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POTERI NERVOSI - NAGEL SI PORTA AVANTI CON IL LAVORO E, IN BARBA A MUSTIER, FA ANNUNCIARE A MEZZO STAMPA CHE SARA' CONFERMATO PER ALTRI TRE ANNI - LA QUOTA DI GENERALI IN MEDIOBANCA POTREBBE DIMEZZARSI. LE STRATEGIA DI MUSTIER, AMICO PERSONALE DI DONNET (TRIESTE) E QUELLE DI BOLLORE'

 

Andrea Greco per la Repubblica

 

GENERALI 24x576@LaStampa.itGENERALI 24x576@LaStampa.it

La tempesta per la "scalata a tavolino" di Intesa Sanpaolo su Generali ha scosso quella che un tempo si chiamava Galassia del Nord, le cui costellazioni si diramano tra Mediobanca, il suo primo socio Unicredit e il Leone triestino.

 

Forse la tempesta era in un bicchier d' acqua - difficile capire quanto - ma gli ultimi due mesi di tregua sono serviti a disegnare un riassetto dei tre poli all' insegna della continuità, ma anche del rafforzamento e di una direzione - verso il mercato - comune e forse irreversibile per la finanza nazionale.

donnet mustier bolloredonnet mustier bollore

 

Il suo elemento più simbolico, anche se l' orizzonte è di medio termine ed eventuale, è il dimezzamento del pacchetto di Mediobanca nell' assicuratore triestino, a sancire percorsi di autonomia, rafforzamento e indipendenza per entrambi.

 

L' assemblea di Generali, giovedì, non porterà grandi assilli agli azionisti, anche se qualche piccola voce si leverà per saperne di più sull' assalto teorico di Ca' de' Sass a gennaio.

 

ennio dorisennio doris

La prima scadenza vera è il patto di sindacato di Piazzetta Cuccia, da rinnovare o disdire entro settembre. Le occasioni di confronto tra i pesi forti dell' accordo pluridecennale che blinda Mediobanca - Unicredit, la Perguet di Vincent Bolloré, i Berlusconi e Doris, Pirelli, Benetton - non sono mancate in queste settimane; e tutti paiono orientati a una continuità di fondo per ragioni di convinzione o di convenienza.

 

La banca italotedesca, dopo l' atto di forza del nuovo ad Jean Pierre Mustier che ha fatto leva sul mercato per aumentare il capitale di ben 13 miliardi, sembra voler infilare il dossier Mediobanca- Generali in un cassetto. A Mustier interessa che Trieste, di cui è capofiliera azionario, sia indipendente e cresca nel business, oggi tarpato da troppe attività nel Vita in Europa e da un fardello di Btp da 70 miliardi (entrambi penalizzati dai tassi bassi).

 

alberto nagel bollorealberto nagel bollore

Mustier ha opposte pressioni: da una parte la Bce e la Borsa, che gradirebbero sciogliesse i residui vincoli con la banca d' affari nati nel Dopoguerra, per allineare meglio gli interessi (oggi molte delle attività di Mediobanca e di Unicredit sono in conflitto); dall' altra le Fondazioni azioniste e il governo italiano, che vorrebbero preservare per Unicredit il ruolo di pivot del sistema finanziario, svolto de facto con Intesa Sanpaolo, la Cdp e i fondi bancari consortili.

 

Oltre a questi aspetti, che inducono Mustier a non cambiare le cose ora, c' è l' amicizia con l' ad di Generali Philippe Donnet, di cui stima l' esperienza nel settore e che vuole lasciar lavorare tranquillo. Tra un mandato si vedrà se i prezzi e la situazione saranno propizi per sganciare Unicredit - che ha in carico sopra i 9 euro il pacchetto Mediobanca, ieri quotata a 8,54 euro - dal suo passato.

philippe donnet  philippe donnet

 

Ancor più continuità chiede Bolloré, che esposto su due fronti molto grandi e molto aperti - Telecom Italia e Mediaset - trova ancora nel salotto di Piazzetta Cuccia la sua ideale stanza di compensazione, controllo e investimento italiana. Simile discorso, ma su fronti avversi, vale per Fininvest e Mediolanum.

 

La voglia di continuità si impernia su Alberto Nagel, alla guida di Mediobanca dal 2007 e che anche per i risultati di bilancio che la società ha prodotto in questi mesi difficili dovrebbe andare verso una conferma, entro uno schema di governance più "aperto" agli investitori (già oggi padroni del 70% dell' istituto e visti salire di quota, per qualche alleggerimento nel prossimo patto parasociale). Il cda da ottobre peraltro vedrà i consiglieri ridursi, gli "indipendenti" in maggioranza e i seggi del mercato salire da 1 a 2.

 

LA SEDE DI MEDIOBANCA LA SEDE DI MEDIOBANCA

Più cambiamenti si vedranno su Trieste, anche se non subito. Entro il 2019, e quotazione permettendo, il piano strategico impegna Mediobanca a scendere dal 13,2% al 10% nel Leone, anche per non incidere troppo sul patrimonio primario (l' abbuono concesso dalla Bce a nome Danish compromise scade allora). Con quei proventi Nagel intende rafforzarsi nelle gestioni patrimoniali. Ma Mediobanca potrebbe diluirsi ben oltre a Trieste, se andasse a segno la strategia di piccole acquisizioni estere con scambi azionari pensata da Donnet per coprire geografie e settori nuovi.

 

Così fra un triennio Mediobanca potrebbe trovarsi azionista di un Leone più grande, con simile valore ma quota dimezzata sull' attuale. Un po' il modello public company, replicato su tutta la filiera cara a Cuccia. Ciò che il fondatore forse non capirebbe è il coefficiente di blindatura in caso di attacco ostile. Ma molti protagonisti di questi tavoli parlano ormai un linguaggio diverso.

 

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