SPEZZATINO BARCLAYS - L’ISTITUTO INGLESE FINISCE SOTTO OSSERVAZIONE DALLE AGENZIE DI RATING E SOTTO INDAGINE DEL PARLAMENTO - HA PERSO I SUOI CAPI (DIAMOND, AGIUS E DEL MISSIER), UNA FETTA DI REPUTAZIONE, E ORA SARÀ ANCHE IN BALIA DELLA POLITICA IN CERCA DI CAPRI ESPIATORI PER LA CRISI - LA PARTE DI INVESTIMENTO POTREBBE ESSERE SEPARATA DA QUELLA COMMERCIALE, A VANTAGGIO DEI RIVALI JPMORGAN E DEUTSCHE. CHE PERÒ RISCHIANO GROSSO PER LE CONFESSIONI DEI MANAGER DI BARCLAYS…

1- BARCLAYS, FARO SULLE BANCHE «AMICHE» - IN CAMPO IL PARLAMENTO INGLESE - SOTTO INCHIESTA GLI ILLECITI SU LIBOR E EURIBOR

Nicol Degli Innocenti per "Il Sole 24 Ore"

Dopo lo scandalo anche la bocciatura delle agenzie di rating: ieri sia Moody's che Standard & Poor's hanno ridotto l'outlook di Barclays da stabile a negativo, minacciando di ridurre il credit rating della banca britannica perché senza un capitano al timone la strategia è poco chiara e il futuro incerto.

Le dimissioni dell'amministratore delegato Bob Diamond e del chief operating officer Jerry del Missier hanno creato un pericoloso vuoto al vertice, secondo le agenzie, anche se il presidente dimissionario Marcus Agius ha accettato di restare come executive chairman fino alla nomina di un nuovo Ceo. L'esito finale dello scandalo sul fixing del tasso interbancario Libor «potrebbe essere positivo sul lungo termine - secondo Moody's - ma l'incertezza legata a un cambiamento di direzione è negativa sul breve termine». Il peso dello scandalo e possibili pressioni politiche potrebbero costringere la corazzata Barclays a cambiare direzione e modificare il modello di business basato sull'investment banking.

Secondo S&P le rivelazioni su certe discutibili «pratiche» hanno danneggiato le prospettive della banca. Fitch invece ha detto che non intende modificare il rating perché è troppo presto per giudicare le strategie future di Barclays. S&P ha sottolineato che molto dipende da chi sarà nominato al posto di Diamond: «Vediamo il potenziale di un nuovo Ceo che potrebbe rivedere tutte le attività di Barclays, soprattutto se è una persona che viene dall'esterno». Secondo Moody's, peró, sarà difficile trovare un candidato «che non solo capisca a fondo l'investment banking per gestire Barclays, ma abbia anche l'abilità e la credibilità per affrontare e gestire le debolezze rivelate dalla questione Libor».

Barclays ha ammesso il proprio ruolo nel fixing del Libor e ha pagato una multa di 452 milioni di dollari per chiudere la vicenda che riguarda gli anni tra il 2005 e il 2009. Nella sua deposizione alla commissione Tesoro del Parlamento inglese, mercoledí Diamond si è detto «dispiaciuto, deluso e arrabbiato» per il comportamento «riprovevole» dei trader al centro della vicenda, ma ha anche ribadito che Barclays si trova nel mirino proprio perché ha collaborato con le autoritá per fare luce sullo scandalo.

Secondo il Ceo uscente, è ora che i riflettori vengano puntati su altre banche altrettanto colpevoli e sicuramente nelle prossime settimane ci saranno nuove rivelazioni sul ruolo giocato dai trader di altri istituti. Resta però il fatto che l'inchiesta delle autorità britanniche e Usa ha rivelato il ruolo da protagonista dei trader di Barclays nel manipolare non solo il Libor ma anche l'Euribor «in numerose occasioni e a volte quotidianamente per un periodo di 4 anni».

Secondo la Commodity Futures Trading Commission americana «i trader di Barclays hanno chiesto l'assistenza di altre banche nel manipolare l'Euribor», coordinando le strategie per influenzare il risultato finale a proprio vantaggio. Il Parlamento britannico, intanto, ha approvato ieri - per 328 voti contro 239 - la proposta del Governo di avviare un'inchiesta parlamentare sullo scandalo Libor in tempi rapidi. L'opposizione laburista aveva invece chiesto un'indagine giudiziaria che non si occupasse solo del caso del fixing del tasso interbancario ma piú in generale del modus operandi delle banche britanniche.


