ORO, DIAMANTI, MINIERE E BANCHE: I DETECTIVE DI TRIPOLI ALLA RICERCA DEL TESORO DI GHEDDAFI IN SUDAFRICA

Leonardo Piccini per "Libero"

Ufficiali delle forze di sicurezza sudafricani, con l'aiuto di investigatori inviati dal governo libico, stanno indagando sull'immenso patrimonio che la famiglia Gheddafi avrebbe investito in Sudafrica: si parla di oltre un miliardo di dollari. Danaro che il dittatore libico avrebbe accumulato attingendo a mani basse dai forzieri pubblici. Parte di questo enorme patrimonio sarebbe stato investito in oro, diamanti e miniere, mentre una parte consistente del danaro in contanti, ancora circolante fino a pochi mesi fa, sarebbe stato investito da misteriosi emissari in azioni societarie e in banche.

Peraltro è lo stesso ambasciatore libico Salah Marghani che, interpellato da Libero, conferma: le ricerche si stanno oggi orientando proprio in Sudafrica, con gli investigatori del ministero della Giustizia e delle Finanze libici a dar la caccia agli investimenti e agli asset strategici curati personalmente dal colonnello Muammar Gheddafi, ucciso nell'ottobre del 2011 nella città di Sirte.

Le ricerche hanno condotto gli emissari del governo libico in quattro banche e in alcune società operanti nel settore della sicurezza: sono le stesse società che, negli ultimi giorni del regime, hanno ingaggiato centinaia di mercenari provenienti dal Sudan, dalla Nigeria e perfino dalla Russia, e che in Sudafrica hanno poi nascosto parte dell'immenso patrimonio dell'ex dittatore libico.

Circostanza confermata anche dal portavoce del ministro delle Finanze sudafricano, Pravin Gordhan, che avvalora anche un'altra circostanza: i famigliari del rais - la moglie Safia, la figlia Aisha e i due figli maschi Hannibal e Mohammad - avevano deciso di trasferirsi proprio in Sudafrica, provenienti dall'esilio dorato di Algeri.

Ora, con il cerchio che si sta stringendo attorno al loro patrimonio, è probabile che i quattro decidano di rimanere in Algeria, o di partire per un Paese del Golfo Persico. Secondo il governo libico, il patrimonio personale della famiglia Gheddafi ammonterebbe a circa 80 miliardi di dollari, soldi investiti in Svizzera, in Inghilterra, nel Golfo Persico, in Albania, in Montenegro, in Russia e negli StatiUniti, attraverso un reticolo di fiduciarie e di presta nomi compiacenti. In ogni caso il presidente sudafricano, Jacob Zuma, ha garantito che una volta individuato il tesoro libico sarà immediatamente trasferito a Tripoli e messo a disposizione del nuovo governo retto dal premier Ali Zeidan.

E sempre sul fronte delle indagini patrimoniali, la Svizzera ha dichiarato di aver congelato 830 milioni di franchi svizzeri (circa 960 milioni di dollari). Di questi, 360 milioni sarebbero di proprietà della famiglia Gheddafi, mentre 210 milioni di franchi facevano parte del tesoretto personale dell'ex presidente egiziano Hosni Mubarak. Altri 60 milioni di franchi erano invece a disposizione dell'ex presidente tunisino Zine al-Abidine Ben Ali. Beni che, per quanto riguarda Gheddafi e gli altri dittatori arabi deposti, in Svizzera comprendevano anche asset nel settore immobiliare e assicurativo.

D'altronde pare che il colonnello Gheddafi fosse un vero e proprio esperto nel settore degli investimenti differenziati: fonti investigative confermano a Libero che il dittatore e la sua famiglia hanno investito nel corso degli anni nelle istituzioni finanziarie più note, come la HSBC, la Royal Bank of Scotland, Goldman Sachs, JP Morgan Chase, Nomura (la stessa del caso Montepaschi di Siena) e Societe General.

Documenti, datati giugno 2010, dimostrano come ad esempio HSBC abbia ricevuto dal dittatore libico 292,7 milioni di dollari in dieci tranche e di come il danaro sia stato investito in hedge fund. La Goldman Sachs, invece, avrebbe investito 43 milioni di dollari, consegnati da agenti del dittatore in tre tranche. Ora gli investigatori stanno dando la caccia ad altri 4 miliardi dollari finiti in fondi di investimenti e in prodotti «strutturati », come il miliardo di dollari finito a Societe General e i 500 milioni di dollari di Nomura e di Bank of New York.

 

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