ARIA DI BAD BANK PER LE “SOFFERENZE” A RISCHIO - A NOVEMBRE 2011 LE IN CUI I CREDITI INESIGIBILI ERANO A QUOTA 121 MILIARDI, MA SE NE DEVONO AGGIUNGERE ALTRI 23 (NEL 2010 ERANO 75) - IL RAPPORTO CON GLI ACCANTONAMENTI E’ DA BRIVIDI - NON È ESCLUSO CHE DI QUI ALLA PRIMAVERA SUONI IL CAMPANELLO D’ALLARME DEL FMI….

Ugo Bertone per "Libero"

In Borsa le banche stanno andando a mille. Exane, premiata ditta di analisi finanziaria d'oltralpe, si spinge a dire che il 2013 decreterà il rientro dall'emergenza per l'intero sistema bancario di casa nostra, su cui continua a gravare la diffidenza di una parte (sempre più esile) di scettici.

Eppure, all'apparire degli ispettori del Fondo Monetario nella City meneghina per verificare la solidità dei crediti delle banche nostrane (analoga missione si è tenuta tra Roma e Siena prima di Natale), i banchieri non nascondono una certa preoccupazione. Anche perché il viaggio degli 007 di madame Lagarde cade meno di venti giorni dall'atteso meeting di Bergamo, quando alla vigilia delle elezioni toccherà al governatore Ignazio Visco dettare la linea in materia bilanci, accantonamenti (tanti), dividendi (pochi) e, magari, aumenti di capitale che i banchieri vivono come una sorta di punizione infernale.

Ma, visto che non c'è limite al peggio, si fa perfino strada l'ipotesi cara ai mercati di una bad bank alla spagnola, in cui infilare tutti i crediti inesigibili. Una bella soluzione, in teoria, ma un salasso per i contribuenti (e le banche) quasi intollerabile. Oltre che un'altra spallata alla credibilità del Paese. Questo nel caso peggiore, del resto assai improbabile. Ma perché, c'è da chiedersi, c'è questa diversa percezione da parte della Borsa e dei vari regolatori? Marco Onado, autorità indiscussa in materia di banche e mercati, la spiega così al sito finanziario Firstonline.

«Il rialzo dei titoli in Borsa - spiega - è stato soltanto l'effetto meccanico del recupero dei Btp. Più scende lo spread, più salgono le quotazioni delle banche». Ma la meccanica non è tutto. «La vera questione - spiega il bocconiano doc - è l'ammontare degli accantonamenti. Lo scorso anno, parlo del 2011, il totale fu superiore alla somma del 2009 e del 2010. Se il trend proseguirà nei bilanci di quest'anno, allora sarà dura». Non occorre aver la sfera di cristallo per capire che i timori di Onado sono destinati a materializzarsi presto.

A novembre 2011 le sofferenze ammontavano a 121,8 miliardi ma, secondo la società di consulenza Alix partners, la cifra andrebbe aumentata di altri 23 miliardi. Per la cronaca, il totale del 2010 era di 75 miliardi. A fronte di queste partite a rischio, negli ultimi anni, il sistema ha abbassato la soglia degli accantonamenti che ammontavano al 60,7% delle sofferenze nel 2008, ma l'anno scorso (nonostante le critiche del Fmi) non hanno raggiunto il 50%.

Certo, come obiettano i banchieri, si deve tener conto che la Banca d'Italia è più severa di altri istituti centrali (vedi Spagna o Germania). E corre una bella differenza tra crediti ipotecari e chirografari. Tutto vero,ma gli ispettori temono, vista la gravità della recessione italiana, che le banche abbiano bisogno di affrontare per tempo il rischio di una caduta.
Anche perché, ultimo segnale di pericolo, ci sono segnali di cedimento anche nel campo immobiliare, finora ben più solido in Italia che altrove.

Insomma, non è escluso che di qui alla primavera suoni il campanello d'allarme del Fondo, salvo interventi tempestivi. La Banca d'Italia, che ha sottoposto ad ispezione i 25 principali gruppi del Paese, in parte condivide. Certo, via Nazionale svolge la difesa d'ufficio del sistema, senz'altro più solido di altri (Germania compresa) che frenano sulla via della Vigilanza della Bce, ma la questione degli accantonamenti preme a Visco ancor più che al Fmi. Il governatore ha già fatto sapere, in via informale, ai principali banchieri che non è giunta l'ora di allentare la guardia.

Anzi, le risorse vanno destinate in via prioritaria a rafforzare la diga degli accantonamenti perché l'economia, ancora una volta in frenata più rapida e violenta di quanto previsto dal governo, promette brutte sorprese. Perciò, niente dividendi o quasi, nonostante le richieste delle Fondazioni che si sono dissanguate per rimpolpare le casse dei Big senza cedere il controllo oltre frontiera. Per questo, in attesa del responso di primavera del Fmi (che opera in pieno accordo con Banca d'Italia) cresce la tensione per le parole del governatore.

A Verona, due anni fa, Mario Draghi ingiunse agli istituti di fare aumenti di capitale: una linea ai tempi più criticata che apprezzata, dietro cui maligni vedevano un gesto per compiacere la Bundesbank. In realtà, pochi mesi dopo scoppiò la tempesta sullo spread e solo l'aumento tempestivo evitò, ad esempio, a Banca Intesa di correre i guai più grossi. La storia è destinata a ripetersi? Probabile, anche se, sottolinea Onado, i nodi del sistema hanno radici ancor più profonde.

«Il problema -è la sua diagnosi - è che la crisi dell'economia colpisce le banche nel momento in cui la redditività è ai minimi storici. Di questo passo sarà inevitabile prendere quei provvedimenti in materia di sportelli e di personale che finora, per una comprensibile preoccupazione sociale, non sono stati presi».

Anche questa sarà una delle grane sul tavolo del governo che uscirà dalle elezioni. Assieme, naturalmente, ai costi della frenata dell'economia, all'aumento degli oneri per far fronte agli ammortizzatori sociali e al tentativo di evitare l'aumento dell'Iva a luglio. In tutto un salasso in grado di vanificare il calo dello spread (circa 10 miliardi su base annua) che potrebbe concretizzarsi se il livello dei tassi si manterrà sui valori. Ma questo sarà possibile solo se le pagelle delle nostre banche supereranno la prova di maestri che, finora, non ci hanno fatto alcuno sconto.

 

bad bank vs good_bankSTUDIOSI CRISI - MARCO ONADO (BOCCONI)fondo monetario internazionale bad bank bad bank bad bank bad bank intro BANCA ITALIABUNDESBANKMARIO DRAGHI

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....