2- NEL DOPO DIAMOND LA PROSPETTIVA DI UNO SPEZZATINO DEL GRUPPO
Antonella Olivieri per "Il Sole 24 Ore"

«L'indagine della Financial Services Authority è in corso da quattro anni. Ciononostante il Libor ha continuato a essere calcolato tutti i giorni nello stesso modo e nessuno finora ne aveva mai messa in dubbio la rilevanza segnaletica».

Per Chris Wheeler, ascoltato analista del team bancario londinese di Mediobanca securities, il vero scandalo non è tanto quello della manipolazione del Libor, «che è stata verso l'alto ma anche verso il basso, con danni tutti da provare», ma quello dell'ingerenza politica - macroscopicamente visibile nella defenestrazione del ceo di Barclays Bob Diamond - in una banca privata, nella quale «lo Stato non possiede neppure un'azione». Un punto di vista molto "british" che però viene declinato in scenari che potrebbero assumere una piega dirompente per il sistema bancario del Regno Unito.

Ci sono due fasi nella vicenda emersa grazie anche alla collaborazione della Barclays, ricapitola l'analista. E cioè, una prima fase, dal 2005 al 2009 nella quale i trader hanno deliberatamente manipolato all'insù e all'ingiù i tassi Libor («ma si trattava di 1 o 2 punti base»). E una seconda fase, quella della crisi finanziaria seguita al fallimento Lehman, nella quale c'è stato l'intervento della Bank of England - nello specifico la cronaca riprende la telefonata col vice-Governatore Paul Tucker - quando segnalare a che tasso si riteneva di poter essere finanziati sull'interbancario era percepito come una spia dello stato di salute degli istituti in un momento in cui si temeva un'ondata di nazionalizzazioni: lì i tassi erano stati miracolosamente "calmierati" verso il basso.

Ora da un anno Barclays sta collaborando attivamente all'indagine. Così facendo ha limitato i danni, ottenendo non solo una riduzione del 40% nella multa da 270 milioni di sterline che le è stata comminata, ma ha anche ottenuto dal Dipartimento di Giustizia americano una sorta di "protezione" contro le cause per danni. La questione perciò, secondo Wheeler, non è tanto l'entità dell'esborso che Barclays dovrà sopportare per la vicenda Libor - incertezza (oggi in buona parte ridimensionata) che la settimana scorsa aveva provocato un tracollo del titolo dell'ordine del 15% - quanto chi andrà al posto di Diamond in queste condizioni.

«Barclays ha costruito un brand molto forte con capital market, investment banking e una rete retail estesa a livello internazionale e non solo in Uk - osserva l'analista - Dunque sotto il profilo del business, il posto di ceo dovrebbe essere molto ambito». Ma il punto è l'ingerenza politica e il rischio di strumentalizzazione «in chiave populistica»: chiunque andrà lì, secondo Wheeler, dovrà affrontare la prospettiva di un break-up del gruppo. La separazione tra le attività di investment banking e quelle di banca commerciale, cioè, di cui la prima a farne le spese potrebbe essere proprio Barclays.

«Una questione europea, e in particolare del Regno Unito», secondo Wheeler che sottolinea come, se le cose andranno effettivamente così, trarranno vantaggio i concorrenti più diretti che sono JP Morgan e Deutsche Bank. Non perchè sia probabile che possano candidarsi a mangiarsi parte dell'ipotizzato spezzatino della banca inglese - «sono 15 gli istituti sotto indagine», compresi appunto anche i competitor citati - ma per il semplice motivo che sarebbero in meno a spartirsi la torta.

Ok, ma non sarebbe il caso di intervenire con più regole per prevenire gli scandali? «Il fatto è che le regole c'erano già tutte, e ne sono state introdotte di nuove nel dopo-Lehman», osserva Wheeler secondo cui il vero deterrente resta sempre il fattore reputazionale. Anche questo però non si può dire abbia funzionato, e del resto il problema è che il Libor, come pure l'Euribor, non viene rilevato su transazioni effettivamente eseguite, ma su semplici aspettative. Quanto di più soggettivo e influenzabile, manipolazione a prescindere.

