PREOCCUPATA E (IN)TESA - NON SARÀ CHE AIRONE PASSERA, MINISTRO TIMORATO DEL FISCO, DA MANAGER PRESIEDEVA UNA BANCA CHE TAROCCAVA I BILANCI? - DA UN’ACCUSA FISCALE PER 1,150 MLD € FRA MANCATE IMPOSTE, SANZIONI E INTERESSI, ORA SI È ARRIVATI A UN’ACCUSA PENALE PER EVASIONE - E I GUAI PER INTESA NON FINISCONO QUI: CI SAREBBERO DA TAGLIARE MILLE FILIALI, E I SINDACATI, FURIBONDI, SI PREPARANO A SCIOPERARE…

1- ANCHE SANTA INTESA FORSE TAROCCAVA I BILANCI?
Bankomat per Dagospia

Scoop de ‘'la Stampa'', che a firma di Gianluca Paolucci ci informa che anche Santa Intesa forse taroccava i bilanci (in senso oggettivo, non stiamo attribuendo reati) allocando cioè operazioni finanziarie costruite a tavolino, or quinci or quindi, solo per ottimizzare il carico fiscale.

Usiamo il termine non giuridico di taroccare, benché alcune procure evidentemente la pensino in maniera più giuridica e come rivela La Stampa stiano indagando.
Bankomat, che a differenza di troppi giornalisti e procuratori della repubblica in circolazione, continua a ritenere il profitto un valore della libertà economica e quindi assolutamente da difendere, è però un vecchio pedante moralista: il "come" si fanno profitti ha un suo significato.

Soprattutto quando l'operatore economico non è un qualunque privato ma una grande istituzione bancaria, controllata da grandi fondazioni private sì, ma di proprietà di grandi comunità territoriali italiane.

Una Istituzione presieduta da un Professore stimato ed incline alle riflessioni ed alle esternazioni culturali. Una Banca gestita fino ad un annetto fa da un Amministratore Delegato oggi Ministro, molto incline a parlare al Paese e consegnarci spesso sue visioni politiche, ossequiato dalla stampa di ogni ordine e grado.

Gente dalla forte inclinazione didascalica.
Allora chi didascalicamente ferisce, didascalicamente perisca.

Si becchino pertanto una libera ramanzina dalle modeste colonne di Dagospia.
Sappiano gli intellettuali Bazoli e Passera che eludere ed evadere non sono sinonimi, ne conveniamo. Ma che organizzare a tavolino finte operazioni finanziarie, (finte nel senso che non fanno correre effettivi rischi finanziari su mercati nei quali si è liberamente deciso di investire e rischiare) se così fosse e se fosse solo per gonfiare i profitti di Intesa e pagare meno tasse, sappiano appunto che in tal caso avrebbero la nostra disistima.

Il differenziale fiscale a favore di certe operazioni si giustifica con il differente rischio. Questo è alla base del ragionamento che il Procuratore Alfredo Robledo di Milano ha trasformato in accusa penale contro Unicredit e Profumo per la cosiddetta indagine Brontos. Cioè: se uno organizza apposta una finta operazione finanziaria dove la banca non corre in realtà alcun rischio finanziario effettivo ma beneficia di aliquote ridotte come se lo corresse, questa è truffa ed evasione.

Mutatis mutandis, se Intesa avesse fatto girare carte su vari mercati e Paesi con lo stesso scopo, qualcosa non torna. E qualcosa non ci torna della pretesa immagine pubblica di chi la guida.


2- INTESA,LA MINA FISCALE DIVENTA PENALE - APERTA UN'INDAGINE SU UNA OPERAZIONE DEL 2006 COMPIUTA CON CRÉDIT SUISSE
Gianluca Paolucci per "La Stampa"

Una operazione compiuta nel 2006 dall'allora Banca Intesa rischia di creare qualche grattacapo ai vertici del gruppo Intesa Sanpaolo. Si tratta di una serie di operazioni di pronti contro termine realizzate dal gruppo bancario nella primavera-estate che ha preceduto la fusione con il Sanpaolo (annunciata alla fine di agosto di quell'anno). Le operazioni vennero compiute dalla capogruppo Intesa e «girate» ad una serie di controllate del gruppo.

I contratti di pronti contro termine su titoli obbligazionari emessi da La Defense II plc, veicolo di diritto britannico interamente controlla da Crédit Suisse, sottoscritti da Banca Intesa e da questa girati alle banche controllate. Producendo in capo alle banche - e quindi al gruppo - un credito fiscale sulle imposte pagate all'estero.

Operazione approvata dagli uffici legali della banca, sulla base dei documenti che La Stampa ha potuto visionare. Su quei contratti ha però voluto vederci chiaro l'Agenzia delle Entrate, arrivando a contestare l'elusione fiscale sul modello di quella realizzata da Unicredit con l'operazione Brontos.

Un lungo accertamento terminato alla fine del 2011 su questa e altre operazioni aveva portato alla contestazione all'istituto di Ca' de Sass di mancate imposte, sanzioni e interessi per 1,150 miliardi di euro, chiusi con una transazione con l'autorità fiscale e il pagamento di 270 milioni di euro.

Cifre riportate nell'ultimo bilancio del gruppo, quello del 2011, che i soci dell'istituto saranno chiamati ad approvare la prossima settimana a Torino. Sennonché l'Agenzia, al termine degli accertamenti, ha trasmesso la documentazione alla procure dove hanno sede gli istituti interessati dall'operazione. E così, malgrado la chiusura della parte fiscale, in alcuni casi si è aperta una nuova partita, questa volta penale. Almeno una delle procure coinvolte ha infatti aperto un fascicolo, contestando l'evasione fiscale ai soggetti interessati dalle operazioni.

E dopo una serie di acquisizioni di documenti compiute nei mesi scorsi le indagine sarebbero arrivate, in alcuni casi, ad un punto chiave. Le altre partite chiuse con il maxicontezioso per importi di minore entità, secondo quanto si è potuto ricostruire - avevano riguardato una operazione di finanza strutturata effettuate nel 2005 dalla capogruppo e aventi ad oggetto azioni di società quotate in Italia, la partecipazione, detenuta da Intesa Investimenti Spa, in un Open end investment company (OEIC) di diritto inglese, i cui dividendi erano stati oggetto di riclassificazione da parte dell'amministrazione finanziaria. E infine delle operazioni di equity swap poste in essere da Banca Imi e riqualificate dall'amministrazione finanziaria come usufrutto su azioni, come recita il fascicolo del bilancio.


3- I SINDACATI: INTESA SANPAOLO, MILLE SPORTELLI A RISCHIO E SCIOPERO IN VISTA
Federico De Rosa per "Corriere della Sera" - Intesa apre il dossier filiali. In ballo ce ne sarebbero mille da tagliare. Il 20% della rete di Ca' de Sass. La prospettiva è stata indicata mercoledì scorso dal direttore del personale di Intesa, Marco Vernieri, ai sindacati. I quali, per tutta risposta, ieri hanno avviato la procedura per lo sciopero, che sarebbe il primo da quando si è insediato Enrico Cucchiani. La chiusura di mille agenzie rientrerebbe nel piano di riorganizzazione della Banca dei Territori che prevede anche nuovi orari per le agenzie, un diverso schema di armonizzazione degli inquadramenti professionali e la tutela di circa 1.800 esodati in uscita da luglio. Mercoledì a Roma è in programma un incontro tra Cucchiani e i coordinamenti aziendali dei sindacati

 

CORRADO PASSERA Bazoli e PasseraAlfredo RobledoBanca Intesa Enrico Cucchiani

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