SALOTTI SULL’ORLO DEL CRAC – ELKANN SI TOGLIE QUALCHE SASSOLINO DALLA SCARPA: ‘’RCS STAVA PER FALLIRE. L’ABBIAMO SALVATA PER SENSO DI RESPONSABILITA’’ - PINOCCHIO MARPIONNE SMENTISCE CONFLITTI CON YAKI: ‘FIAT RESTERA’ IN RCS’

Teodoro Chiarelli per ‘La Stampa'

Alla fine John Elkann sbotta. «Diciamolo chiaramente: Rcs un anno fa era una società che stava per fallire. Come la Fiat. I soci hanno dato il via libera al pacchetto di rifinanziamento. Mancava una parte importante per completare l'operazione e per senso di responsabilità abbiamo deciso di impegnarci a salvare il gruppo».

Da tempo nel mirino per la sua decisione di impegnarsi nell'azienda editoriale milanese che controlla il Corriere della Sera, il presidente della Fiat non si tira indietro nell'affrontare un argomento che inevitabilmente eccita i media. e lo fa con il pieno e ostentato sostegno di Sergio Marchionne.

Proprio l'ad di Fiat Chrysler sgombra il campo dalle ipotesi di un'uscita della quota del 20% in Rcs dal perimetro del Lingotto, che controlla anche al 100% La Stampa. «Non abbiamo nessuna intenzione di scorporare Rcs quando Fiat Chrysler andrà in Borsa a New York. Resterà in pancia». Marchionne sgombra il campo anche dalle illazioni su divergenze con Elkann sulla gestione della partita editoriale. Con tanto di endorsment nei confronti del «collega amministratore delegato» Pietro Scott Jovane: «Per chiarirsi: io ho sempre condiviso e condivido con John la decisione di intervenire su Rcs e di sostenere il nuovo management e in particolare l'ad. Nessuna divergenza fra noi, sono solo pettegolezzi».

Da Torino, a margine dell'assemblea che approva i conti 2013 di Fiat, il messaggio è forte e chiaro: è grazie al Lingotto se Rcs si è salvata. Detto questo, aggiungono Elkann e Marchionne, nessuna volontà di condizionare il Corriere della Sera. «Noi rispettiamo l'indipendenza di tutti e due i giornali - insiste l'ad - Si sta mettendo su un fumetto che non esiste». E il presidente del Lingotto: «Fiat è azionista di Rcs da trent'anni. Non siamo stati né Sergio né io a decidere di entrare nell'editoria. Un anno fa stava per fallire, per senso di responsabilità ci siamo impegnati a salvare Rcs».

Detto questo, Elkann precisa che non ci saranno altri investimenti del gruppo automobilistico nella società editoriale. Questo significa che dopo la conversione delle azioni di risparmio in ordinarie, Fiat (primo azionista singolo, voterà a favore) accetterà di diluirsi dall'attuale 20,5 fino al 16%.

«Due anni fa, quando si è trattato di rivedere il cda, abbiamo preso posizioni molto forti - spiega Elkann - Abbiamo ritenuto che fosse meglio un consiglio ridotto, non di venti persone, senza esponenti diretti degli azionisti. Abbiamo sempre lavorato affinché Rcs potesse essere una società normalizzata. Quello che ha deciso il cda venerdì scorso va in questa direzione: dalla conversione delle risparmio alla maggior presenza degli azionisti di minoranza. Quindi voteremo favorevolmente in assemblea».

Novità non proprio positive, infine, dal fronte delle dismissioni. Secondo Claudio Sposito del fondo Clessidra, la trattativa per l'acquisto delle radio Finelco da Rcs è ferma. «E' una situazione molto complessa, ha bisogno di numerosi punti di quadratura». Il negoziato, tuttavia, «è possibile possa ripartire».

 

 

 

MARCHIONNE - ELKANN ANDREA AGNELLI, MARCHIONNE, ELKANNsede corriere della sera.jpgSEDE CORRIERE DELLA SERA DELLA VALLE ELKANN JOHN ELKANN ANDREA CECCHERINI PIETRO SCOTT JOVANE A BAGNAIA CLAUDIO SPOSITO E MARINA BERLUSCONI

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