 

Bob DiamondBob DiamondBOB DIAMOND BARCLAYS Bob Diamond Bob DiamondBARCLAYS barclays BOB DIAMOND BARCLAYS Marcus Agius MARCUS AGIUS BARCLAYS FOTO barclays marcus agius reuters JERRY DEL MISSIERMOODY'S

Ultimi Dagoreport

elly schlein giorgia meloni giuseppe conte matteo salvini elezioni

DAGOREPORT - COME FAR FUORI IL NEMICO PIÙ INTIMO E VIVERE FELICI? È LA DOMANDA CHE TORMENTA DA UN PEZZO GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI APPENA SI APPALESA LA SILHOUETTE SOVRAPPESO DI MATTEO SALVINI - RIPOSTO IN CANTINA IL PREMIERATO, BRUCIATO IL VOTO ANTICIPATO, CHE FARE? ALLE MENINGI DEI FAZZOLARI E DEI LA RUSSA È SPUNTATA LA RIFORMA ELETTORALE CHE NON SOLO PENALIZZEREBBE LA LEGA A FAVORE DI FRATELLI D'ITALIA MA TOGLIEREBBE DI MEZZO LE CHANCE DI VITTORIA DI UN’OPPOSIZIONE MIRACOLATA IN “CAMPO LARGO” - E QUI ARRIVA IL BELLO: COME FAR INGOIARE A PD-ELLY IL ROSPO DI UNA LEGGE ELETTORALE CHE LI PENALIZZA? C'EST FACILE! SE QUEEN GIORGIA VUOLE ASFALTARE SALVINI, ANCHE LA DUCETTA DEL NAZARENO SOGNA DI TOGLIERSI TRA I PIEDI QUELLA QUOTIDIANA ROTTURA DI COJONI DI GIUSEPPE CONTE…

riarmo armi pedro sanchez elly schlein giorgia meloni giuseppe conte donald trump

DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI! DUE SVALVOLATI SI AGGIRANO PER L’EUROPA: PEDRO SANCHEZ E ELLY SCHLEIN – CON LA NATO MORENTE (TRUMP SOSTIENE CHE L'ARTICOLO 5, CARDINE DELL'ALLEANZA, SI DEBBA "INTERPRETARE"), I DUE SINISTRATI DEL PSE, CHE INSIEME AL PPE SOSTENGONO LA MAGGIORANZA URSULA, MINACCIANO DI STACCARE LA SPINA DICENDO "NO" AL RIARMO UE: UN "NO" CHE SAREBBE UN REGALONE ALLA GIORGIA DEI DUE MONDI CHE NON VEDE L'ORA DI DIVENTARE LA STAMPELLA DEL PPE (DOVE E' ATTESA A BRACCIA APERTE: AL VERTICE DELL'AJA HA SEDOTTO A COLPI DI SMORFIE TRUMP SUI DAZI AL 10% ALL'UE) - LA MOLLA DI TANTO TAFAZZISMO GEOPOLITICO DI ''FALCE & MART-TELLY'' È IDEOLOGICA, TROVANDOSI STRETTA TRA L'INCUDINE DEI RIFORMISTI PD E IL MARTELLO A CINQUESTELLE DI CONTE, CHE L'HA SCAVALCATA A SINISTRA A SUON DI MANIFESTAZIONI, SLOGAN E PROCLAMI "ARCOBALENO", SORPASSANDO PERFINO AVS - E TRA I DUE LITIGANTI, LA DUCETTA SE LA GODE... 

elly e alessandro onorato, goffredo bettini e dario franceschini, matteo renzi , ernesto maria ruffini schlein giuseppe conte

DAGOREPORT - ‘’AAA CERCASI UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE’’. IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027, ANCHE LA DUCETTA DEL NAZARENO, ELLY SCHLEIN, HA CAPITO CHE NON BASTA UN’ALLEANZA CON CONTE E FRATOIANNI PER RIMANDARE NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO IL GOVERNO MELONI. PER SPERARE DI VINCERE, OCCORRE DAR VITA A UN NUOVO ULIVO PRODIANO CAPACE DI FEDERARE LE VARIE ANIME DEI CENTROSINISTRATI, AL PARI DELLA DESTRA DOVE SI SFANCULANO DA MANE A SERA MA ALLA FINE IL COLLANTE DEL POTERE È PIÙ FORTE DELLA LORO EGOLATRIA – IL PRIMO A METTERSI IN MOTO È STATO MATTEO RENZI CHE, DA ABILISSIMO MANOVRATORE QUAL È, SI È TRASFORMATO IN UN ARIETE MEDIATICO DELL’OPPOSIZIONE – ALLA DISPERATA RICERCA DEL CENTRO PERDUTO, DOPO SALA E RUFFINI, OGGI SCENDE IN CAMPO ALESSANDRO ONORATO, ASSESSORE AL TURISMO DEL CAMPIDOGLIO, CHE MIRA A FEDERARE UNA RETE RIFORMISTA FORMATA DALLE PRINCIPALI REALTÀ CIVICHE DI CENTROSINISTRA PRESENTI IN ITALIA PER TOGLIERE L'ESKIMO A "FALCE E MART-ELLY''...

