donald trump xi jinping

“È INIZIATA LA FINE DELL’ECCEZIONALISMO ECONOMICO AMERICANO” – RANA FOROOHAR SUL “FINANCIAL TIMES” SUONA IL DE PROFUNDIS AL PRIMATO A STELLE E STRISCE: “ANCHE SE LA CINA DOVESSE INDIETREGGIARE E ASSECONDARE TRUMP, IL DANNO È FATTO. LA FIDUCIA È EVAPORATA” – “LA CAPRICCIOSITÀ DEL CAPITALISMO ‘ALLA CALIGOLA’ CI ACCOMPAGNERÀ ALMENO FINO ALLE ELEZIONI DI MEDIO TERMINE. MA L’EREDITÀ DURERÀ MOLTO PIÙ A LUNGO, SOPRATTUTTO QUANDO TRA POCHI MESI ENTRERANNO IN VIGORE I TAGLI FISCALI DI TRUMP, GENERANDO UNO SCENARIO DI DEBITO COMPLETAMENTE INSOSTENIBILE…”

Estratto dell’articolo di Rana Foroohar per il “Financial Times”

 

L INSTABILITA ECONOMICA BY TRUMP - ILLUSTRAZIONE DEL FINANCIAL TIMES

L’America sotto Donald Trump è un mercato emergente. È questa la conclusione a cui sono giunta dopo gli ultimi giorni di caos sui dazi e le sue conseguenze.

 

Quando sollevai per la prima volta quest’idea lo scorso ottobre, sottolineai come i mercati emergenti siano spesso caratterizzati da instabilità economica, corruzione politica, istituzioni troppo deboli per far rispettare le norme democratiche, violenza e polarizzazione sociale.

 

Gli Stati Uniti si stanno rapidamente muovendo in quella direzione dal 2016, per ragioni che conosciamo fin troppo bene, anche se i prezzi degli asset e i tassi di interesse non lo avevano ancora riflesso.

 

VIGNETTA DONALD TRUMP XI JINPING

Al contrario, tra il 2016 e il 2024 abbiamo spesso visto azioni e valuta statunitensi salire anche durante periodi di tensione politica ed economica, grazie allo status di bene rifugio del dollaro. […] I mercati degli asset statunitensi parevano impermeabili all’idea di uno scenario apocalittico per il dollaro, che ne avrebbe fatto crollare simultaneamente valuta e valore.

 

Ma Trump ha posto fine al privilegio esorbitante dell’America. Il suo stile di leadership erratico — che mi ricorda l’uomo che si stacca il volante in corsa così che l’altro automobilista sia costretto a sterzare — sta ora mettendo in pericolo la valuta e i mercati azionari del suo Paese, come è sempre accaduto nelle economie politiche “non eccezionali” afflitte da simili turbolenze.

 

MEME SUL CROLLO DEL VALORE DEL DOLLARO BY TRUMP

Come ha osservato la scorsa settimana Mark Rosenberg, fondatore e co-responsabile della ricerca presso la società GeoQuant, «vediamo ora forti correlazioni negative da mercato emergente tra rischio politico, dollaro statunitense e S&P 500».

 

Questo non dovrebbe sorprendere, sebbene molti nel mondo degli affari e degli investimenti si siano comportati come se lo fosse. Troppi CEO guardavano solo alla prospettiva di tagli fiscali e deregolamentazione in un secondo mandato Trump, ignorando l’instabilità più ampia e il cambiamento di paradigma economico che essa comportava.

 

economia americana. 8

Il comportamento personale di Trump ha certamente lanciato molti segnali tipici dei mercati emergenti. Cos’è più “emerging market” di un leader che si circonda di luogotenenti selezionati soprattutto per la loro lealtà assoluta? Più il potere si concentra attorno a un culto della personalità, più i risultati economici dipendono dal singolo leader, che può concedere o togliere arbitrariamente. E più deboli sono le istituzioni, più è probabile che il leader la faccia franca.

 

L’elezione di Trump è stata, in molti modi, il prodotto di tendenze da mercato emergente nella stabilità sociale e istituzionale degli Stati Uniti, che osserviamo crescere dal 2017, nota ancora Rosenberg.

 

DONALD TRUMP NON CHIUDE OMBRELLO

Tuttavia, ci è voluta la minaccia di una guerra economica contro alleati e avversari […] per cambiare le percezioni di rischio. […]

 

I mercati azionari, almeno fino alla scorsa settimana, si comportavano come se Trump avesse il controllo della situazione da lui stesso scatenata. Quando il presidente postava che era «un ottimo momento per comprare» azioni, esse salivano. Anche questo è un comportamento tipico da mercato emergente.

 

Ricordo che nel 2008, quando l’allora premier russo Vladimir Putin pronunciò cinque frasi critiche contro un oligarca del carbone e dell’acciaio, sei miliardi di dollari furono cancellati in tempo reale dal valore dell’azienda. In Turchia, la lira e altri asset oscillano pesantemente dopo ogni discorso di Erdogan.

 

economia americana. 7

Ma il mercato obbligazionario conosce la verità, e da tempo ci sta dicendo ciò che i mercati azionari hanno ignorato: i tassi d’interesse non scenderanno, e il rischio politico non se ne andrà.

 

Anche mentre le azioni godevano del “Trump bump” post-elettorale, i rendimenti rimanevano alti. Il fatto che anche i titoli di Stato siano stati venduti durante il crollo azionario della scorsa settimana ci dice che gli investitori o stanno liquidando asset meno rischiosi per coprire perdite altrove, oppure che la fiducia negli Stati Uniti e nel loro futuro è semplicemente svanita.

 

In effetti, la scorsa settimana potrebbe essere ricordata come l’inizio misurabile della fine dell’eccezionalismo economico americano.

meme sulla guerra commerciale cina e usa

 

«La paura è ovunque», ha detto Stéphane Boujnah, amministratore delegato di Euronext, a Radio France Inter pochi giorni fa. «Il Paese [gli Stati Uniti] è irriconoscibile e stiamo vivendo un periodo di transizione. C’è una sorta di lutto, perché l’America che conoscevamo, dominante, somigliava nei valori e nelle istituzioni all’Europa. Ora somiglia sempre più a un mercato emergente».

 

Temo che questo continuerà ad essere vero con o senza dazi, finché ci sarà Trump. Anche se la Cina dovesse indietreggiare e assecondare il presidente (cosa che non credo), o se il sistema commerciale globale subisse solo cambiamenti moderati, il danno è ormai fatto. La fiducia è evaporata. Wall Street e la gente comune sono inquieti, e ciò modifica i comportamenti.

 

I DAZI DI DONALD TRUMP - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA

La capricciosità del capitalismo “alla Caligola” ci accompagnerà almeno fino alle elezioni di medio termine (personalmente, io resto in contanti e oro fino ad allora). Ma l’eredità durerà molto più a lungo, soprattutto quando tra pochi mesi entreranno in vigore i tagli fiscali di Trump, generando uno scenario di debito completamente insostenibile.

 

È possibile che l’America diventi l’epicentro della prossima crisi del debito in stile mercato emergente? Una volta l’avrei escluso. Non più.

economia americana. 6GUERRA DEI DAZI TRA USA E CINAeconomia americana. 9DONALD TRUMP SPARTIZIONE DEL MONDO TRA USA, RUSSIA E CINA - MAPPA BY NEWSWEEKSOSTENITORE DI TRUMP A WALL STREETdonald trump alla ufc di miamiDONALD TRUMP ALLA UFC

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”