiste: «C'è una serie di documentazioni disponibili che mette in evidenza che la nave non aveva nessuna avaria per quanto concerne i sistemi di sicurezza della nave stessa».

Ieri Foschi è intervenuto anche sui drammatici momenti dell'evacuazione della nave: «C'è una sequenza di ordini che vanno dati prima di arrivare all'ultimo ordine di abbandonare la nave. Non siamo certi dell'orario, siamo certi che alcuni di questi ordini sono stati dati, ma non sappiamo chi li ha dati. Per certezza sappiamo che è stato dato l'ordine di allarme generale, che significa recarsi ai punti di imbarco delle navi, non sappiamo con certezza l'orario esatto di quando è stato dato l'ordine di evacuare la nave, riteniamo che sia intercorso un lasso di tempo forse troppo lungo tra un ordine e l'altro».

L'argomento, sempre ieri, è stato affrontato anche durante l'interrogatorio di Roberto Ferrarini. Finora le sue risposte sembrano convincere la procura di Grosseto guidata da Francesco Verusio. Il quale, tuttavia, non esclude «ulteriori sviluppi nelle indagini».

Da oggi, intanto, viene ufficialmente sospesa - perché troppo rischiosa per i sommozzatori - la ricerca dei dispersi nella parte sommersa del relitto. E sull'isola del Giglio è sempre più allarme rifiuti: è in corso lo studio di un piano per la rimozione dei detriti e dei materiali galleggianti che provengono dalla Concordia e di quelli che si trovano ancora a bordo. Mentre bloccate dal maltempo sono le operazioni preparatorie allo svuotamento del carburante dai serbatoi.

 

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