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PANTANO CDP PER RENZI - PER NOMINARE COSTAMAGNA, IL BULLO TOSCANO INCASSA L'OFFERTA DI GUZZETTI: CEDERE SUL PRESIDENTE IN CAMBIO DI PIÙ POSTI IN CDA E UN VICE - LE FONDAZIONI VOGLIONO UN NUOVO COMITATO STRATEGICO PER DIRE LA LORO SULLE STRATEGIE DELLA CASSA (È UN TRAPPOLONE PER RENZI?)

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1 - DAGOREPORT

Luigino Abete di lobby continua ha un problemino. Il presidente della Bnl Bnp Paribas non vede l'ora di sbarazzarsi di Fabio Gallia: l'ad della banca è in pole position per andare alla Cassa depositi e prestiti, ma il rinvio a giudizio chiesto e ottenuto dal pm di Trani è un ostacolo forse insormontabile. Così Abete dovrà farsene una ragione e continuare una convivenza che in molti, nel quartier generale di Via Veneto, giudicano sempre più tormentato.

 

2 - RENZI, GUZZETTI E LA CDP

Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"

 

luigi abete daniela santancheluigi abete daniela santanche

In attesa di capire quali siano i «motivi tecnici» che spingono il premier, Matteo Renzi, a licenziare in tronco l’intero consiglio di amministrazione della Cassa depositi e prestiti, le Fondazioni (azioniste di minoranza) si preparano alla mediazione col governo. Lo scontro va avanti da un paio di settimane e nel giro di pochi giorni potrebbe esserci la svolta. Renzi non è intenzionato a mollare la presa sulla Cassa e vuole far pesare tutto l’80% delle azioni in mano al Tesoro. Ragion per cui ha annunciato che farà decadere il consiglio per piazzare i suoi fedelissimi. L’inquilino di palazzo Chigi vuole nominare il presidente e l’amministratore delegato, in modo da assicurarsi il pieno controllo sulla gestione operativa.

Giuseppe GuzzettiGiuseppe Guzzetti

 

I grandi vecchi degli enti creditizi (che detengono il 18% della spa di via Goito) decideranno tra oggi e domani, riuniti a Lucca alle assise Acri, ma ieri è cominciata a trapelare qualche ipotesi. Sembra prevalere il buon senso e il prezzo per fare un passo indietro a vantaggio del governo non dovrebbe essere troppo alto.

 

alberica brivio sforza, claudio costamagna alberica brivio sforza, claudio costamagna

Una delle opzioni da portare al tavolo con l’esecutivo prevede la rinuncia al presidente, in cambio del vice e tre membri del cda, uno in più rispetto agli attuali patti. Non solo. Le Fondazioni vorrebbero creare un «comitato strategico di indirizzo»  - di cui dovrebbe esser membri presidente, vice e ad - e in questo modo fanno capire che, seppur in seconda fila nella governance, vogliono continuare a dire la loro sulle strategie.

 

Un’offerta, quella che dovrà essere formalizzata da Giuseppe Guzzetti, che sembra far decadere l’ipotesi di una uscita dalla Cassa o di una diluizione della partecipazione. Semmai, sul versante finanziario, gli enti chiederanno al governo una riduzione del prelievo fiscale sui loro bilanci, passato da 100 a 470 milioni nel giro di pochi anni.

Destinato a uscire di scena è dunque il presidente Franco Bassanini, indicato dalle Fondazioni nel 2008, che ieri ha ribadito di non essere intenzionato a far alcuna resistenza. Al suo posto, salvo ripensamenti, arriverà il banchiere Claudio Costamagna. Più complessa la sostituzione dell’ad, Giovanni Gorno Tempini che dovrebbe essere comunque pagato per un altro anno fino alla scadenza naturale del mandato: la Corte dei conti potrebbe intervenire aprendo un fascicolo per danno erariale, visto che contemporaneamente verrebbe pagato un altro ad.

FABIO GALLIA E SIGNORA FABIO GALLIA E SIGNORA

 

Non solo. Qualche problema c’è pure in relazione al sostituto: cioè Fabio Gallia, oggi alla Bnl Bnp Paribas con un rinvio a giudizio, a Trani, per una presunta truffa coi derivati. L’attuale statuto della Cassa gli sbarra la strada e il passaggio in assemblea per una modifica è tanto necessario quanto scivoloso.

 

Ma torniamo ai «motivi tecnici». Cioè la scusa che Renzi intende utilizzare per dare l’assalto alla Cdp, una spa che più di qualcuno considera il Fondo sovrano del nostro Paese e che, in prospettiva, diventerà lo snodo principale del potere economico-finanziario italiano. E il Giglio magico renziano lo ha fiutato.

 

matteo renzi pier carlo padoanmatteo renzi pier carlo padoan

L’interesse è rivolto sia alla massa di denaro gestito con l’attività istituzionale, vale a dire il risparmio postale che, a fine 2014, ammontava a 252 miliardi di euro; sia al portafoglio di partecipazioni: Cdp ha il pacchetto di controllo dei gioielli di Stato Eni, Terna, Snam e Fincantieri oltre le non quotate Sace, Simest, Fintecna, Fondo italiano di investimento. E ancora: Fondo strategico italiano e F2i, a loro volta dentro Metroweb, la società chiamata a realizzare il piano del governo per lo sviluppo della banda ultralarga. Insomma, denaro e poltrone. Poi c’è il complesso progetto di riforma.

 

andrea guerraandrea guerra

L’idea di Renzi - messa a punto dal consulente Andrea Guerra, l’ex ad di Luxottica che dal prossimo autunno salirà sul ponte di comando di Eataly - è portare Cdp sempre più sul terreno degli investimenti diretti nell’economia reale, magari facendo leva su garanzie di Stato: un po’ meno gestione dei libretti di risparmio postale di vecchiette e pensionati, più capitale di rischio. Un cambio di pelle che, tuttavia, secondo alcuni esperti, corre il rischio di mettere in piedi un altro carrozzone come  Iri o Gepi. 

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