donald trump benjamin netanyahu iran israele stati uniti khamenei fordow

DAGOREPORT – COME MAI TRUMP HA PERSO LA PAZIENZA, IMPRECANDO IN DIRETTA TV, SULLE "VIOLAZIONI" DELLA TREGUA IN MEDIO ORIENTE DA PARTE DI NETANYAHU? "NON SANNO COSA CAZZO STANNO FACENDO. DOBBIAMO FAR CALMARE ISRAELE, PERCHÉ STAMATTINA SONO ANDATI IN MISSIONE"? - È EVIDENTE IL FATTO CHE IL “CESSATE IL FUOCO” CON L’IRAN NON RIENTRAVA NEI PIANI DI BIBI NETANYAHU. ANZI, IL PREMIER ISRAELIANO PUNTAVA A PORTARE A TERMINE GLI OBIETTIVI DELL’OPERAZIONE “RISING LION” (DOVE SONO FINITI 400 CHILOGRAMMI DI URANIO?), MA È STATO COSTRETTO AD ACCETTARLO DA UN TRUMP IN VENA DI PREMIO NOBEL PER LA PACE. D’ALTRO CANTO, ANCHE A TEHERAN LA TREGUA TRUMPIANA NON È STATA PRESA BENE DALL’ALA OLTRANZISTA DEI PASDARAN… – VIDEO

elly schlein gaetano manfredi giorgio gori stefano bonaccini pina picierno vincenzo de luca matteo ricci

DAGOREPORT - MENTRE ASSISTIAMO A UNO SPAVENTOSO SVALVOLAMENTO GLOBALE, IN ITALIA C’È CHI SI CHIEDE: ‘’COME SI FA A MANDARE A CASA LA SPERICOLATA ELLY SCHLEIN?’’ - ANCHE SE HA UN IMPATTO MEDIATICO PIÙ TRISTE DI UN PIATTO DI VERDURE LESSE, LA FANCIULLA COL NASO AD APRISCATOLE HA DIMOSTRATO ALTE CAPACITÀ DI TESSERE STRATEGIE DI POTERE, PRONTA A FAR FUORI IL DISSENSO DELL’ALA CATTO-DEM DEL PD - SE IL CENTRO RIFORMISTA HA LA MAGGIORANZA DEGLI ISCRITTI DEL PD, HA PERMESSO DI AVERE UN RISULTATO IMPORTANTE ALLE EUROPEE E FA VINCERE CON I SUOI CANDIDATI LE PROSSIME REGIONALI, PERCHÉ NON TIRA FUORI UN LEADER ALTERNATIVO AL SINISTRISMO FALCE & MART-ELLY? -  LIQUIDATO BONACCINI, ORMAI APPIATTITO SULLA SCHLEIN, SCARTATO DECARO PRIVO DEL CORAGGIO PER SPICCARE IL VOLO, SULLA RAMPA DI LANCIO CI SONO IL SINDACO DI NAPOLI, GAETANO MANFREDI, MA SOPRATTUTTO GIORGIO GORI. L’EUROPARLAMENTARE ED EX SINDACO DI BERGAMO È IN POSSESSO DEL FISICO DEL RUOLO PER BUCARE LO SCHERMO E IL MELONISMO PAROLAIO. A PARTE LE GELOSIE INTERNE DEI RIFORMISTI, LA BASE, CON LA GRUPPETTARA ELLY AL COMANDO, OGGI È TALMENTE RADICALIZZATA CHE RIUSCIRÀ AD INGOIARE UN EX MANAGER DI MEDIASET SULLA PRIMA POLTRONA DEL NAZARENO?

alessandro giuli

DAGOREPORT - MA COME SCEGLIE I COMPONENTI DELLE COMMISSIONI L’INFOSFERICO MINISTRO DELLA CULTURA, ALESSANDRO GIULI? I DIRETTORI DI CINQUE MUSEI STATALI (MUSEI REALI DI TORINO, GALLERIA DELL’ACCADEMIA E BARGELLO DI FIRENZE, COLOSSEO, MUSEO NAZIONALE ROMANO E MUSEO ARCHEOLOGICO DI NAPOLI) SARANNO SELEZIONATI DA UNA COMMISSIONE FORMATA DALLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DA GIURISTI - PEGGIO CI SI SENTE SE SI PENSA CHE I TRE CANDIDATI PER CIASCUN MUSEO SCELTI DA QUESTA COMMISSIONE GIURISPRUDENZIALE SARANNO POI SOTTOPOSTI AL VAGLIO FINALE DEL LAUREANDO MINISTRO…